Archivi categoria: politica

Secondi lavori per i politici

Leggo via Good Morning Italia che data la crisi ucraina Matteo Renzi si è dimesso con effetto immediato dal CdA di Delimobil, la maggiore azienda russa di car sharing. Altre dimissioni eccellenti sono quelle di Esko Aho (ex premier finlandese) dal CdA di Sberbank e di Christian Kern (ex premier austriaco) dal CdA delle ferrovie russe. Tutta il mondo, o almeno l’Europa, è paese e i politici sono sempre pronti a trovare posti lautamente retribuiti in grandi aziende? Beh, no.

Se diamo credito a quanto scrive Wikipedia, sia Aho che Kern si sono ritirati dalla politica attiva. Nessuno di noi è tanto ingenuo da pensare che la loro cooptazione in quei consigli d’amministrazione sia solamente legata alle loro capacità – anche se Kern prima di entrare in politica lavorava in quel ramo – e non al fatto che abbiano ancora tanti amici e conoscenti nel mondo politico. Però almeno formalmente le cose stanno così. La stessa cosa accade negli USA, per dire: un ex presidente guadagna molto di più dopo il termine del suo mandato ma resta la norma non scritta che non può più fare politica attiva.

Renzi no. Continua a essere senatore e capo del suo partitello. La vedete ora la differenza?

Ultimo aggiornamento: 2022-02-25 11:32

Due no a due referendum

Io sono solo un costituzionalista da tastiera, ma l’avevo scritto sei mesi fa: per come era stato preparato il quesito referendario sul referendum per l’eutanasia, sarebbe stato ben difficile un ok della Consulta. Il punto è che la legge che sarebbe risultata in caso di vittoria dei SÌ non avrebbe semplicemente legalizzato il suicidio assistito, ma avrebbe anche portato alla possibilità di un omicidio di un consenziente, il che è una cosa ben diversa.

Mi sarei invece aspettato l’ammettibilità del referendum sulla liberalizzazione della cannabis, ma in effetti la spiegazione di Amato pare sensata: il taglio anche solo della singola parola “coltiva” avrebbe lasciato aperta la porta – almeno teoricamente – a tutta una serie di droghe molto più pesanti della cannabis. In effetti mi chiedo se non sarebbe stato molto più semplice proporre di togliere dalla tabella I dell’articolo 14 di quella legge l’inciso « 6) i tetraidrocannabinoli e i loro analoghi;» ma magari anche in quel caso ci sarebbero state droghe non leggere liberalizzate. (Per completezza: sempre tecnicamente parlando io leggo il quesito referendario come “potrò coltivarmi la cannabis ma non cederla”, ma sono appunto un costituzionalista da tastiera).

Ma il problema dei referendum italiani è proprio questo. Un referendum abrogativo deve per definizione togliere qualcosa, e non è detto che sia possibile farlo in modo così preciso come si dice di voler fare. (Poi nessuno mi toglie dalla testa il pensiero che non solo Magi e i radicali sapessero esattamente che sarebbe finita così, ma siano andati volontariamente giù di accetta e non abbiano cercato una formulazione con qualche possibilità in più di passare il vaglio della Corte Costituzionale, ma io sono un peccatore malpensante). La Corte ha già affermato che una legge sul fine vita ci vuole, ma come non può farla lei non può nemmeno permettere che sia qualcosa di completamente diverso. Dovrebbe essere il Parlamento a scrivere una legge, in modo da aggiungere e togliere quello che serve. Il Parlamento non ha intenzione di farlo? La colpa è nostra che votiamo le persone sbagliate. Punto.

Povero Sergio

No, cara BBC. Il ruolo del Presidente della Repubblica non è “soprattutto cerimoniale”, come hai scritto. (Ma non ti sei nemmeno accorta che la maggioranza dei due terzi vale solo per le prime tre votazioni). È come se ti dicessi che Elisabetta II ha un ruolo solamente cerimoniale. E non è nemmeno una cosa recente: sessant’anni fa se ad Antonio Segni non fosse venuto un cricco ci saremmo rischiati un golpe interno.

Mi dispiace davvero per Mattarella. Ho visto il suo “discorso” di accettazione: era incazzato nero (e lo capisco). Ma abbiamo un parlamento pieno di gente che ha paura di non arrivare a settembre e quindi alla pensione da onorevole, e che stava votandolo nonostante le direttive di partito, tanto che alla fine si rischiava davvero che venisse eletto per sbaglio… E i leader di partito? Eccoli, in ordine alfabetico.

Berlusconi: quelli che lo avevano convinto che sarebbe potuto diventare presidente dovrebbero essere arrestati per circonvenzione d’incapace. Per sua fortuna ha avuto un momento di lucidità e si è tolto dalla mischia prima delle votazioni.

Conte: non pervenuto. Nulla di diverso da quanto ci si potesse aspettare. Il suo unico risultato è stato quello di ringalluzzire Di Maio (Di. Maio. Capite? quello che nel 2018 voleva l’impeachment di Mattarella)

Letta: ha imparato da Zingaretti la strategia dell’opossum, che anche questa volta è stata vincente. Se ci pensate, è più o meno l’equivalente della battuta quando il sergente chiede alle reclute che i volontari facciano un passo avanti, tutti gli altri fanno un passo indietro e chi sta fermo si trova “volontario”…

Meloni: le possiamo dare un “più” per la coerenza. Vedremo se essere orgogliosamente e da sola a destra le farà guadagnare consensi.

Salvini: è riuscito a bruciare non so quanti nomi – non che fossero chissà che: ci pensate a Casellati col suo telefonino in mano negli incontri di Stato?. Oggi pomeriggio è riuscito a dire che il nome scelto era quello di Casini, poi che Conte e Letta gli avevano proposto Belloni e hanno fatto un improvviso voltafaccia (se Letta fosse stato così furbo, dovrei rivalutarlo eccome!), e poi si è intestata la scelta di Mattarella, che evidentemente per lui è un esponente del centrodestra viste tutte le sue dichiarazioni in questi giorni. Fossi un suo amico gli suggerirei qualche settimana di riposo assoluto, per vedere se riprende a ragionare.

Ok. Presidente, come dicevo sono contento per noi italiani ma mi dispiace per lei.

Fumata nera per il presidente della Repubblica

Mah. Non che mi aspettassi che ci fosse chissà quale candidato con centinaia di voti, ma tutte queste schede bianche mi hanno impedito di verificare la mia ipotesi “il presidente sarà qualcuno con un 5-15 voti alle prime votazioni”. Cartabia è l’unica nel giro – o penserete Cassinelli, De Martini, Rosato o Cappato abbiano chance? – sempre che non riescano a convincere Mattarella a restare ancora un po’ (ma non ci credo)

Disaffezione al voto

D’accordo che il collegio Roma 1 sembra essere più che altro un capolinea dei bus – è la terza volta che votano in questa legislatura, prima Gentiloni e poi Gualtieri sono finiti in altri lidi – ma vedere l’11,3% di affluenza mi fa chiedere quale sia il senso di un sistema elettorale misto come è il Rosatellum – e chissà che uscirà alla prossima legislatura, considerando che i seggi saranno di meno. Persino Potere al Popolo! ha preso meno voti in assoluto, anche se la sua percentuale è comunque aumentata: insomma non ci credono nemmeno i duri e puri…

Ultimo aggiornamento: 2022-01-17 09:54

Nucleare e gas “verdi”?

Lo sappiamo tutti: le scelte che si fanno in casi come questo hanno ben poco di “verde” e molto di lotte politiche tra nazioni europee. Quello che però mi chiedo è la logica dietro la possibile scelta di inserire nucleare e gas naturale tra le risorse “sostenibili”.

Non entro nel merito del costo pratico dello stoccaggio delle scorie nucleari, che è chiaramente il vero problema del nucleare: però capisco che discuterne nel contesto del riscaldamento globale ha senso. Ma il gas naturale, almeno a quanto ne so, contribuisce comunque a generare gas serra: magari meno del carbone, ma comunque ce ne sono. E allora come si fa dire «Il gas naturale dovrebbe essere considerato sostenibile per un periodo di tempo e a condizione che la Co2 emessa non superi i 270 grammi per kilowatt generato e i nuovi investimenti riguardino progetti per rimpiazzare carbone e petrolio.» senza mettersi a ridere?

Google Opinion Rewards e un certo politico italiano

Ogni tanto, tra i sondaggi che Google fa per far racimolare qualche centesimo, me ne sono capitati alcuni di argomento squisitamente politico. L’anno scorso avevo circoscritto il committente a due diverse possibilità: la scorsa settimana il primo messaggio mi ha dato la quasi certezza di chi fosse il mandante, e il secondo ha tolto ogni dubbio residuo. Per i curiosi, eccoveli qua.

Le mie domande sono come al solito curiosità personali a cui non credo potrò avere risposta, a meno che tra i miei ventun lettori ci sia qualche insider che non ha problemi a esporsi :-) Ma tanto l’importante per me è provare a vedere le cose da un punto di vista un po’ diverso da quello tipico da socialcoso oppure da giornale.

(a) Fare sondaggi su Google Opinion Rewards è così economico rispetto a un vero sondaggio? (Probabilmente sì. Io ho guadagnato ben 8+11 centesimi a rispondere alle domande: non so quanto sia l’onorario di Google, ma anche se si trattenesse l’80% dei costi il totale è di un euro a persona).
(b) Fare sondaggi su Google Opinion Rewards segue regole diverse da quelli standard? (Di nuovo, probabilmente sì. Se non sbaglio, i sondaggi politici veri e propri devono essere riportati nell’apposito sito, questi mi sa di no). Chiaramente un sondaggio carbonaro può dare dei vantaggi. Ma soprattutto:
(c) Quale può essere la validità del campione scelto da Google? Non ho idea se chi compra questi sondaggi può specificare i parametri di rappresentatività. So che Google ogni tanto mi chiede l’età, se ho figli e in che campo lavoro, quindi alcuni dati ce li ha. Non che i sondaggi veri e propri diano chissà quale sicurezza: ho appena guardato “Mappa successore Sergio Mattarella” del 22 novembre e ho trovato che per ottenere il campione di 1015 persone hanno avuto 13777 “non rispondenti”.

Spero per Rignano&friends che loro sappiano qualcosa in più di me…

Mario Draghi non è democristiano

Io sono un democristiano dentro. Quando ci sono situazioni di tensione in cui mi tocca stare, cerco tipicamente di trovare un compromesso. (Se posso, abbandono il campo: ma questa è un’altra storia). Mario Draghi no. È possibile che cerchi mediazioni prima di decidere qualcosa, ma quando l’ha decisa non lo schiodi più.

Prendiamo la storia del green pass. Non ho problemi a dire che secondo me non era quella la scelta da prendere, e sarebbe stato molto meglio introdurre l’obbligo vaccinale vero e proprio e non questo suo succedaneo surrettizio, ma tant’è: il governo ha deciso di usarlo non solo per gli spostamenti sovrannazionali, ma anche per accedere ai luoghi di lavoro. Tutti i novax sono insorti, hanno cominciato a fare manifestazioni più o meno autorizzate ogni sabato (con varie diversioni…) e con l’avvicinarsi della fatidica data hanno praticamente monopolizzato le notizie. Evidentemente speravano in un allentamento dell’ultimo minuto. Cosa è successo? Niente. Non si è allentato nulla, sabato pomeriggio ho visto una coda inverosimile davanti a una farmacia che presumo facesse tamponi rapidi (ah: Draghi non ha nemmeno portato a 72 ore la validità di quel tipo di tamponi, tanto per dire) e la vita continua come prima.

L’unica cosa che mi domando è come mai tutti questi protestatari non si siano accorti che non ci sarebbe stata trippa per gatti… e dire che avevano visto come Draghi tratta Salvini!