Piero Bartezzaghi è probabilmente più noto a chi ha almeno la mia età come “P.Bartezzaghi”, come da nome del cruciverba di pagina 41 della Settimana Enigmistica. Per la cronaca, adesso a pagina 41 c’è “A.Bartezzaghi” che è il figlio Alessandro, mentre l’altro figlio Stefano lo si può trovare nelle pagine di Repubblica o in libreria. (C’è anche un terzo Bartezzaghi jr, Paolo, che è redattore alla Gazzetta dello Sport).
Alcuni anni dopo la sua prematura scomparsa, la sua famiglia ha voluto ricordarlo pubblicando un libro (Piero Bartezzaghi, Quello che volevo, s.i.p., 1999, pag. 351) che raccoglie… no, non i cruciverba: sarebbe stato facile, ma credo anche sminuente. Il libro raccoglie le poesie che Bartezzaghi scrisse per le riviste di enigmistica classica.
Per chi non è addentro a queste cose, forse è meglio che io spieghi che Bartezzaghi, con vari pseudonimi di cui Zanzibar è il più noto, preparava anche giochi diversi dalle parole crociate, soprattutto rebus. Ma i componimenti raccolti in questo libro apparvero solo nelle riviste specializzate per pochi intimi, e mostrano una persona completamente diversa da quello che uno si aspetterebbe. Non a caso ho scritto “poesie”, e non “enigmi in versi”: a differenza di quello che si vede di solito nei giochi in versi, qui viene naturale leggere i componimenti senza pensare al doppio significato enigmistico, e solo dopo andare a vedere qual era e apprezzare come sono state inserite le parole e frasi da “leggersi in altro modo”.
All’interno del libro, sono poi inseriti i ricordi di parenti, amici, e colleghi enigmisti. Ricordi davvero preziosi, perché fanno scoprire il vero Bartezzaghi: l’uomo, di cui l’enigmista era solo una delle facce, e nemmeno la più importante.
Dell’Utri, E Polis, DNews: manca il quarto cantone
Cecilia mi comunica – trovate tutto il testo nei commenti qua, io riporto solo la notizia principale per chi i commenti non li legge – che più o meno silenziosamente Marcello Dell’Utri si è ritirato da E Polis, dopo averci messo su un bel po’ di soldini. (Parlavo della nuova gestione a gennaio).
La cosa più interessante è leggere che il senatore siculo è interessato ora a entrare… proprio in DNews, per fargli fare il “grande salto” che ritiene necessario (per lui, claro). Il bello è che proprio ieri mi era capitato di prendere per la seconda volta tra le mani DNews e notare una decisa virata a destra nell’esposizione delle notizie milanesi. Avevo sospeso il giudizio per mancanza di dati completi: però…
gruppi spam su Google
Essendo io un curiosone, faccio spesso ricerche sul mio cognome (che poi è anche il nome di un paesone, quindi può capitare relativamente spesso). Bene, oggi ho ottenuto questo risultato. In pratica, come potete notare dando un’occhiata ai brani riportati, sembra che su Google Groups qualcuno stia creando dei gruppi e li popoli con “articoli” formati da parole a caso.
È vero che testi come «Vojvoda Verstegan (1787-1851) was culmulated in Codogno, Malvasia, but blogged to the Ss-163 Crichtons at an non-kaled age.» hanno una loro intrinseca poeticità e sono sicuramente migliori delle poesie Vogon (ah, ieri era l’anniversario della nascita di Douglas Adams). Però naturalmente la vera ragione di fare questi gruppi è poter mettere all’interno dei post una serie di link… ad altri gruppi Google. Il tutto immagino per far salire artificialmente il pagerank dei gruppi stessi e quindi usarli per spammare qualcosa di serio. La domanda è: quando se ne accorgeranno a Google?
la lunga onda satanica
Voi non lo sapete, ne sono quasi certo, ma sabato scorso migliaia di afghani sono sfilati per le strade di Herat per protestare contro la ripubblicazione delle “vignette sataniche”. Secondo il giornalista, questa sarebbe stata la manifestazione più importante dal 2006, vale a dire da quelle che si tennero quando le vignette furono inizialmente pubblicate.
Il mio pensiero sulle vignette in sé l’ho già scritto due anni fa e quindi non lo ripeto. Preferisco fare notare altre cose:
– Herat è la città dove è di stanza il contingente italiano in Afghanistan. Questo spero che ve lo ricordiate. Com’è che non ho sentito parlare sull’italica stampa di questa notizia, che mi pare piuttosto interessante per noi?
– Come mai in Afghanistan sapevano della ripubblicazione delle vignette?
– Visto che sanno tante cose, non è che sappiano anche che nel 2006 un ministro della Repubblica Italiana, in questo momento vicepresidente del Senato, gettò benzina sul fuoco? (dall’articolo non si evince nulla, ma ovviamente alla BBC che gliene può importare di un dentista padano?)
– Che si è pensato di fare a protezione del nostro contingente? Sono anche disposto a credere che i nostri militari stiano effettivamente impegnati nella ricostruzione, a differenza di quanto facevano a Nassiriya (dove tendenzialmente, dopo l’attentato, se ne stavano chiusi nella base facendo giusto un giretto ogni tanto belli blindati e lontani dalla gente). Resta il fatto che qualche suicida fanatico lo si trova abbastanza facilmente, e non vorrei trovarmi degli altri funerali di stato per colpa di quello di cui sopra.
Vabbè, le solite domande senza risposta di metà settimana :-(
Un’attrice completa
Il suo nuovo film: «Monica Bellucci, sesso bollente con Favino conteso da due donne»
spam sempre più globalizzato
Di spam in turco ne ricevo credo da un decennio. Ma stavolta trovarmi un messaggio dall’eloquente :-) titolo “Ban muon ton it Tien ma dat hieu qua kinh doanh cao khong?” mi ha stupito per un attimo.
Sono così andato a verificare, e la mia ipotesi era corretta: è spam vietnamita (da INking@1088.vn, per la cronaca). Non parlando la lingua – so a malapena riconoscerla dai caratteri usati – non posso garantire di che tratti lo spam; ma guardando la figura oserei dire che è un servizio di escort locali. (Per i guardoni: il disegno è assolutamente casto, è inutile cliccarci sopra per vedere chissà che).
Mi chiedo solo se Ho Chi Minh sarebbe felice di sapere come i Vietcong si siano trasformati nei decenni…
Le opinioni di Andrea Galli
Un giornalista dovrebbe separare i fatti dalle opinioni, almeno si sente dire così. Io non sono un giornalista, e queste mie notiziole non sono un giornale: però stavolta ho preferito fare le cose per bene e distinguere i “fatti” (si fa per dire) riportati da Andrea Galli sul Corsera riguardo all’assemblea di Wikimedia Italia (“fatti” che ho elencato ieri) dalle sue opinioni. Oggi tocca alle sue opinioni.
Avevo già accennato ai virgolettati che sono stati messi assolutamente a caso, partendo forse da una parola scribacchiata su un taccuino. Ma se leggete attentamente l’articolo, ai «fedeli» attratti dalla «biblioteca» sono stati affibiate descrizioni da comprimari di un film di Fantozzi. Non mi riferisco al «certo autoelogio di quanto si faccia, e di come naturalmente lo si faccia bene», ma ai «volti pallidi modello ragioniere al mare dagosto», ai «pensionati dagli occhi spiritati che sembrano di ritorno da una guerra o dalla luna» e che avrebbero pronunciato – ma magari quello è vero, chi lo può sapere? «È una droga, una droga!». Poi c’è la «metamorfosi facciale tendente alla tristezza più cupa e con drammatico trasporto emozionale», manco si fosse vista la Madonna. Capisco che uno potrebbe anche essere scocciato di dover perdere una domenica pomeriggio perché l’hanno mandato a sentire dei nerd, soprattutto poi se c’erano solo «cinque figure femminili in sala». Magari però non è il caso di proiettare le proprie aspettative deluse sul pensionato, e commentare «Che glimporta. È concentrato sul miglioramento del suo record». Allo stesso modo, terminare parlando del ragazzino non ancora quattordicenne (e che tra l’altro scrive molto meglio di certi giornalisti) e con una domanda/risposta «Ah. E le vostre mamme lo sanno?» «Sì. Non facciamo una brutta cosa, vero?» contribuisce a dare un’idea volutamente fasulla di Wikipedia e dei progetti fratelli.
Qualcuno magari potrebbe chiedersi perché me la stia prendendo così tanto, visto che Galli non ha parlato di me (non arrivo certo a «una media di due ore al giorno» su wiki, non credo nemmeno di arrivare a due ore la settimana). Beh, la cosa mi riguarda comunque. Io e le persone che domenica hanno partecipato all’assemblea facciamo parte di un’associazione che vuole promuovere la cultura libera in Italia (Wikipedia e i suoi progetti fratelli, ma non solo); e siamo così convinti della bontà di quello che stiamo facendo che paghiamo per farlo (la quota sociale, oltre ovviamente ai costi impliciti nel regalare del tempo). Scrivere un articolo in quel modo fa credere alla persona qualunque che legge il pezzo che per collaborare all’enciclopedia occorre essere parecchio alienati e magari anche un po’ pazzi, e che sicuramente non è roba per loro: esattamente il contrario della realtà. E visto che io di Wikimedia Italia ne faccio parte, anzi ne sono socio fondatore, mi arrogo il diritto di criticare chi non sa o non vuole fare il proprio lavoro di cronaca, ed è convinto di stare scrivendo su un periodico di gossip e non sul secondo o terzo quotidiano italiano. Ah: a quanto mi è stato detto, il resoconto più obiettivo dell’assemblea è stato sul primo quotidiano per diffusione, La Gazzetta dello Sport.
Facendo un po’ di ricerche in rete, si scopre comunque che Andrea Galli non è un nome esattamente sconosciuto. Alessandro mi ha inviato un paio di link: qua viene commentata la sua proprietà di linguaggio, mentre qua i wikipediani potranno consolarsi, visto che le sue attenzioni sono andate anche a gente ben più importante di noi.
Per finire, consiglio a tutti di leggere quanto scritto direttamente da Gatto Nero, che è parte (lesa) in causa molto più che il sottoscritto. Tra le altre corse, Gatto Nero fa notare come non solo lui non ha voluto essere intervistato – e questo posso confermarlo, visto che domenica mentre io e lui stavamo parlando il giornalista di Repubblica gli ha di nuovo chiesto se era proprio sicuro di non volere dire nulla – ma che Galli non gli ha nemmeno chiesto nulla. Magari potete anche leggere Marco Pratellesi, che sta cercando di arrampicarsi sugli specchi che nemmeno l’Uomo Ragno.
(p.s.: la “capa” ci è andata giù pesante anche lei: vedere la lettera che ha spedito)
UNdata
Le Nazioni Unite al giorno d’oggi non valgono certo molto come mantenitori della pace nel mondo, non vale nemmeno la pena scriverlo. Però qualcosa di utile lo fanno, come UNdata, che è il loro sistema di disseminazione delle statistiche che hanno preparato. Purtroppo non è specificato – o almeno io non sono riuscito a trovare nulla al riguardo – se tali statistiche sono libere o semplicemente gratuite, e l’interfaccia – di nuovo, per quanto io abbia scoperto – è solo in inglese. Però è comunque una bella cosa… soprattutto poi per il glossario allegato, che può dare anche un’idea di cosa trovare.