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Ma sono più o meno di 80 euro?

Cinque anni fa, uno dei fattori dell’inopinato successo del PD alle elezioni europee furono probabilmente gli 80 euro al mese elargiti dal governo Renzi a un’ampia fascia di persone giusto in vista del voto. Sono passati cinque anni, ci sono nuove elezioni e un nuovo governo, e a quanto pare i corsi e ricorsi storici si estrinsecano nei rimborsi ai risparmiatori coinvolti nei vari crac bancari: rimborsi che i vicepremier vogliono dare subito e su cui Tria fa ostruzionismo.

Leggendo in giro mi pare di capire che la materia sia molto più complessa di quanto riassunto nei titoli dei giornali: i soldi tecnicamente sono stati stanziati ma c’è il rischio che l’UE li consideri in violazione delle leggi sulla concorrenza, e inoltre ci sono almeno due tipi diversi di crac, quelli delle banche del centro Italia e quelli delle popolari del Veneto. Io mi limito a parlare di queste due ultime banche, perché per una serie di motivi fortuiti – non preoccupatevi, non ho mai avuto a che fare con esse! – ho seguito la vicenda ben prima di quando cominciarono a esserci i titoloni. Il punto è molto semplice: quelle banche non erano quotate in borsa, come al tempo non lo erano in genere le popolari, e pertanto il valore delle azioni era teorico e stabilito direttamente dal consiglio di amministrazione che gestiva gli scambi. Le banche attiravano i risparmiatori facendo loro comprare azioni che – a loro dire – avrebbero avuto un rendimento molto maggiore di quello dei conti correnti: peccato che le perdite delle banche venissero nascoste con l’aumento fittizio del capitale, fino a quando c’è stato il crac e le azioni sono scese a zero. Bene. Perché io devo pagare per gente che voleva farsi i soldi con operazioni finanziarie di cui non capiva niente, un effetto Vanna Marchi all’ennesima potenza? Lo so che in Italia si ama privatizzare i ricavi e statalizzare le perdite, ma mi sarei anche scocciato di essere sempre io quello fregato.

Ultimo aggiornamento: 2019-04-05 09:14

La difesa della razza passa anche dalle borse di studio

Probabilmente questa notizia non è passata molto in giro, se non tra i torinesi e i matematici, quindi penso sia utile mandarla anche agli altri tra i miei ventun lettori. Si è recentemente scoperto – ma sembra che la cosa vada avanti da parecchi anni – che l’Accademia delle Scienze di Torino assegni due borse di studio a laureati «di nazionalità italiana e figli di famiglia italiana», con tanto di richiesta di certificati di nascita.

Alberto Saracco ha scritto all’Accademia, ricevendo una risposta che si può riassumere così: “È vero, ma il lascito testamentario che permette di assegnare queste borse di studio richiedeva espressamente questa clausola”. Come Alberto argomenta, un’istituzione tra l’altro molto prestigiosa avrebbe fatto una figura molto migliore rifiutando il lascito. Non sarebbe cambiato molto nel bilancio dell’istituto, ma almeno non si sarebbe fatta la figura dei razzisti. Leggendo però i commenti, temo che la sua e la mia posizione sia molto minoritaria. Che ne pensate?

(Per completezza: per quanto esecrabile sia stata la persona che ha deciso di istituire le borse di studio, i soldi erano suoi e poteva farne quello che vuole. Io mi sto lamentando dei “complici”)

Liste di proscrizione per i bagni

Questo è il testo della circolare emessa nella scuola dove vanno i miei figli. I bagni (in tutte e tre le scuole che formano il plesso) fanno schifo e puzzano: questo è indubbio. Le due elementari sono edifici che hanno più di cent’anni, ma questo non dovrebbe voler dire molto: non ho idea di come sia la scuola media. Purtroppo l’edilizia scolastica è un macello: se non ho capito male gli edifici scolastici sono di proprietà comunale, non statale, e quindi su budget del tutto diversi.

Detto questo, il punto è un altro. Come può un dirigente scolastico pensare che una schedatura simile – a parte i possibili problemi di privacy – serva a qualcosa? Pensa forse che con una raffinata analisi statistica dei bisognini dei bambini si possa capire chi sia il colpevole di quelle puzze? Le maestre dovranno diventare dei piccoli kapò, almeno fino a che non verrà implementata la tecnologia di avanguardia presentata in questo video?

Ottimizzazione del corriere

Sono appena tornato dalla biblioteca di zona, dove sono andato a recuperare un libro in prestito interbibliotecario. Mentre passavo sul controviale di viale Zara, c’era un camion di Bartolini (anzi BRT come in uso da qualche anno) parcheggiato subito dopo l’Esselunga. Il corriere è poi salito e si è piazzato su un passo carraio (bloccando del tutto il marciapiede, per la cronaca). Mentre uscivo dalla biblioteca ho visto che stava ripartendo… dopo aver lasciato il camion al largo di via Budua. Nella cartina di OpenStreetMap qui a fianco ho indicato i tre punti in cui ha sostato, e ho lasciato la scala per darvi un’idea delle distanze.

Io capisco che i corrieri debbano consegnare pacchi e pacchetti a tutte le ore e in fretta e furia. Non pretendo che si arrivi al livello di UPS che vieta agli autisti di girare a sinistra. Ma non trovate che magari si potrebbe evitare di muovere un furgone a cinquanta metri per volta, e pensare a lasciarlo fermo in uno solo di quei tre posti?

Ultimo aggiornamento: 2019-03-22 18:18

Bispensiero

Ieri, con il mio cappellino Wikimedia Italia, sono andato a una riunione di un gruppo di legali aziendali che fanno regolarmente questi incontri sul copyright. Stavolta si parlava della direttiva europea in dirittura d’arrivo, e tra i relatori c’era nientemeno che Enzo Mazza, presidente della FIMI (i discografici, insomma). Bene: Mazza ci ha spiegato che il famoso articolo 13 della direttiva, quello sul “content filtering” o se preferite sul “value gap” che richiede un controllo sul materiale postato dagli utenti, è in realtà vantaggioso per noi peones! Il motivo? Semplice. Con la direttiva attuale se qualcuno posta materiale sotto copyright può venire citato a giudizio, mentre con le magnifiche sorti e progressive della direttiva il provider ha fatto una licenza preventiva con i titolari dei diritti e quindi è al sicurao.

Ottima narrazione, vero? Beh, proviamo a leggerla da un punto di vista leggermente diverso. Innanzitutto dovrebbe essere chiaro a tutti che la formulazione attuale – ma nemmeno quelle delle varie bozze… – non è pensata contro la pirateria. A parte il fatto che già adesso ci sono leggi per gestirla (occhei, funzionano male ma ci sono), pensateci un attimo su. Secondo voi, una piattaforma pirata andrebbe a chiedere una licenza d’uso ai legittimi proprietari? E anche se gliela chiedesse, perché mai questi dovrebbero dargliela? No, la direttiva nasce per la nonna che posta su YouTube o su Instagram il video del saggio di danza della sua nipotina che ha come colonna sonora un brano sotto copyright. Il titolare dei diritti ci perdeva? Ovviamente no, a meno che voi non crediate che ci sia gente che prende quelle colonne sonore mal mixate. Con la direttiva, però, potrà farsi dare preventivamente i soldi da Google e Facebook. Da un certo punto di vista, però, i due big possono essere contenti: in pratica continueranno a mantenere il loro oligopolio, visto che le eccezioni commerciali ci sono sì, ma sono legate alle piccole dimensioni della startup e soprattutto hanno una durata massima di tre anni. Insomma, sono stati aggiunti altri paletti per la nascita di nuovi modelli, come se non ce ne fossero già abbastanza al momento (leggete i vecchi libri di Barabási per farvene un’idea).

Devo però dire che i titolari dei diritti attuali hanno fatto un lavorone per convincere per esempio l’Associazione Italiana Biblioteche che il testo è un ottimo compromesso, dando loro un contentino per la gestione delle opere orfane. (Ah, tra l’altro, dopo la lettura di Mazza mi è chiaro perché ci sia quello che per me è un obbrobrio legale, che cioè una società di gestione che rappresenta una parte preponderante degli autori possa concedere una licenza anche per opere di autori da essa non gestiti: tutto il giro “pagateci il pizzo e state tranquilli” non funzionerebbe se la licenza non fosse in un certo senso tombale). Mi aspetto una schiacciante maggioranza a favore)

I terroristi di Christchurch

Il viaggio di nozze con Anna partì da Christchurch. Occhei, non mi ricordo molto della città perché ero fuso dal fuso. Quel poco che ricordo era una cittadina che – nonostante fosse pomposamente denominata la capitale dell’Isola del Sud – era sonnacchiosa. Ma stiamo parlando di una nazione dove ci sono dieci pecore per abitante e in cui un terzo della scarsissima popolazione vive nella conurbazione di Auckland.
Sono passati 15 anni, d’accordo, però leggere della strage terroristica contro due moschee mi fa accaponare la pelle. Non è solo l’odio per “l’altro” che si vede: è proprio la volontà di dimostrare di essere loro la maggioranza, cooptando tutti i “resistenti per la libertà” – a parte il Luca Traini de noantri, nomi come quelli di Sebastiano Venier e Novak Vujošević (della battaglia di Fundina), per non parlare di Carlo Martello (che ritorna dalla battaglia di Poitiers). Non fossero i musulmani sarebbe qualcun altro.

Ultimo aggiornamento: 2019-03-15 11:37

“stupro della brutta” e Cassazione

In questi giorni si è parlato parecchio della sentenza della Cassazione, che avrebbe annullato una condanna per stupro “perché la vittima sembra un maschio”. Ora sappiamo bene che i giornali spesso fanno fatica a spiegare per bene le cose, ma stavolta l’articolo di Repubblica mi pareva abbastanza chiaro: la Cassazione ha annullato con rinvio – quindi ha detto che si deve fare un nuovo processo – la sentenza di secondo grado che era stata di assoluzione, perché le motivazioni della sentenza indicavano un pregiudizio delle giudici. Questo tra l’altro torna, perché come ben noto la Suprema corte giudica solo sul metodo e non sul merito; ed è per questo che ci vorrà un nuovo processo.
Quello che mi chiedo è perché allora si parla tanto della Cassazione e non delle giudici d’appello. È Repubblica che non ha capito nulla, e quindi la mia ricostruzione basata su quell’articolo è completamente errata? È la gggente che quando vede la parola “Cassazione” decide che sono il Male Supremo?

Ultimo aggiornamento: 2019-03-11 10:35

Indro verniciato

Montanelli in rosa Sulla storia della statua di Indro Montanelli imbrattata di vernice rosa (ma la vernice lavabile non è quella che stesa sui muri può essere appunto lavata, cosa un po’ diversa da “può essere tolta con l’acqua”?) io ho solo un pensiero, nemmeno troppo profondo.
Discutere sul fatto che Montanelli meriti o no di essere ricordato è una cosa perfettamente lecita, non ci sono dubbi. Per quello che mi riguarda, avrei anche trovato comprensibile che qualcuno gli avesse buttato addosso una latta di vernice quando era in vita. Farlo su una statua che evidentemente non può fare nulla mostra solo che si è forti con i deboli.

(foto: La Repubblica. Se ci cliccate sopra finite sulla loro rassegna fotografica)

Ultimo aggiornamento: 2019-03-10 12:56