“stupro della brutta” e Cassazione

In questi giorni si è parlato parecchio della sentenza della Cassazione, che avrebbe annullato una condanna per stupro “perché la vittima sembra un maschio”. Ora sappiamo bene che i giornali spesso fanno fatica a spiegare per bene le cose, ma stavolta l’articolo di Repubblica mi pareva abbastanza chiaro: la Cassazione ha annullato con rinvio – quindi ha detto che si deve fare un nuovo processo – la sentenza di secondo grado che era stata di assoluzione, perché le motivazioni della sentenza indicavano un pregiudizio delle giudici. Questo tra l’altro torna, perché come ben noto la Suprema corte giudica solo sul metodo e non sul merito; ed è per questo che ci vorrà un nuovo processo.
Quello che mi chiedo è perché allora si parla tanto della Cassazione e non delle giudici d’appello. È Repubblica che non ha capito nulla, e quindi la mia ricostruzione basata su quell’articolo è completamente errata? È la gggente che quando vede la parola “Cassazione” decide che sono il Male Supremo?

Ultimo aggiornamento: 2019-03-11 10:35

3 pensieri su ““stupro della brutta” e Cassazione

  1. en

    parlo come figlio di magistrato. da decenni ho abdicato alla speranza che un resoconto giornalistico in tema di giurisprudenza abbia il minimo riscontro con la realtà. Ciò accade , è vero, anche in altri settori. Ma l’ignoranza e la voglia di stupire, parlando di sentenze, è massima. Temo, alimentata da avvocati di pochi scrupoli

    1. .mau. Autore articolo

      quello che so io è che dietro tanti titoloni “la Cassazione ha sentenziato X!!!121!3!!” basta anche solo leggere i virgolettati delle sentenze per capire che non è poi davvero così. Però in questo caso siamo andati oltre: la Cassazione ha stigmatizzato una sentenza e la gggente dice che sono stati loro ad assolvere. (Sempre se la ricostruzione di Repubblica è vera)

      1. Mestesso

        Per me sarebbe carino vedere le motivazioni della sentenza che la Cassazione ha rigettato: ne troveremo sicuramente delle belle.

        Ho visto tante di quelle sentenze imbellettate di elegantissimo legalese che sanciscono non la giustizia, ma il comodo di almeno una delle due parti.

        Una parta della colpa (e non marginale) è nella scarsa/nulla credibilità dell’insieme avvocati/giudici/processo. I primi intascano una commissione su un iter fatto apposta per prolungare oltre ogni ragionevole misura i loro guadagni. I secondi non hanno incentivi a fare bene le cose ed anzi, se le fanno tropo bene vengono spediti in posti poco raccomandabili. La politica decide che gli conviene di più mantenere il sistema attuale. La gggente, con una certa correttezza, sfancula tutti.

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