Il Giro d’Italia inizia domani, e già oggi c’è il primo squalificato per doping. Bisogna dire che le cose le fanno bene.
In compenso, dopo il successo dell’anno scorso con il Tour, Guillaume Prébois triplica, e si fa Giro, Tour e Vuelta sempre senza aiutini chimici. In bocca al lupo!
_Breve storia di (quasi) tutto_ (libro)
Bisogna sempre darsi degli orizzonti ampi. E non si può dire che il giornalista Bill Bryson non se li sia dati. Una volta che decise di voler sapere (quasi) tutto sul nostro pianeta, si è imbarcato in una ricerca che l’ha portato a scrivere questo librone (Bill Bryson, Breve storia di (quasi) tutto [A Short History of Nearly Everything], Tea 2008 [2003], pag. 589, € 9, ISBN 9788850215492, trad. Mario Fillioley) che spazia dalla fisica alla cosmologia alla geologia all’evoluzione per vedere come siamo potuti arrivare ad esistere. Lo stile è forse un po’ troppo americano per i miei gusti, quando ad esempio comincia a dire degli esperti che ha incontrato descrivendoli fisicamente, e soprattutto verso il fondo mi pare che l’editing non sia stato dei migliori, con frasi riscritte quasi uguali a distanza di alcune righe: il traduttore ha opportunamente consultato molti esperti ma si è poi dimenticato di spiegare che i trilioni e quadrilioni sono da intendersi all’americana. Ma complessivamente il libro è scritto in maniera davvero accattivante, e i pettegolezzi su come sono state fatte le varie scoperte scientifiche – comprese quelle che oggi crediamo vere ma non lo sono affatto – permettono di capire come le scoperte scientifiche sono sempre frutto di più idee e come non sia detto che il nome che noi associamo a una scoperta sia quello della persona che l’ha fatta davvero. Una lettura che vale la pena.
malato!
Il teorema di Pick
Quando andavo alle medie, tra le ore di lezione c’erano quelle di “applicazioni tecniche”. Non so se e cosa ci sia ora; alcuni anni dopo la materia era stata rinominata “educazione tecnica” e se non sbaglio maschi e femmine la facevano insieme. Ai miei tempi, invece, c’era ancora una divisione sessista, forse perché si pensava che una donna dovesse fare i “lavori da donna”, ed è già tanto che non fosse ancora chiamata “educazione domestica” come una volta. In queste ore di lezione, tra le varie cose che ci facevano fare mi è rimasto impresso nel mio cervello – anche se fortunatamente non nelle mie dita – il mettersi a piantare chiodi su una tavoletta di compensato in un reticolo rettangolare, tendendo poi opportunamente alcuni elastici intorno ad essi per costruire delle figure. Sono cose forse divertenti: credo però che se il professore mi avesse raccontato del teorema di Pick io sarei stato molto più interessato e mi sarei subito lanciato a cercare di dimostrarlo, perché è davvero qualcosa a prima vista incredibile. Non ci sarei magari riuscito, ma volete mettere la soddisfazione di provarci?
Immaginiamo di avere un piano cartesiano e di evidenziare al suo interno il reticolo di punti a coordinate intere: o più banalmente prendiamo un foglio a quadretti. Il teorema di Pick afferma allora che l’area di un qualunque poligono semplice i cui vertici sono punti del reticolo è data dalla formula
[1] I + (P/2) – 1
dove I è il numero di punti del reticolo interni al poligono (quelli indicati in blu nella Figura 1 qui a fianco) e P il numero di punti sul suo perimetro: i vertici, indicati in rosso, ma anche i punti indicati in verde che si trovano all’interno dei lati. In questo caso, abbiamo 32 punti blu e 18 tra rossi e verdi, quindi l’area del poligono è di 40 quadretti. Come si vede, il poligono non deve necessariamente essere convesso perché valga il teorema di Pick; più precisamente, la definizione di “poligono semplice” significa infatti che esso non deve avere buchi al suo interno, lati ripetuti o incrociati come negli esempi della Figura 2 per cui il teorema per l’appunto non vale. Anche con queste restrizioni il teorema ha a prima vista qualcosa di magico, pensando a tutti i possibili lati storti; d’altra parte Georg Alexander Pick, il matematico austriaco che dimostrò il teorema nel 1899, oggi non sarà molto famoso però è stato lui a presentare Gregorio Ricci Curbastro a un certo giovincello (Albert Einstein) che aveva bisogno di un esperto matematico per i conti della teoria della relatività. Insomma, Pick non era proprio l’ultimo arrivato.
Ma bando alle ciance, e vediamo una possibile dimostrazione del teorema: non garantisco sia la più semplice, soprattutto perché me la sono trovata io e le mie contorsioni mentali sono peculiari, ma dovrebbe essere sufficientemente chiara da poterla seguire senza sbattere la testa contro il muro. Iniziamo con una classe di poligoni molto semplice: i rettangoli i cui lati sono paralleli al reticolo, come quello della Figura 3. In questo caso i conti sono alla portata di tutti: basta stare attenti a non sbagliare a contare i puntini, ricordando che se i punti sono a distanza 1, un segmento di lunghezza 10 ne conterra undici! Se i lati del rettangolo sono a e b, la sua area è ab. Il perimetro conterrà 2(a+b) punti e l’interno ne contiene (a-1)(b-1), vale a dire ab-(a+b)+1; quindi la formula in questo caso è corretta.
Passiamo adesso al punto fondamentale della dimostrazione: mi occorre un teorema ausiliario che afferma che se abbiamo due poligoni per cui vale la formula [1] e che hanno in comune parte di un lato (almeno due punti), allora anche per il poligono risultante vale la [1]. Attenzione: non sto affatto dicendo che la formula sia vera! Per fare un esempio pratico, pensiamo di avere delle confezioni di caramelle con indicato il loro peso, e che ci venga detto che la formula per il costo delle caramelle è data dal prodotto di un euro per il numero di etti del loro peso; è chiaro che prendendo due confezioni basta sommare il loro peso in etti e moltiplicarlo per un euro. Ma la stessa cosa varrebbe se il costo fosse di due euro l’etto, o cinquanta centesimi: quindi non possiamo sapere il costo. Peggio ancora, magari ci sono caramelle confezionate in una bella scatola di latta, il cui prezzo è un euro l’etto più un euro per la scatola; se prendiamo una confezione normale e una inscatolata, fare la somma non serve a un tubo. Quest’ultimo esempio, riportato ai nostri poligoni, ci ricorda che per il momento sappiamo solo misurare rettangoli, e già un triangolo ci darebbe problemi. Ma facciamo un passo per volta.
Nella Figura 4, siano A e B i due poligoni e C quello ottenuto unendoli; il segmento comune sia s. Per A, abbiamo Ia punti interni e Pa punti sul perimetro; similmente per B ci saranno Ib punti interni e Pb punti sul perimetro. I punti interni di C saranno quelli interni di A, quelli interni di B e quelli interni di s (nella figura ce n’è uno, indicato con un cerchietto blu); quelli perimetrali saranno la somma dei perimetrali di A e di B, togliendo due volte i punti interni di s (nei poligoni separati contavano doppio, in quello unito non ci sono) e una volta i due punti estremi di s (indicati in figura con un cerchietto verde: nei poligoni separati contavano doppio, in quello unito sono singoli). Ma guardando la formula [1], il peso dei punti interni di s tolti dal perimetro è esattamente uguale al peso dei punti aggiunti all’interno di C. Abbiamo quindi tolto solo i due punti estremi di C, che contano per una unità: proprio quella che dovremmo togliere in più, visto che nella somma di A e B ci sono due addendi che valgono -1 mentre in C ce n’è uno solo.
Prima di continuare, faccio notare che il teorema ausiliario funziona anche alla rovescia, “in sottrazione”. Se noi siamo certi che per il poligono B valga la nostra formula, allora possiamo affermare con sicurezza che “se la formula vale per A, allora varrà anche per C; viceversa, se vale per C allora varrà anche per A”. Questo sarà il grimaldello per terminare la dimostrazione.
Passiamo ora a dimostrare che il teorema di Pick vale per i triangoli rettangoli con i cateti paralleli al reticolo. Il trucco, come si vede nella Figura 5, è di metterne insieme due per ottenere un rettangolo. I due triangoli sono assolutamente identici, quindi con le notazioni precedenti possiamo dire che Ia=Ib e Pa=Pb; è questo fatto che ci permette di ricavare la formula, suddividendo come nel caso precedente i punti interni al rettangolo ma che stanno sulla diagonale, e quindi devono essere tolti dal totale degli interni e associati ai perimetri dei due triangoli. Fortunatamente i punti perimetrali valgono solo un mezzo, e quindi la suddivisione è perfetta… se non fosse per i due estremi della diagonale del rettangolo, che danno giusto un’unità in più. Nel nostro esempio pratico, abbiamo un triangolo rettangolo di cateti 4 e 12; il rettangolo ha 33 punti interni (di cui 3 sulla diagonale) e 32 punti perimetrali; i due triangoli hanno ciascuno (32/2)+1=17 punti sui cateti, 3 all’interno della diagonale e (33-3)/2=15 punti interni. Come potete vedere, i conti tornano perfettamente.
Siamo ormai verso la fine. Con il nostro teorema ausiliario applicato al più tre volte ai triangoli rettangoli esterni nella Figura 6, possiamo affermare che il teorema di Pick è valido per un qualsiasi triangolo, come quello all’interno della figura stessa. A questo punto possiamo finalmente tornare alla nostra figura iniziale. Potrei tranquillamente dire “visto che ogni poligono semplice è triangolabile, basta suddividerlo in un insieme di triangoli, e siamo a posto”. Peccato che io non sia mica così certo che sia banale dimostrare che ogni poligono semplice è triangolabile: visto che tanto abbiamo già fatto un lavorone, tanto vale andare fino in fondo. Il trucco è rendere convesso il poligono: si cercano due lati consecutivi che formano un angolo più grande che piatto e per cui il segmento che unisce gli altri due vertici è tutto all’esterno del poligono, e si sostituisce il nuovo segmento ai due originali. In pratica si è sommato un triangolo (per cui il teorema vale), e si è ottenuta una figura con un numero di vertici inferiore di uno. Prima o poi continuare sarà impossibile, e si giungerà a un poligono convesso: a questo punto si può fare lo stesso giochetto della Figura 6 e rettangolare il poligono, riuscendo finalmente ad applicare il teorema in un caso noto: a questo punto, basta tornare indietro passo passo e sappiamo che la cosa vale anche per il poligono iniziale.
Il tutto visto scritto così sembra una faticaccia immane, lo ammetto. Ma credo che la cosa più difficile sia mettere in forma scritta i vari passaggi, nessuno dei quali è particolarmente complicato. Inoltre il ragionamento segue esattamente quello che ho fatto io per riuscire a dimostrare il teorema, e quindi può dare un’idea di come ci si possa muovere quando si vuole fare una dimostrazione matematica. Mica come le dimostrazioni dei libri, che sono fatte a posteriori!
Notazione polacca inversa
Paolo Beneforti potrà finalmente vedere che non ce l’ho solo con Repubblica.it. Il Corsera ha appena pubblicato questo articolo, scopiazzat^W tratto da Wired (a onor del vero, il link ce l’hanno messo), dove si parla della prima calcolatrice meccanica in grado di fare moltiplicazioni, e si termina con la frase «Nel 1972, grazie al contributo di queste (e altre) grandi intuizioni, nascerà poi la Datamah, la prima calcolatrice tascabile prodotta da Texas Instruments.».
Ok, la serie di calcolatrici sarebbe la Datamath, ma bisogna dire che la traduttrice ha fatto una ricerchina, visto che il nome non c’era nell’articolo ufficiale. L’errore di battitura non lo computo certo. Il fatto è che se Wired ha deciso di fare una marchetta a TI, non è bello copiarla: la prima calcolatrice elettronica tascabile è stata la HP35 (vedi anche qua). Mi sa tanto che la signora Di Pasqua ai tempi non era ancora nata :-)
Silvio IV
Diamo atto a Silvio non solo di avere presentato il governo a tempo record (sì, lo so che per la Costituzione il PresConsMin propone i nomi al Presidente della Repubblica, bla bla) ma soprattutto di avere davvero solo dodici ministri con portafoglio, come da legge non rispettata né da Silvio II, né da Silvio III, né da Prodi II. Lo so, le donne – tranne la Prestigiacomo e la per me ignota Gelmini – sono lì a fare tappezzeria o calendario, ma non mi aspettavo nulla. Sì, il Guardasigilli non c’entra un tubo, ma su questo – e su tante altre cose – ha scritto meglio Leibniz*, di cui linko anche i giudizi monoriga sui ministri (ma Zaia non è uno sconosciuto, è quello pescato a 192 all’ora in autostrada).
E ora? boh. L’unica cosa che mi viene in mente è che potrò chiamare Calderoli “Simpli(fi)cio”.
Esami del sangue
Non miei – anche se il mio raffreddore sta esplodendo sempre più – ma per le nostre gatte che ormai hanno una certa età. A parte la banalità che un esame standard costa 70 euro, la cosa più difficile è sempre recuperare Ariel e Momo.
Azione, scena prima: portare su dalla cantina i trasportini e montarli fuori dalla porta di casa. Entrare in casa. Cercare dove si sono nascoste le gatte (oggi non è stato difficile, avevano così fame per essere state a digiuno da stamattina che non hanno seguito le più elementari norme di sicurezza felina). Infilare una gatta per volta nel proprio trasportino. Sperare che Momo non se la faccia addosso. Sopportare gli strazianti miagolii di Momo. Sollevare Ariel, sette chili abbondanti di gatta in stile tappetino. Infilarle in macchina. Cercare di non tamponare uno in coda al semaforo. Sopportare di nuovo gli strazianti miagolii di Momo. Trovare parcheggio. Aspettare in sala d’attesa. Sopportare ancora una volta gli strazianti miagolii di Momo. Entrare. Tenere ferma prima una gatta poi l’altra mentre la veterinaria le rasa via il pelo e le prende il sangue. Rimettere le gatte nei trasportini. Sopportare gli strazianti miagolii di Momo. Tornare a casa. Dare due croccantini giusto per premio. Scoprire che la pappa buonissima e carissima data in seguito viene schifata.
Fiera del libro 2008
Allora: io non mi sogno di boicottarla, a meno che il raffreddore che ho in questi giorni sia palestinese e mi butti a terra del tutto. Sono anche riuscito a guadagnare abbastanza punti moglie (© come mi insegna Momo). Questo significa che sabato dovrei fare lo slalom tra le varie manifestazioni dei centri sociali (ma non di Rifondazione, che credo abbia paura che manifestino contro di loro) e trovarmi al Lingotto. Sapevàtelo.
Aggiornamento (9 maggio): antibioticato, ma ce la faccio. Sarà proprio toccata e fuga, col treno di rientro alle 17.50 da Porta Nuova e quello di arrivo alle 13.10 sempre a Porta Nuova…