Immagino che questa notizia non sia ancora arrivata all’italica stampa, anche perché non l’ho vista nemmeno sulla stampa estera; insomma, vi potete fare una cultura di prima mano. (ok, mentre sto scrivendo questa notiziola il tutto è apparso anche su Slashdot)
Come potete leggere qua, la National Portrait Gallery britannica ha inviato una lettera di minaccia a un utente di Wikipedia (in lingua inglese), perché costui o costei aveva postato sull’enciclopedia una serie di immagini di opere del museo in questione; immagini prese dal sito del museo (con un po’ di fatica, perché bisogna cliccare su ciascuna immagine per ingrandirla: o almeno ho capito così).
Su una cosa Wikimedia Foundation e NPG sono d’accordo: le opere originali presenti nel museo sono nel pubblico dominio. La divergenza è sul fatto che le riproduzioni di tali opere siano sotto copyright o no. Per definizione, una riproduzione non è un’opera dell’ingegno, come invece ad esempio i quadri di Andy Warhol. La legge inglese non è chiara sullo status delle riproduzioni bidimensionali, mentre quella americana esplicita che riproduzioni di opere nel pubblico dominio sono nel pubblico dominio. D’altra parte la NPG è ad accesso libero e quindi deve trovare altri modi per ricavare fondi, come ad esempio pubblicare libri d’arte (è forse anche per quello che le immagini ad alta risoluzione non sono visibili direttamente, ed è sicuramente per questo che hanno minacciato l’utente di Wikipedia in lingua inglese)
La situazione è insomma complicata, anche se dal mio punto di vista vorrei che la fruizione delle opere nel pubblico dominio fosse la più ampia possibile: è vero che posso andare al museo aggratis, ma Londra non è esattamente dietro l’angolo, no? In Italia non avremmo comunque problemi: la legge nostrana vieterebbe anche di pubblicare una foto del Colosseo :-(
Archivi autore: .mau.
problemi a commentare?
Mi è stato fatto notare che era impossibile commentare al mio blog, a meno che non si fosse Commentatori Ufficiali: oltre al danno si aggiungeva la beffa, perché l’ignaro passante era obbligato a iscriversi per commentare, ma poi l’iscrizione non andava a buon fine.
La cosa non era assolutamente voluta: da queste parti i commenti sono moderati, ma non mi interessa sapere necessariamente chi commenta, e quindi l’accesso deve essere libero. Ora dovrebbe essere a posto, almeno per i post nuovi come questo; se qualcuno volesse provare a commentare su un post precedente, gliene sarei grato.
Aggiornamento: sembra di nuovo funzionare tutto!
teatrino ceppalonide
In questi giorni qualche bloggher si è messo a sparlare di Clemente Mastella per questa intervista su Repubblica, dove il neo-eurodeputato si lamenta perché la diaria è solo di 290 euro. Seguono annessi e connessi, frizzi e lazzi.
Naturalmente io non ci credo neppure per un momento che Mastella non sapesse che da questa legislatura gli stipendi a Bruxelles non sono più parificati a quelli nazionali, ma sono uguali per tutti: e d’altra parte Mastella è stato votato, visto che le preferenze alle Europee ci sono ancora.
E poi, scusate, perché l’ex Guardasigilli sarebbe andato a farsi intervistare per un giornale che ce l’ha con lui? su, è tutto un teatrino: volete cascarci sempre?
Uno stato, due monete
La provocazione su noiseFromAmerika è tristemente divertente: avere due monete diverse all’interno dello stato Italiano. Al nord si continuerebbe a usare l’euro, mentre nel centro-sud (e per il debito pubblico…) si tornerebbe alla lira, libera di svalutarsi.
Inutile dire che un’idea del genere è irrealizzabile, e l’articolo di Pizzati spiega semplicemente che qualunque cosa facciamo (vendere tutto il patrimonio pubblico oppure uscire dall’euro) non serve sostanzialmente a nulla. Vi invito però a guardare le due tabelline in alto, quella dello storico decennale diviso per trimestri e di quanto è successo all’inizio del 2009. Come si può notare, le entrate – calcolate rispetto al PIL, quindi scontando inflazione e recessione – sono più o meno costanti, anzi addirittura leggermente migliori; quelle che sono aumentate sono le spese, cresciute di ben tre punti percentuali. Se fate un rapido conto, significa che sono maggiori di quelle dell’anno scorso (trimestre preelettorale, quando si sa che il governo cerca sempre di dare le ultime prebende…) anche al netto dell’inflazione, e lasciamo stare il PIL che crolla (tanto fabbriche lo Stato non ne ha più, quindi non può certo tagliare quelle spese). Il tutto senza nemmeno un piano di stimoli all’economia, nel qual caso si sarebbe potuto dire “vabbè, sappiamo dove sono stati spesi i soldi” (bene o male che siano stati spesi)… o forse qualcuno pensa che sia la Social Card a fare tutta quella differenza?
Ecco, la mia preoccupazione sullo stato dell’economia italiana è riassunta da quelle due tabelline.
Grom ha le zanzare biologiche
Ieri sera Anna e io siamo andati a prenderci un gelato dal Grom che sta dietro piazza Conciliazione. Memore di quanto mi ricordavo dall’anno scorso, sono arrivato con il mio bello spray antizanzare: peccato che mi sia comunque trovato delle punture sulla schiena, attraverso la maglietta. La scena nella gelateria era da film comico, con tutta la gente che si sbracciava come burattini nel vano tentativo di scacciare le succhiasangue; ma se uno alzava gli occhi al soffitto sembrava di passare immediatamente a un horror, con centinaia di insetti pronti a lanciarsi sui clienti.
Mi chiedo se il signor Federico Grom è pronto a pubblicizzare nei suoi cartelloni le zanzare bio, presidio Slow Blood; è chiaro che l’idea di mettere un qualsiasi strumento per allontanarle non può far parte della sua filosofia.
avanti perplessi
Il presidente della Repubblica ha firmato la legge sul pacchetto sicurezza, ma ha inviato alle Camere e al governo una lettera in cui manifesta “perplessità e preoccupazioni”, rompendo un po’ le palle a tutti (tranne probabilmente Berlusconi): basta leggere Repubblica – che immagino faccia parte del gruppone dei “delusi da sinistra” – ma anche l’icastico Jena o Lia Celi. Ci sono anche i “delusi da destra”, che tuonano perché Napolitano non si doveva permettere di fare una cosa del genere, ma di quello parliamo dopo.
Credo che valga la pena di leggere questo fondo di Marcello Sorgi, anche per capire cosa sta succedendo dietro le quinte. La Costituzione (articolo 74, primo comma) dice semplicemente che «Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione.» Tecnicamente, quindi, quello che ha fatto Napolitano non esiste, e quindi i politici della maggioranza avrebbero potuto fare finta di nulla e incassare il risultato. È anche vero, però, che storicamente il presidente della Repubblica ha rimandato indietro le leggi in due soli casi: non c’era adeguata copertura finanziaria, o erano manifestatamente incostituzionali. Non basta insomma una “probabile” incostituzionalità: e questo è corretto, perché nel sistema di contrappesi della Costituzione c’è un organo apposito che deve decidere a riguardo. Il messaggio alle Camere è regolato dalla Costituzione (non che serva a molto, intendiamoci); il messaggio al governo è assolutamente irrituale – ed è quella la cosa che ha irritato molti a destra – ma credo derivi da una scelta politica molto precisa. Il disegno di legge sulla sicurezza era di iniziativa governativa (Berlusconi – Maroni – Alfano; a chi è che ha scritto Napolitano, oltre che ai presidenti delle Camere?) ed è stato approvato a colpi di voti di fiducia. Non ricordo quale esponente del centrodestra si sia lamentato perché scrivere al governo significa svilire il Parlamento che è quello che fa le leggi; devo però dargli atto che è riuscito a dirlo senza fermarsi sghignazzante a metà della frase.
Insomma, non so se Napolitano stia cercando di spostare la Repubblica italiana verso una forma più presidenziale (facendo un implicito favore a Berlusconi), oppure se stia semplicemente cercando il proprio stile, esattamente come hanno fatto tutti i suoi predecessori. Non ritengo che avrebbe potuto rinviare la legge alle Camere; però possiamo discutere sull’utilità pratica del messaggio, se proprio volete :-)
La matematica fa male?
Massimo Lauria mi segnala questo articolo apparso sul Giornale la settimana scorsa, e che recensisce il libro Morti di scienza (che non penso di comprare né di leggere). Occhei, la colpa del titolo (“Cervelloni che scoppiano: la matematica fa male”) non è di chi ha scritto l’articolo, e quindi non gliela imputiamo. Ma andando a leggere il testo, troviamo frasi che non credo proprio siano state modificate da un cattivo correttore automatico. Prendiamo ad esempio «è un dato inconfutabile, però, che il suicidio rappresenti spesso una tragica tentazione per cervelli abituati a dosi esiziali di calcoli di algebra, fisica o meccanica». È un po’ come io scrivessi “è un dato inconfutabile che spesso i giornalisti non sanno assolutamente di cosa stanno scrivendo”. Certo, ci sono stati e ci sono matematici con tendenze depressivo-suicide: esattamente come ci sono medici, muratori e miniaturisti con tendenze depressivo-suicide. Scrivere poi, parlando del suicidio della fidanzata dela matematico giapponese pure suicida Yutaka Taniyama, «È nociva, come il fumo, anche la matematica passiva?», significa prendersi gioco non dei matematici ma di chi è malato. Posso immaginare che Giuseppe Iannacone non abbia mai avuto un gran bel rapporto con la matematica e abbia trovato un modo per vendicarsi più o meno consciamente; ma forse non era il caso.
unresponsive plugin – risolto
Grazie a Damiano, sono riuscito a risolvere il problema dello Shockwave Flash che non funzionava. La risposta era più semplice di quanto pensassi: è stato sufficiente tornare a un punto di ripristino del sistema precedente all’incriccamento del plugin.
C’è solo stato un piccolo problema. La scorsa settimana mi era arrivata una paccata di aggiornamenti di sistema, e tra ieri e oggi credo ce ne fossero ancora. Chiaramente il sistema remoto si è accorto che non c’erano più… e così oggi ho dovuto ribustrappare quattro volte, non perché ne avessi voglia ma perché continuava a chiedermelo. Considerata la rapidità tipica del mio PC di ufficio, è stata una gioia.