Continuo a non essere un fine costituzionalista, ma mi pare che la sentenza di bocciatura del lodo Alfano (che poi lodo non è, ma semplice legge) è stata davvero pesante, e la Corte Costituzionale, sia pure a maggioranza, ha calato i carichi.
La bocciatura dell’articolo 1 in toto (a questo punto gli altri articoli diventano irrilevanti, visto che l’insieme delle persone cui si può applicare la legge è l’insieme vuoto) è già un punto forte: io mi sarei ad esempio aspettato che ci si concentrasse sulla frase «La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti lassunzione della carica o della funzione.». Ma soprattutto sono stati citati due articoli non certo facili: il 138 che dice che quelle cose devono essere fatte con legge costituzionale (quindi in pratica quattro letture e rischio di referendum) e soprattutto il 3, nonostante gatto Pecorella e volpe Ghedini si fossero affannati a spiegare come Silvio B sia super pares.
Da come leggo io le cose, il PdL si era messo a studiare bene i motivi della bocciatura del lodo Schifani, e aveva costruito il lodo Alfano proprio per ovviare ai rilievi della Suprema Corte; il fatto stesso che sia stato reiterato che la legge comunque lede il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge sta a significare un “non riprovateci più”.
Adesso vediamo cosa succederà: non credo alle “manine ammmericane” evocate dal miglior comico della famiglia Guzzanti, e ho dei forti dubbi sulla volontà della destra di fare una Grande Manifestazione Popolare, il cosiddetto “Corruption Day“. Più facile non succeda nulla, e si lasci finire il processo Mills in prescrizione con qualche nuovo trucchetto. Agli italiani va bene così. (No, non è un caso che non abbia parlato del sedicente centrosinistra)
Archivi autore: .mau.
Paravia: sempre più incomprensibili
Ricordate che lo scorso dicembre il dizionario online De Mauro Paravia era stato eliminato? La giustificazione formale era “non essendo più in vendita il dizionario cartaceo, lasciarne una versione sul sito è fuorviante”. Addirittura era stata messa su una versione su http://old.demauroparavia.it/, un classico compromesso all’italiana per dire “lasciamo il materiale, ma è chiaro che non lo pubblicizziamo”.
Bene, anzi male: oggi se uno clicca lì trova questo testo.
La versione online del dizionario italiano De Mauro Paravia non è più attiva.
Siamo rammaricati ma dobbiamo porre termine al servizio, essendo lopera fuori catalogo. Per le persone interessate alla consultazione del dizionario di lingua inglese segnaliamo il sito Oxford Paravia Concise.
Aggiungo due sole cosette. Innanzitutto, quale sarebbe il rapporto di causa-effetto tra “opera fuori catalogo” e “dobbiamo porre termine al servizio”? È una richiesta di Tullio De Mauro, o no? nel secondo caso, perché non hanno pensato di rilasciare il testo online con una licenza che permetta l’uso privato e personale, anche vietando quello commerciale (e quindi rendendo comunque impossibile l’uso dei lemmi sul wikizionario, ma non si può pretendere tutto dalla vita)? E inoltre, perché nella stessa pagina c’è la pubblicità della versione per cellulari, http://wap.demauroparavia.it/, che stamattina continuava tranquillamente a funzionare? È che tanto il wap non lo ricorda (fortunatamente) più nessuno? oppure si sono banalmente dimenticati di guardare la pagina “fine servizio” che hanno creato per notare la piccola discrepanza logica?
(ah, per vedere le pagine wap su Firefox io uso questa estensione)
Aggiornamento: (9 ottobre) Daniele Gewurz segnala che si sono accorti dell’esistenza della versione Wap e hanno tolto anche quella :-(
Partes Super
Non sono certo un fine costituzionalista, ma non sono proprio riuscito a capire l’uscita di Gaetano Pecorella, che nella sessione della Corte Costituzionale riguardante il Lodo Alfano ha affermato «il premier non è più solo un ‘primus inter pares’, ma è indicato e votato come capo della coalizione presentata agli elettori. Quindi ora c’è una investitura diretta dalla sovranità popolare». Questo è un argomento che va bene a Porta a Porta o Annozero; ma se l’articolo 92 della Costituzione afferma che “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri”, affermare che non è sua prerogativa scegliere in autonomia sarebbe un precedente troppo forte per venire accettato così facilmente. Paradossalmente ha più ragione Niccolò “Mavalà” Ghedini che dice «La legge è uguale per tutti ma non necessariamente la sua applicazione», cosa che è verissima; magari si è scordato che quando si parla di funzioni particolari l’applicazione delle leggi è sì disuguale, ma in peggio e non in meglio.
Ma a parte queste schermaglie legali, immaginiamo pure che sia vero il motivo presentato per la promulgazione della legge, che cioè chiunque potrebbe intentare una causa farlocca contro un’alta carica dello Stato e così indebolirlo. E immaginiamo anche che ci sia un’alta carica dello Stato che non faccia Silvio di nome e Berlusconi di cognome: poverini, gli avvocati del PresConsMin al momento non hanno la possibilità di trovare altri esempi nella storia repubblicana e quindi sono costretti a parlare sempre di lui. Facciamo così l’ipotesi che a novembre nasca il governo Vespa I e vediamo cosa succede. Se a dicembre qualcuno denunciasse il premier perché avrebbe corrotto coloro che preparavano i plastici da presentare in trasmissione in modo da alzare gli ascolti e ottenere più soldi dagli sponsor, potrei capire il rimandare il processo (congelando i tempi di prescrizione, come scritto nel Lodo Alfano) al termine del suo mandato come premier, proprio per le ragioni di cui sopra. Ma immaginiamo ora che la denuncia fosse già stata sporta un anno fa, e l’istruttoria fosse andata avanti. Perché mai bisogna fermare qualcosa che c’è già? Forse che Vespa e tutta l’opinione pubblica non lo sapeva? Senza contare che – per come è fatto adesso il lodo – il taccone è molto peggio del buco. Nel processo, infatti, verrebbe solo stralciata la posizione di Vespa; quindi continuerebbe la causa nei confronti di Davide Mulini, il plastichista che si è preso le mazzette per modificare le ricostruzioni di Cogne e Garlasco e ha improvvidamente chiesto in giro come nascondere il “regalino” del noto conduttore televisivo. Se costui venisse condannato, tutti si chiederebbero “Chi ha corrotto Davide Mulini?” e la sentenza lo espliciterebbe pure. Vi sembra forse che Vespa non sarebbe indebolito?
(occhei, l’ultima frase è fantascienza, ma spero sia chiaro il concetto: sto parlando della legge senza entrare ad personam)
e-ver-sio-ne!
Dopo che il tribunale civile, almeno in primo grado, ha sentenziato che il Lodo Mondadori era una patacca tirata fuori da un giudice corrotto e che quindi Fininvest deve pagare a Cir una paccata di soldi che nemmeno dieci montepremi consecutivi del Superenalotto, la destra insorge: è un «disegno eversivo». Non ne ho ben capito il motivo, visto che la Fininvest non ha nulla a che fare con il nostro governo: non c’entra nulla nemmeno la Rai (che è pubblica ma controllata dal Parlamento), cosa può esserci mai in un’azienda privata?
Non so nemmeno bene cosa abbia a che fare tutto ciò con il disegno, a dire il vero: ma questa è una mia mancanza, visto che i miei ventun lettori sanno benissimo che non so disegnare. Però su “eversivo” posso metterci una buona parola, anzi una buona etimologia. Il termine deriva infatti dall’ormai obsoleto verbo “evertere”, che a sua volta proviene dal latino ex- (da) + vertere (volgere). Scoperto questo ho finalmente capito perché gli avvocati del PresConsMin, solo e unicamente quando una sentenza può gettare una sia pur minima ombra, parlano di eversione. È chiaro: i giudici non si sono più voltati dalla solita parte ma da un’altra!
Grab Tube
Salvare un file sotto YouTube non è mai banale, principalmente perché YouTube stessa cerca sempre di fare in modo di renderlo difficile. A questo punto può valer la pena di usare un programma online: oggi ho trovato Grab Tube, che ci fa il lavoro lui: ricordarsi solo di cliccare col tasto destro per salvare il risultato, e di non avere fretta nella conversione.
La parte che almeno per me è la più interessante è che oltre che salvare il video vero e proprio – in formato MP4, FLV oppure 3GP – si può anche scegliere di salvarsi solamente la traccia audio in MP3. Spesso tutto quello che si vuole è la musica, anche perché il “video” sono giusto immagini fisse; in questo modo la si può recuperare.
Infine dal sito si può convertire il formato di un video, almeno per quanto riguarda i tre indicati su e gli AVI; un convertitore video probabilmente ce l’abbiamo tutti installato, ma se proprio si ha fretta è sempre meglio avere un backup online.
Gino Giugni
Morto Gino Giugni, padre dello Statuto dei Lavoratori. Non ha retto al dolore per la prematura scomparsa della sua progenie.
Aggiornamento: (6 ottobre) a quanto pare non sono il solo ad averlo pensato.
Siamo al completo
altro che sinergie
Non c’è nulla di male se il giornalista di Repubblica vuole segnalare che tra i vincitori dei Macchianera Awards c’è anche un suo collega dell’Espresso, Alessandro Gilioli; in fin dei conti il premio se l’è anche meritato e non vedo perché non fargli pubblicità.
Però, proprio perché lavorano nello stesso gruppo, sarebbe stato meglio avesse prima controllato come si scrive il suo nome :-) (sì, ammetto che il mio cognome è stato storpiato abbastanza spesso perché io sia rimasto sensibile all’argomento)