Torniamo alla logistica di Posteitaliane. Non stiamo a considerare la topologica che trova più semplice andare a Bologna che a Peschiera Borromeo, né stiamo a considerare gli arrivi-e-partenze immediati che potrebbero essere solo degli effetti collaterali del software che usano. Ma perché ieri alle 10:12 il pacco è partito da Bologna per ritornare allo stesso punto alle 15:55? Peggio ancora: perché alle 20:01 è partito da Peschiera Borromeo per ritornarvici a mezzanotte e un quarto? Aveva paura della pioggia?
Archivi autore: .mau.
Logistica postale
Avevo due ordini Amazon in attesa di spedizione: uno per un libro che uscirà a settembre e un altro per un libro che è uscito giovedì scorso. Quest’ultimo libro non è ancora stato visto nei magazzini Amazon; così Bezos ha pensato bene di prendere i due “libri di scorta” che avevo aggiunto, uno per ordine, per saltare le spese di spedizioni e di inviarmeli.
Entrambi i libri sono stati stampati in UK: così venerdì a mezzogiorno sono atterrati a Malpensa per essere presi in carico – immagino – da Posteitaliane. E loro che ti fanno? li mandano a Bologna, per rimandarli – forse – a Milano oggi. Quello che mi chiedo è come sia possibile che un pacco arrivato da Malpensa per Milano non possa andare direttamente a Milano, e debba farsi 400 chilometri in più tra andata e ritorno… (Che la spedizione parta due volte, una sabato mattina e una lunedì mattina, è una di quelle cose che non mi chiedo nemmeno)
Test della domenica: che tipo di cervello hai?
Test rapido, nove domande, questo a quizony.com. Mi dovrei lamentare perché a certe domande, come la prima su come preferisco rilassarmi, io avrei risposto “in tutti e tre i modi!”, ma lasciamo perdere. Il mio risultato è Creative Thinking:
You can easily visualize objects in three dimensions. You tend to think best when you are moving and you are likely to be particularly skilled at working with your hands. You may enjoy building models and making maps.
Ovviamente io non sono capace a visualizzare oggetti in 3D, e la mia capacità di costruire modelli e mappe, per non dire di lavorare con le mani, è nulla :-) Se volete provarci voi, e se avete voglia di tradurre il test…
_Noi che abbiamo l’animo libero_ (libro)
Sarà sicuramente colpa mia, ma dopo aver letto questo libro (Giulio Giorello ed Edoardo Boncinelli, Noi che abbiamo l’animo libero : quando Amleto incontra Cleopatra, Longanesi 2014, pag. 184, € 14,90, ISBN 9788830438323) non sono riuscito a cogliere il punto che ha portato alla creazione di questo saggio.
Cominciamo con le cose facili: Giorello e Boncinelli hanno entrambi scelto una tragedia di Shakespeare (il primo Antonio e Cleopatra, il secondo Amleto) e ne hanno parlato; poi hano fatto una chiacchierata insieme. Però non sono riuscito a capire tutti gli accenni alli’nfinito nel testo di Giorello, accenni che non si sono poi materializzati in alcun modo (a meno che per infinito si intenda la libertà: tutto è possibile). I brani più interessanti sono quelli in cui fa la disamina delle fonti e di come il bardo scelga di seguirle o no. La sezione di Boncinelli – che va anch’egli alle fonti originali scespiriane – è più chiara, ma principalmente racconta cosa succede nella tragedia. Più interessante l’ultima parte, quella dove i due autori dialogano tra di loro. Ci sono vari spunti interessanti, per esempio le considerazioni sulla storia dell’Inghilterra del tempo che era ovviamente ben nota agli spettatori ma non lo è necessariamente a noi, e che ci fa capire che si possono leggere le vicende delle due tragedie come un prolungamento di quelle sui re britannici. Però rimane il dubbio di fondo. Io leggo volentieri un filosofo e un biologo che parlano di qualcosa fuori dai loro campi, ma mi aspetto che comunque portino esempi legati ai loro studi. La commistione è interessante perché mi fa vedere punti di vista diversi: in questo caso non sono riuscito a vederla, ed è un peccato.
Abbiamo eletto Mineo o Renzi?
Premessa: questa riforma del Senato proposta da Renzi è una porcata; non so se più o meno porcata dell’Italicum, perché a certi livelli le analisi quantitative servono a poco. Con la scusa di eliminare il bicameralismo perfetto (su cui sono anche d’accordo) e tagliare i costi della politica (cosa che in realtà non si farebbe) in pratica si eliminerebbe un ramo del Parlamento senza colpo ferire.
Detto questo, però, non trovo nulla di strano che in Commissione Affari Costituzionali un partito sostituisca il relatore che non segue la maggioranza del partito stesso: le commissioni, salvo in casi particolari votati dal Parlamento volta per volta, non hanno potere legislativo e quindi dovrebbero portare le voci dei partiti, non quelle dei singoli. Sarà poi l’aula a votare a favore o contro il provvedimento uscito dalla commissione. Sarebbe poi stato più serio che i quattordici senatori aventiniani avessero costituito un loro gruppo autonomo: se non ricordo male bastano dieci senatori. A questo punto Mineo avrebbe tranquillamente potuto rimanere nella commissione :-)
Infine un semplice reminder: Corradino Mineo non è stato eletto (nel senso che il Porcellum non prevede di eleggere nessuno se non chi è stato messo in lista in posizione opportuna dai capipartito), ma neppure Matteo Renzi è stato eletto (perché la Costituzione, almeno quella che è in vigore fino a oggi, prevede che il PresConsMin sia nominato dal PresRep). Quindi lasciate perdere le pippe di quel tipo.
_Di 28 ce n’è 1_ (ebook)
È stata dura riuscire ad avere i Rudi Mathematici nel catalogo di Altramatematica, o #40kmate che dir si voglia. Non che loro non fossero interessati, ma chi li conosce sa bene come il loro concetto di tempistica non sia esattamente ottimale. Forse per contrappasso, il loro libro (in formato Kindle su Amazon o in epub su BookRepublic e altri store: prezzo 1,99€) parla proprio del calendario, o per meglio dire della storia del calendario.
Il problema – dal punto di vista della matematica – è che ci sono almeno tre unità di tempo “naturali”: giorno, mese e anno. Peccato che il rapporto tra le loro durate non sia un numero intero, e quindi da vari millenni tutti (no, diciamolo meglio: sacerdoti e/o politici) hanno cercato di trovare la quadra, ciascuno a modo suo. Così esistono calendari lunari, solari e lunisolari; si sono aggiunti e tolti giorni in modo più o meno “scientifico” (lo sapevate, per esempio, che nell’era moderna c’è stata una nazione che in un certo anno ha avuto il 30 febbraio? No, non vi dico quale, ma nell’ebook è spiegato). Paradossalmente, l’unica misura di tempo rimasta stoicamente intatta è stata la settimana, che invece è un’invenzione tipicamente umana: solo i soviet russi tentarono per un paio d’anni di eliminare questo residuo capitalistico, per poi dover soccombere alle abitudini di tutti.
Come sempre, i Rudi Mathematici scrivono in maniera molto piacevole e con una visione non certo ristretta al nostro mondo occidentale: come bonus, poi, avrete la possibilità di scoprire come usare il Giorno del Giudizio per trovare al volo a mente il giorno della settimana corrispondente a una data. Cosa volete di più dalla vita?
non saper pensare in inglese
Saranno quarant’anni che scrivo su una tastiera, prima su una macchina per scrivere (quindi con una tastiera davvero italiana: non solo QZERTY ma con i numeri sulle maiuscole) poi sui primi PC con tastiera americana, e infine – ma sono già venticinque anni – con una tastiera logica US-International, in cui per scrivere le lettere accentate si digita prima l’accento e poi la lettera. Questo significa in pratica che posso digitare senza guardare la tastiera, perché le mie dita sanno dove sono i vari tasti e il mio cervello si accorge quando sbaglio una lettera e dà il segnale per andare sul backspace. Però…
Però questo funziona solo se scrivo in italiano. Con l’inglese faccio una fatica terribile, e vado molto più lentamente. Non è un problema di lettere inglesi che non si usano nell’alfabeto italiano: il mio guaio è proprio che mentre scrivo penso alle parole, e pensare alle parole in inglese mi riesce impossibile. Un po’ la colpa è del fatto che le parole inglesi si scrivono in modo molto diverso da come si leggono: lo conoscete, no, l’aneddoto di George Bernard Shaw che affermava come “fish” si scrivesse in effetti “ghoti”? Un po’ è che comunque se ci sono parole inglesi simili a quelle italiane io tendo a terminarle con una vocale. Insomma, è come se il mio cervello – o forse sono le mie dita? – si rifiutasse di pensare in inglese.
Capita anche a voi?
Come si fa a fare un reclamo alle poste?
Oggi mi sono arrivati gli esiti degli esami del sangue. La busta ha un timbro del 23 maggio. E se ci fosse stato qualcosa di grave?
(per gli increduli: sì, la lettera ha il timbro di PosteItaliane, che si sono prese un euro e settantacinque centesimi per questa consegna di posta prioritaria Milano su Milano. Ma se per questo, oggi mi è anche arrivata la lettera di DBEasy con le spese della carta di credito di aprile, lettera che in genere viene spedita intorno al 10 del mese successivo, anche perché avrei dovuto pagare quelle spese il 3 di giugno)