Quando dico che ho molta stima dei miei lettori, non scherzo affatto. Spesso sono loro a darmi gli spunti per quello che scrivo, risparmiandomi la fatica di scoprire le cose in giro… e di questo gliene sono grato. Scrivere qualche riga non è poi così difficile, se sai cosa dire.
Il grazie stamattina va a Marco, che dal Regno Unito mi segnala due articoli apparsi ieri sui Gemelli dell’Italica Informazione a proposito delle risse in Parlamento. Sono quelli del Corsera e di Rep.it. Che c’è di strano, mi direte? Beh, a leggerne uno solo nulla; a leggerli entrambi c’è una strana sensazione di déjà vu. Il titolo del Corriere è Quando l’aula diventa un ring, con sottotitolo Le risse in parlamento in 60 anni di repubblica; quello di Repubblica è invece Quando l’aula diventa un ring – Le risse in 60 anni di Repubblica. Anche la lista di quello che è accaduto tra i nostri degni rappresentanti è identica, parola per parola. Per chi non ci credesse, ho salvato a imperitura memoria le schermate: Corriere / Repubblica.
Credevo che avessero copiato entrambi da Wikipedia, un classico in questi casi, ma non ho trovato nulla. Dando un’occhiata alle header, rep.it, che dà molte più informazioni, afferma che il suo articolo è stato postato alle 20:02:54, mentre il corsera tace sull’ora. Però una rapida googlata farebbe effettivamente propendere per una netta vittoria degli scalfariani. Sarebbe interessante se in via Solferino qualcuno commentasse mai questo “strano caso”, vero?
Silvio 1 e Silvio 2
Dichiarazioni di Berlusconi dopo la caduta del governo:
21:57 – “Pensavo che Prodi avesse qualche carta coperta, due o tre senatori a favore del governo. Questo non è successo. Quindi non mi spiego come il presidente del Consiglio si sia sottoposto ad una mezza giornata di critiche e di polemiche, che per lui non deve essere stata certo felice.” (al TG5)
21:59 – “Non ci sono più margini di dialogo con Veltroni. C’è una legge elettorale vigente che è una buona legge e dalla quale, in un mese, si potrebbe togliere l’anomalia del premio di maggioranza regionale portandolo ad essere premio di maggioranza nazionale.” (a Porta a Porta)
È bello vedere quest’uomo rinascere di colpo [*], anche se deve avere perso il senso della realtà. Non tanto perché ha scoperto solo adesso che il Porcellum è appunto un Porcellum, senza che gli venga in mente che quelli del centrosinistra non si sogneranno mai di cambiare la legge elettorale solo per fargli un favore; ma anche perché non riesce proprio a capire come una persona (Prodi) possa avere un impegno morale. Ma forse sono ingiusto con lui, e il senso della realtà ce l’ha perfettamente: non c’è forse Raiset che in due minuti lo intervista in stereo?
[*] qui c’era una battuta cattiva ma ingiusta nei confronti di una persona terza.
Aspettare il tram? Sì, ma…
Oggi sul Corsera online i “fortunati lettori” possono bearsi con questo articolo, dove viene spiegato che “tre illustri matematici di Harvard hanno calcolato statisticamente le probabilità di successo delle due opzioni”: starsene seduti tranquilli ad aspettare il bus, oppure incamminarsi verso la direzione voluta. Ma soprattutto “ora cè unequazione a dipanare ogni dubbio: basta mettere in relazione la variabile D, che identifica la distanza, con la variabile I, che identifica il tempo di fermata, con la variabile N, che identifica il numero di fermate, e la variabile V, che identifica la velocità del mezzo. No, l’equazione non c’è, sia mai che il numero di copie vendute dal Corsera si dimezzi!
La cosa più divertente (beh, probabilmente l’unica) di questo articolo è che c’è il link all’articolo originale dei tre matematici: anzi, ci sarebbe, perché se uno clicca senza fare attenzione scopre che il link è stato scritto sbagliato, e quindi non è raggiungibile. Ad ogni modo il PDF dell’articolo si trova su arXiv (cioè il posto dove si mettono i preprint matematici, fidatevi), e più precisamente qua: se uno va a darci un’occhiata scopre fin dall’inizio che è stato scritto per divertimento: e se non se ne fosse accorto basterebbe l’ultimo paragrafo. Essendo un matematico, Justin naturalmente ha scelto di studiare teoricamente il problema, dimenticandosi del tutto dell’incontro previsto. [quello per cui doveva andare a trovare Scott, scegliendo se aspettare il bus o andare a piedi, e scoprendo che la prima opzione era la migliore]. Intanto, Scott si era stufato di aspettare e si era diretto a casa di Justin; una volta arrivato, gli aveva fatto notare che era un giorno festivo, e quindi i bus non circolavano.
Se mi venite a dire che come umorismo non è proprio il massimo, accetto il vostro punto di vista: d’altra parte noi matematici ci divertiamo con poco. Però gli amici del Corsera sono riusciti a rendere il concetto in maniera completamente triste. Farà tutto parte del Diabolico Piano Per Fare Odiare la Matematica?
Aggiornamento: (25 gennaio) Probabilmente la notizia originale (via France Press) è quella apparsa sul Globeandmail, l’unico posto dove viene citato arXiv.
Piezosurgery Academy
Qualche settimana fa Anna ed io avevamo fatto una puntata da Chiavari a Sestri Levante per comprare un testo (in questo senso, non “un libro”), e poi abbiamo fatto qualche passo nel centro storico che io non avevo mai visitato. Solo che come al solito il mio sguardo se n’è andato in giro e ha trovato una placca con la pomposa scritta “Piezosurgery™ Academy”. Essendo io un tipo curioso, ho provato a cercare qualche notizia in giro per la rete, anche perché piezo- (che significa “compressione”) e -chirurgia non mi sembravano due parole che stessero bene insieme.
il sito dice poco o nulla: in giro ho scoperto che la piezosurgery è roba da dentisti, probabilmente funziona anche bene, ma costa l’iraddidio – e se lo mettiamo in relazione al costo medio di una cura dentistica, non voglio nemmeno pensarci su. Resta il fatto che questa “Academy” nascosta sulla Baia del Silenzio a Sestri è un’immagine buffa…
I need a translator
Di Cossiga ho già parlato: è chiaro che si diverte come un bambino a fare dichiarazioni che vengono smentite rapidamente ma forse senza troppa gioia dagli interessati. Però c’è chi è ancora più criptico. Leggete questa dichiarazione fatta da Giacinto Pannella detto Marco a Radio Radicale, secondo quanto scritto da rep.it (ore 14:30):
«Occorre dare atto che è venuto fuori da Romano Prodi un comportamento lineare e preciso, contro tutti e contro tutto. Dopo aver cercato nottetempo di far fuori non tanto Prodi, ma il Prodi che rappresenta una sorpresa di stampo liberale, di difesa del diritto e dello stato di diritto, oggi si va davanti al Senato. Se poi, come non accade, la sostanza è totalmente indipendente dalla forma, discuteremo»
Qualcuno sarebbe così gentile da tradurmela?
Muoia Romano con tutti i filistei
Lo scrivo adesso perché stia agli atti. Spero che Prodi non vada al Colle a rimettere il mandato prima del voto in Senato. Apprezzerei anche che – nel caso ottenga sì la fiducia, ma con l’apporto determinante dei senatori a vita – rimettesse comunque l’incarico; ma quello è secondario.
Il punto è molto semplice: che non ci sia più una maggioranza lo deve dire il Parlamento, che anche se non abbiamo potuto votarlo direttamente grazie al Porcellum e si chiude a riccio appena qualcuno vuole toccare qualcuno di loro è comunque (purtroppo?) sovrano. Aprire la crisi in modo extraparlamentare è un’ulteriore presa per i nostri fondelli, e nonostante tutto ho ancora abbastanza stima per il Mortadellone perché non lo voglia fare. Qui non si parla di governare a tutti i costi, ma di fare in modo che i senatori abbiano il coraggio delle loro scelte.
Peccato che la proposta di Lunar (nei commenti a Mantellini, è il #5) di sciogliere solo il Senato è impraticabile non tanto costituzionalmente quanto praticamente, nel senso che il Porcellum darebbe una maggioranza di pochi voti al centrodestra, perpetuando l’instabilità. E peccato che questa legge elettorale non sarà cambiata, perché sotto sotto fa troppo comodo a tutti. Ne parleremo comunque domani, mi sa.
ISTAT e Corte dei Conti
Una pessima abitudine invalsa da alcuni anni per la fine dell’anno civile è quella del cosiddetto “decreto milleproroghe”: un lunghissimo decreto legge che serve a mettere a posto tutto quello che non si è riusciti a fare durante l’anno, dando ancora sessanta giorni di tempo per riuscire a votarlo. Quello che c’è di brutto in questo decreto è che al suo interno c’è proprio di tutto, e non si ha mai il tempo di capire se le norme in esso contenute sono valide, inutili o addirittura dannose.
Tra quanto approvato il mese scorso, fa notare Lavoce.info, c’è stato un codicillo pieno di buon senso. Occorre fare un passo indietro e ricordare che l’ISTAT, l’Istituto ufficiale italiano di Statistica, ogni tanto fa delle domande a un campione di persone per poter preparare le sue statistiche. Ricordo ad esempio che una quindicina di anni fa mi arrivò un bel plico dove mi si chiedeva di rispondere a una sfilza di domande sulla mia occupazione post-laurea: come sempre ho rovinato i risultati ;-) Io non ho naturalmente avuto nessun problema a rispondere, ma immagino ci sia della gente che per principio o per pigrizia non lo faccia: bene, la legge (decreto legislativo 322/1989, articoli 7 e 11) prevedeva una multa da 200 a 2000 euro (se privati) o 5164 euro (se aziende) nel caso non si fosse risposto. All’Istat sono delle persone intelligenti e hanno sempre fatto finta di nulla; alla Corte dei Conti sono tutti dei ragionieri, e hanno contestato all’Istat di avere fatto un ingente danno all’erario, qualcosa come 191 milioni di euro. Bene: nel decreto milleproroghe c’è anche una norma che restringe la multa ai soli rifiuti formali, e rende la norma retroattiva.
Ma perché ho scritto che all’Istat sono intelligenti? Beh, pensateci su un attimo. Se qualcuno mi costringesse a rispondere a un questionario, pena una multa, e io non avessi affatto voglia di farlo, la prima cosa che mi verrebbe in mente sarebbe mettere risposte a caso. (Qualcuno di voi magari avrebbe scritto l’opposto del vero, ma io sono più bastardo e preferisco evitare ogni correlazione possibile). Il risultato sarebbe un inquinamento delle risposte, che è sicuramente peggio di avere dei dati in meno: un bravo statistico riesce a ottenere qualcosa anche con dati meno completi di quanto vorrebbe, in fin dei conti, ma non può fare nulla con dati sbagliati.
Insomma, onore a chi ha pensato di sanare questa magagna, e onore a quelli di Lavoce.info che l’hanno resa pubblica, checché ne scrivano quelli di CriticaMente.
_Sei brillanti_ (teatro)
Un bel po’ in ritardo – non c’è nemmeno più in cartellone al Carcano – ma ecco la recensione dell’ultimo spettacolo di Paolo Poli, che poi tanto recente non è perché è alla sua seconda stagione: in effetti non c’era il pienone a teatro, ma in fin dei conti l’avevano già visto tutti tranne me.
Lo spettacolo segue il solito canovaccio di Poli: rutilanti costumi, molte parti en travesti sue e dei suoi boys, una scenografia scarna ma con immagini che richiamano Tamara de Lempicka, Felice Casorati, Salvador Dalí, o più semplicemente Totò, Macario e il Feroce Saladino. I “sei brillanti” sono in realtà le sei brillanti scrittrici e giornaliste tra gli anni ’20 e gli ’80 del secolo scorso, di cui Poli riprende alcuni pezzi. Mura (Maria Volpi Nannipieri), con “Perfide”, fantasia erotica al femminile; Paola Masino, con “Fame” e la crisi del 29; Irene Brin, con le “Visite”, o meglio le allucinazioni del dopoguerra; Camilla Cederna, con “Lato debole” trasportato nei musei Vaticani dove si parla di moda con il cardinale Poli; quello che a mio parere è il racconto migliore, “Lui visto da lei” di Natalia Aspesi, e infine Elena Gianini Belotti con “Adagio poco mosso” e una vecchietta che non vuole assolutamente finire in casa di riposo. Il tutto è inframezzato dalle usuali coreografie danzanti, dove purtroppo si nota che Poli non è più un giovinotto e non può certo saltare su e giù per il palco. Nota di merito però quando entra a cantare Splendido Splendente, davvero favoloso.
Ah: stavolta è stato forse un po’ più monomaniaco del solito. In tutte le scene c’era almeno un prete o un prelato, fino ad arrivare al balletto su Tropicana con quattro boys vestiti da papa che bevevano appunto il Tropicana (yeah) da un calice da messa…