È da qualche giorno che mi capita, mentre navigo, di vedere un messaggio popup che mi avvisa che un applet è stata scaricata, la sua provenienza è sicura, e se voglio lanciarla. Come potete immaginare, io da un sito che si chiama ad esempio http://w74.vq265j.won-ppp.info non accetterei nemmeno una caramella: generalmente dico di no, e amen. Ma ieri sera mi è capitato mentre ero al telefono con xlthlx, e lei mi fa “sì, capita spesso con Splinder”. In effetti avevo appena aperto un link a un blog su Splinder. Guardo il sorgente, e non vedo nulla di strano. Riapro il link, e non vedo nulla di strano. Guardo nella cache, e vedo i seguenti file:
– http://w74.vq265j.won-ppp.info/adsl.jpg?1206211871
– http://w74.vq265j.won-ppp.info/htm/winscript-40.htm?1206211871
– http://w74.vq265j.won-ppp.info/htm/script-55.php?1206211870&cc2=it
– http://w74.vq265j.won-ppp.info/htm/cc1.php?p=55&cc2=it
oltre che una di quelle immagini da un pixel per uno che servono per vedere se tu ti sei connesso.
Mi chiedo se effettivamente il problema sia interno a Splinder: in ogni caso, se vedete queste strane richieste, ricordatevi di rifiutarle!
Aggiornamento: (26 marzo) Si direbbe che la colpa non sia di Splinder, ma del contatore di statistiche a superstat.info. Sto preparando una notiziola a riguardo.
mi è morta la SIM
Mezz’ora fa ero a cena con Anna e Simona, quando il mio telefonino, che era posato sul piano della cucina, fa uno strano bip. Lo prendo in mano, e leggo “SIM rifiutata”; dopo un attimo “Il telefono verrà riavviato”. Spengo il telefono, lo riaccendo, e di nuovo appare la scritta ferale. Tolgo la SIM, la metto sul vecchio Nokia 3650: stessa storia. La provo anche sul videofonino Samsung: lì addirittura mi si dice che la SIM non è inserita.
Non è la fine del mondo, martedì in ufficio qualcuno mi dirà come si fa a farsi cambiare la SIM. Però mi chiedo come sia possibile questa smagnetizzazione di colpo, senza nessuna premunizione… e dire che coi telefonini io dovrei lavorarci!
rifornimento continuo
Penso sia noto a tutti che nei supermercati viene dato ordine ai commessi di mettere i prodotti deperibili in ordine di data di scadenza, in modo che la gente prenda quelli meno recenti. Oggi Anna e io, visto che ci stavamo passando davanti, ci siamo fermati all’Auchan di Cinisello per prendere i suoi fermenti probiotici Mila bianco – anzi “Natur”, ché sono Südtiroler! – che non troviamo più nel supermercato sottocasa. Arrivo allo scaffale, e prendo la prima confezione: scadenza 7 aprile. Guardo la seconda: scadenza 18 aprile. Andando un po’ indietro nella fila, c’erano un po’ di confezioni con scadenza 18 e qualuna che sarebbe scaduta il 22 aprile. Tutto contento le sto per prendere, quando noto che nel ripiano più in alto (quelli sfigati, secondo la Teoria del Posizionamento della Merce nei Supermercati) c’erano ancora fermenti. Ne prendo uno: scadenza 25 aprile. Per curiosità guardo dietro: ce n’erano anche che sarebbero durati fino al 28 aprile, e che sono finiti nel mio cestello, visto che stavamo facendo scorta lunga.
Quello che mi ha stupito è che tra le venti confezioni di fermenti di quella marca e tipo ci fossero ben cinque date di scadenza, e quindi di produzione, diverse. D’accordo, non devono portare giù da Merano solo quel tipo particolare di fermenti e solo in quel punto vendita: ma quante gliene portano ogni volta? non è che ci sia qualche piccolo problema di approvigionamento?
Ti nascondono le cose sotto gli occhi
Oggi su La Stampa cartacea c’era una bella paginona sulla proposta di abolire le Province, partendo dai dati che l’Eurospes ha appena pubblicato. Di per sé, io sono assolutamente d’accordo: basti pensare a un ente come la Provincia di Torino, che deve gestire allo stesso tempo una metropoli con la sua cintura, una parte di pianura agricola e tutta una serie di valli montane con necessità del tutto differenti. Però non posso tacere che ancora una volta per dare più forza alla propria tesi sono stati artatamente utilizzati i poveri numeri.
Secondo i dati riportati, nel 2006 le Province hanno speso complessivamente 13 miliardi, 11 di soldi in ingresso e due di indebitamento. Il rapporto prosegue: “Il 18.3% sono spese per il lavoro dipendente, contro il 28.4% dei consumi intermedi, il 22.3% di investimenti fissi lordi e il 31% di tutte le altre voci di spesa.” Se dunque le province venissero abolite e il personale venisse reimpiegato in altre amministrazioni locali, l’Eurispes dice che si avrebbe “un risparmio complessivo di 10.6 miliardi, dal momento che verrebbero meno tutte le altre voci di spesa”. Certo, il 18.3% di 13 miliardi sono circa 2.4 miliardi di euro, e la differenza è appunto 10.6 miliardi. Le quattro operazioni, insomma, le sanno fare. Peccato però che all’Eurispes riescano a nasconderti sotto il tuo stesso naso le cose. Prendiamo gli investimenti, ad esempio: se si aboliscono le Province non è che si aboliscano anche gli investimenti, che verrebbero semplicemente spostati ai nuovi enti. Insomma, quei soldi verrebbero spesi comunque. Sulle altre voci, si spera che si possa tagliare molto: ma di nuovo, quando sposti una persona gli devi comunque dare un ufficio, una scrivania, un computer e via discorrendo, quindi altri soldi che comunque non si risparmieranno.
Ripeto: un risparmio di 4 o 5 miliardi è possibile, così ad occhio, e sono assolutamente a favore dell’abolizione delle Province. Ma non mi piace affatto che un ente cone l’Eurispes, e a ruota i quotidiani che lo riprendono, cerchi di prendermi per i fondelli; riuscendoci purtroppo sicuramente con molta gente, a cui nessuno a scuola ha insegnato a saperli leggere, i numeri.
omofobia spicciola
Titolo di rep.it: “Sei stilista, quindi gay – non ti do in affitto casa”. Sottotitolo:«Milano, incredibile rifiuto a Coveri jr – “E io non sono omosessuale”»
Per amor di precisione, dal testo dell’articolo si vede che Francesco Martini Coveri ha detto una cosa un bel po’ diversa, e la colpa di quanto scritto lì sopra sia più che altro del titolista. Però non so se ve ne siete accorti: scritto così, il problema sembra più che altro che il padrone di casa non abbia nemmeno voluto sincerarsi se il possibile inquilino fosse effettivamente omosessuale, ma per il resto non ci sarebbe nulla di male. Non so, a volte credo che la gente sia convinta che l’omosessualità sia una malattia altamente contagiosa… magari confondono i ricchioni con gli orecchioni, o magari hanno semplicemente paura di quello che non entra nel loro ristretto ordine.
Chesil Beach (libro)
Più che un romanzo vero e proprio, questo (Ian McEwan, Chesil Beach [On Chesil Beach], Einaudi 2007 [2007], pag. 136, € 15.50, ISBN 978-88-06-18870-2, trad. Susanna Basso) è un racconto lungo, impaginato in modo tale da almeno sfiorare le 150 pagine. Non è che si possa pretendere poi tanto dalla storia, che pur con il racconto di vari ricordi del passato si svolge fondamentalmente in una sola serata. Era l’Inghilterra del 1962, l’anno prima dei Beatles e della rivoluzione sessuale, e due giovani poco più che ventenni si sono sposati e devono passare la prima notte di nozze entrambi vergini e con dubbi e paure opposte. McEwan scrive molto bene, con una prosa resa attentamente dalla traduzione (anche se i “negozi in rete” alla fine sono probabilmente le catene di negozi) e il continuo passaggio dal punto di vista di Edward a quello di Florence, come anche le scene che riportano alla vita l’Inghilterra ancora in bilico tra i ricordi della guerra e dell’Impero e un futuro incerto e incomprensibile, movimenta quello che altrimenti sarebbe stata una storiellina da niente. L’ultima decina scarsa di pagine, che in un lampo racconta i quarant’anni successivi a quella prima notte, è da mangiarsi con gli occhi da quanto divinamente è scritta: peccato che nelle ultime righe McEwan termini con un qualunquistico anticlimax che, più che lasciare l’amaro in bocca, fa chiedere al lettore “perché non ti sei fermato prima”?
Ho mentito sapendo di mentire
Cinque minuti fa, per la prima volta mi è capitato di essere stato interpellato a un sondaggio elettorale (IPSOS, se ho capito bene). Purtroppo il sondaggio serviva soprattutto per capire cosa avrebbero fatto gli indecisi, quindi dopo le prime sei o sette domande è terminato. Tutte le mie risposte sono state veritiere, salvo quella se sarei andato a votare e cosa avrei votato: ho detto “Sinistra Arcobaleno” pensando di muovere un po’ le acque, senza pensare che l’UDC sarebbe stata molto più divertente come risposta… vabbè, sarà per un’altra volta.
Come spostare gli elettori
Fosse stato su Repubblica, non avrebbe nemmeno meritato la fatica di copiare il link. Ma vista sul Corsera, la cosa è un po’ diversa. Questo articolo racconta come la percentuale di quelli che credono che Uòlter potrebbe vincere le elezioni, anche se ancora assolutamente minoritaria, è triplicata nell’ultimo periodo. Per la serie “mentire con le statistiche”, non sono affatto postati numeri a riguardo (e non è così banale, visto che immagino ci sia anche una percentuale non bassa di persone che credono si avrà un sostanziale pareggio al Senato): ma quello è il minore dei problemi.
Scrivere che la gente sta cominciando a pensare alla possibile vittoria di Uòlter, infatti, significa più che altro cercare di convincere gli elettori delusi che sì, se ppo’ ffa’, e quindi cercare di fare una profezia che si autoavvera. Come dicevo in cima, è una cosa che mi aspetto da Rep.it, non dal Corsera. Che abbia ragione Fabio Forno (vedi un suo commento alla notiziola sull’Alitalia), che Silvio stia cercando di fare il possibile perché si è accorto che vincere non gli conviene mica poi tanto?