Ieri sul Corsera c’era un bel marchettone sui Pooh che stanno pubblicando un album di cover anni ’60, BeatRegeneration. A parte che io tremo violentemente a sentire frasi come «Abbiamo evitato tutto quel che poteva avere il sapore di una “operazione nostalgia” […] Io quei pezzi li suonavo nelle balere e ho cercato di pensarli come se fossero stati scritti ieri», a leggere che «Pugni Chiusi è una delle poche canzoni made in Italy al cento per cento» mi viene da ridere. O meglio: le prime venti battute della musica di Ricky Gianco – o di Gianni Dall’Aglio ricordano così spudoratamente l’attacco di When a Man Loves a Woman di Percy Sledge che io parlerei più che altro di plagio… ma gli anni ’60 erano così. Chiedere ad Adriano “Chi non lavora non fa l’amore” Celentano per informazioni ulteriori!
Quando il degrado fa bene
Ora che la famigerata modifica alla legge sul diritto d’autore è stata licenziata da entrambe le Camere, l’ottimo Andrea Monti fa notare che tecnicamente un qualunque file MP3 è degradato, e quindi in pratica diventerà possibile scambiarsi qualunque file, purché “per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro”. La cosa purtroppo non vale per le immagini, visto che “bassa risoluzione” è un termine generico; però è sicuramente interessante. È interessante anche il commento dell’ineffabile Enzo Mazza, presidente della FIMI, che se ne esce bel bello dicendo «La legge non ci preoccupa perché sappiamo già come sarà il decreto che fisserà i paletti» (dell'”uso didattico o scientifico” e facendo intuire che il nostro Parlamento non si deve preoccupare, visto che ci penseranno loro a dettargli cosa dovranno scrivere: ma in effetti mettere limiti a quel livello significa rischiare pericolosamente l’incostituzionalità (articolo 33).
È probabile che presto verrà fatta una leggina riparatrice: ma per il momento godiamoci questa piccola libertà.
Geocartografia (libro)
(se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Avete comprato il navigatore GPS e non riuscite a capire dove siete? Beh, a parte quando i satelliti fanno le bizze e vi situano in una posizione improbabile – a me è capitato in Sardegna di trovarmi a salire fino a 4000 metri di altezza… – magari potrebbe essere utile un veloce ripasso di come si legga una carta geografica, senza pensare di essere nati imparati. Questo libro (Elvio Lavagna e Guido Lucarno, Geocartografia Zanichelli 2007, pag. 140, € 14 , ISBN 9788808167286) è allora proprio quello che vi ci vuole. Gli autori, pur partendo dall’idea di scrivere un manuale pratico, forniscono una vera miniera di informazioni su tutto quello che riguarda la cartografia: dalla teoria – e pratica – di come riuscire a rappresentare la superficie terrestre su un piano in maniera per quanto possibile fedele a come si sono evolute le carte geografiche, a seconda delle necessità dei mercanti prima e degli eserciti dopo. Gli amanti della tassonomia possono scoprire quali tipi diversi di carte tematiche vengano prodotti e anche inventati al giorno d’oggi, mentre gli amanti della montagna avranno finalmente la possibilità di scoprire gli ingegnosi sistemi usati dall’Istituto Geografico Militare di Firenze per inserire quante più informazioni possibili nelle cartine in bianco-e-nero che sono ancora oggi lo standard ufficiale italiano. Ecco: l’unico appunto che mi viene da fare al libro è che sarebbe stato utile parlare un po’ di più delle carte stradali contemporanee, per mostrare come non è vero che le informazioni siano automaticamente comprensibili a chi le consulta, ma c’è un importante lavoro di usabilità dietro di esse.
taBACCIni
Non sono certo il primo né il migliore ad avere fatto un gioco di parole sui cognomi dei due esponenti dell’UDC che ieri si sono lamentati della gestione del loro partito. Il fatto che ci siano ben cinque lettere consecutive in comune permette infatti di fare una parola macedonia niente male.
Speravo di fare qualcosa di divertente con altri giochi enigmistici, ma va male. La cerniera BACCIni/TaBACCI dà la parola “nita” che proprio non ha senso in italiano; col lucchetto TaBACCI/BACCIni arriviamo a “tani” che è voce del verbo tanare, “stare o dimorare in una tana” e mi sembra esattamente l’opposto di quanto stiano facendo i due. Al limite, ma secondo me stiamo già giocando un po’ sporco, possiamo anagrammare le lettere e ottenere “anti” (Casini, direi in questo caso), che ci porta già un po’ più vicini alla realtà politica attuale. Anche anagrammare “tabaccini” non è male: c’è un bel “baci, canti” che fa indubbiamente l’occhiolino alle vicissitudini di Toto “vasa vasa” Cuffaro. Altre idee?
Governo elettorale
Se il problema fosse solo quello di fare una legge elettorale, non c’è nemmeno bisogno di scomodare Marini.
Ecco qua il disegno di legge:
Articolo 1
La Legge 21 dicembre 2005, n. 270 è abrogata.
Non che il Mattarellum fosse chissà che cosa, ma due legislature complete ce le aveva assicurate. E il risultato finale al Senato non credo sarebbe così diverso da quello che si avrà votando con l’attuale Porcellum (voto che ci sarà, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, a novembre… scommettiamo?); per quanto riguarda la Camera, non si avrebbe l’ampia maggioranza garantita dalla legge attuale, il che significherebbe solo che anche i deputati sarebbero costretti ad andare a Montecitorio più spesso. Poi con calma si potrebbe studiare una nuova legge. Peccato che la legge attuale faccia tanto comodo a tutti i partiti.
wikipedia e le buone intenzioni
Wikipedia è una gran bella cosa. Come tutte le cose grandi e belle, c’è sempre chi è invidioso e cerca di rovinarla: in gergo, i wikipediani parlano di “vandalismi”. I vandalismi sono una rottura di scatole, ma generalmente si riescono a riparare abbastanza in fretta. Già più complicate da gestire sono le faide all’interno di alcune voci, spesso di politici ma anche di altro genere (signoraggio è un esempio preclaro).
Le persone però più difficili da gestire sono quelli che vogliono tanto partecipare senza sapere esattamente di che cosa si sta parlando. Quando il governo Prodi non ha avuto la fiducia al Senato, varie persone si sono immediatamente precipitate a indicare il governo come terminato, cosa che non è affatto vera – per quanto francamente impossibile, potrebbe ancora darsi che Napolitano lo rimandi alle Camere. Lo stesso sta capitando oggi con il “governo Marini”. La pagina corrispondente è stata creata alle 16:25, per essere cancellata dopo meno di un’ora e diciannove modifiche (solo 19 perché a un certo punto era stata bloccata in scrittura agli utenti anonimi). Ma la cosa peggiore è vedere queste persone lamentarsi affermando che
In Italia i Governi sono in carica nel momento in cui il Presidente della repubblica affida il mandato per la formazione di un Governo; il giuramento è il primo atto solenne del Governo! Quindi, in questo caso, tra pochi minuti se Marini avrà ricevuto l’incarico (e naturalmente l’avrà accettato) sarà, già da oggi, il Presidente del Consiglio dei Ministri.
A parte il notare che non c’era nemmeno ancora un comunicato ufficiale, l’ignoto commentatore non ha sicuramente letto la Costituzione (articoli 92 e 93) né tanto meno il comunicato del Quirinale che afferma Ho pertanto chiesto al Presidente del Senato facendo appello al suo senso di responsabilità istituzionale di verificare le possibilità di consenso su un preciso progetto di riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale allapprovazione di quel progetto e allassunzione delle decisioni più urgenti in alcuni campi.
È vero che in parte la colpa è di giornali e tv che parlano di “incarico esplorativo” facendo credere che sia un incarico di governo; ma è anche vero che sarebbe simpatico che una persona si documentasse, prima di scrivere. Epperò è anche vero che anche i contributori a Wikipedia sono specchio della popolazione italica :-(
Ingegnere e terrorista, praticamente la stessa cosa
Devo dire che qualche volta la cosa era venuta in mente anche a me. Slashdot presenta infatti uno studio (pdf) di due sociologi di un’università inglese (beh, Diego Gambetta è italiano, nato a Torino nel 1952), nel quale viene notato come gli ingegneri sono sovrarappresentati tra i movimenti islamici e si chiedono la ragione di questa anomalia statistica, affermando che questo capita perché il modo di pensare degli ingegneri è molto simile a quello islamico: immagino sia il famigerato “effetto inshallah”, quello che permette loro di fare le cose senza chiedersi esattamente le ragioni dietro alle loro operazioni, ma fidandosi del manuale che è stato dato loro inizialmente.
In una nazione come la nostra, la notizia potrebbe fare scuola: solo che prima Repubblca della Sera – no, che dico, Ansa… – deve accorgersene. Qualcuno vuole comunicare loro la notizia?
Jean Genet – _Le Serve_ (teatro)
Venerdì scorso il nostro Gruppo Fruitori Teatro (quindi anche le nostre amiche Marina e Simona, perché io sono un Uomo Molto Fortunato e Beato fra le Donne) è andato al Teatro Studio a vedere quest’opera, che se non erro è il suo primo lavoro teatrale, pubblicato subito dopo la seconda guerra mondiale. Il regista Giuseppe Marini scrive “ho scelto di non accentuare i riferimenti politici e (omo)erotici della poetica” il che, se non ho capito male leggendo la biografia di Genet, è piuttosto scorretto, un po’ come fare Morte accidentale di un anarchico senza accentuare la parte politica :-)
Detto questo, l’impressione che si ha vedendo la rappresentazione è “sono tutti pazzi”. Uso il maschile anche se le attrici in scena sono solo donne: le due serve, con Anna Maria Guarnieri (classe 1933) che sembra una ragazzina in confronto a Franca Valeri (classe 1920), e la “bimba” Patrizia Zappa Mulas che comunque la cinquantina l’ha passata anche lei. Gli è che già di per sé c’è questa storia con le due serve che in assenza della padrona giocano a prendere il suo posto; poi c’è la scenografia, con enormi oggetti che scendono come una serie di deus ex machina a far risaltare ancora di più la scena nuda, con solo un letto e un enorme specchio; infine l’ingresso della Madame su un enorme piedistallo a forma di Bacio Perugina che io all’inizio avevo immaginato essere una gonnona… diciamo che non sono solo i dialoghi a dare l’impressione che tutti lì siano completamente fuori dal mondo. Aggiungo però che alcune scelte di regia, come iniziare a sipario chiuso leggendo fuori campo alcune frasi di Genet a riguardo dell’opera e terminare in maniera davvero improvvisa, sono state molto belle.
Inutile sottolineare la bravura delle interpreti, ma vorrei aggiungere che, rispetto a quando la vedemmo due anni fa in La vedova Socrate, ho visto la Valeri molto più in forma. Complimenti davvero!