È un classico, forse l’ho anche già presentato nelle mie notiziole, ma è sempre piacevole.
Da Resistenza Umana – che consiglio anche per gli altri giochini “da ufficio” ritorna l’Antistress virtuale! Schiaccia le bollicine d’aria per sentirle schioccare: è sicuramente meno pericoloso che schiacciare la testa dei vicini di ufficio, anche se ammetto che quest’ultima operazione sarebbe spesso più vantaggiosa.
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problemino matematico (facile)
Alle Cenerentoliadi del gennaio scorso c’era questo problemino matematico. Non è difficile da risolvere, diciamo che i più esperti possono provare a farcela senza fare conti e i solutori più che abili possono provarlo a risolvere tutto a memoria; però il problema è comunque alla portata dei ragazzi delle medie.
Avete i dodici numeri da 110 a 121 e dovete associare a ciascuno di essi un numero da 1 a 12 (tutti diversi, naturalmente), in modo che ciascun numero aggiunto sia un divisore di quello iniziale. Per fare un esempio, se poteste usare i numeri da 1 a 15 e aveste anche il 105, visto che 105=3*5*7 potreste associargli 1, 3, 5, 7 oppure 15=3*5. Nel nostro caso, a 120 si può associare 1, 2, 3, 4, 5, 6, 8, 10 oppure 12. La soluzione è unica.
Trenitalia ha normalizzato
Ieri, primo febbraio, Trenitalia ha “adeguato” le tariffe dei treni locali. Non che abbia trovato informazioni, se non una lettera sul Gazzettino; sicuramente sul sito non ho trovato nulla. Avevo però scoperto la cosa da solo in un altro modo, guardando le tariffe per andare da Milano a Torino Porta Susa.
La distanza tra le due stazioni è infatti di 148 km, mentre quella tra Milano e Torino Porta Nuova è mi pare di 154 km. Visto che la fascia di prezzo scatta a 150 km, c’era una differenza di prezzo non indifferente, intorno al 20%; i frequentatori più assidui lo sapevano bene, e facevano il biglietto da/per Porta Susa. Adesso no. Se non sbaglio, il prezzo Milano-Torino Porta Nuova è rimasto lo stesso (9.55€), ma quello Milano-Torino Porta Susa è adesso identico. Di per sé non c’è nulla di strano: ad esempio, sono anni che tutte le stazioni di Milano sono unificate alla Centrale per quanto riguarda le distanze, e infatti ho sempre scritto “Milano” senza specificare la stazione. Però fa pensare che subito dopo un aumento del 15% del pedaggio autostradale Torino-Milano anche Trenitalia si adegui. Altro che MiTo!
Facebook: abbiamo sbagliato utente
Domenica mi sono connesso a Facebook dal telefonino. Guardo i messaggi nel Wall, e mi accorgo che è di gente che non conosco affatto. Vado in fondo, e scopro di essere connesso come un altro utente, di cui ho dimenticato il nome, ma che sicuramente non conosco.
Vabbè, mi scollego e ricollego e torna tutto a posto. Vabbè, le cose che metto su FacciaLibro sono comunque pubbliche, quindi anche se uno si connettesse e venisse inviato sul mio profilo non imparerebbe nulla di nuovo. Però cosa succederebbe se qualcuno entrato per caso nel mio profilo iniziasse a fare qualcosa di illegale? come potrei dimostrare che non sono stato io? Non sono affatto cose belle.
e se uno trova un bancomat?
Sabato mattina ho trovato vicino allo sportello bancario dietro casa mia una tesserina bancomat, di quelle già col chip: bancomat emesso da Cariparma, con solo un numero di codice e non il nome e cognome.
Io l’ho preso, solo che poi non sapevo assolutamente che fare. Andare dalla polizia o dai carabinieri è una tragedia, perché ti torchiano come se tu l’avessi rubato – e poi sarei così pirla da andare a consegnarlo? – e ci perdi almeno mezz’ora per la denuncia. Alla fine stamattina ho allungato un po’ il mio percorso casa-ufficio, sono andato in una filiale Cariparma e ho consegnato la tesserina a un impiegato: ci pensino loro.
Resta il fatto che c’è parecchio che non va qui da noi, se non viene nemmeno in mente di poter riconsegnare un oggetto smarrito alle forze dell’ordine.
aggiornamento: (ore 17:20) Occhei, l’Alzheimer avanza e di brutto. Due anni fa mi è capitato di trovare una targa, portarla ai carabinieri, e sbrigarmela in cinque minuti. Lo scrissi anche qua sulle notiziole. In effetti mi devo preoccupare.
il battezzo dei giovini
Visto che era la cosa a cui sembravate più interessati, vi comunico che il battesimo è andato bene. Gli invitati sono arrivati tutti in auto senza dover spiegare che andavano a un battesimo e stavano tutti ad aspettarmi davanti alla chiesa… più o meno come a un matrimonio, insomma :-) Per la precisione, vista la giornata fredda ma solatia ho deciso di fare i 1300 metri casa-chiesa portando i giovini sul passeggino in modo da avere l’ola di saluto. I giovini sono stati bravissimi, anche se il battesimo col rito ambrosiano prevede la triplice immersione della testa del giovine, il che non è necessariamente bello per il giovine stesso; il vescovo (che poi è sempre il monsignor Brambilla che ci sposò, solo che nel frattempo ha fatto carriera) ha fatto la sua solita bella omelia; insomma, tutto bene. Al limite qualcuno si è stupito che io stessi in chiesa senza giaccone, solo col maglione: ma si sa che ho il sangue caliente!
Più complicato il rinfresco che abbiamo dovuto fare a casa nostra per impossibilità di affittare una sala parrocchiale: gli invitati ci sono stati tutti, ma il casino era tanto, e i giovani, anche se li avevamo messi al piano di sotto, sono rimasti sbalestrati al pari delle gatte. Stanotte è stata piuttosto pesante…
gioco della domenica: Hoshi Saga
Il gioco di oggi è uno di quelli senza istruzioni. In Hoshi Saga (al momento ci sono quattro versioni diverse del gioco su ludobox.com) bisogna trovare la stella nascosta non si sa bene come nei vari schemi. Gli schemi che ho provato io non sono così difficili; il gioco è comunque un piacevole passatempo.
(via Passion for Puzzles)
Intonazione e temperamento (III)
Riassunto delle puntate precedenti: Pitagora si è accorto che le note musicali potevano essere ricavate da una corda che vibra, man mano dimezzando o moltipllcando per tre mezzi la sua lunghezza. Nel primo caso si otteneva una nota “quasi uguale” (all’ottava sopra), nel secondo una “che stava bene insieme” (una quinta sotto). Peccato che i rapporti delle lunghezze tendevano a diventare dei numeracci troppo complicati per il suo gusto estetico, che dopo tante quinte e ottave non si riusciva a tornare esattamente al punto di partenza, e che la nota che completa l’accordo con quinta e ottava suonava male. Zarlino ha provato a mettere a posto il primo e l’ultimo problema, con la fregatura che adesso suonare in do maggiore e in re maggiore faceva una sottile ma perfettamente udibile differenza. Pietro Aron aveva invece preferito temperare le quinte, abbassando un po’ la loro intonazione per lasciare uguali i vari intervalli tra le note; i rapporti corispondenti diventavano però brutti numeri irrazionali e il giro di quinte e ottave (il “circolo delle quinte”) si chiudeva ancora peggio di prima. Infine Werckmeister aveva scelto un approccio molto più pragmatico, temperando solo alcune quinte a seconda del tipo di musica che si voleva suonare. Gli intervalli tra una nota e la successiva erano generalmente tutti diversi, i rapporti non venivano nemmeno più calcolati, però il circolo delle quinte si chiudeva perfettamente.
Come avrete notato, dopo un promettente inizio nessuno si preoccupò più che i rapporti tra ciascuna nota e la successiva fossero dei numeri “interessanti”; si era indecisi se perlomeno dovessero essere o no tutti uguali tra loro; la chiusura del circolo delle quinte stava diventando davvero importante. Il passo successivo era logico; fregarsene dei valore dei rapporti, e mettere come assioma che il ciclo delle quinte fosse perfetto e che tutti gli intervalli fossero identici. Il corollario è che bisogna dividere l’ottava in dodici parti uguali (per rapporti,non per differenze); ciascun semitono deve pertanto corrispondere a un rapporto pari a 12√2. Questa suddivisione ha preso il nome di temperamento equabile, perché appunto a tutti i semitoni corrisponde lo stesso rapporto. Non che l’idea fosse nuova; già ai tempi dell’antica Grecia Aristosseno di Taranto l’aveva formulata, e ai tempi di Zarlino il matematico e fisico Simone Stevino la propugnava con forza. Solo nel Settecento però si ebbe la possibilità tecnica di calcolare correttamente le suddivisioni; non per nulla in quel periodo nacque anche la chitarra, dove i capotasti ti costringono a suonare con il temperamento equabile.
Alle lezioni di storia della musica ti insegnano che è stato Johann Sebastian Bach a propugnare questa accordatura, scrivendoci su apposta Il clavicembalo ben temperato; oggi però molti studiosi non sono d’accordo, e ritengono che Bach abbia scritto quei preludi e fughe avendo in mente il temperamento Werckmeister I (III). Non sono certo in grado di dare un giudizio netto, ma il batto che l’opera abbia nome ben (“Wohl-“) e non equamente (“Gleich-“) temperato qualcosa lo vorrà ben dire. Ma tanto la cosa non cambia molto; il temperamento equabile ha vinto la guerra, e sono più di duecento anni che si usa solo lui, salvo in casi particolarissimi.
Ecco qua la suddivisione della scala musicale; chiaramente misurarla in cent dà numeri tondi, e in effetti il cent come unità di misura nacque proprio per questa ragione. Non metto i rapporti rispetto alla nota fondamentale, perché tanto sono tutti della forma “radice dodicesima di due elevato a qualcosa”.
Temperamento equabile
do | re | mi | fa | sol | la | si | do |
0 | 200 | 400 | 500 | 700 | 900 | 1100 | 1200 |
Dovrebbe saltare subito all’occhio che l’intervallo di quinta è praticamente uguale a quello dell’intonazione pitagorica e naturale; la cosa non dovrebbe stupirci piu di tanto, visto che abbiamo spalmato il comma pitagorico di errore del giro delle quinte in dodici parti uguali. L’intervallo di terza è invece un po’ migliore di quello pitagorico, ma peggiore di quello naturale o mesotonico; noi non ce ne accorgiamo semplicemente perché siamo bombardati da questo tipo di suoni. Infine è chiaro che si può suonare un brano in una qualunque tonalità e sembrerà assolutamente uguale, proprio per costruzione.
Ma alla fine di tutto questa cavalcata, il temperamento equabile è davvero il migliore? La risposta, come spesso capita, è “dipende”. È sicuramente il più comodo da usare oggigiorno; per il resto è un compromesso sufficientemente accettabile, anche se non perfetto. Accontentiamoci!