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Burocrazia scolastica

La scuola è ripresa lunedì 13. Rispetto all’anno scorso abbiamo un orario provvisorio di 4 ore al giorno anziché 6; meglio delle due ore di allora. Il registro elettronico è stato attivato solo oggi, e si sono dimenticati di archiviare le sezioni di Classroom dell’anno scorso (cosa che lo studente non può fare da PC ma solo da telefono, a quanto pare). Ma non è di questo che voglio parlarvi.

La settimana prima dell’inizio è arrivata la circolare con i moduli per l’uscita non accompagnata da scuola. Moduli che avevano già l’anno scorso, ma passi. Il modulo specifica chiaramente che non è valido per uscita anticipata anche se concordata, nel qual caso occorre che arrivi un genitore oppure un delegato ufficiale. Mi pare un po’ stupido, ma non è un vero problema. Ci sarebbe poi il modulo delle deleghe per recuperare i giovani virgulti, nel caso si mandi qualcun altro. Noi non abbiamo nessuno da mandare, quindi non ho nemmeno fatto la fatica di stampare il foglio. Martedì arriva Cecilia e mi dice che manca il foglio deleghe, che avrebbe dovuto portarlo in classe entro oggi, e ora devo andare in segreteria a consegnarlo.

Se la logica non è chiara, la riassumo. Se voglio che qualcuno prenda i miei figli, faccio un foglio delega. Se la delega non esiste, nessuno che non sia un genitore può prenderli. Ma per la segreteria della scuola questo non è vero: deve esserci una “delega nulla”. (E no, non è un problema di genitori separati che potrebbero rapire i ragazzi; la delega per l’uscita autonoma l’ho firmata solo io). L’unica cosa che mi tranquillizza è che conosco i miei polli. A fine febbraio 2020, per finalizzare l’iscrizione dei gemelli alla prima media, avrei dovuto portare una loro foto. Sono andato con i ragazzi a fare la foto, e poi è arrivato il lockdown. Secondo voi, mi è mai stata più chiesta quella foto?

Contro lo schwa

Per quanto verbosi siano i sostenitori dello schwa per indicare in italiano la desinenza plurale quando gli elementi sono sia maschili che femminili, io continuo a restare dell’opinione che quella sia una sciocchezza, e sono felice che Luca Serianni abbia un’idea simile. Ora, per favore, continuate a leggere.

Per sgombrare il campo da almeno alcuni equivoci, concordo sul fatto che in una lingua come l’italiano (che ha una forte connotazione maschile-femminile) avere un maschile plurale sovraesteso – insomma, se io sono l’unico studente maschio in una classe con trenta studentesse si usa comunque il maschile – non ha un grande senso logico. Lo poteva magari avere quando avere contesti misti non era così comune e comunque le donne sarebbero state in minoranza e in secondo piano: adesso non è più così. Insomma mi sta benissimo che si discutano possibili soluzioni a questo problema, né mi sentirei sminuito se per esempio dal maschile plurale sovraesteso si passasse al femminile plurale sovraesteso, anche nel caso simmetrico di trenta maschi e una femmina.

Il mio problema con lo schwa è che non è una lettera dell’alfabeto. Certo, ora scrivono tutti col telefonino che ormai permette di usarla. Certo, si può rimappare un tasto del pc per aggiungerla, e magari in futuro qualcuno lo farà anche se la lobby dei produttori di tastiere non sarà in grado di affossare la proposta come la lobby degli stampatori affossò quella del Trissino. (Ah, scusate una nota a latere. Io apprezzerei che si tornasse a scrivere “il Mondaini / la Mondaini” simmetrizzando l’articolo che indica il genere della persona, e lasciando il semplice “Mondaini” a chi si definisce non-binary. Non è abbastanza inclusivo?). Pare – ma non ho riferimenti al riguardo – che in questi ultimi anni qualcosa passi dallo scritto al parlato, anche se non vorrei che fossero cose tipo “lollare”.

Ma per me lo schwa rimarrebbe qualcosa di appiccicato, anche se migliore di chiocciola o asterisco perché almeno avrebbe un senso univoco. (Altra nota a latere: il problema dei sistemi text-to-speech che avrebbero problemi con lo schwa è un non-problema. Si fa un aggiornamento per leggerlo. È appunto più difficile fare un aggiornamento per chiocciola e asterisco, che hanno anche altri significati). Si può pensare a un “neutro plurale” come “le uova”, come proponevo l’anno scorso. Si può pensare a una nuova desinenza: eviterei la -s che non fa molto italiano, ma se dicessi “siamo statei” (più che “siamo statie” che mi pare meno riconoscibile all’orecchio) di nuovo non ci sono problemi. Ma tutto questo dovrebbe nascere dal basso e non da una minoranza di gente che sta in rete, come mi pare dica anche Serianni.

Un’ultima cosa. Ancora una volta, l’affermazione che in italiano il suono ǝ non esiste se non in napoletano è assolutamente irrilevante: anche chi in inglese si ferma a “The pen is on the table” con buona probabilità non pronuncia “depèn is ondetàble”. Però io sarò un mezzo eremita ma a me non è ancora capitato di sentire qualcuno pronunciare “Siamo statǝ”. Qualcuno può darmi controesempi?

Multe

Tornati dalle vacanze, ci siamo trovati nella buca delle lettere un avviso di notifica da parte del comune di Milano. Non ci voleva molto a capire che era una multa. Lunedì mattina vado trullo trullo alla “Casa del Comune” con il bigliettino e la carta d’identità di Anna – l’avviso e la nostra macchina sono intestati a lei – e dopo un quarto d’ora di coda mi dicono che no, non si può fare perché deve essere consegnato di persona. Però – e mi dà una pessima fotocopia – se le fa compilare questo modulo allora si può. Alla fine siamo andati entrambi, tanto è abbastanza vicino a casa; stavolta c’erano solo tre persone davanti, ma il singolo impiegato ci ha messo dai cinque ai dieci minuti con ciascuno di loro, comprese consulenze onsite e ovviamente ricerca rigorosamente manuale degli atti.

(Nota: questi atti sono inviati attraverso Nexive. Già una volta facevano rimpiangere il classico postino; ora ho scoperto che sono stati acquistati da PosteItaliane alla faccia dell’antitrust e mi sa che la situazione sia ancora peggiorata. Nota 2: è possibile che se la macchina fosse stata intestata a me l’atto mi sarebbe stato recapitato via PEC, avendo io stabilito il “domicilio telematico” o come si chiama).

Per i curiosi, la multa è un eccesso di velocità in viale Fulvio Testi la mattina del venerdì 2 luglio. Non sappiamo chi fosse alla guida. Non sappiamo nemmeno come mai siamo passati di là – in genere prendiamo il corso più avanti non per l’autovelox ma perché il percorso diretto da casa nostra sarebbe scomodo. Quello che però non capisco è come mai io non sia riuscito a trovare sul sito del comune un’immagine con la foto di quando siamo passati. Anni fa presi una multa a Bologna perché avevo percorso un tratto di preferenziale, e lì la foto era tranquillamente scaricabile. Qui invece nulla: se c’è è ben nascosto. Come mai?

Quello che non dicono sul referendum per l’eutanasia

La Corte Costituzionale ha già esplicitamente affermato alcune cose: che una persona capace di intendere e volere «può già decidere di lasciarsi morire chiedendo l’interruzione dei trattamenti di sostegno vitale e la sottoposizione a sedazione profonda continua» fino al momento della morte naturale e che il Parlamento deve intervenire per emanare una legge organica, cosa che la Consulta non può certo fare (è l’ABC della separazione dei poteri). Visto che a quanto pare il Parlamento da quell’orecchio non ci sente, l’Associazione Luca Coscioni ha deciso di raccogliere le firme (anche digitali, usando SPID) per un referendum. Ma la cosa può funzionare? Ho dei forti dubbi.

Se passasse il quesito referendario, la nuova formulazione dell’articolo 579 del Codice penale (omidicio del consenziente) diventerebbe

Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con le disposizioni relative all’omicidio [575-577] se il fatto è commesso:
1. Contro una persona minore degli anni diciotto;
2. Contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti;
3. Contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno [613.2]

A prima vista sembrerebbe tutto ok: in pratica si otterrebbe la non punibilità del medico che acconsente alla richiesta di morire da parte del malato terminale. Per i minorenni e i malati di Alzheimer che pure avessero scritto in precedenza di voler morire le cose resterebbero comunque come adesso, ma come ho citato sopra la Consulta ha già detto che le leggi attuali non sono non conformi alla Costituzione. [Un inciso. Questo non significa che non possa esserci una legge che permetta il suicidio assistito per queste persone, ma semplicemente che la legge in questione deve essere scritta in modo da rispettare la Costituzione.] Il problema è che fatta così la legge diventerebbe troppo ampia: io potrei chiedere a qualcuno di uccidermi per una qualunque ragione, anche se sono sano come un pesce. Non sono certo un costituzionalista, ma mi sa che questo non rispetti l’articolo 32, comma 2, quando dice «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.» – lo stesso comma che presumo sia stato sfruttato per la sentenza all’inizio. Ergo, io aspetto di vedere se il quesito sarà ammesso prima di decidere il da farsi, e non firmo.

Green Pass e dodicenni

La palestra dove si allenano i gemelli (e dove sarebbero dovuti stare la settimana prima dell’inizio della scuola) ci scrive dicendo che tutti gli atleti over 12 devono avere il green pass, con copia cartacea consegnata la prima volta che si arriva. Per chi ha fatto solo la prima dose da almeno 15 giorni, va bene quello provvisorio fino alla seconda inoculazione. Ok, la legge è quella.

I gemelli compiono 12 anni il 20 agosto, e avranno la prima dose il 30 agosto: ergo, fino al 14 settembre non potranno farsi vedere. (L’opzione “faccio fare loro un tampone ogni due giorni” non è contemplata, visto che l’ultima volta ci ho messo due giorni per far fare un tampone a Jacopo). Va bene così, sperando mi rimborsino i soldi del campus. Però c’è un piccolo problema (generale, non riguarda noi). Anche se noi vaccinassimo il 21 agosto i ragazzi, occorre comunque far passare 15 giorni prima di avere l’ok. E se ricordate, il decreto sul green pass è entrato in vigore 15 giorni dopo proprio perché servivano dei tempi tecnici per avere i 15 giorni. (Che poi uno non trovasse uno slot per vaccinarsi è secondario). D’ora in poi, tutti i neododicenni avranno un buco di due settimane. Sarebbe stato così difficile fare un decreto dicendo che il green pass sarebbe stato necessario per chiunque avesse almeno 12 anni e 15 giorni?

(Ah: è vero che il generale Figliuolo ha gentilmente chiesto di vaccinare i ragazzi anche senza prenotazione dopo il 16 agosto: ma questo per noi significherebbe comunque andare almeno a Voghera, visto che la Liguria dove loro si trovano ha sì reciprocità di vaccinazione con la Lombardia, ma solo per la seconda dose… e i 15 giorni dal 21 agosto ci sarebbero comunque)

sdoganamenti fatti con lo stampino

Come forse sapete, dal primo luglio lo Stato ha deciso che i pacchetti che arrivavano dalla Cina devono pagare l’IVA. Anche i pacchetti spediti fino al 30 giugno ma arrivati in Europa dopo il primo luglio devono pagare l’IVA. E va bene.

Purtroppo un libro che ho ordinato prima della fatidica data negli USA è arrivato in Olanda il 7 luglio, così ieri il postino mi ha chiesto i soldi. Bene (insomma).

Poste Italiane pretende due euro per “oneri e spese di sdoganamento”, che non si sa bene cosa siano ma a me paiono tanto un pizzo. Il punto è che io ho pagato 3 euro. Certo, direte voi, c’è l’IVA al 22% sui 4 euro e 93 di valore! Ti hanno persino fatto risparmiare un centesimo e mezzo! Palle. L’oggetto in questione era un libro, si vede dal pacco, si sente dal pacco e se qualcuno alle poste italiane l’avesse davvero sdoganato avrebbe potuto aprirlo e vedere che era un libro: quindi con l’Iva al 4%, cioè 20 centesimi.

Ciliegina sulla torta: io ho pagato il postino, ma il postino non mi ha dato alcuna ricevuta. Tanto che gliene può importare a Poste Italiane? Gli “oneri e spese di sdoganamento” mica prevedono un pezzo di carta in più. Ennesima dimostrazione di come si fanno le cose in Italia.

Ultimo aggiornamento: 2021-08-12 20:41

Green Pass e controlli

Non entro nel merito della dichiarazione della ministra Lamorgese che specifica che non sta agli esercenti controllare che l’identità di chi presenta un green pass sia proprio quella indicata. Non faccio nemmeno battute sul fatto che chi compra una sim i documenti li deve presentare eccome: in quel caso c’è una legge che lo impone, mentre qui la legge – scientemente o no – richiede solo la verifica del green pass. E in fin dei conti tutta la storia del green pass funziona male, visto che io posso presentare un QRCode stampato o salvato nella galleria delle immagini anche se mi sono poi ammalato. Però…

A qualcuno è venuto in mente di far partire controlli a campione, magari cominciando con quelli che secondo la vulgata non chiedono la certificazione? Se sì, tutto ok. Altrimenti è la solita presa per i fondelli.

Ultimo aggiornamento: 2021-08-10 11:53

Poste Italiane e l’occultamento dei pacchetti


Prima o poi scriverò qualcosa su come è cambiato il mercato dei pacchetti dalla Cina dopo che dal primo luglio è obbligatorio pagare l’IVA anche per i colli sotto i 22 (o 23, non ricordo mai) euro. Per il momento la storia è un po’ diversa.

A fine giugno, quindi prima delle nuove disposizioni, ho acquistato dagli USA un libro usato. Da quelle parti c’è un interessante mercato secondario: se una biblioteca vede che un libro non è stato richiesto per un certo periodo di tempo, se ne disfa e lo cede all’equivalente statunitense dei remainders. Considerando che i miei interessi sono tipicamente di nicchia, sono decenni che sfrutto il sistema per recuperare libri a volte con un grande risparmio rispetto al prezzo di copertina (questo libro mi è costato 4,93€ comprese le spese di spedizione…) e a volte addirittura introvabili. Devo tipicamente aspettare un mesetto, ma non è chissà quale problema.

Ad ogni modo il 30 giugno parte l’ordine; l’8 luglio il libro viene spedito, come si vede dal tracking, e il 13 luglio arriva in Olanda, dove viene smistato due giorni dopo (il 15 luglio). Dopo i cinque giorni di viaggio intercontinentale, passano undici giorni prima che si riesca a fare la tratta europea; immagino che sia stato portato in bicicletta. Altri due giorni di smistamento, e arriviamo al 28 luglio, mercoledì. Bene, anzi male: dopo una settimana abbondante il libro non mi è arrivato. E non vivo in un paesino sperduto nella Barbagia, ma a Milano.

La domanda che mi faccio da anni è se quesoto è un banale problema di incapacità di gestione da parte delle poste italiane, oppure è una scelta ben specifica. La mia sensazione a pelle, corroborata da quello che succede con i pieghi di libri – un modo economico per spedire: un pacchetto fino a 2 kg costa 1,28 euro, confrontatelo con l’euro e 10 di una cartolina… – è che la risposta sia la seconda.

Ultimo aggiornamento: 2021-08-06 11:46