A quanto pare, ci sono già dei malumori a sinistra a causa del nuovo simbolo proposto per la sinistra unita (famoso ossimoro italiano, collocabile vicino a “convergenze parallele” e “buon governo”). Il problema non è tanto nella parola “sinistra”, e sembra nemmeno nell’arcobaleno; però il simbolo (che vedete qua non ha al suo interno né falce né martello, e quindi per alcuni duri-e-puri non è affatto un simbolo di “cosa loro”.
Come un illustre politologo ha fatto notare, però, bisognerebbe fare un controllo di realtà. Non so quanti di voi hanno visto una falce al di fuori dei film di Asterix (io ho dei lontani ricordi, ma il fratello di mia nonna era contadino), e anche il martello oggi come oggi sembra più che altro un’indicazione di un centro bricolage a poca distanza da dove ci si trova. Eppure è vero: il potere evocativo dei simboli è davvero forte. Che fare?
Io avrei una modesta proposta, che offro gratuitamente ai sinistrorsi: usare simboli più aggiornati. Al posto di falce e martello, insomma, uno schermo di PC sormontato da due cuffie (ed eventualmente un microfono, ma non esageriamo col simbolismo). Il PC rappresenterebbe tutti i travet del ventunesimo secolo, che invece che usare carta e penna sono costretti a stare tutto il tempo davanti a un pc senza magari nemmeno potere fare una partita a Freecell; le cuffie ci ricorderebbero i lavoratori dei call center, gli altri schiavi a cottimo dell’epoca attuale. Sarebbe un successo ancora maggiore di quello di San Precario, e magari qualche voto in più lo prenderebbero anche. Come? Sono un dissacratore? Rovino le tradizioni? Ho capito, anche questa volta ho toppato.
giochiamo a dadi?
(ok, non ho scritto sulla tombola, anche se qualche idea ce l’ho. Però forse il concetto non è così diverso. E già che ci siete, fate un salto da proooof che spiega come funziona il gioco del 15!)
Oggi mi sento particolarmente buono e desideroso di farvi vincere un po’ di soldini: vi propongo quindi un gioco d’azzardo tutto per voi. Le regole sono semplicissime: voi scegliete un numero da uno a sei e fate la vostra puntata; a questo punto io lancerò tre dadi (che garantisco essere perfettamente equilibrati). Se uno dei dadi uscirà con il numero da voi puntato, vincete la posta giocata (in pratica, se avete puntato un euro ve ne darò indietro due); se i dadi con il vostro numero sono due, vincerete due volte la posta; se avete più culo che anima e tutti e tre i dadi mostrano il vostro numero, vi pagherò ben cinque volte la posta. Tutto qua: non c’è trucco non c’è inganno.
Pensateci un attimo: preso un singolo dado, avete una possibilità su sei che esca con il vostro numero, quindi se puntate sempre un euro vi succederà che in media ogni sei euro giocati ve ne tornano indietro due. I dadi sono tre, e assolutamente indipendenti tra loro: quindi il gioco sarebbe equo se con tre numeri uguali al vostro usciti vinceste tre volte la posta, ma io sono buono e in quel caso vi pago anche di più. Insomma, la cosa si direbbe interessante, no?
Molto interessante, direi… tanto che casinò di tutto il mondo prevedono questo gioco, anche se in genere non danno il mio superbonus. Come si può leggere su Wikipedia (inglese), il gioco si può trovare in Gran Bretagna (col nome di Crown and anchor, “corona e ancora”, perché i dadi usati hanno sulle facce i quattro semi delle carte da gioco e appunto una corona e un’ancora), negli Stati Uniti come Chuck-a-luck, nelle Fiandre come Anker en Zon, “ancora e sole”, in Francia come Ancre, Pique et Soleil, e addirittura in Vietnam come “bau bau micio micio”… no, scusate, Bau cua ca cop che non so assolutamente cosa significhi ma sembra usi delle belle immagini orientali al posto dei nostri semi, soli, e simili. Magari a questo punto vi sarà venuto qualche dubbio! Bene, sono qua per fugarveli.
Analisi del gioco
Per vedere come mai il banco ha un discreto vantaggio in questo gioco, il metodo che probabilmente viene in mente è provare tutte le 216 (cioè 6*6*6) combinazioni possibili lanciando tre dadi, calcolare la vincita in ciascuno di questi casi, e vedere se è maggiore o minore del numero di combinazioni possibili. Tranquilli, non ho nessuna voglia di farlo, sono quelle cose che vi fanno poi dire che odiate la matematica: e avete perfettamente ragione. La matematica non è “fare i conti”. Può essere in parte “sapere come fare i conti” (e poi infilarli dentro un programma al pc o anche solo un foglio excel), ma è soprattutto “vedere come si può arrivare alla soluzione del problema con la minore fatica possibile”… e ogni trucco, finché è “lecito” secondo le regole della matematica, è il benvenuto.
In questo caso, il metodo più semplice è pensare di puntare un euro su ciascuno dei sei numeri che possono uscire, e vedere cosa succede. In teoria dovremmo, almeno in media, ricevere sei euro o più per ogni possibilità. È proprio così? Vediamo.
– se i tre numeri che sono apparsi sono tutti diversi, vi tornano indietro tre degli euro giocati più tre di vincita: totale sei euro.
– se i tre numeri sono tutti uguali, vi torna indietro l’euro giocato su quel numero più cinque di vincita: totale sei euro.
– se ci sono due numeri uguali e un terzo diverso, vi tornano indietro due degli euro giocati, più uno di vincita per il singoletto, più due per la coppia: totale cinque euro.
Toh. Quando va bene siete in pareggio, ma ci sono delle volte in cui perdete; quindi in assoluto il gioco vi è sfavorevole. Fine della dimostrazione.
Purtroppo, per sapere quanto sia sfavorevole, bisogna fare i conti, e quindi devo andare contro quello scritto sopra su cos’è la matematica. Facciamo che vi fidate, e prendete per buono il risultato finale: una volta puntato su un numero prefissato, ci sono 75 casi in cui questo esca come singoletto, 15 in cui esce come coppia e uno in cui c’è la tripletta (negli altri casi non esce), il che con le regole che ho dato sopra significa un vantaggio per il banco praticamente del 7%, ben più ad esempio della roulette. State insomma ben lontani da chi vi propone questo gioco, lo dico per il vostro bene.
La spiegazione
Questo sembrerebbe proprio essere un paradosso: in fin dei conti il ragionamento iniziale secondo cui se il dato lanciato fosse stato uno solo si sarebbe in media rimasti con un terzo della posta non fa una grinza, e siamo tutti d’accordo che i tre dadi lanciati sono indipendenti tra loro… o no? abbiamo trovato una scoperta di importanza pari alla meccanica quantistica? Tranquilli, non è così. Nemmeno stavolta ci daranno il Nobel. Però, se guardate attentamente la dimostrazione “veloce” che ho scritto qui sopra per far vedere che il gioco non è equo, dovreste essere in grado di intuire dove sono “il trucco e l’inganno”. Se invece non avete proprio voglia di scervellarvi, continuate a leggere qui di seguito!
Il punto chiave che permette di capire cosa succede è fare attenzione a come vengono calcolate le vincite. I soldi che ti ritornano indietro sono in parte quelli della vincita vera e propria, ma in parte quelli che sono stati puntati. Quindi è vero che i risultati dei lanci dei dadi, intesi come numeri che escono, sono indipendenti tra di loro; ma il nostro risultato, inteso come i soldi che ci ritornano indietro, non lo è. Se abbiamo puntato un euro su un numero, con il primo dado che esce con quel numero ci tornano indietro due euro, ma con il secondo se ne aggiunge uno solo in più, e non due come nel caso di vera indipendenza.
È più chiaro adesso il tutto? Se no, potete sempre scrivermi :-)
La Nisia
Mi ha appena chiamato mia mamma per dirmi che mia nonna è morta. Non è certo stata una notizia completamente inaspettata: era da qulache mese in ospedale, anche se ironicamente l’avrebbero dovuta dimettere ieri quando è improvvisamente peggiorata. Però, anche se probabilmente non mi avrebbe riconosciuto, mi sento in colpa per non essere passato a salutarla ancora una volta.
Antispam alla rovescia
Anche se ormai slashdot sembra sempre più simile a Dagospia, ogni tanto c’è qualche notizia interessante. Oggi, ad esempio, parlava di un nuovo sistema antispam, sviluppato dalla Abaca. La tecnologia usata è spiegata qua: in pratica, per decidere se un messaggio è spam oppure no si guarda a chi lo riceve. Non ridete: la cosa non è così stupida come sembra a prima vista.
Il razionale di Abaca è più o meno questo: se io ricevo tanto spam in percentuale e mi arriva un messaggio, questo probabilmente è spam; se ne ricevo poco, probabilmente non è spam. Intendiamoci: le affermazioni “matematiche” di quella pagina fanno ridere, dall’affermazione che «questo è un fatto garantito matematicamente, che non può essere messo in difficoltà da uno spammer» all’idea che un’efficacia del 99% sia «con da dieci a cento volte meno errori di ogni altro sistema disponibile» – in effetti, partendo da un messaggio spam su 100 non filtrato, un sistema con cento volte più errori è un sistema che non filtra nulla. E naturalmente un sistema di questo tipo non può per definizione funzionare con una singola casella email, ma deve essere gestito su una base dati piuttosto ampia, come quella di un ISP; però potrebbe essere un’utile aggiunta alle altre tecniche antispam, per semplificare la distinzione tra i siti che mandano molta posta in maniera lecita e gli altri.
Tombola!
È dura trovare qualcosa di nuovo sull’argomento “Natale è in arrivo”. I topos classici, dall’anticipo dell’accensione delle luci natalizie alle tredicesime che serviranno a ripianare i debiti, sono ormai stucchevoli. Al Corsera hanno così deciso che il dado era tratto :-) e hanno pensato di rivolgersi alla Scienza, nella fattispecie “al CNR”. È uscito così questo articolo, intitolato pomposamente Gli scienziati studiano la tombola: per vincere bisogna avere 6 cartelle. Sullo studio, non avendolo letto, non posso dire nulla: ma – a parte che mi fido di Ennio Peres che è un suo coautore – quello che sono riuscito ad estrarre faticosamente dall’articolo mi torna. Il guaio è che io ho abbastanza conoscenze matematiche per immaginare cosa c’era scritto in originale, ma questo è il mio campo! Come fa una persona che ha fatto altri studi a capirci qualcosa? Passiamo dunque alla prosa corseristica di Lorenzo Salvia, che è un preclaro esempio di come venga trattata la matematica da noi.
Occhei, probabilmente non si può imputare a lui il titolo. Ma vi sarete chiesti anche voi perché bisogna avere sei cartelle, e non di più. No, non c’è chissà quale teoria sul valore aspettato che cala al crescere del numero di cartelle acquistate. Non arriviamo così in là. Molto più banalmente, il titolo è stato tagliato perché troppo lungo: quello corretto sarebbe stato “per vincere bisogna avere sei cartelle con numeri tutti diversi”, esattamente come chi tiene il tabellone ha sei cartelle con numeri tutti diversi. Detto in altro modo, a parità di numero di cartelle conviene non avere doppioni tra i numeri presenti. Questo è un consiglio sicuramente vero, e se mi verrà voglia – o se qualcuno me la farà venire :-) – magari ne parlerò nella mia matematica light, potrebbe anche servire come giochino per farvi guadagnare due euro. Credo che sia anche vero che le cartelle della tombola siano stampate a gruppi di sei che contengono tutti i numeri senza ripetizioni: ma questo non significa che prendendone «sei in fila» succeda così. La dimostrazione è banale: se quelle numerate da 1 a 6 contengono tutti i numeri, e noi prendiamo quelle da 2 a 7, se anch’esse contenessero tutti i numeri ciò significherebbe che la cartella 1 e la 7 hanno esattamente gli stessi numeri. QED. Ma tanto il nostro ci consiglia di prendere le cartelle «dalla 24 alla 32», cioè nove cartelle :-)
Ma il peggio è come viene descritto l’articolo. Il ricercatore «mette su un modello matematico semplificato: una tombola con soli quattro numeri perché altrimenti il calcolo sarebbe troppo complicato. Poi, con meccanismi che le nostre povere menti non sono in grado di comprendere, estende il modello a una tombola da 90» (grassetto mio). Probabilmente lo studio fa un esempio con quattro numeri, semplicemente perché così si possono contare esplicitamente le combinazioni vincenti e perdenti, e poi passa alla dimostrazione generale fatta in maniera completamente diversa (e non “estendendo”, ma questo sarebbe il meno). Sono ragionevolmente convinto che la dimostrazione generale sia noiosa ma assolutamente comprensibile anche per chi non ha fatto matematica ma è una persona mediamente intelligente: però dire una cosa del genere è assolutamente blasfemo, e fa molto più figo dire che “le nostre povere menti non sono in grado di comprenderla”. Poi ci stupiamo che nei PISA, i test per valutare le capacità degli studenti, siamo sempre in fondo alle classifiche mondiali: da noi dare dell’ignorante scientifico è considerato un valore :-(
Milan-Celtic
il marketing di Red Bull
Forse avete sentito della storia del sacerdote che ha scritto alla Red Bull per lamentarsi di una pubblicità dove i quattro Re Magi arrivavano alla mangiatoia dove c’è la Sacra Famiglia: oltre a oro, incenso e mirra viene anche portata della Red Bull che serve agli angeli (che hanno le ali, come da slogan della bevanda con la maggior quantità di caffeina probabilmente venduta in Italia) per “darsi la carica”.
Naturalmente vedere quattro Re Magi non viola nessuna verità rivelata: che siano tre non lo dicono i vangeli (Matteo parla di “alcuni” magi venuti dall’Oriente) ma la tradizione cristiana. Né riesco a vedere la “blasfemia” citata dal prete: capirei se ci fossero stati due San Giuseppi o due Marie, ma non è certo questo il caso. Però il punto che mi fa pensare che questa sia una non-notizia è un altro.
Se non erro, le campagne pubblicitare della Red Bull sono molto brevi; una scenetta non viene riproposta per molto tempo, e viene cambiata con una certa frequenza, immagino per non stancare il potenziale consumatore. Questo significa che anche lo sketch dei Re Magi era già in fase di scadenza, e quindi all’azienda non è costato nulla fare il gran gesto e dire che sarebbe stato ritirato. Anzi: in questo modo è arrivata loro tanta pubblicità gratuita, che non fa mai male soprattutto al giorno d’oggi. Resta solo da chiedersi se il prete agrigentino non si è accorto di questo boomerang, oppure se ha anche lui pensato che un po’ di pubblicità non fa mai male soprattutto al giorno d’oggi.
Non sono così famoso
È da ieri che mi arrivano dei commenti spam da “robot@google.com” (IP 216.240.129.180) con testo “Hello, nice site :)” e mittente “Brin <robot@google.com>”. La cosa strana è che non c’è altro; nessun link né esplicito né implicito.
A parte che mi piacerebbe scoprire come diavolo si fa con MT4 a bloccare automaticamente IP e range di IP, mi chiedo la logica di tutto ciò. Forse che spera in questo modo di fare poi passare dei trackback?