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matematto non praticante

Quizzino della domenica: pulsanti

Abbiamo una tavola 4×4 con sedici pulsanti, come vedete nella parte di sinistra del disegno. I pulsanti sono illuminati con una lucina rossa oppure verde; cliccando su uno di essi (per esempio quello col contorno nero) tutti i pulsanti di quella riga e quella colonna cambiano colore. Nel nostro esempio si passa alla configurazione della figura di destra.
È sempre possibile, data una configurazione, trovare un insieme di mosse che faccia sì che tutti i pulsanti diventino verdi? (Bonus: nel caso la configurazione lo permetta, sapete anche indicare un algoritmo per ottenere il risultato?)

[clicca il pulsante]

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p158.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Puzzling StackExchange)

_Numeri_ (libro)

[copertina] Come usuale, anche per la mostra Numeri che si sta tenendo in questi mesi nel Palazzo delle Esposizioni a Roma è stato preparato un “catalogo”. (Claudio Bartocci e Luigi Civalleri, Numeri : Tutto quello che conta da zero a infinito, Codice Edizioni 2014, pag. 202, € 25, ISBN 978-88-7578-453-9). Perché ho messo la parola “catalogo” tra virgolette? Semplice. Naturalmente si ritrovano testi e immagini del contenuto della mostra, ma questo libro è qualcosa di più, e secondo me può essere apprezzato anche da chi alla mostra non c’è andato. Bartocci e Civalleri hanno costruito un’opera che rende ancora più chiaro quanto presentato nelle sale romane: vale a dire che la matematica è certo un insieme di strutture e regole a prori, ma anche e soprattutto un’opera dell’uomo. Parlare di matematica umanistica può forse far ridere i più, ma credo che sia il termine più corretto: in fin dei conti calendari, pesi e misure, le stesse monete sono matematica messa in pratica, per non parlare degli strumenti come il regolo calcolatore o le macchine addizionatrici. Tutto questo viene spiegato senza scappare dalla notazione matematica, ma allo stesso tempo ricordandosi che essa è un mezzo e non un fine. Termino segnalando l’amplissima bibliografia, con la nota positiva che ogni sezione inizia indicando le “Letture” che permettono di sapere di più sul tema trattato; la grafica è infine davvero accattivante.

Spam “informativo”

Qualche giorno fa il sito The Pirate Bay è stato messo giù dalle competenti autorità. A quanto pare il sito è stato rifatto da qualche altra parte, ma naturamente occorre diffondere la notizia. Da quanto ho capito qualcuno ha già scritto tutto su Reddit, ma non tutti lo leggono… così ha pensato bene di mandare un messaggio di spam indicando come proprio sito quel messaggio di Reddit. (Beh, immagino che nel messaggio ci sia scritto il nuovo indirizzo… mica sono andato a leggerlo!)
Nuove frontiere…

Google News chiude in Spagna?

Oggi sui giornali, anche italici, si parla molto della decisione di Google di chiudere dal 16 dicembre prossimo il servizio di Google News in Spagna, a causa delle nuove modifiche introdotte dalla Ley 21/2014 che modifica la legge sulla proprietà intellettuale (ma fanno davvero così poche leggi in Spagna? O se preferite, facciamo davvero così tante leggi noi in Italia?) introducendo tra l’altro interessanti punti come il trattamento delle opere orfane

Nel comunicato ufficiale di Google Europe si legge “This new legislation requires every Spanish publication to charge services like Google News for showing even the smallest snippet from their publications, whether they want to or not.” L’articolo 32, comma 2, dice per la precisione

La puesta a disposición del público por parte de prestadores de servicios electrónicos de agregación de contenidos de fragmentos no significativos de contenidos, divulgados en publicaciones periódicas o en sitios Web de actualización periódica y que tengan una finalidad informativa, de creación de opinión pública o de entretenimiento, no requerirá autorización, sin perjuicio del derecho del editor o, en su caso, de otros titulares de derechos a percibir una compensación equitativa. Este derecho será irrenunciable y se hará efectivo a través de las entidades de gestión de los derechos de propiedad intelectual.

e quello che mi lascia perplesso è che – se capisco correttamente lo spagnolo – non sarebbero nemmeno i giornali a richiedere i soldi ma l’equivalente ispanico della SIAE. (Ma dire che il diritto è irrinunciabile è davvero la stessa cosa che dire che deve essere fatto valere? Io credevo che semplicemente non potessi cedere il diritto stesso). Ma lasciamo stare la situazione iberica e vediamo cosa succede a casa nostra.

C’è stata un’interessante discussione su Facebook (sì, si possono fare discussioni interessanti anche su FB, che credete?) con link ad analisi più globali (un articolo ancora di novembre di Bruno Saetta su Valigia Blu) e al nostro giardinetto (Pier Luca Santoro su DataMediaHub). Il mio punto di vista? Beh, quanto scritto da Saetta e Santoro è verissimo, e d’altro canto loro sono sicuramente più esperti di me. Google News serve a Google non per fare soldi – non c’è pubblicità – ma per bloccare i possibili competitor, e i ricavi pubblicitari dei media, come mi ha fatto notare Santoro, crollano per colpa del Programmatic Advertising che salta giornale e concessionaria di pubblicità per mandare direttamente annunci mirati. Saetta è forse perfido nello scrivere che visti i tagli dei fondi governativi per l’editoria la FIEG cerca un’altra mucca da mungere per un tempo indefinito. Ma quello che mi pare interessante è notare come il modello attuale di molti quotidiani è quello di costringerti a cliccare sull’articolo vero e proprio, usando un teaser nella home page che dovrebbe invogliare il lettore a cliccare: ne parlavo qualche mese fa. Ma se il lettore ha a disposizione due ritagli, il primo che non dice in realtà nulla e il secondo che invece dà già qualche informazione, cosa pensate che farà? Se è interessato, probabilmente cliccherà sul secondo; se non è interessato, lascerà perdere tutto. Gli aggregatori di news sono la rovina dei siti meno validi, perché permettono al lettore di accorgersi con uno sguardo che non vale la pena entrarci: volete mettere il bravo internauta che apre coscienziosamente la home page del loro sito e se ne sta lì buonino buonino?

sono solo coincidenze?

[lo spelling!] Come probabilmente sapete, è morto Ken Weatherwax (e non “Wheaterwax”, come scrive Repubblica.it nella sua homepage), la cui notorietà era legata quasi totalmente all’avere interpretato Pugsley nella serie TV La famiglia Addams. Ora, i pratchettiani come me se sentono il cognome Weatherwax pensano subito a Granny Weatherwax. Coincidenza oppure omaggio pratchettiano? Non so. Però il nome di Granny è Esmerelda, e ho scoperto che la nonna della famiglia Addams si chiama Esmeralda. Sempre coincidenze? :-)

Cuore di babbo

Mentre stasera tornavamo a casa da Alpignano, Cecilia e Jacopo contavano le luci natalizie che vedevano per strada. Sono tornato indietro di quarantacinque anni, quando mio papà mi portava in giro e io contavo le luci natalizie…

_Too big to know_ (libro)

[copertina] Giusto mezzo secolo fa, Umberto Eco scrisse un saggio che definì due grandi categorie in cui si può dividere l’umanità: gli apocalittici, quelli che ritenevano che la cultura di massa avrebbe portato solo guai, e gli integrati che invece erano ottimisti e pensavano che ci sarebbe stato un nuovo modo di vedere le cose. Con l’avvento del Web, le due categorie sono tornate a nuova vita: gli apocalittici sono quelli che pensano che la Rete darà il colpo di grazia alla nostra civiltà, mentre gli integrati scommettono su una nuova età dell’oro.
David Weinberger è sicuramente un integrato, come si può anche vedere da questo suo libro (David Weinberger, Too Big to Know : Rethinking Knowledge Now That the Facts Aren’t the Facts, Experts Are Everywhere, and the Smartest Person in the Room Is the Room, Wiley 2014 [2012], pag. 256, $ 16,99, ISBN 9780465085965). L’assunto di base di Weinberger è che il modello di conoscenza che abbiamo sviluppato nei millenni ora non funziona più, perché “c’è troppa roba” e non sappiamo come distinguere il grano dal loglio. Nema problema, però: la rete stessa ci aiuterà a trovare un nuovo metodo per organizzarci, e lo stiamo già vedendo. È davvero così? Mah. Gli assunti di base sono probabilmente veri, nel senso che nella gerarchia DIKW (data, information, knowledge, wisdom) proposta da Russell Ackoff ora abbiamo mandato in overflow non solo dati e informazioni, ma anche la conoscenza. Anche il dire che la soluzione è nei filtri è condivisibile: peccato però che non si sappia quali possano essere tali filtri – e chi ne avesse probabilmente li manterrebbe più segreti della formula della Coca-Cola – e soprattutto Weinberger non dà risposte chiare: i metadati per esempio aiutano sicuramente i computer a processare l’informazione, ma visto che li dobbiamo creare noi umani il problema viene semplicemente spostato. Allo stesso modo, l’affermare “la persona più intelligente della stanza è la stanza stessa” è un bello slogan, ma non spiega come poter sfruttare l’intelligenza collettiva della gente e soprattutto distinguere gli esperti da chi esperto non è. In definitiva, leggete il saggio ma non lasciatevi troppo suggestionare!