Ieri c’è stata l’ennesima aggressione ai danni di una persona. Questa volta l’aggredito è un cinese, gli aggressori un gruppetto di adolescenti romani. Cor&Rep hanno ovviamente pubblicato tutti i loro articoli generati più o meno automaticamente: la retorica è una merce che non soffre mai di penuria. Ma quello di cui mi interessa parlare è il taglio con cui la notizia è stata data ieri da Radiopop. La banda è stata subito presa, praticamente in flagrante, perché un consigliere municipale aveva assistito al pestaggio. Tutto qua. Solo stamattina, da City, ho capito il motivo: il consigliere, Fernando Vendetti, è stato eletto per AN.
Questo tacere il nome del nemico è una cosa che mi fa sempre andare in bestia. Una delle cose che ho imparato da giovane è di ricordarmi sempre di non etichettare automaticamente una persona, ma verificare prima i fatti. È stato uno di AN a fare il suo dovere? Bene, gli si dia il giusto merito. Poi puoi continuare a tuonare contro la politica che quel partito sta facendo a Roma; non c’è nessuna contraddizione. Ma omissioni parziali di questo tipo per me si categorizzano sotto “omertà”.
City (e non solo)
Visto che oggi ho lasciato la bicicletta a casa, mi sono letto City, l’unico free press che almeno quando l’ho preso non era zuppo d’acqua. In questi mesi che sono passati da quando l’avevo avuto l’ultima volta tra le mani, ne sono effettivamente cambiate, di cose.
Innanzitutto il giornale mi pare piu smilzo: solo 32 pagine, metà di pubblicità. Per la precisione, la pubblicità riempie quindici pagine, ma la sedicesima è il redazionalone ATM. Non so quanto sia calata la raccolta pubblicitaria. Per quanto riguarda il testo vero e proprio, a parte quello di cui racconterò in altra notiziola, non ho invece notato una gran differenza rispetto al solito: si sa che scopo secondario dei giornali gratuiti è far passare il tempo di viaggio senza dover impegnare il cervello dei lettori. Possiamo così venire a conoscenza del primo cellulare “made in Ruanda”, a fianco dell’uccisione in Burundi di due albini per farne pozioni magiche; l’avviso che mangiare troppo fa infiammare alcune cellule cerebrali (?) unito a quello che fare una buona colazione fa restare magri (!); il favoloso incipit sull'”evento” della recitazione di sonetti scespiriani da parte di Marianne Faithfull, incipit che vi beccate tutto. «La memoria di un paese non può prescindere dalla poesia. Lo sapeva Fiorello quando mise in musica “Fra Martino”».
Ma l’articolo migliore, ingiustamente relegato sulla cronaca milanese, è indubbiamente I «sex toys» piacciono a una milanese su due. La versione di Vivimilano che ho linkato non rende del tutto l’idea, ve lo dico subito: ad esempio, la frase «E un altro 30% riferisce di averli quantomeno osservati con attenzione» nella versione per metropolitana diventa «tre su dieci ammettono di avr provato perlomeno ad osservarli e toccarli» (grassetto mio). Purtroppo mi sa che i tempi di stampa di City abbiano loro impedito non solo di parlare degli Ig Nobel, ma anche di accennare nella sezione “scientfica” a due notiziole apparse sul Corsera. Se non l’aveste notato, infatti, non solo la mente dei musicisti è diversa (usano “il cosiddetto pensiero divergente“, più o meno come un qualunque opinionista di oggidì), ma soprattutto è stato scoperto un gene “nemico” della lettura. Ma non preoccupatevi: questo gene non tocca l’intelligenza. Si rimane stupidi uguali, soprattutto rispetto a certe letture!
l’email si aggiorna
Per chi è in rete da troppo tempo come me, gli RFC (i “documenti ufficiali” di Internet) che definiscono la posta elettronica erano l’821 per il protocollo SMTP e l’822 per definire il formato di un messaggio email, datati 1982.
Per chi è in rete da qualche tempo, gli RFC al riguardo sono diventati il 2821 e 2822 (del 2001): non è un caso, naturalmente, che siano stati scelti quei numeri di RFC: almeno uno se li poteva ricordare.
Oggi MdI fa sapere che bisogna di nuovo cambiar numero. Questa volta eravamo troppo lontani dall’x822, così si è sommato 2500 all’indice e si è arrivati al 5321 e 5322. In quest’ultimo, immeritatamente visto che negli ultimi anni non ho più seguito la cosa, sono ancora citato negli Acknowledgments :-)
Non è poi così ignobile
Ormai persino gli italiani conoscono gli Ig Nobel Prize, come si può intuire dal fatto che la coppia RepCor stamattina ci abbia subito elargito l’articolo in questione anche se non ci sono donne seminude. Inutile che io faccia i soliti commenti, insomma. Al limite potrei lamentarmi del fatto che l’unico italiano premiato quest’anno sia tornato in patria col programma “Rientro dei cervelli” (e dopo avere detto di come è importante vincere un Ig Nobel, non si è nemmeno presentato alla cerimonia).
Però, a differenza di S., non trovo nulla di male nello studio che ha vinto il premio per la medicina, dimostrando che le medicine finte che costano di più funzionano meglio delle medicine finte che costano di meno. Io non avrei mai creduto che l’effetto placebo fosse così forte, anche se avrei potuto immaginarlo vedendo i prezzi di certi abiti; quindi per quanto mi riguarda quell’articolo è effettivamente utile, a differenza ad esempio di quello che mostra come le pulci dei cani saltino più in alto di quelle dei gatti.
Detto questo, ricordo a tutti che gli Annals of Improbable Research hanno sempre la loro utilità, visto che ti possono aiutare ad azionare un po’ il cervello… a meno che uno non cerchi solo una risata.
Tempismo perfetto
Stamattina sono uscito da casa e piovigginava appena. Visto che a pranzo dovrei passare in via Washington a recuperare la roba che avevamo dimenticato a Usseglio il mese scorso (è una lunga storia), ho deciso di non prendere comunque la bici. Arrivato alla metro, ho provato a comprare il biglietto in edicola ma c’era uno che sembrava essere arrivato al paese dei balocchi cartacei, così dopo un po’ sono passato all’emettitrice automatica per fare il giornaliero. I trenta secondi persi in attesa mi hanno fatto saltare una corsa della gialla, con effetto domino sulla verde e la rossa. Sono così risalito in superficie mentre stava diluviando. Nei quattrocento metri dalla fermata all’ufficio mi sono letteralmente inzuppato pantaloni e scarpe.
E adesso è spuntato il sole.
Cosa non si fa per spiegare la matematica!
La divulgazione matematica in Italia è inesistente, e questo lo sappiamo tutti. Nei paesi di lingua inglese ci sono degli ottimi divulgatori, ma a quanto pare non basta ancora per avvicinare i giovani alla materia – non dico per farli diventare tutti matematici, ma semplicemente per non essere degli “innumerati”. Ed essendo gli americani pragmatici, cercano di fare il possibile al riguardo. Chi come me ha una certa età di rete si ricorderà sicuramente della Britney Spears’ Guide to Semiconductor Physics. Ma quella era una parodia (di Britney, non della fisica); oggi ho scoperto che vengono davvero pubblicati dei libri apposta!
L’attrice Danica McKellar (che in effetti è laureata in matematica…) ha scritto ben due libri, Math Doesn’t Suck e Kiss My Math, pubblicati nei Penguin; entrambi hanno come loro target le ragazze adolescenti. Ammetto che guardando le foto di copertina non è che i libri mi sembrino così interessanti, ma magari sono un prevenuto. Chissà come sarà invece The Manga Guide to Statistics (illustrato, naturalmente…), la cui traduzione dal giapponese sta per arrivare nelle librerie statunitensi. Per quello che ricordo da Holly e Benji, le leggi fisiche sono un po’ stiracchiate nei manga, ma magari in questo caso l’approccio è più serio.
(per la cronaca, tutto questo l’ho scoperto via Wild About Math!)
Game Theory – A Very Short Introduction (libro)
(se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Come cambiano le cose nel tempo! Quando mi capitò di vedere per la prima volta un libretto che raccontava la teoria dei giochi (una vecchissima edizione Zanichelli di fine anni ’70) il tutto era senz’ombra di dubbio matematica. Questo libretto della meritoria serie OUP “A Very Short Introduction” (Ken Binmore, Game Theory – A Very Short Introduction, Oxford University Press 2007, pag. 184, Lst 6,99, ISBN 978-0-19-921846-2) è un testo di economia, con una rapida incursione nel campo biologico. Il teorema del minimax, ai tempi al centro della trattazione, è buttato lì quasi come un inciso; gli equilibri di Nash, che allora non erano neanche trattati, sono rapidamente spiegati già nelle prime pagine, e sono visti quasi come un postulato, mentre si lavora molto sui giochi a informazione non completa, avvicinandosi spesso all’introduzione della casualità.
Una trattazione di questo tipo risulta sicuramente più appetibile per chi è allergico alla matematica, e che trova un testo abbastanza discorsivo e senza troppe formule; il rovescio della medaglia è che ho trovato piuttosto difficile seguire i vari teoremi, che sono stati dimostrati in una maniera pericolosamente simile al metodo “handwaving”, e che i vari esempi di giochi a due persone sono sì minimali e distinti, ma proprio perché minimali rimangono spesso difficili da confrontare al volo. Forse qualche esercizio svolto in più sarebbe utile per impratichirsi di più della materia; ma per essere una introduzione non si deve pretendere chissà che cosa.
Ultima nota per gli anglofobi: la traduzione italiana del libro dovrebbe uscire per Codice entro fine anno.
L’università negli USA
Repubblica lancia alti lai sulla possibile eliminazione dell’esame di italiano degli APP (Advanced Placement Program: in pratica, un portarsi avanti col lavoro, facendo già durante l’High School dei corsi che ti danno crediti per l’università). La situazione deve essere così tragica che non solo Rep.it ha messo dei collegamenti esterni, ma li ha persino colorati in rosso.
Poi uno va a leggere l’articolo e scopre che questo esame è nato due anni fa dopo una serie di spinte politiche, che non viene fatto praticamente da nessuno (ci saranno quasi tre milioni di diciassettenni statunitensi: 1800 persone è lo 0,06%…) e gli americani, da buoni liberisti, dicono “o qualcuno sgancia i soldi o si chiude baracca e burattini”, né posso dar loro torto.
Sì, lo so che dire “mal comune, mezzo gaudio” è un’idiozia. Però mi sembra giusto far notare che non dobbiamo sempre guardare con invidia gli altri… o meglio, dobbiamo invidiarli perché sono capaci ad eliminare le cose inutili e costose.