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matematto non praticante

Obikà mozzarella bar (aperitivi)

Venerdì sera avevamo preso i biglietti per La Cimice (recensione della quale seguirà) e data la sua lunghezza abbiamo pensato di mangiare qualcosa prima dello spettacolo. La zona dello Strehler non manca certo di posti per un aperitivo: la nostra scelta stavolta è caduta sull’Obikà, che ci aveva fatto una buona impressione appena aperto. Mal ce ne incolse. Il locale non era nemmeno strapieno: non c’erano posti liberi, ma nemmeno gente in attesa. Insomma, una condizione perfetta. Invece no. La logica di questi posti è che tu paghi cifre invereconde per un calice di vino – otto euro, tanto per non fare prezzi – e poi ti mangiucchi le schifezze qua e là. A parte i tempi per riuscire a ottenere le nostre bevande, compresa l’attesa per i due frullati la cui ordinazione sembra essersi persa per strada, bisognerebbe stendere un velo pietoso sul resto. A parte le patate che erano presenti in quantità industriali, i vassoi venivano lasciati vuoti per un bel po’, confidando probabilmente che la gente stufa ordinasse un piatto pronto. A un certo punto era miracolosamente tornata un po’ di roba da mangiare… ma non c’erano più i piattini. Quanto alle posate di portata, solo forchette, niente cucchiai (secondo Simona fanno così per far prendere meno roba. A parte le patate, c’era del “riso” da mettere tra virgolette: io gli ho dato un’occhiata e ho pensato fose meglio lasciarlo al suo posto, chi ha osato servirsene un po’ alla prima forchettata mi ha dato implicitamente ragione non toccandolo più. Il pinzimonio aveva sicuramente visto settimane migliori: il finocchio sembrava essere lì come muta testimonianza di un remoto passato. Poi c’era la “bruschetta”, sempre tra virgolette: i pezzettini potevano essere più correttamente denominati pane raffermo. Il tutto con un sottofondo di musica tunz tunz tunz che magari piacerà anche a qualcuno ma mi faceva solo pensare a una scena di distruzione.
Insomma, pollice verso. Ma molto verso.

“Voglio vedere se non lo votano”

Naturalmente è assolutamente inutile fare una proposta di legge popolare (per cui comunque bastano 50000 firme, ricordo), quando si ha un’ampia maggioranza al Parlamento. E comunque non è che una proposta di legge debba necessariamente diventare legge con quel testo, anche se Berlusconi si guarda bene dal ricordarlo.
Ma naturalmente la manovra è chiara: si comincia con leggi che strizzano gli occhi al popolo per far passare il concetto che non è necessario perdere tempo, e basta che Qualcuno pensi per noi.

La cimice (teatro)

L’ultimo spettacolo dell’abbonamento al Piccolo di quest’anno è stata la riduzione fatta da Serena Sinigaglia dell’opera di Majakovskij, con Paolo Rossi come protagonista. In due parole: non ci è piaciuto, anche se per ragioni opposte.
La Sinigaglia ha deciso di attualizzare la storia, ma senza farne una satira moderna. Così soprattutto il secondo tempo resta senza arte né parte, non fantascientifico, non contro il regime, non secondo quanto scritto dall’autore. Da questo punto di vista il primo atto è forse più fedele, anche se io l’ho trovato troppo lungo e ridondante soprattutto all’inizio.
Per la compagnia, sedici persone che devono fare non so quante parti ciascuna col proprio costume, dev’essere un lavoraccio; forse alcune scene sono un po’ troppo manieriste, ma nel complesso direi che si sono comportati bene… tranne Paolo Rossi, che mi è sembrato completamente fuori posto. Il Prisypkin che ha fatto era un guitto della peggior specie, giusto pronto a cercare di strappare una risata da mestierante. Probabilmente i due tipi vicini a Loris che se ne sono andati via dopo dieci minuti non avevano tutti i torti.

gioco della domenica: Splitter

Da Smartkit, un gioco che si taglia con l’accetta… ehm, no, scusate, mi sono lasciato prendere dall’entusiasmo.
Scopo di Splitter è far arrivare a terra la sferetta che è il nostro protagonista. Il guaio è che non la possiamo muovere, possiamo solo tagliare roba (legno e corde, non metallo o mattoni) e affidarci alla sana vecchia forza di gravità per tirare fuori una catena di eventi che come in un cartone animato di Wile E. Coyote ottenga il risultato desiderato. Occhei: a differenza che in un cartone animato di Wile E. Coyote.
Il gioco è simpatico, e un po’ diverso dal solito.

Il fard di Silvio

Da ieri circolano in reti alcune immagini dove si vede che Silvio Berlusconi, con la scusa di prendere un fazzoletto, tira fuori del cerone per rifarsi il trucco.
Il mio commento al riguardo è lapidario: chissenefrega. Anzi, no. Non solo trovo che se una persona voglia truccarsi ne ha pieno diritto, ma ritengo anche che chiunque stia facendo girare l’immagine per mostrare come Berlusconi non sia adatto a governare l’Italia sia un emerito imbecille, e stia contribuendo a non so quanti altri anni di suo dominio.

Fravia

Scopro da un commento scritto da Stefano Calzetti che Fravia è morto (di cancro al fegato). Il nome probabilmente non vi dirà nulla, e per le cronaca io non ho mai avuto nemmeno uno scambio di email con lui. Però è stato uno dei primissimi link che avevo, (su un file… erano tempi eroici, stiamo parlando della metà degli anni ’90 quando l’idea stessa di avere un sito web era una novità). Searchlore è un sito che ti insegna a cercare: il reverse engineering applicato alla rete, il modo di scoprire pagine non linkate da nessuna parte con tecniche investigative e di intuizione. Un lavoro da Hacker (con la lettera maiuscola, non pensate ai poveretti che immaginano che defacciare un sito sia una figata pazzesca), e per questo stesso fatto poco noto al mondo… nonostante fosse sotto gli occhi di tutti. È di gente come lui che oggi abbiamo ancora più bisogno.

_Star Trek_ (film)

[locandina]Occhei, questo è uno dei rarissimi casi in cui sono stato io a trascinare Anna al cinema. (Povera donna, cosa non fa pur di vedermi davanti al grande schermo!) Io sono cresciuto con i telefilm della TOS, quindi ero curioso di vedere come sarebbero riusciti a fare il prequel… (qui il sito USA, qui l’italiano) e sono restato soddisfatto.
Voi magari direte che mi accontento di poco, e soprattutto che non sono un Vero Trekkie – e avete anche ragione. Però non ho visto molte YATI, se non la presenza nel film di Chekov, che nei telefilm originali è arrivato solo all’inizio della seconda stagione (la leggenda vuole che i russi si fossero lamentati che nella flotta astrale fossero rappresentate tante razze terrestri ma non la loro…). È vero che qua è rappresentato come diciassettenne, ma non vale lo stesso. Per il resto, i tormentoni dei telefilm sono presenti, da Bones che dice “Sono un medico, non un fisico!” a Scotty che urla “Non posso fare di più!” alla missione pericolosa con un agnello sacrificale, in questo caso l’ufficiale Olsen. Soprattutto c’è la famosissima scena del test della Kobayashi Maru, che ho molto apprezzato. Come punti negativi ci sono la tecnica di ripresa a spalla, e soprattutto i troppi viaggi nel tempo e buchi neri, che mi sembrano tanto un’esagerazione. Ma ribadisco: io mi sono divertito.
(ma vi rendete conto che è l’undicesimo film della saga? E che io ho al più un lontano ricordo del numero 7?)