Stamattina Anna e io siamo andati a votare.
Ho scoperto anch’io che i rappresentanti di lista possono stare nei seggi con la spilletta della loro lista (per la cronaca, nei vari seggi nella scuola dove ho votato l’unico rappresentante di lista era da noi). E soprattutto ho scoperto che per le elezioni europee gli aventi diritto al voto erano due in più che per le provinciali. Io ho fatto il gradasso come al mio solito e ho detto “chiaro: sono due stranieri comunitari che sono residenti qua e hanno scelto di votare in Italia”. Anna mi ha subito zittito, facendomi notare che gli stranieri comunitari votano anche alle amministrative, quindi non ha senso: al limite sarebbe dovuto essere il contrario, se loro avessero scelto di votare per le Europee nella loro nazione.
Potrebbe esserci qualche caso strano di militari comandati ai seggi e non residenti in provincia di Milano, ma mi suona strano. Qualcuno ha qualche idea?
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E si occupano di comunicazione
Dalla nostra intranet, in data di mercoledì, da parte della funzione Comunicazione Interna:
«Date le numerose richieste e la gran voglia di partecipare, il termine di adesione per [gruppo di lavoro interno] è prorogato al giorno venerdì 5 giugno».
Considerato che per partecipare occorreva compilare un questionario (durata venti minuti circa), è improbabile che la scorsa settimana così tanta gente non avesse trovato il tempo per compilarlo: molto più probabile che la partecipazione non fosse poi stata così entusiasmante e quindi abbiano cercato di fare quello che io definirei un “richiamo”. Il punto è che naturalmente un richiamo fatto in questo modo è assolutamente controproducente, perché o chi lo legge si accorge di cosa c’è dietro (e immagino siano la maggioranza) oppure non è che siano persone di chissà quale utilità. Capisco al limite evitare di affermare la triste verità, ma magari tirare fuori qualcosa tipo “ci sono stati segnalati problemi all’interfaccia informatica, pertanto prolunghiamo il periodo di adesione” avrebbe forse portato qualche risultato in più.
Se la comunicazione (ancorché interna) è questa, mi sa siamo messi male.
gioco della domenica: Redstar Fall Pro
Il giochino di questa settimana, sempre scovato dal solito pusher, metterà alla prova le vostre capacità di studenti di fisica. In Redstar Fall Pro bisogna far cadere la stella rossa in un punto predefinito, buttando giù vari pilastri e cercando reazioni a catena in stile Acme/Wile E. Coyote. Confermando la mia abilità fisica (teorica e pratica), non sono riuscito a risolvere il primo livello.
Il nostro fattore B non è uguale a quello europeo
Rileggendo (la traduzione del)l’editoriale odierno di El País, mi è venuta in mente una cosa.
In Europa hanno perfettamente ragione a preoccuparsi della deriva peronista italiana. Ma non è quello che dovrebbe preoccupare noi in Italia: c’è qualcosa di ancora peggiore. Il Berlusconi “privato” monopolizza tutti i discorsi e impedisce di vedere quello che manca: un governo e un’opposizione, il tutto in un periodo di crisi economica mondiale. Che manchi il governo, è cosa più che nota; ma anche l’opposizione si è ormai acquietata sullo sparlare di Sìlviolo – cosa molto facile, in effetti – e al limite fare “proposte” evidentemente impossibili da mettere in pratica e quindi farlocche esattamente come le reboanti affermazioni secondo cui tutto sta andando nel migliore dei modi possibili. Ecco, io comincerei a lavorare su questo.
(ex?) monopolista
Giovedì ero a Torino a un incontro per dirigenti e quadri Telecom. Ci è stato chiesto di compilare un questionario – via telefonino, peccato che nell’auditorium i telefonini non pigliassero – dove occorreva mettere in ordine di importanza quindici concetti chiave. Purtroppo non esiste un dio dell’usabilità, altrimenti quelli di Comunicazione Interna sarebbero già stati fulminati da mo’.
Inutile dire che a vincere il sondaggio è stato il magico sintagma “Customer Satisfaction” che fa tanto fine al giorno d’oggi, un po’ come dire “duepuntozero” se si parla di internet. Meno inutile, almeno per quanto mi riguarda, notare che “Etica” è finito al dodicesimo posto; sempre comunque meglio di “Autonomia decisionale e operativa” che è tredicesima e di “Chiarezza degli obiettivi” quattordicesima. Mi sembrava di essere tornato in SIP.
Arrestate quel giornale!
Leggo che Niccolò “Ruthless” Ghedini ha annunciato urbi et orbi – o almeno ad Affaritaliani – che sta “provvedendo a depositare in Spagna una denuncia nei confronti de El País” per le foto di Villa Certosa pubblicate dal quotidiano spagnolo, che nell’occasione mette anche la traduzione italiana dell’articolo: sono cose.
Non sono un leguleio e quindi potrei sbagliarmi, ma c’è una cosa che non mi torna nel ragionamento del successore di Previti. Il fatto che quelle foto siano state sequestrate in Italia non implica certo automaticamente che acquistarle all’estero sia un reato. Il cittadino italiano Zappaddu potrebbe in effetti essere incriminato per aver scattato foto e averle poi vendute, ancorché all’estero; ma se la legge spagnola non vieta quelle cose, El País non ha problemi. Lo so che non è nemmeno detto che Ghedini la faccia davvero, la denuncia, e che tanto la sciura Maria non si accorge della differenza: ma qualcuno mi sa illuminare?
(poi è chiaro che nel ventunesimo secolo o si fa come la Cina o bisogna rivedere completamente il concetto di censura, visto che per l’informazione i confini nazionali non esistono più: ma quello è un altro post)
Viaggio in treno
Michele Boldrin scrive di come si viaggia in alta velocità in Spagna.
Casualmente ieri ho preso il Frecciarossa da Milano a Torino e ritorno. Non mi metto a parlare dell’enorme velocità media di 125 Km/h – e non sono nemmeno partito da Porta Nuova, ma di una piccola cosa. All’andata una signorina ha distribuito ai passeggeri una brochure sull’aumento di capitale Enel: sembrava uno dei “viaggi delle pentole”, il tutto al modico prezzo di 30.50 euro.