Ieri è improvvisamente morto di infarto il mio vecchio (si fa per dire, aveva 71 anni) capo in Cselt. Franco era salito dalla Toscana a Torino a studiare ingegneria, e in Cselt si occupava di ingegneria delle telecomunicazioni, che al tempo significava seguire gli standard ISO/OSI con cose tipo X.25. Ebbe però l’intuito che forse quella cosa chiamata “Internet” poteva avere un qualche futuro, e così nel 1992 cominciò ad ampliare i temi trattati dal suo gruppo, prendendo tra l’altro il sottoscritto che era uno dei pochi in azienda a saperne qualcosa. Cominciammo così a spiegare ai colleghi romani in Sip che forse poteva essere l’ora di istituire accessi in TCP/IP, collaborando alla creazione di Interbusiness (di cui bucammo la prima implementazione in mezz’ora… bei tempi, quelli).
Franco mi supportò e sopportò per un decennio: fu lui a spingermi per esempio a entrare nella Naming Authority (dove ovviamente Telecom era malvista, visto il suo monopolio di fatto…). A parte le serate musicali che facevamo con i colleghi, siamo sempre stati in contatto anche quando sono andato via a Milano: se passavo in Tilab andavo comunque a trovarlo, anche negli ultimi anni quando era stato mobbato – ma Cselt era morto e sepolto, nulla di strano). Andato in pensione si era cominciato a dedicare a tempo pieno a raccontare i suoi viaggi e scrivere di botanica, oltre ai suoi “pensierini” che erano un ottimo modo per vedere le cose da un punto di vista diverso dal solito.


David Spiegelhalter è probabilmente il più grande statistico britannico vivente, e in questo libro parla effettivamente della statistica. Ma lo fa da un punto di vista inaspettato, e diverso dal suo precedente “L’arte della statistica”. L'”arte dell’incertezza” è vista appunto come un’arte. Non ci sono formule matematiche, e Spiegelhalter cerca di spiegare cosa c’è davvero oltre le formule, e come l’incertezza possa essere di vari tipi (ci sono cose che in teoria sarebbero conoscibili ma non sono note, e cose future per cui non possiamo fare altro che fare supposizioni); ma soprattutto che nella statistica, e nel calcolo della probabilità che è alla sua base, il fattore personale è fondamentale. Il tutto è inframezzato da pensieri personali, dal suo coinvolgimento quando ci fu la necessità di dare delle stime per contagi e morti per Covid a come si sta comportando (dal punto di vista di uno statistico…) con il cancro alla prostata che gli è stato diagnosticato. Un testo che dovrebbe essere letto da tanti leoni da tastiera, anche se non credo lo faranno mai.