Immagino che da una parte o dall’altra avrete letto la scorsa settimana questa notizia: un tecnico nordcoreano è morto di fame a Sakhalin, perché la sua compagnia si è dimenticata di inviare i rifornimenti.
Cfdp riprende Luca Sofri, che ha provato a fare una ricerca e non ha trovato nessun riferimento alla storia. D’altra parte, fa notare, non c’è il nome del tecnico né quello della società; aggiungo io che è un po’ strano che un nordcoreano vada in un’isola russa vicino al Giappone. E in effetti ho fatto anch’io una ricerca su più strade, senza trovare un ragno dal buco.
No. A dire il vero ho trovato questo, questo e questo. Può anche darsi, anche se non ci credo, che tutte queste siano notizie messe in giro ad hoc dai sudcoreani, per screditare il regime dall’altro lato del Trentaseottesimo Parallelo. Resta il fatto che sui nostri quotidiani si trova la bufala quasi certa, e non la bufala improbabile. Bella situazione.
L’italico spammer 4 – tocca alle multe
(le puntate precedenti: [1] – [2] – [3])
L’ineffabile “Italian Spam Organization” oggi invia i suoi trojan (ah: un grazie ad Anna che è stata ormai eletta come Destinataria Preferita del nostro, e mi telefona non appena le arriva uno dei suoi messaggi, perché sa che mi fa piacere leggerli, e a me l’italico spammer non li vuole proprio inviare) sfruttando una delle tante paure degli italiani: ricevere l’avviso di una multa. Come sempre, l’IP da cui viene mandato il messaggio è dalla solita rete turca (88.255.121.95), il mittente è fabio.torrevisi@gmail.com (gmail ormai è famoso, non c’è che dire) e il testo fa
La presente per notificarle la sanzione applicata per "divieto di sosta" in data 02 Maggio 2008.
Articolo contestato n° 141
E' obbligo del conducente regolare la velocità del veicolo in modo che, avuto riguardo alle caratteristiche, allo stato ed al carico del veicolo stesso, alle caratteristiche e alle condizioni della strada e del traffico e ad ogni altra circostanza di qualsiasi natura, sia evitato ogni pericolo per la sicurezza delle persone e delle cose ed ogni altra causa di disordine per la circolazione.
In allegato :
- Documentazione verbalizzata.
- Immagini di ripresa del veicolo.
- Documentazione di contestazione.
- Conteggio punti patente.
Siete pregati di prendere visione di quanto in allegato ed agire di conseguenza entro e non oltre 15 giorni dal ricevimento della presente.
________________________________________________
Qualora volesse opporsi a tale sanzione in allegato trova il modulo riferito alla sentenza di cassazione del 20 Luglio 2001 NR 9909 la quale sminuisce la presunzione di veridicità dei fatti attestati come avvenuti in assenza di verbalizzanti ( immagine ripresa con mezzi digitali ( autovelox ).
Seguirà raccomandata al suo indirizzo.
È abbastanza divertente notare come l’avviso sia ortograficamente corretto, ma semanticamente un po’ deboluccio, visto che la multa sarebbe per “divieto di sosta” ma la spiegazione parla di “E’ obbligo del conducente regolare la velocità del veicolo”. C’è stato un simpatico scambio di email con degli amici:
Fabio: E` ovvio che e` sbagliato, tuttavia ti faccio notare che la sosta viene
definita “circolazione statica” (andare in giro e` “circolazione dinamica”), e che 0 e` una velocita` come tutte le altre. Ergo, se andavi a velocita` 0 (circolazione statica) dove invece avresti dovuto andare a velocita` maggiore di 0, stai in effetti regolando la velocita` in modo non congruo alla situazione della strada.
io: Attenzione. Fare retromarcia (velocità negativa) però non è vietato. Quindi
arriviamo a dire che c’è un range continuo di velocità valido – il limite di velocità si può immaginare come valore assoluto da non superare, anche se ammetto che all’atto pratico in retromarcia non si possa raggiungere il limite – con un singolo punto per cui vale il divieto. Ma a questo punto la tolleranza implicita negli strumenti e recepita nel codice della strada implica che è impossibile accertare una singola velocità, e la multa non può esserci.
Fabio: Lo sapevo, mai mettersi contro un matematto. Hai ovviamente ragione tu.
Occorre modificare il codice della strada.
Marco: Evidentemente la multa sarebbe per aver parcheggiato senza rallentare.
Ci sta tutta.
Il file .scr allegato non sono riuscito a scaricarlo, perché il mio antivirus me l’ha subito messo in quarantena e indicato come TROJ_DLOADER.MJZ; i due .cry sono uno il solito dito medio proteso e l’altro un JPG corrotto (e immagino reso visibile dal troiano come sottoprodotto). Ho il sospetto che siamo però in un punto di stallo, e che ai nostri occorra qualche nuovo guizzo di fantasia anche per i virus da inviare, oltre che per il testo dei messaggi allegati.
L’orizzonte verticale (libro)
Penso che siano ben poche le persone che non abbiano mai risolto un cruciverba. Molti hanno anche provato a crearlo, un cruciverba. Ma se uno avesse dovuto parlare del cruciverba, si sarebbe trovato a mal partito, almeno prima che Stefano Bartezzaghi pubblicasse questa sua opera monumentale (Stefano Bartezzaghi, L’orizzonte verticale, Einaudi “Saggi – 891” 2007, pag. 382, €24, ISBN 9788806153830). La prima sezione, “orizzontale”, del libro narra la storia delle parole crociate, e la sua diversificazione negli USA, in Gran Bretagna, in Francia e in Italia, con la Settimana Enigmistica che naturalmente fa la parte del leone. Nella seconda parte “verticale” il cruciverba viene messo in relazione agli altri giochi con le parole, nella migliore tradizione di Bartezzaghi. Nell’appendice al libro c’è anche un ricordo, forse troppo limitato, del “P.”: Piero Bartezzaghi, il padre di Stefano, la persona che per le generazioni fino alla mia è il sinonimo di “empireo del cruciverba”. Occhei, se volete Stefano aveva un vantaggio competitivo su questo tema, ma garantisco che l’ha svolto superlativamente!
La chimica dell’alfabeto
Tra le chicche scoperte leggendo L’orizzonte verticale (domani la recensione :-) ), sono venuto a sapere che non solo Piero Bartezzaghi era un perito chimico, ma che il cavalier Giorgio Sisini fondatore della Settimana Enigmistica era ingegnere chimico, e il suo successore Raoul de Giusti era un chimico. Io ero fermo ai rebus e al bifronte bilingue di Primo Levi (la Chimica in versi di Cavaliere è un po’ più fuori strada): però inizio a chiedermi se ci sia effettivamente una correlazione tra chimica e giochi con le parole…
La seconda carica dello Stato
Dopo avere sentito tutte le polemiche bipartisan contro l’intervento di Travaglio sabato sera da Fazio, ho deciso di sapere esattamente cos’era successo, e sono andato a vedermi il video. Per chi avesse fretta e non volesse sorbirsi il video, ecco qua sotto la trascrizione delle parti che riguardano Schifani. La prima, quella che mi pare sia stata taciuta da tutti i commentatori nei giornali:
[alla domanda se ci sono dei motivi di originalità, parlando appunto di Schifani:] «questa parabola a precipizio… dopo c’è solo la muffa, probabilmente. [pausa a effetto, e ripresa meditabonda:] dalla muffa si ricava la penicillina, però: è un esempio sbagliato.» [risata sguaiata in platea]. Non so, ma a me questa frase mi pare molto più pesante di quelle incriminate.
Nella seconda parte, dove si parlava dei giornalisti (notare la frase sulle notizie: «La gerarchia la decidono i politici», spiegando che Commissione di Vigilanza, CdA e Authority sono tre organismi politici e i giornalisti sanno che ci sono loro sopra di essi), parte l’attacco.
«È chiaro che se il clima politico induce… a un rapporto diciamo di distensione tra l’opposizione e la nuova maggioranza? Schifani ha avuto delle amicizie con dei mafiosi? Io non scrivo che Schifani ha avuto delle amicizie con dei mafiosi [Fazio in sottofondo: “È stato scritto”] perché non lo vuole né la destra né la sinistra. E io che c’entro con la destra e con la sinistra? Loro prendano le posizioni politiche che vogliono, ma io devo fare il giornalista. Io devo raccontarlo. L’ha raccontato Lirio Abbate nel libro che ha scritto con Gomez [è questo – .mau.] e viene celebrato giustamente come un giornalista eroico minacciato dalla mafia. Allora: o hanno il coraggio di dire che Lirio Abbate è un mascalzone, è un mentitore, oppure hanno il coraggio di prendere nota di quello che scrive della seconda carica dello Stato e chiedere semplicemente alla seconda carica dello Stato di spiegare quei rapporti con quei signori che sono stati poi condannati per mafia. Invece noi andiamo purtroppo a rimorchio del clima politico. Se ci fosse scontro qualcuno dice “vabbè, alla sinistra fa comodo, lo scrivo”. Oggi che nemmeno la sinistra vuole sentir parlare di queste cose non ne parla più nessuno. È un dramma.»
Fazio replica: «Sai qual è la certezza? La certezza con te è che si rispetta sempre la par condicio. Cioè che non c’è mai qualcuno che esce bene, e questo ci aiuta, perché siamo in tempi ancora di par condicio perché noi sino alla stagione prossima non possiamo avere uomini politici anche per replicare a te. Quindi rimandiamo l’appuntamento, natural… a cominciare dalla seconda carica dello Stato, all’autunno prossimo.» e senza nessuna pausa continua «Tifi ancora Juventus?», al che Travaglio risponde «Ho smesso per quindici anni quando c’era Moggi» e finisce tutto lì.
Quello che mi viene da dire dopo avere visto il dialogo è innanzitutto che Fazio sapeva perfettamente che cosa avrebbe detto Travaglio, e da questo punto di vista mi chiedo che cosa significhino le sue scuse di ieri. Tanto sono certo che i politici sanno benissimo che dietro il faccino così gentile ed educato Fazio dev’essere un mastinaccio. Sulle altre frasi, Travaglio ha sicuramente gettato il sasso nascondendo la mano. Notate il periodo ipotetico implicito, la successiva attribuzione delle frasi ad Abbate, e il dire “ma queste cose non le si possono dire”. Naturalmente, però, nessuno si è chiesto se le frasi in questione siano vere o false – immagino siano vere, visto che non ho notizia di denunce per diffamazione nei confronti di Abbate. Per la precisione, la “notizia” è che qualcuno abbia affermato che ci siano state queste frequentazioni: non avendo letto il libro di Abbate e Gomez non so se c’è stata a riguardo una sentenza di qualunque grado di giudizio. Mi sarebbe però piaciuto che i politici di destra e di sinistra, invece che fare i soliti alti lai contro Travaglio, fossero entrati nel merito della questione, e avessero chiesto esplicitamente dell’esistenza o no di questi contatti (o, nel caso di Schifani, un’affermazione esplicita e ufficiale di non avere mai avuto contatti con tali persone: troppo banale limitarsi ad affermare «Si tratta di fatti inconsistenti o manipolati che non hanno nemmeno la dignità per generare sospetto». Così sono solo chiacchiere inconsistenti). Ma questo come al solito è troppo per la nostra Italietta. Molto più redditizio parlare di Grandi Sistemi e Grandi Attacchi!
sono un bloggher irascibile
Il quisss della settimana (se volete farlo anche voi basta che clicchiate sul disegnino qui a sinistra) vuole tirare fuori in poche domande La Tua Vera Anima Di Bloggher.
Con me il commento ottenuto è stato questo: «Hai uno spirito tagliente che i bloggher segretamente temono. Ed è per questo che leggono i tuoi post non appena possono!»
A dire il vero, io ero convinto che il motivo per cui tanta gente mi legge è che sono dei compulsivi, tanto che c’è chi si lamenta se per due giorni di fila non scrivo :-P
(come sempre, via Annarella, anche lei irascibile)
È proprio vero
Fiera del Libro
Guarito a tempo di record dalla faringite – purtroppo con i cannoni, leggasi antibiotici – stamattina mi sono fiondato a Torino per la Fiera del libro, sprezzante di tutti i pericoli. L’idea iniziale era di prendermela comoda e andare col treno delle 11:15, sapendo che il vincolo era rientrare con quello delle 17.50 perché avremmo avuto a cena i genitori di Anna; poi il fato ha voluto che una coppia di imbecilli citofonasse alle sette in punto del mattino, svegliancodi del tutto. Dopo mezz’ora di rigirii nel letto, ho pensato bene di alzarmi, preparare colazione e dispormi a prendere il treno precedente, delle 9:15. L’idea si è rivelata fruttuosa: a parte il trovare un picchetto di agenti al binario – che però mi sa tanto volevano solo controllare che queli che andavano alla manifestazione antiisraeliana avessero almeno pagato il biglietto del treno – il regionale è stranamente arrivato in orario e ho potuto prendere la coincidenza per il Lingotto, inteso come stazione ferroviaria. Qui ho scoperto che c’è sì la Passerella Olimpica (molto carina, così come molto carino è il Villaggio Olimpico: hanno fatto proprio un bel lavoro) ma che é ben decentrata rispetto alla stazione, e ci vogliono venticinque minuti a fare tutto il giro. Dire che basterebbe fare un’uscita del sottopasso della stazione dall’altro lato e si risparmierebbero come minimo una decina di minuti: il risultato estetico sarebbe ben minore, ma mi stupisce quasta perdita del sano pragmatismo subalpino.
Ad ogni modo la Fiera è la solita bolgia. Come tutti gli anni ho saltato a piè pari gli stand dei grandi editori, che tanto basta andare giù in Feltrinelli in Duomo per vedere le ultime loro uscite, e mi sono ordinatamente sciroppato i tre padiglioni principali con il mio famoso percorso a serpentina, per assicurarmi di non perdere nulla. Come tendenze, ho notato un numero più o meno costante di banchetti assolutamente fuori tema – a meno che la penna stilografica con inciso il tuo nome serva per scrivere libri; una sempre fortissima presenza dell’editoria cattolica, anzi cristiana in genere (la Società Biblica di Ginevra vendeva Bibbie a un euro e mezzo, se qualcuno fosse curioso); molti stand di regioni italiane, ma nulla di europeo se non uno stand francese e uno piccino piccino della… Lituania (non fossi un timidone, avrei scambiato qualche parola con la standista :-) per sapere il perché della loro presenza). La vera differenza rispetto agli altri anni è data dagli editori di print on demand (ne ho visti almeno quattro: Kimerik, Lulu, e altre due di cui mi sfugge il nome: sapete, la mancanza di interesse…) e dalle librerie online. Bol non l’ho vista, ma c’erano sia IBS (più rutilante) che Deastore, che ha preferito andare sugli incontri con gli scrittori ma non so quanto sia riuscita a sfondare sul grande pubblico. Di ebook intesi come hardware ho visto solo quelli venduti da Tombolini con la sua Simplicissimus, dove tra l’altro sono riuscito a salutare Daniele Minotti anche se purtroppo non ho potuto sentire la sua presentazione del Minottino causa treno da prendere. Nel giro mi sono anche imbattuto in Zop che stava facendo delle per me improbabili inteviste (poi saranno serissime, intendiamoci!). Però, sarà l’età che mi sta facendo perdere le sinapsi o i residui della febbre dei giorni passati, sono riuscito a dimenticarmi di dare uno squilo di telefono a Luigi che sapevo essere alla mostra, e vedere Aragno, dirmi “ah sì, devo chedere loro di Flatterland, ma li becco al prossimo giro della serpentina”, e dimenticarmene del tutto.
Israele? Mah. Gli organizzatori hanno letteralmente rinchiuso in un angolo la parte relativa, e quando ci sono passato c’erano lì vicino cinque o sei poliziotti: a fare figura, perché era chiarissimo che la vera sicurezza era stata appaltata a guardie private probabilmente israeliane in borghese, con giusto una spilla che indicava più o meno cosa facevano, e con l’aria non esattamente amichevole. Da un certo punto di vista la cosa è stata un po’ deprimente: ho avuto la possibilità di saperne di più sulla letteratura israeliana nelle altre edizioni della fiera. Dagli altoparlanti hanno avvisato un paio di volte di rimuovere “per ragioni di sicurezza” le auto parcheggiate in via Genova e piazza Filzi: cosa sia poi successo non lo so, almeno mentre sto scrivendo questa notiziola in treno, rientrando a Torino.
Poi vabbè, c’era lo stand “beppegrillo.it”. Non scherzo, l’aveva messo ovviamente su Casaleggio ma il nome ufficiale era beppegrillo.it. Per la cronaca, era vicino alle edizioni Baha’i.
Avrò speso una settantina di euro in libri, nemmeno poi troppi a dire il vero. Forse è peggio il fatto che non mi sia segnato nessun titolo da cercare con calma, però: sto proprio invecchiando. Ah: entrare in Fiera è stato relativamente facile: uscirne, no. A un certo punto, per disperazione, mi sono fatto strada tra quelli che cercavano di andare a un incontro e sono uscito da una porta di sicurezza aperta e presidiata. Invece la mia t-shirt beatlesiana è stata molto apprezzata, a partire dal giovinotto alla reception che mi ha chiesto dove l’avevo presa…