Carnevale della Matematica #3 – GOTO Matematicamedie

Se non siete per le strade a cantare la Marsigliese, potete andare a fare un salto da Matematicamedie per leggere la terza edizione del Carnevale della Matematica, ospitato appunto da Giovanna. Garantisco non ci sono solo formule :-)
E visto che la matematica non va certo in ferie, sono lieto di annunciarvi che anche il 14 agosto avremo un Carnevale! Chartitalia si è infatti offerto di ospitare l’edizione preferragostana. Magari ricordatevi di inviargli i vostri contributi (trovate il suo indirizzo email in alto a destra nel suo blog) con qualche giorno in più di anticipo, così potrà preparare il tutto e andare a cercare un po’ di sole anche lui.

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Prima il proxy dell’ufficio si era preso una pausa postprandiale, e quindi non riuscivo ad accedere a gmail. Ho tirato così fuori il telefonino per vedere cosa c’era di nuovo. Immediatamente dopo, come Murphy insegna, il proxy si è risvegliato: ho aperto la pagina e sotto la lista dei messaggi mi è apparso, bello evidenziato in giallo, l’avviso mostrato nel titolo di questa notiziola. Viene anche indicato l’IP dell’altra connessione, per la serie “se vuoi puoi andare a caccia del malfattore”.
Da un lato un avviso del genere è sicuramente utile, perché ti avvisa di quello che magari è un uso improprio del proprio account (leggi, qualcuno ti ha fregato la password); dall’altro, il pensiero che abbiano deciso di implementarlo mi fa pensare che craccare gli account gmail sia diventato uno sport abbastanza diffuso ;-( (E comunque, detto tra noi, se io proprio dovessi leggere il gmail altrui lo farei via IMAP, meno tracce lasciate)
Aggiornamento: (18:00) Come fa notare nei commenti Paolo, in generale ora è possibile sapere quali sono le ultime connessioni fatte a Gmail, di che tipo sono (web, POP, mobile…) e da che IP arrivano. Maggiori informazioni sulle pagine help di gmail.

rimario (inglese) online

Non penso che nessuno dei miei ventun lettori si sia mai messo a comporre canzoni in inglese, ma in caso contrario Write Rhymes potrà essere loro utile. Mentre tu scrivi il tuo poema, puoi cliccare su una parola e ti vengono mostrate tutte quelle che rimano (più o meno, così ad occhio: o mi dite che “love” fa rima con “Deneuve” al di fuori dei manifesti cinematografici?), divise per numero di sillabe. Alla fine, clicchi su “save” e ti viene spedito un file di testo con il tuo capolavoro; se preferisci, puoi direttamente salvarlo sul tuo blocco appunti, o come si dice “clipboard” in italiani
Magari c’è anche qualcosa del genere in italiano, per chi è sufficientemente pigro e sparagnino da non comprare e compulsare un rimario…

Francis Bacon (mostra)

Speravo di avercela fatta, a perderla. Invece hanno prolungato la mostra a Palazzo Reale a Milano fino al 24 agosto, e così oggi Anna e io siamo andati a vederla, facendo lo slalom tra le seggiole che riempivano piazza del Duomo in attesa dello show di Roberto Bolle ma con il vantaggio che all’interno non c’era poi molta gente.
Premetto: a me Bacon non piace. Se mi capitasse tra le mani un suo quadro, ne sarei felice solo perché potrei venderlo e farmi tanti bei soldini, ma non mi sognerei mai di appendere al muro una riproduzione di una sua opera. Ma qua sto parlando della mostra, e devo dire che è fatta bene. Le informazioni biografiche all’inizio sono complete – insomma non mi è servito a molto compulsare wikipedia in inglese per arrivare preparato; le opere esposte sono parecchie, e non sono affastellate in maniera soffocante (ci soffoca già lui di suo!) Ho solo dei dubbi sulle teche all’inizio dove sono mostrati alcuni “reperti del suo studio”, che mi davano l’idea di qualcuno che avesse rovistato i bidoni dell’immondizia sotto casa. Molto meglio fermarsi nella sala a fianco dove proiettavano sulle pareti diapositive varie dell’interno dello studio.
L’altra cosa molto interessante, anche se per quanto mi riguarda piuttosto lunga – un quarto d’ora è il massimo che io riesca a sopportare – è l’intervista fattagli nel 1985. A mio parere, Bacon ha preso per i fondelli l’intervistatore dall’inizio alla fine; occhei, forse il tasso alcolico del nostro durante le scene al ristorante era piuttosto alto, ma anche la parte girata nel suo studio era di quel tenore. Ma forse proprio per quello le frasi da lui pronunciate, dai paradossi “io sono profondamente ottimista sul nulla” alle dichiarazioni sull’arte “non ha senso fare ritratti somiglianti, tanto vale usare una macchina fotografica o una cinepresa” hanno un certo qual senso.
Commento finale: se volete sapere cos’è l’arte del Novecento, è una mostra da vedere. Se vi piace vedere dei quadri, probabilmente no.

Matematica dilettevole e curiosa (libro)

[copertina] (no, non l’ho letto adesso, ma mi era stata chiesto un giudizio, e allora tanto valeva fare una recensione…)
La ristampa anastatica della quinta edizione di questo libro (Italo Ghersi, Matematica dilettevole e curiosa, Hoepli 19785, pag. 776, € 17, ISBN 978-88-203-0469-0), quella insomma che si può comprare ancora oggi in libreria, ha nella mia copia la data del 1978, ma le prime edizioni sono datate 1913, 1921, 1929 e 1951! Già da questo potete capire come non si parli assolutamente di “giochi matematici” nel senso che si dà oggi al termine, ma si è più vicini ai libri dell’800 (Sam Lloyd e Henry Dudeney sono i primi nomi che mi vengono in mente). L’italianità dell’autore lo porta poi a trattare molto ampiamente la geometria: ricordo che la scuola geometrica italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento era di fama internazionale. Troviamo così una serie di costruzioni geometriche e di definizioni di curve che oggigiorno sono sconosciute ai più, e questa parte del libro è molto interessante; d’altra parte, le decine e decine di pagine dedicate ai quadrati magici sono piuttosto stucchevoli, e si possono saltare a piè pari.
In definitiva, l’interesse del libro è più che altro storico, e al limite come manuale di riferimento (magari con una lente d’ingrandimento vicino: i caratteri tipografici sono davvero piccoli!) per qualche curiosità matematica. Certo che se uno è appassionato di giochi matematici, però, questo libro è imprescindibile!

neanche i forum sono immuni dallo spam

Stamattina ho ricevuto la segnalazione di un messaggio privato nei forum di Movable Type. Immaginavo di che si trattasse, ma ho comunque voluto dare un’occhiata: era il messaggio di tal “001100”, che si era iscritto alle 8:33 e alle 8:40 mi aveva scritto dicendo “Hi, i’ve read your posts and i think you might be interested in this video”. La parola “video” era un link all’url http://tinyurl.com/videos3 (da un po’ di tempo a questa parte tinyurl ti permette di dare un nome personalizzato all’URL “accorciata”) che punta a https://passkeeping.com/redir-x.php?r=http://www.youpornztube.com/codec/d5f31865ef3ae55eea5cce12e67ead4e/14/ . Cosa faccia youpornztube ve lo lascio immaginare (non ci ho mica cliccato io… e lynx mi chiedeva di accettare certificati che ovviamente non ho preso); più interessante sembra essere PassKeeping.com che a detta loro serve a creare sul proprio pc coppie username/password crittate da usare al posto di quelle giuste nel caso si sia paranoici e si debba usare un PC di qualcun altro. Ma qua divaghiamo… magari ne parlo un’altra volta.
La cosa buffa, se volete, è la differenza tra le conoscenze informatiche necessarie per fare tutto questo redirect, il tempo comunque necessario per iscriversi a un forum da parte del phisher/spammer, e il messaggio che non farebbbe cascare nessuno… o sono ottimista?

probabilità: siete ingegneri o matematici?

Non so se è tempo di compiti per le vacanze o se Yahoo! Answers picchia come sempre duro, ma una ventina di minuti fa qualcuno è arrivato sul mio blog facendo la ricerca sulla frase “si lanciano due dadi trovare la probabilità che la somma dei due punteggi sia divisibile per tre“.
Questo è il classico problema che si può affrontare alla maniera dell’ingegnere (si calcolano le probabilità di ciascun risultato multiplo di tre possibile lanciando due dadi, e le si sommano), oppure alla maniera matematica, dove si fa una fatica boia per trovare un sistema per non far fatica a fare i conti (anche perché non è affatto vero che i matematici li sappiano fare, i conti!)
Come lo risolverebbe un matematico? Beh, inizierebbe a lanciare il primo dado. C’è una probabilità 1/3 che si ottenga un multiplo di tre (caso A), una probabilità 1/3 che si ottenga un valore che diviso per tre dia resto 1 (cioè si ottenga 1 o 4: caso B), una probabilità 1/3 che si ottenga un valore che diviso per tre dia resto 2 (caso C). Lanciando un secondo dado, per avere la somma multipla di tre possiamo partire dal caso A e avere di nuovo un multiplo di tre (probabilità 1/9), oppure dal caso B e ottenere 2 o 5 (probabilità 1/9) oppure dal caso C e ottenere 1 o 4 (probabilità 1/9). Totale delle probabilità: 1/3.
Immagino che a questo punto gli “ingegneri dentro” mi diranno che il mio approccio è più lungo del loro, e non hanno tutti i torti. Supponiamo però che adesso ci venga chiesto “e se lanciamo cento dadi, qual è la probabilità di ottenere un risultato multiplo di tre?” In questo caso, mettersi a fare tutti i conti è improponibile: invece con l’approccio qui sopra si vede che anche dopo il secondo lancio le probabilità di avere resto 0,1,2 sono sempre 1/3, 1/3 e 1/3 ed è immediato che a ogni lancio successivo del dado queste non possono variare: siano due, dieci, cento lanci la probabilità finale di avere un risultato multiplo di 3 è 1/3. QED.
La morale di questa favola non è “il metodo matematico funziona meglio di quello ingegneristico”, quanto piuttosto “a volte, generalizzare il problema rende più facile trovare la soluzione”. Se vi avessi subito proposto la versione “cento lanci”, probabilmente vi sareste messi a cercare una soluzione sulla falsariga della mia; con i due lanci, non vi sarebbe nemmeno venuto in mente di fare così. Il metodo si può anche applicare alla vita reale (ogni tanto, si intende!)

precisione coreana

[so già chi commenterà questo messaggio non appena letto il titolo :-) ]
Da un paio di giorni sono il non troppo felice possessore di un nuovo telefonino aziendale, un Samsung i860. (Il mio vecchio Nokia 6680 è stato già prenotato da Anna, per la cronaca). Stasera sono tornato a casa lasciando inopinatamente in ufficio sia il cavo USB di cui tanto non mi facevo nulla che il carichino. Vabbè, penso, è vero che la spina è tutto meno che standard, ma è anche vero che a casa ho un altro Samsung di sei mesi fa (SGH-P920), quindi posso tranquillamente usare quel carichino lì.
No. Sono due standard proprietari diversi.
Fortuna che l’ufficio è a meno di un quarto d’ora di bicicletta da casa.
Aggiornamento: (14 luglio) a dire il vero, dopo avere deciso di usare il telefonino come telefono (tolta la connessione dati sempre attiva, usato il wifi un paio di volte, spento la notte) sono arrivato a stamattina con il 70% di carica. Avrei potuto evitare la pedalata di venerdì sera.