Making Money (libro)

[copertina] Trentaduesimo (o trentaseiesimo, se consideriamo anche quelli “per giovani lettori”) libro del Discworld, questo Making Money (Terry Pratchett, Making Money, Corgi 2008 [2007], pag. 480, Lst 7.99, ISBN 978-0-55215-490-1) riprende il personaggio di Moist von Lipwig da Going Postal, e stavolta lo manda a dirigere la banca principale di Ankh-Morpork. Il tutto insieme a golem vecchi e nuovi, maghi vivi e morti, naturalmente Lord Vetinari, e a una visione dell’economia che è simile in modo preoccupante a quella che si vede in questi mesi… se non fosse che il libro è uscito in edizione rilegata un anno e mezzo fa. Ecco, mancano i mutui subprime, ma tutto il resto lo si trova.
Il libro non è certo brutto, ma devo dire che mi è piaciuto meno degli altri. La parte meno riuscita è quella centrale, dove mi sembra che Pratchett tenda a riempire pagine su pagine senza portare avanti la storia: cosa che non mi era mai capitato di vedere nei suoi libri. D’altra parte, ricordandosi dei suoi problemi, non mi sembra che sia quello il peggior problema.

Bernabè e beppegrillo™

Leggo da De Biase di questo simpatico scambio tra beppegrillo™ e Bernabè. A quanto pare, il comico blogghettaro ha iniziato a prepararsi per la prossima assemblea con questo post, e il presidente (almeno per il momento) di Telecom Italia gli ha risposto con un commento sul blog: commento che è stato immediatamente bloccato mentre i responsabili del blog contattavano Telecom e scoprivano che il commento era proprio suo: così oggi la risposta è riportata nel blog, dopo il controcommento di beppegrillo™ (si sa, è casa sua, quindi ha il diritto della prima parola)
Dopo avere letto il resto del post di De Biase, non sono riuscito a capire se la sua ultima frase (“E’ un successo di Grillo, dei blog e di Bernabè.”) sia davvero pensata oppure semplicemente ironica. Personalmente so bene che il mio presidente è bravo a rigirare la frittata, e ho già parlato male dell’ultimo piano industriale un paio di settimane fa. E sapete anche che io non sopporto Grillo adesso, proprio come non lo sopportavo dieci anni fa quando negli spettacoli spaccava i PC da vero luddista: quindi potrei essere prevenuto nei suoi confronti, e ve lo dico subito perché possiate farci eventualmente la tara. Però mi pare che la risposta del nostro mostri una debolezza di fondo. Già scrivere la risposta prima del testo, oltre che fare tanto Outlook (ma lì, ad essere tanto buoni, si può immaginare che il testo originale sia lasciato per riferimento) dà tanto l’aria di voler spiegare ai lettori quale dev’essere la corretta interpretazione dell’altrui testo. Ma più in generale c’è un punto di fondo. Il modo di comunicare di beppegrillo™ è urlato, pardon urlato, il che funziona benissimo per aizzare le folle quando dall’altra parte c’è il silenzio, oppure un urlo uguale e contrario. Ma quando ti trovi davanti uno che non urla, sei costretto a continuare a urlare ancora di più per farti sentire, e non è detto che l’escalation ti riesca. Guardate solo il testo di Grillo. Inizia dicendo “sono capaci tutti a risanare l’azienda licenziando e aumentando il canone” (vero, ma irrilevante se non hai un contropiano. Potete far notare che non è Grillo a doverlo avere, certo; però resta il fatto che questo è solo sfascismo). Continua dicendo “non fai i nomi, ma li dico io: è tutta colpa di D’Alema” (presumibilmente vero, anche se si dimentica che prima Prodi aveva praticamente regalato Telecom alla Fiat: ma non si vede perché Bernabè debba farli lui, i nomi) e “è inutile parlare della magistratura, i danni di Tronchetti e Buora che erano i capi di Tavaroli sono ora di sua competenza” (non c’entra nulla); si mette a parlare dei PC andando completamente fuori tema; afferma che Open Access non dà parità di accesso senza dare prove. L’unico punto su cui Grillo si sarebbe mosso bene è quello sulla mancanza di banda larga; peccato che caschi sul “ci sono posti dove non ci si connette nemmeno con il cellulare” (sta andando anche a chiederlo a Vodafone, Wind e Tre?), oltre che far perdere la cosa in mezzo a tutto il resto senza ad esempio chiedere “avete fatto delle stime di costi per portare in giro la banda larga? Perché non le pubblicate?” Insomma, più che altro il solito monologo, più o meno indipendente da quanto ha detto la controparte
Non che mi aspettassi nulla di diverso, intendiamoci. E voi? che ne pensate?

È proprio tempo di controllori

Oggi pomeriggio verso le 17, mentre cercavo di andare in centro a impazzire per gli ultimi acquisti, scendo dall’11 in piazza Baiamonti e mi trovo davanti un tutor che mi chiede il biglietto. Così ad occhio, vedendo gli altri della squadra, direi che sono gli stessi di domenica sera.
Non ho esattamente capito come scelgano le possibili prede – il vecchietto sceso davanti a me non è stato degnato di uno sguardo, ad esempio; stavolta ho visto un tipo non italiano che discuteva animatamente con tre controllori, e una signora italiana con bambina a cui veniva fatto un verbale. Non è che mi sia fermato a fare statistiche, ve lo dico subito.
Il tutto mi ha fatto venire in mente che anche a Torino, quand’ero un giovane studente, mi capitava di passare mesi senza controllori per poi avere le “doppiette” come si diceva a scuola. Non sarà che c’è il periodo di garanzia per le multe, un po’ come per calcolare la pubblicità calcolando l’audience delle trasmissioni?

Anche il WSJ toppa

Scopro da God Plays Dice questo articolo del Wall Street Journal, dove si parla della possibilità che nelle comunità somale all’interno degli USA si formino dei terroristi. Una frase (la trovate anche qua) è molto interessante. Analisti del NYPD dicono infatti che “l’ideologia jihadica sta proliferando nelle democrazie occidentali a un tasso logaritmico”.
Ora, è vero che almeno all’inizio la crescita a tasso logaritmico è percentualmente elevatissima; è vero che cresce senza limiti; però non mi sembra ci sarebbe da preoccuparsi così tanto. Chissà che cosa ha pensato chi ha pronunciato quella frase: magari gli è venuto in mente che una crescita esponenziale era un po’ esagerata, e ha pensato di ridurla. Mi chiedo solo come gli sia venuta fuori la parola “logarithmic” che in inglese dev’essere di una complessità inaudita.

Taxicab Geometry (libro)

[copertina] Il sottotitolo di questo libretto (Eugene F. Krause, Taxicab Geometry, Dover Publications 1986, pag. viii+88, $5.95 , ISBN 978-0-486-25202-5) è “An Adventure in Non-Euclidean Geometry”, ma la geometria del taxi è di tipo completamente diverso. Infatti il piano non è continuo ma discreto, come fosse un foglio di carta quadrettata; i punti sono gli incroci di righe e colonne, e ci si può muovere soltanto lungo di esse, un po’ come l’immaginario collettivo pensa succeda a Torino.
Succedono cose un po’ strane: ad esempio, un “cerchio” assomiglia a un quadrato con i vertici che indicano i quattro punti cardinali, come il segnale di diritto di precedenza, e pi greco = 4, il che semplifica sicuramente la vita per ricordarsene il valore; in compenso le altre coniche sono un po’ strane.
Il testo è sicuramente per giovani studenti: non solo è categorizzato come “Juvenile literature” ma la maggior parte del testo è composto da esercizi, dove la teoria viene per così dire “recuperata”. Un buon acquisto per chi ama divertirsi con i pensieri “cosa succederebbe se…”

Ancora controllori ATM

Ieri sera, di ritorno dai saluti di rito a un’emigrata tornata a casa per Natale e per compiere gli anni, Anna e io abbiamo preso la 91 per tornare a casa, visto che ci era appena passato davanti il 2. Dopo qualche fermata, è salita una squadra di controllori, pardon di tutor di linea prima che mi dicano che io non sono lavorativamente corretto. Sul filobus ci saranno state neanche trenta persone, tra cui mezza dozzina di ragazzotti italiani (uno ubriaco e/o fatto, ancora con la bottiglia in mano) e un paio di stranieri tutti rigorosamente senza biglietto. I tutor hanno fatto un verbale di multa a uno dalla nazionalità a me sconosciuta, immagino per poter dimostrare di aver fatto il loro lavoro; e hanno fatto scendere tutti gli altri “aggratis”. Lo so che state pensando che adesso mi lamenterò di quelli che non solo non pagano il biglietto ma la fanno anche franca; ma il mio pensiero è un altro. Perché mai ATM deve mandare questi tutor in giro? Solo per dimostrare che fa chissà quali operazioni di contollo? Li usi piuttosto per dare informazioni al pubblico, e non faccia in modo da far passare il concetto “basta essere in parecchi e non si paga di certo”. In fin dei conti io ero uno di quelli favorevoli a mettere le forze dell’ordine assieme ai controllori e fare retate: l’unica cosa importante è limitarsi a chiedere i documenti a chi non ha il biglietto e non vuole pagare sull’unghia, e non fare nessuna differenza di lingua, nazionalità e colore della pelle.
Giusto per curiosità: inutile dire che i controllori non avevano la macchinetta per verificare la validità dei biglietti, e quindi ad esempio Anna avrebbe potuto avere il suo abbonamento scaduto. Nel mio caso, invece, il tipo ha guardato il biglietto, si è accorto che la stampigliatura era delle 15:27 e mi ha guardato molto male. Ho dovuto fargli notare che quello non era un biglietto ma un abbonamento giornaliero. Grandi lavoratori, vero?

_Un certo Signor G_ (teatro)

Dall’anno scorso, Milano dedica la prima metà di dicembre a ricordare Giorgio Gaber. Non so perché sia stato scelto questo periodo – morì il giorno di Capodanno – ma non importa. L’anno scorso ero andato al Piccolo a vedere la serata speciale coi biglietti offerti da Telecom; quest’anno abbiamo invece usato il nostro abbonamento e siamo andati a vedere Neri Marcorè che – per solo una settimana – portava a Milano il suo Un certo Signor G.
Beh, Marcorè non ha il naso di Gaber. Però secondo me per tutto il resto andava benissimo. Confesso che non sono mai andato a vedere gli spettacoli del Teatro-canzone, ma più o meno me li immaginavo così, un fluire tra parole e canzoni. La differenza di base è che Marcorè si fa accompagnare da due pianiste (rosse e brave), Vicky Schaetzinger e Silvia Cucchi; però il resto c’è tutto. Tra l’altro, Marcorè suona bene la chitarra, e canta imitando il tono di voce Gaber, ma non leziosamente; d’altra parte è davvero bravo come attore e tiene la scena perfettamente, non èinsomma solo televisivo. Lo spettacolo riprende brani dagli spettacoli di trentacinque anni, da Il signor G. all’ultimo Io non mi sento italiano. Non sono un gaberiano così bravo da capire se siano state fatte delle modifiche ai brani o ai monologhi, a parte l’accenno alla caduta del governo Prodi II perché avevano arrestato la moglie di un ministro; ma questo va al limite a favore della qualità dello spettacolo. I puristi potranno al più lamentarsi che verso la fine dello spettacolo (di un’ora e 40) è apparso in scena un enorme topo, senza però che si riprendesse il tema del Grigio, ma io mi accontento così.
Curiosità: in teoria alle 18 Marcorè presenava in tv “Per un pugno di libri”, e prima di fare i bis ha appunto accennato a dire “beh, riempiamo questi minuti prima della trasmissione”. Io pensavo che registrassero, ma mi dicono che invece è in diretta. D’accordo che gli studi di Corso Sempione sono dall’altra parte del parco, ma i saluti finali sono stati alle 17.50. Il buon Neri Marcorè è anche Flash?

Ingegneria dell’organizzazione

Sono andato a vedere la scheda biografica del deputato Berlusconi Silvio per vedere in cosa è laureato – per la cronaca, io ero convinto che lo fosse in economia e commercio, e invece lo è in giurisprudenza. Oltre a notare che ufficialmente è stato eletto nella circoscrizione… del Molise, il che è evidentemente uno schiaffo morale contro Di Pietro, ho scoperto che nella scheda è anche indicata una seconda laurea, in “ingegneria dell’organizzazione”. Notate che nella biografia ufficiale del nostro PresConsMin non v’è traccia di questa seconda laurea.
In effetti è una laurea honoris causa datagli dall’Università della Calabria, come si legge ad esempio su rep-punto-it. Tralasciando la serietà delle università che si fanno pubblicità elargendo queste lauree, mi chiedo perché uno dovrebbe sentire il bisogno di indicarlo così esplicitamente in un sito ufficiale, considerando che in fin dei conti il signor B. una laurea ce l’ha. E probabilmente quell'”uno” non è nemmeno Berlusconi, considerando che appunto non lo indica nel sito del governo… misteri italici.