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I complottisti dell’acqua

Ci sono i complottisti che affermano che le piogge sul percorso del Giro d’Italia sono dovute agli aerei che fanno le riprese dall’alto. Poi c’è una categoria che afferma che l’alluvione in Romagna è stata causata dallo svuotamento delle dighe di Ridracoli e di Quarto, e soprattutto lo “dimostra con i numeri“.

È non solo inutile ma nocivo rispondere a questi tweet, anche se basterebbe mostrare il grafico del riempimento della diga che si trova nel sito subito dopo gli screenshot per vedere che la diga era a tappo da inizio mese e quindi non avrebbero potuto “parzialmente svuotarla con anticipo”, perché con il loro stesso ragionamento avrebbero causato l’alluvione in anticipo; e del resto anche Predappio sarebbe stata sott’acqua, come e più di Lugo e dintorni.

Qui mi limito a far notare alcuni dati. Nell’immagine di destra del tweet si parla di una portata di sfioro di 16 m³/sec, che – ammesso sia rimasta costante nelle 24 ore – dà circa 1 milione e mezzo di metri cubi in un giorno. Per fare un confronto, l’onda tracimata dal Vajont (sempre “per cause naturali”, come ha detto Sallusti), è stata quindici volte maggiore in un tempo molto più breve. (Parto dall’assunto – che non so se sia vero – che la portata di sfioro sia indipendente dal deflusso, partendo dai dati di marzo che ho trovato su Internet Archive; altrimenti i numeri sarebbero ancora più risibili).

Insomma siamo davanti all’ennesimo esempio dell’anumerismo di cui parlavo la settimana scorsa. Solo che in questo caso probabilmente siamo a un livello ancora peggiore: basta la presenza di numeri qualunque perché qualcuno affermi che gli danno ragione, perché evidentemente il loro status è sufficiente.

Aggiornamento: mi dicono che in realtà c’è stato un parziale svuotamento (per la prima volta nella sua storia…) della diga nei giorni precedenti. Quindi o i complottardi sono in malafede o hanno problemi non solo con i numeri.

Ultimo aggiornamento: 2023-05-22 08:44

Aumenti assoluti e costi medi

extracosti

costo medio dei voli più aumento assoluto del carburante

Leonard Berberi ci rende edotti sul Corriere Economia che «la legge sui carburanti verdi per l’aviazione (ReFuelEu) è destinata a far salire il costo dei biglietti aerei in Europa già dal 2025 e fino a 30 euro a tratta dal 2035 (tenendo fissi i prezzi dei voli)». Aggiunge che «Per un mercato come l’Italia — dove l’anno passato la tariffa media per un volo nazionale/europeo di sola andata è stata di 60,6 euro — significherebbe un aumento del 50%.» Ci fa anche il disegnino, che ho riportato in cima a questo articolo.

Ora, il costo del carburante è abbastanza proporzionale alla distanza percorsa. (“Abbastanza” perché a quello che so una parte consistente del carburante viene usato al decollo). E in effetti nel testo troviamo scritto che il costo dei biglietti aumenta fino a 30 euro a tratta. Come si può mischiare un aumento assoluto (i 30 euro) a un costo medio e pensare di avere un risultato sensato? E comunque se poi scrivi che secondo Lufthansa «applicando le quote di Saf ed e-kerosene imposte per il 2030 la spesa salirebbe a 6,1 miliardi, in aumento del 38%.» e questo senza considerare tutte le altre spese, mi spieghi come arrivi al 50%?

(Comunque se non capisco male ci sono altre stime che danno aumenti molto più ridotti)

Riduzioni in negativo


Non entro su vantaggi o svantaggi del rendere (quasi) tutta Milano una “città a 30 all’ora”. Entro però nel fatto che non è vero, come scrive Linkiesta, che “Passando dai cinquanta ai trenta chilometri orari, i tempi di viaggio possono ridursi di due secondi ogni cento metri.” Ovviamente rallentando la velocità i tempi aumentano.
Poi possiamo chiedere perché la differenza di tempo è indicata su cento metri. Su un percorso di tre chilometri abbiamo un minuto in più, che oggettivamente non è una gran cosa, però è più facilmente comprensibile. Forse faceva paura a qualcuno?

(io continuo ad andare in bicicletta o coi mezzi se possibile)

Lo “scontrino medio” non ci dice nulla

Potrei parlare a lungo della doppia mossa dell’attuale governo, che da un lato ha alzato a 60 euro il limite sotto il quale non è obbligatorio accettare pagamenti non in contanti e dall’altro ha eliminato il credito di imposta sulle commissioni bancarie sui pagamenti con carta (che quindi al commerciante non costavano nulla); ma stavolta preferisco focalizzarmi su un classico errore che si trova praticamente sempre sui giornali ma non solo.

La Stampa ci fa sapere che lo scontrino medio è di 47,5 euro, che è meno dei 60 euro del nuovo tetto; e quindi implicitamente vuole dirci che più della metà dei pagamenti saranno sotto soglia. Peccato che la media non c’entri un tubo. Se non ci credete, provate a considerare la media del patrimonio mio, di quello dei miei ventun lettori e di Giovanni Ferrero, e poi ne riparliamo. In questi casi ciò che conta è la mediana, cioè il valore tale per cui metà dei pagamenti sono inferiori ad esso e metà superiore. Per maggior completezza dovremmo avere almeno tutti i decili, vale a dire le suddivisioni in dieci parti uguali quando si mettono in ordine crescente i vari pagamenti, ma accettiamo che in un titolo occorra semplificare.

Il guaio è non solo indicare la media non ha senso logico, ma comunque non ci dice proprio nulla, perché non sappiamo affatto la distribuzione dei pagamenti. E allora perché scriverlo?

Calenda e le percentuali

Su Twitter, Anonymous Christian mi segnala questa perla di Carlo Calenda (e considerata la sua dipendenza da Twitter, mi sa che sia proprio sua e non dello staff), dove il nostro prende le percentuali di voto date dai sondaggi di fine 2021 e i risultati elettorali e mostra che il Terzo Polo (che allora non esisteva se non nelle sue componenti, ma vabbè) è quello che ha avuto il maggiore incremento percentuale.

Un conto così non ha alcun senso. Pensate a un partito che a gennaio avesse il 10%, a maggio fosse sceso all’8% e a settembre fosse tornato al 10%. Prima aveva perso il 20%, poi ne ha guadagnato il 25%; un incremento netto del 5% semplicemente per aver fatto un sondaggio in più! Quando si lavora con le percentuali bisogna fare le differenze, non i rapporti, come del resto si vede tutte le volte che in tv si mostrano i sondaggi. Sennò è ovvio che più piccolo è il partito – e con tutte le sue manie di grandezza quello di Calenda lo è – più gli effetti si amplificano.

Resta solo da capire se Calenda stia cercando di abbindolare i suoi elettori, attuali o possibilo che siano, oppure creda davvero a ciò che ha twittato. Non so cosa temere di più.

PS: vediamo se ora mi blocca su Twitter…

lavoriamo troppo

Secondo Giuseppe Conte (l’audio è qua) in Italia lavoriamo in media 70000 ore annue, mentre in Francia ne fanno solo 50000.

Un giorno ha 24 ore, e un anno (bisestile, esageriamo) ha 366 giorni. Insomma, in un anno ci sono 8784 ore. Lavorare 70000 ore, ma anche solo 50000, in un anno non è proprio banale!

Ps: nel mio socialino di nicchia hanno notato che 70000/42 (gli anni totali di lavoro) fa 1667 circa, che in effetti è il numero medio annuo di ore lavorate. Insomma Giuseppi si sarebbe semplicemente confuso (è un avvocato e professore universitario, mica un contabile!) e intendeva dire “nella vita lavorativa totale”. Ma anche così i conti non tornano. In Francia hanno le 35 ore anziché le 40 settimanali (12,5% in meno) e l’età pensionabile è simile. Da dove viene la differenza del 28%? La mia ipotesi è che quei numeri siano stati sparati a caso, perché nessuno tanto va a verificarli…

Ultimo aggiornamento: 2022-09-23 19:15

due anni e mezzo e non ci sono ancora arrivati

Leggo su Repubblica a proposito dei tanti morti di covid di questa settimana:

Se si prende in considerazione una settimana nella quale si è avuto più o meno lo stesso numero di casi di infezione, quella tra il 6 e il 12 di giugno (i casi furono 144 mila contro i 150 mila di quella appena conclusa), si vede che i morti furno 442, cioè molti meno degli attuali.

Sono due anni e mezzo che ci appioppano giornalmente le statistiche Covid. Penso che anche i sassi sappiano ormai che c’è uno sfasamento di un paio di settimane tra il numero di casi e quello dei decessi. Dunque, che senso ha prendere come confronto due settimane con un numero simile di casi, ma una all’inizio e una alla fine di un’ondata? È ovvio che la seconda vedrà più decessi. Il confronto era da fare considerando il delay, senza curarsi del fatto che il numero di casi sarà ben diverso.

D’accordo, per me questa considerazione è automatica, ma non tutti sono matematici dentro. Verissimo. Ma in due anni e mezzo magari lo si poteva anche cominciare a introiettare. In fin dei conti si è arrivati a guardare i dati settimanali e non giornalieri, così da non stupirsi del fatto che la domenica e il lunedì i nuovi casi calavano per l’orrima ragione che si facevano meno tamponi… (il livello successivo, quello della media mobile a sette giorni, forse è troppo avanzato: ma tanto nel contesto non era indispensabile)

Ultimo aggiornamento: 2022-08-22 14:59

Ah, le traduzioni delle notizie…

Io ricevo la rassegna stampa di Radio3Mondo. Non tanto per il podcast, che non ho mai voglia di ascoltare, quanto per i link alla stampa estera che mi permettono di essere un po’ meno provinciale. Devo però dire che la traduzione dei titoli lascia spesso un po’ a desiderare.

Oggi per esempio uno degli articoli era preso da Le Monde e parlava della distruzione di una libreria palestinese a causa dei bombardamenti israeliani. Magari voi vi chiedereste che diavolo sia un “pilotaggio”: in realtà l’occhiello dell’articolo parlava di “pillonage”, appunto bombardamenti. Ma quello che è balzato subito ai miei occhi è la distruzione – pardon, la “messa in fumo” – di decine di milioni di libri, manco fosse la Library of Congress. In effetti l’articolo parla di “dizaines de milliers”, che anche senza sapere troppo francese è chiaramente “dozzine di migliaia”. (Nota a lato: rendere “dizaines” con “decine” non è un problema, visto che non stiamo parlando di cifre esatte ma ci limitiamo a dare un ordine di grandezza. Confondere migliaia con milioni lo è, anche se una persona che tiene acceso il cervello dovrebbe comunque accorgersi dell’errore).

Non trovate che ci potrebbe essere un po’ più di attenzione, soprattutto in un tempo in cui una passata di Google Translate non la si nega a nessuno? (Pare che gli articoli giornalistici siano tra quelli meglio traducibili dalle intelligenze artificiali, perché usano un linguaggio senza troppi voli pindarici)

Ultimo aggiornamento: 2021-05-21 17:45