Nella sua rubrica sul Post Serra ha messo tra gli svarioni della stampa un titolo sulle marmellate con oltre il 100% di frutta. Ma come scrivevo già nel 2012 non c’è nulla di strano: per fare la marmellata si toglie acqua dalla frutta e quindi una marmellata buona ( = con meno additivi) richiede più di 100 grammi di frutta per 100 grammi di prodotto. Io non sono abbonato al Post (lo è mia moglie) e quindi non posso commentare: qualcuno potrebbe segnalarglielo?
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ELLA non sapeva!
A prima vista uno potrebbe pensare che Giorgia Meloni debba essere sollevata per l’archiviazione della sua posizione nel caso Almasri, mentre partirà la richiesta di autorizzazione a procedere per Piantedosi, Nordio e Mantovano. Ma chiaramente non è così, e se ci si pensa un po’ su la cosa è anche ovvia.
Premessa: l’autorizzazione a procedere è votata dal parlamento, quello che ai tempi di Ruby si è detto convinto che Berlusconi credesse davvero che la fanciulla fosse la nipote di Mubarak. Figuriamoci se qualcuno dei ministri verrebbe mai mandato a processo. Detto in altri termini, la scelta della procura è puramente politica: vuole che resti scritto nero su bianco che si è scelto deliberatamente di rimandare Almasri in Libia, nonostante si sapesse bene che c’era un mandato di cattura internazionale. Realpolitik de noantri.
Ma affermare che Meloni “non sia stata preventivamente informata e [non] abbia condiviso la decisione assunta” è una mossa politica ancora più diretta. Un governo dove il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non segnali al suo capo una cosa del genere sarebbe un governo allo sbando: è vero che la maggior parte degli elettori non se ne accorgerà e non mi pare che l’opposizione cavalchi questa decisione, ma questo non vuol dire che Meloni (che ha studiato) non lo capisca. Considerato che maretta tra i partiti al governo ce n’è già, non poter dire formalmente che la scelta di far finta di nulla (anzi…) è stata presa “per la sicurezza degli italiani” non rafforzerà certo la coalizione. Non che in effetti la cosa serva, vista l’opposizione che ci troviamo, ma non si sa mai…
Che c’entrano le buche?
Se guardate questo titolo (“Buche in strada, il Comune di Milano non è tenuto a risarcire chi cade. Il giudice: «I cittadini devono stare attenti»”), magari vi fate un’idea di cosa è successo: gli avvocati milanesi sono riusciti a convincere un giudice che le strade meneghine sono perfette così come sono, e se non sono perfette è un nostro problema. Poi però magari andate a leggere l’articolo e scoprite che le cose sono molto diverse. Non si parla di buche ma di una di quelle canaline passacavi ben segnate in giallo, la caduta è avvenuta in pieno giorno nei vialetti della Biblioteca degli Alberi e il tizio che si è rotto spalla e bacino andava in monopattino (mi chiedo a quale velocità, considerando anche che quei vialetti sono ciclopedonali…) Onestamente non vedo come la sentenza avrebbe potuto essere diversa.
Sarebbe bastato aggiungere un “sempre” prima di “tenuto a risarcire” (e magari togliere il commento) e il titolo ci stava. Però evidentemente il titolista aveva fretta…
El Tuca Tuca unido jamás será vencido
La notizia è apparsa (sotto paywall) su Repubblica, quindi me la sono letta in spagnolo su La Vanguardia, tanto non mi serve nemmeno usare il traduttore automatico. Che è successo?
Quest’autunno ci saranno le elezioni presidenziali in Cile, e il centrosinistra locale ha scelto come candidata Jeannette Jara, una comunista (la prima dopo Allende, speriamo che non faccia la stessa fine). Come parte della campagna elettorale, la libreria Libre Arte di Santiago ha preparato un poster 50×70 con una foto della Carrà da giovane, la scritta “Siempre voto comunista” e il testo “Raffaella Carrà, una di noi” (in italiano) e in mezzo una falce d martello. La frase è una citazione: nel 1977, in un’intervista al periodico spagnolo Interviu, la Raffa nazionale aveva espresso con forza le sue opinioni politiche. Ma anche negli anni ’80, quando andò spesso in Cile a partecipare ai festival canori locali, rivendicò sempre nei suoi discorsi la sua fede politica: cosa non banale, considerando che in quegli anni c’era la dittatura di Pinochet.
Sapevo che la Carrà era un’icona gay, cosa che le faceva piacere: non pensavo che fosse anche un’icona della sinistra!
Quizzino della domenica: Tanti logaritmi
759 – algebra
Se log2(log3(log5(log7 N))) = 11, dove il pedice indica la base del logaritmo, quanti sono i fattori primi distinti di N?

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p759.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema #12 dell’ASHME 1998)
Le relazioni anomale (ebook)
[Disclaimer: Ho ricevuto una copia per recensione]
Avevo già letto il libro precedente con protagonista Linux Kimura. Questa volta troviamo due racconti lunghi che l’autrice ha deciso di riunire in un solo libro, per dare più valore all’acquirente come dicono sempre gli americani. Parto dal secondo racconto, che mi è piaciuto un po’ di meno forse perché era chiaro dove la storia ci avrebbe portato, anche se devo riconoscere che il finale non era per niente prevedibile. L’idea dell’AI una e trina che fa da accusa, difesa e giudice nel dibattimento è però favolosa. Il primo racconto è invece un’esplosione di colpi di scena, una vera gioia per la lettura, anche senza considerare le relazioni tra umani, iperumani, androidi e intelligenze artificiali. Rispetto a un classico cyberpunk si ha il vantaggio di un mondo molto meno cupo, anche se non per questo bucolico.
Sto aspettando che Okada mantenga le promesse e porti Kimura al di fuori della Terra: sono certo che ci saranno ancora nuove entusiasmanti avventure.
Tadako Okada, Le relazioni anomale : Due incarichi per Linux Kimura, Forevera 2025, pag. 361, € 3,99, ISBN 9798292654865 – come Affiliato Amazon, se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me
Voto: 5/5
Parcheggi a tempo
Io mi stupivo del parcheggio del Lidl dalle parti di casa mia, che dopo i primi 90 minuti di sosta gratuita costa 10 euro l’ora o frazione. Ma questo Aldi è ancora peggiore: dopo 80 minuti il costo è di 15 euro per ora o frazione.
Vedendo come almeno il parcheggio Lidl è ormai sempre semivuoto (quello Aldi è sopraelevato e non ho idea) potrei pensare che una tariffa giornaliera di 10-15 euro potrebbe essere un buon compromesso…
odissee ferroviarie (e no)
Lunedì nel tardo pomeriggio Anna doveva prendere un treno per andare a Chiavari, perché martedi mattina sarebbero arrivati gli operai a montare la rete salvagatto sul balcone. Di solito non c’è problema: in due ore e mezzo si arriva con un Intercity. Ma quest’anno stanno lavorando sul ponte ferroviario sul Po e quindi la linea è bloccata. Trenitalia offre due possibilità: alcuni treni vanno a Piacenza e ritornano a Voghera (un’ora in più di tempo), oppure si possono prendere dei bus sostitutivi Milano-Genova e riprendere il treno (un’ora in più di tempo). Visti gli orari, Anna aveva scelto la seconda opzione. Solo che il bus non parte da Milano Centrale ma da Famagosta (il che ha anche senso, sei praticamente già sull’autostrada). Di solito questo non sarebbe un problema, ma quest’estate ATM ha chiuso la tratta della verde tra Garibaldi e Cadorna per rinnovo binari, “tanto si può bypassare il blocco cambiando linee”. Questo però significa che da casa nostra devi fare un giro gialla+rossa+verde che non passa più, soprattutto con una valigia. A questo punto dico “dai, ti porto in macchina fino a Famagosta”. Attraversare Milano in macchina richiede di solito mezz’ora, il bus partiva dopo tre quarti d’ora e siamo a fine luglio: che problemi ci sono?
I problemi sono i lavori stradali (e un incidente che ci siamo anche beccati per strada). Siamo arrivati due minuti prima della partenza del bus, con il piccolo problema che non sapevamo assolutamente da dove partisse, e non abbiamo trovato nessun cartello che ci desse indicazioni. (Per la cronaca: sul biglietto c’era scritto in piccolo “dalla fermata ATM 11114”. Finita l’avventura ho controllato sul sito ATM, e la fermata è sul lato di viale Famagosta e non dove fermano tutti gli altri bus anche intercomunali.) Insomma non abbiamo capito dove andare, e il bus è partito. Che fare? Dico ad Anna “ok, siamo in macchina all’inizio dell’autostrada: andiamo verso Genova e ti lascio dove ci sono di nuovo i treni”. La mia prima idea era Tortona, poi mi viene in mente che Voghera arriva prima: Anna verifica, e in effetti da Voghera parte un Intercity… che è quello che comunque avrebbe preso una volta scesa dal bus per andare a Chiavari.
Arriviamo in stazione con un enorme anticipo (tre quarti d’ora). Qui indicazioni ce ne sono, ma per tornare a Milano. La stazione a quanto pare è affidata a Trenord, la biglietteria è chiusa, la macchinetta automatica Trenitalia non funziona (quella Trenord sì, ma giustamente non fa biglietti per Genova). Troviamo due ferrovieri Trenitalia e chiediamo informazioni: non solo non sanno niente, e questo ci sta, ma non erano nemmeno convinti che ci fossero bus da Milano Famagosta. (Non scherzo, mentre stavo per rientrare uno dei due mi ha chiesto se poteva vedere il biglietto…) Ci dicono che più in là c’è un incaricato Trenitalia in pettorina rossa: andiamo, ma la fanciulla non aveva nessuna idea. Alla fine l’intercity è arrivato, siamo saliti, abbiamo cercato il capotreno, e Anna ha dovuto pagare la prenotazione da Voghera a Genova, visto che lei ce l’aveva solo da Genova a Chiavari. Tra l’altro, Genova Principe è la prima fermata, e sul treno da Voghera sono partite 5 (cinque) persone più macchinista e capotreno… A questo punto sono rientrato a casa, mettendoci un’ora visto che effettivamente è fine luglio e non c’era nessuno nemmeno in tangenziale, nonostante il cartello minaccioso “code a tratti tra Pero e Cormano” che si sono dimenticati acceso.
Altro che mobilità, insomma!