Oggi mi è capitato di prendere la metropolitana e di uscire in largo La Foppa, proprio in mezzo alla piazza. E ho così scoperto che non mi trovavo in largo la Foppa, bensì in piazzetta Guido Vergani. Per sicurezza ho guardato in giro: largo La Foppa continuava ad essere tale lungo il suo perimetro esterno, ma topologicamente il disco che una volta costituiva la piazza è diventato una corona circolare.
A parte la non-notizia che i dieci anni di distanza dalla morte di una persona prima dell’intitolazione di una via sono molto teorici (ma basta pensare a Cuccia, del resto), mi domando che senso abbia una parcellizzazione simile. Sì, in questo modo nessuno dovrà cambiare indirizzo: ma mi vedo già in un futuro nemmeno troppo lontano la cerimonia per inaugurare il Lampione Chiara Di Notte.
P.S.: D’accordo, l’ha scritto Giuseppe Turani con tutti gli annessi e connessi: ma quando l’anno scorso la piazzetta venne ufficialmente intitolata, si disse che lì “nascerà un’edicola dove si potranno leggere gratuitamente numerose testate.” Mica l’ho vista, io.
Il grande freddo (cerebrale)
Su segnalazione di Paolo, oggi eccezionalmente una perla di “povera fisica” sul Corsera.
Il Large Hadron Collider non ha ancora iniziato a creare buchi neri, pardon a far scontrare le particelle ad alta velocità, che l’han dovuto fermare per un problema tecnico. Come un calciatore che si è rotto il menisco, dovrà stare fermo un paio di mesi, e fin qui tutto bene; il punto è che secondo l’ignoto articolista «Per operare la riparazione l’acceleratore dovrà essere portato a temperature superiori allo zero assoluto.», lasciandoci la scelta se al momento dell’incidente si trovasse a temperature inferiori allo zero assoluto oppure proprio allo zero.
Peccato che lo zero assoluto non sia raggiungibile e tanto meno oltrepassabile: non per nulla lo si dice “assoluto”. Solo che scrivere “dovrà essere riscaldato a temperatura ambiente” sembrava così poco scientifico, e così…
Aggiornamento: (22 settembre) In questo caso, anche senza indicazioni esplicite, l’articolo è stato corretto e ora recita «Per effettuare la riparazione l’acceleratore dovrà essere portato a temperature superiori a quelle di esercizio prossime allo zero assoluto.» che è un po’ buffo ma tecnicamente corretto. Purtroppo non posso dire quando è stata fatta la modifica, visto che le pagine del Corsera sono generate dinamicamente: però da un rapido esame dei miei log si direbbe che non c’entra con questa verifica, il che se ci pensate un po’ su è una Buona Cosa.
rappresentatività
Non entro nel merito delle ragioni che hanno portato alla rottura delle trattative tra CAI e sindacati, anche se mi pare di aver capito che chi continua a puntare i piedi sono i piloti e non il personale di terra. Mi limito a segnalare queste frasi di Guglielmo Epifani: secondo Repubblica, il segretario generale Cgil ha affermato che la sua organizzazione ha espresso sul piano di salvataggio Alitalia «una sottoscrizione inequivoca per le parti di sua rappresentatività» (personale di terra), ma per piloti e assistenti di volo non poteva prendere una posizione «per un problema di democrazia sindacale: decide il 51% dei lavoratori. E le sigle confederali, tutte insieme, hanno una rappresentatività di gran lunga al di sotto di questa soglia».
Domandina 1: com’è allora che hanno accettato di fare incontri senza le altre sigle sindacali?
Domandina 2: come mai alle firme dei vari contratti TLC – quello che conosco di persona, e dove comunque non c’è certo il 51% di iscritti al sindacato – la CGIL e le altre confederazioni siglano l’accordo con la clausola “salvo approvazione da parte dei lavoratori”, con relativo referendum, e qui no? Dov’è la differenza di rappresentatività?
Serietà sarebbe stata dire “potevamo accettare la parte relativa al personale di terra, ma non quella per piloti e assistenti di volo”. Sarebbe stata un’assunzione di responsabilità. Dire “non abbiamo accettato perché non siamo rappresentativi” è solo una presa per i fondelli.
la scelta giusta per la ragione sbagliata
Ricapitoliamo: il 25 aprile scorso, durante il No Cav Day, la signora Guzzanti Sabina ha detto delle cose brutte brutte sul Papa, l’unico magistrato non komunista l’ha subito denunciata, ma ieri Angelino il Guardasigilli ha detto che non se ne fa nulla. Questa è la notizia. Ora passo ai commenti.
Innanzitutto, sembra che il reato di offesa al Papa sia equiparato a quello di offesa al Presidente della Repubblica ancora dai tempi del Concordato del 1929, e che la revisione craxiana non toccò quel punto. Per quanto riguarda questo punto, quindi, il problema è altrove: la commistione tra Stato e Chiesa, che fa sì che ingiuriare Benedetto XVI sia più grave che ingiuriare Giorgino Bush.
Ma c’è stata poi davvero offesa? A mio parere, no. Personalmente trovo più offensive le parole di beppegrillo™ che in quell’occasione ha dato del Morfeo a Napolitano, accusandolo dell’unica cosa per cui può venire incriminato come Presidente della Repubblica: alto tradimento (alla Costituzione). Detto tra noi, questa è una delle rare volte in cui non sono in disaccordo con beppegrillo™, ma non divaghiamo. Insomma, se Sabina Guzzanti non si fosse limitata a mandare B16 all’inferno in mezzo a diavoli frocioni attivissimi, ma avesse aggiunto qualcosa tipo “anzi no, perché poi gli piacerebbe” allora sì che si sarebbe potuto parlare di offesa.
Angelino Alfano insomma era in una situazione nient’affatto piacevole. A seconda di che tipo di dietrologhi siate, potete scegliere come ragione per cancellare il tutto questa oppure questa: io penso più banalmente che il PresConsMin si sia reso conto che un processo non avrebbe portato vantaggi nei sondaggi. Se però il cattolico Angelino fosse stato attento quando a scuola gli insegnavano catechismo, saprebbe che la sua frase «Ho deciso di non concedere l’autorizzazione a procedere conoscendo lo spessore e la capacitá di perdono del Papa che prevale sulle offese» non è sostenibile nemmeno dal punto di vista religioso: il perdono, attraverso la confessione, ti ridà la grazia ma non cancella la pena. Vedi alla voce “indulgenza” per maggiori informazioni.
Ma tanto ognuno guarda con i propri paraocchi :-)
Aggiornamento: (h 14:45) visto che qua nessuno si è messo a fare la ricerchina, mo’ vi spiego come mai Alfano doveva dare l’ok al procedimento.
– Il Concordato del 1929 diceva (articolo 8, comma 2) che “Le offese e le ingiurie pubbliche commesse nel territorio Italiano contro la persona del Sommo Pontefice con discorsi, con fatti e con scritti, sono punite come le offese e le ingiurie alla persona del Re” (diventato automaticamente del Presidente della Repubblica con il 1946)
– La revisione del Concordato non dice nulla al riguardo, ed essendo appunto una “modificazione consensuale” e non un nuovo concordato, l’articolo originale resta intatto
– Il Codice Penale, articolo 278, recita “Chiunque offende l’onore o il prestigio del presidente della Repubblica, è punito con la reclusione da uno a cinque anni”.
– Sempre il Codice Penale, all’articolo 313, recita “Per i delitti preveduti dagli articoli 244, 245, 265, 267, 269, 273, 274, 277, 278, 279, 287 e 288 non si può procedere senza l’autorizzazione del ministro per la giustizia.”
Nota: quella che è stata abrogata è l’offesa a capo dello Stato “generico”, ex articolo 297 del C.P.
nessuno lo crederebbe
Oggi il correttore di bozze a www.corriere.it deve essersi preso un giorno di malattia. Jash mi segnala questo articolo, dove campeggia un “Nessuno lo crede” che almeno a me fa venire in mente solo “scendi il cane che lo piscio”.
Io posso credere a qualcuno o in qualcuno, ma se uso il verbo come transitivo io credo qualcosa; generalmente la frase prosegue con un’oggettiva (“Credo che al Corsera non ci sia più un controllore di bozze”), al più un cattolico può professare “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. Ma credere una persona, proprio no.
Santa Scolastica, aiutaci tu!
Stava scrivendo SMS anche lei?
Il Corsera presenta i risultati di uno studio britannico che ha dimostrato come scrivere SMS mentre si guida peggiora (“deteriorates” nell’originale) notevolmente i riflessi del guidatore. Diciamo che ci saremmo arrivati tutti, e tutt’al più è interessante vedere quanto si rimane appannati: quasi il triplo di chi è ubriaco.
Tradurre un articolo è però sempre difficile, e una parola come “deteriorare” in italiano non si usa. Così Simona Marchetti scrive nel sottotitolo «I tempi di reazione si riducono del 35%» e ribadisce nel testo «perché i tempi di reazione in caso di possibile impatto si ridurrebbero del 35%» (grassetti miei).
Se questo fosse vero io, e credo tutti i miei ventun lettori, inizieremmo subito a scriverci mentre siamo in giro in auto: ridurre i tempi di reazione significa infatti reagire più in fretta. Invece no: i processi mentali si rallentano, e quindi i tempi di reazione aumenteranno del 35%. Ma magari la giornalista faceva come me, e si occupava di qualcos’altro mentre stava scrivendo l’articolo…
(e in effetti sono riuscito a credere che l’articolo fosse stato corretto, mentre invece non è vero. Fortuna che non sto guidando)
Aggiornamento: (22 settembre) Dopo che Licia ha fatto notare la cosa (nei commenti a un articolo di Marco Pratellesi, responsabile di corriere.it, dal titolo “Le gaffe dei quotidiani online”…) le correzioni sono arrivate… nel testo. L’occhiello è rimasto lo stesso :-)
Aggiornamento: (23 settembre) Adesso anche l’occhiello è stato corretto. Sul mio posterous, le immagini.
L’Arena in amministrazione controllata
Martedì scorso l’Arena di Verona è stata commissariata. Occhei: se andate sul sito del ministero dei Beni Culturali, potete leggere che «Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sen. Sandro Bondi, ha nominato oggi il suo capo di gabinetto, Salvatore Nastasi, commissario straordinario della Fondazione lirico-sinfonica Arena di Verona. Il commissariamento, che avrà una durata non superiore a 60 giorni, si è reso necessario per affrontare la delicata situazione patrimoniale della Fondazione ed è stato deciso in accordo con il sindaco di Verona, Flavio Tosi.». Ma il significato pratico è quello.
Uno si potrebbe chiedere come faccia l’Arena ad andare in bancarotta, con il costo dei suoi biglietti. Ma io, come Alessio da cui ho scoperto la cosa, preferisco chiedermi com’è che per venire a sapere queste cose uno debba leggere il Guardian. Suggerirei al nostro poeta-ministro una soluzione all’italiana: invitare caldamente gli amministratori dei nostri teatri a spogliare le attrici. Almeno potranno trovare posto nella colonnina di destra dell’italica stampa online.
I polli di Renzo
In questi giorni si parla tutti di Alitalia, ma c’è in corso una vertenza che tocca ancora più persone: quella Telecom, con Bernabè che quest’estate ha detto “devo far fuori 5000 persone” sulle 57000 che costituiscono la forza lavoro del gruppo in Italia.
A settembre sono partite le consultazioni con i sindacati, che sono poi state aggiornate di qualche giorno rispetto alla scadenza iniziale del 13.
Ieri mi è arrivato un comunicato FISTel (CISL) che dice
«La FISTel-CISL, le cui posizioni emergono espressamente e chiaramente dagli O.d.G. del 23 luglio (FISTel) e del 2 settembre (RSU Unitario) sta faticosamente lavorando dal 10 settembre, insieme agli altri, per la tenuta del tavolo unitario.
Ci dispiace dover registrare, che a macchia di leopardo, girino messaggi ed e-mail con posizioni strumentali tese a minare l’unitarietà sindacale, NON CI STIMO A QUESTO GIOCO AL MASSACRO e non consentiremo a nessuno, attraverso la non assunzione di responsabilità, di mettere a repentaglio la tutela dei nostri lavoratori».
Stamattina mi è arrivato un comunicato SLC (CGIL) che dice
«In relazione al comunicato del 17 Settembre a firma della Segreteria Nazionale della Uilcom, come SLC- CGIL ribadiamo che abbiamo sempre dimostrato il nostro senso di responsabilità che, però, non vuol dire non trattare seriamente, non fare sindacato, pendere dalle labbra dellazienda.
Non siamo quindi disposti a scendere ai livelli del documento farneticante della Uilcom, che oggettivamente, giungendo a meno di 24 ore dallincontro al Ministero del Lavoro, indebolisce il Sindacato e le capacità negoziali verso lazienda.
Ribadiamo limportanza dellunità tra tutti i lavoratori di Telecom Italia, proprio per le difficoltà del momento e per quanto si annuncia già per i prossimi mesi.
Ribadiamo che stiamo trattando per cercare di garantire a tutti, a chi rimane e a chi esce, diritti e tutele.»
Non mi è arrivato nessun comunicato UIL (non conosco nessuno); né ve n’è traccia nella “bacheca sindacale elettronica” tanto strombazzata a luglio, quindi non so assolutamente quali siano i punti in discussione: e se non li conosco io che leggo i comunicati e ho una certa esperienza di sindacalese, figuriamoci gli altri. Mi resta però questa fastidiosa sensazione che non solo ce la prenderemo in quel posto, ma faremo il possibile perché la cosa sia la più dolorosa possibile: essere semplicemente masochisti insomma non basta più.