Quando ieri ho scritto della Repubblica Bolscevica d’Italia, ho citato un paio di articoli della costituzione sovietica che a mio parere erano assolutamente accettabili. Solo che ho commesso un imperdonabile errore: quelli erano gli articoli della costituzione di Weimar, formalmente in uso durante il Terzo Reich anche se l’Ermächtigungsgesetz dava poi a Hitler la possibilità di promulgare leggi senza l’approvazione del Reichstag e quindi saltava direttamente la costituzione.
Spero di non avere fatto troppi danni: garantisco che la mia svista era assolutamente innocente.
Il postino suona sempre zero volte
Beh, magari non è esattamente così. Però in questo periodo il postino qui da noi non si prende la briga di infilare le lettere nelle varie caselle: così quando arrivo a casa mi trovo un pacco di roba sopra le caselle delle lettere, e devo spulciare per trovare la mia roba.
È vero che molte delle caselle sono tappate dalla pubblicità, ma non la nostra, che svuoto tutti i giorni: e anche ieri sera era pulita, tanto che c’era un avviso di raccomandata dentro. E in effetti non è nemmeno detto che sia il postino vero e proprio, ma più facilmente quello di qualche altra azienda: in effetti la lettera che stava fuori era l’estratto conto Amex.
Certo che siamo messi bene con l’attenzione al cliente, nevvero?
Il meglio della SF – l’Olimpo dei classici moderni (libro)
Le antologie di racconti di fantascienza sono abbastanza comuni , ma in questo caso (Gardner Dozois, Il meglio della SF – l’Olimpo dei classici moderni [The Best of the Best], Urania Supplemento n. 38, dicembre 2008 [2005], pag. 329, € 4.50, trad. Delio Zinoni, Piero Anselmi, Marzio Tosello, Nicoletta Vallorani, Gloria Barbieri) abbiamo un'”antologia al quadrato”; Dozios cura infatti da un quarto di secolo una raccolta annuale di racconti, e qui ha scelto letteralmente fior da fiore. Il testo originale è molto più ampio: Urania pubblicherà il tutto in tre parti, e questa è la prima. Ma è proprio tutto oro? Mah. La mia impressione è che le scelte di Dozois siano state tutte verso la cupezza e le distopie, temi che sicuramente rappresentano una parte della produzione fantascientifica ma non sono certo gli unici temi. “La musica del sangue” di Greg Bear e “Kirinyaga” di Mike Resnick mi erano giànoti; per quanto riguarda gli altri, ho apprezzato “Trinità” di Nancy Kress, dove la ricerca scientifica di Dio porta a un risultato inaspettato, e “Neve” di John Crowley, con la tecnologia che non può sostituire nulla. “Cena ad Audoghast” di Bruce Sterling, anche se è in realtà un racconto storico, è carino; “Il mercato d’inverno” di William Gibson è un onesto cyberpunk. Ma “Salvador” di Lucius Shepard, “Il prodotto puro” di John Kessel, e “Strategie stabili per quadri intermedi” di Eileen Gunn almeno a mio parere non sono certo il top della produzione, anche in un periodo come la prima metà degli anni ’80 che certo non brillava per qualità. Non fate insomma cose turche per procurarvelo.
quanto pesano i pesi?
Barbara mi segnala questo articolo del Corsera, della pesista incinta al nono mese che continua a sollevare 35 chili con lo slancio (in due movimenti) e 25 con lo strappo (in un colpo solo), e commenta: «un bimbo di sei anni pesa dai 20 chili in su, e se pensi che accetti di non essere preso in braccio perché la mamma è incinta ti sbagli di grosso. In più, i manubri non si divincolano, non ti sbavano/smoccolano/eccetera addosso, e (che io sappia) mentre ne tiri su uno non succede che un altro ci si appenda urlando “Prima io!!!”.»
Si potrebbe pensare che il problema sia legato al sesso dell’articolista: peccato si chiami Arianna :-)
È primavera…
Dato il combinato di una giornata finalmente serena, dell’essere uscito dall’ufficio un po’ prima del solito – in fin dei conti mi sono mangiato la schiscetta da casa – e del fatto che sono passati quasi due mesi da Santa Lucia, oggi sono potuto tornare a casa senza dovere accendere le luci della bici. Sono cose.
uguale e contrario
Vedo in giro mugugni sulla decisione di PD e IDV di lasciare libertà di coscienza sul voto per la legge Englaro (non facciamo ridere i polli: una legge di una singola frase che non fa nessun distinguo è una legge ad personam, e comunque l’ha detto anche Schifani).
Beh, io ritengo che quello sia il comportamento corretto da tenersi. So di alienarmi la simpatia degli ultimi miei lettori, ma non ci posso fare molto: e comunque non sono né vorrei essere un leader. Fossi un parlamentare, io voterei contro la legge: non perché l’ha scritta Berlusconi, ma perché ritengo che per un paziente in stato vegetativo – non in coma, attenzione – da più di due anni l’alimentazione forzata sia un accanimento terapeutico, e non un semplice sostegno vitale. Detto in altro modo: se io avessi un incidente e rimanessi per due anni in stato vegetativo, io voglio che mi si tolgano alimentazione e idratazione.
Però questo è un tema etico, e io rispetto chi non la pensa come me e ritiene invece che il sondino non sia accanimento (oltre che naturalmente non pensare nemmeno a toglierlo a chi è di questa idea e finisse in stato vegetativo, e altre cose che mi porterebbero però fuori tema). Per me obbligare una persona a un voto, qualunque esso sia, su questi temi è una prevaricazione inaccettabile: anche se il voto imposto fosse il mio voto.
Poi lo so che con il Porcellum nessuno ha la possibilità di scegliere quale persona mandare in Parlamento: ma quello è un problema a monte.
La politica di B16
Lasciate perdere la cordiale telefonata tra Angela Merkel e Benedetto XVI. Queste sono i soliti teatrini ad uso del pubblico leggente, un po’ come la lettera di Obama a Veltroni (anche personalizzabile!)
Io preferisco notare questo e questo. Detto in altro modo i lefebvriani, pur di incassare il loro risultato politico-religioso che è quello di minare dall’interno i risultati del Vaticano II – non ho letto da nessuna parte una ritrattazione delle dichiarazioni “il Concilio? è un’eresia” – preferiscono cogliere al balzo una vicenda drammatica ma tangente rispetto agli ordinamenti, per spostare l’attenzione su cosa si sta davvero facendo.
Ogni somiglianza su quello che avviene dall’altra sponda del Tevere è probabilmente casuale.
Sulla strada ancora (teatro)
I biglietti per andare a vedere ieri Paolo Rossi al Piccolo li avevamo presi il 22 settembre, giusto per dire. D’altra parte, la scelta di fare lo spettacolo alla Scatola Magica dello Strehler (99 posti) significa avere davvero pochi posti a disposizione: e in effetti arrivare ieri sera allo Strehler e trovare il piazzale vuoto è stato un po’ straniante. Poi naturalmente non abbiamo pensato che i posti non erano numerati, e così siamo finiti in ultima fila: amen, tanto la distanza dal palco non era certo tanta.
Non crediate a quello che scrive il Piccolo. La mia impressione è stata che questo spettacolo sia esattamente quello che dice il titolo: Paolo Rossi che cerca appunto di rimettersi sulla strada e ricominciare a lavorare, scegliendo di parlare di cosa gli è successo (ricovero in clinica per disintossicazione etilista). La vicinanza tra palco e spettatori serve per ritrovare il contatto col pubblico, che è la cosa che serve di più a chi fa teatro, come ho sperimentato anch’io molto in piccolo. Il testo è composto da una parte di confessione e un’altra che è praticamente avanspettacolo: molte delle battute che ha fatto sono vecchie e stranote, ma in realtà quello che conta è l’affabulazione, non tanto l’effetto finale. Anche il trucco da Ubu Re (o se preferite da clown o da Joker, come ha detto Anna) è un modo per ritornare alle radici del teatro, anche se Paolo Rossi ribadisce che secondo la sua visione personaggio, attore e persona devono essere tutti presenti in scena.
Attenzione: non sto affatto dicendo che lo spettacolo sia brutto: anzi, è stata un’ora e mezzo molto piacevole. Però forse non è quello che lo spettatore si aspettava da lui.