Nucleare e gas “verdi”?

Lo sappiamo tutti: le scelte che si fanno in casi come questo hanno ben poco di “verde” e molto di lotte politiche tra nazioni europee. Quello che però mi chiedo è la logica dietro la possibile scelta di inserire nucleare e gas naturale tra le risorse “sostenibili”.

Non entro nel merito del costo pratico dello stoccaggio delle scorie nucleari, che è chiaramente il vero problema del nucleare: però capisco che discuterne nel contesto del riscaldamento globale ha senso. Ma il gas naturale, almeno a quanto ne so, contribuisce comunque a generare gas serra: magari meno del carbone, ma comunque ce ne sono. E allora come si fa dire «Il gas naturale dovrebbe essere considerato sostenibile per un periodo di tempo e a condizione che la Co2 emessa non superi i 270 grammi per kilowatt generato e i nuovi investimenti riguardino progetti per rimpiazzare carbone e petrolio.» senza mettersi a ridere?

4 pensieri su “Nucleare e gas “verdi”?

  1. Pla

    La giustificazione “il re è vestito” è la seguente. In questa maniera si da una base legale ai finanziamenti di progetti di graduale (ma veloce) riconversione delle attuali centrali megainquinanti (1Kg/kWh) dell’est Europa. L’alternativa è la chiusura delle centrali esistenti e la creazione da zero di impanti solari, idro e via dicendo, e questa alternativa è molto meno probabile dell’altra. Che ha anche un suo senso.

    Ma il re è nudo. L’est Europa (+ Germania) deve passare da centrali molto inquinanti a centrali ad emissioni zero. Domani. Sì, è difficile. Ma bisogna farlo e basta.

  2. nicola

    Il nucleare è “verde” in relazione alla CO2, anche se pone altri 1000 non trascurabili problemi e non è una risorsa a tempo indeterminato. Il gas metano invece di verde non ha proprio nulla. Fra i combustibili fossili è quello che inquina meno, ma da qui a “verde” c’è una lunga strada. Penso sia una decisione prettamente politica.

  3. mestessoit

    Come è stato detto il problema è in parte pratico ed in parte politico. Dal punto di vista pratico il carbone ha come aggravante che rilascia nell’ambiente anche solfuri e solfiti, che generano le pioggie acide, emissioni di co2 a parte. Inoltre il rendimento energetico del carbone è molto più basso rispetto al metano. In questo senso è molto più verde il metano. In ogni caso stiamo parlando di una scala relativa e non assoluta.

    Politicamente va da sé che non è realistico pensare di ripulire tutto con una dichiarazione di intenti, con stati che hanno bilanci energetici diversissimi: la Francia col nucleare, la Germania col carbone, l’Italia con una netta dipendenza petrolifera. Una politica comune è chiaramente impossibile. Questo senza contare che lo stato politicamente più influente, la Germania, è tra quelli messi peggio e non ha nessun credito politico in merito. Di norma la Germania propone, la Francia si lamenta, e gli si accodano più o meno volentieri al trenino: oggi il locomotore nemmeno parte.

  4. procellaria

    premesso che la questione è più geopolitica che politica, con il riscaldamento climatico e l’inquinamento usati in modo strumentale per colpire un certo antagonista da parte di chi ha potere e volere per farlo, non esiste una distinzione netta tra tecnologia energetica verde e una inquinante. Tutte le tecnologie energetiche pongono problemi ambientali di un qualche tipo in misura maggiore o minore, se quindi non ha molto senso definire una tecnologia verde e un’altra non-verde, avrebbe più senso definirne una più verde di un’altra basandosi su studi di impatto ambientale dalla culla alla tomba. Se vogliamo mettere in graduatoria le tecnologie secondo un criterio di impatto ambientale/unità di energia prodotta potrebbe essere che il carbone risulti essere la più inquinante, perché emette maggiore CO2 per unità di energia prodotta rispetto a tutte le altre fonti fossili, perché comporta l’emissione di maggiori sottoprodotti nella combustione, per l’efficienza intrinseca della centrali a carbone che è più bassa di quelle di altri combustibili fossili, etc. Sono solo ipotesi, potrebbe anche essere vero il contrario in base a dati di tecnologie più recenti. In ogni caso la frase segnalata non mi fa ridere (se non per gli errori terminologici), anzi mi sembra ponga un limite quantitativo e condizioni precise per definire accettabili tecnologie energetiche a gas. Mi farebbe ridere se le centrali a carbone o petrolio avessero emissioni minori di “270 grammi di CO2 per kilowatt” (qui avrebbe magari dovuto essere kWh), ma da un rapido calcolo basato sull’entalpia di combustione del carbonio si trova che con efficienza del 100% una centrale a carbone emetterebbe 400 g di CO2 per kWh, e siccome nessuna centrale termica può raggiungere quell’efficienza (le più avanzate raggiungono il 50%) quell’affermazione di fatto auspica una riduzione di circa i 2/3 delle emissioni di CO2, senza contare il resto.

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