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matematto non praticante

Ma a che serve calcolare i primi di Mersenne?

La scorsa settimana vi ho raccontato della scoperta di un nuovo numero primo di Mersenne. Mi è stato chiesto se queste ricerche servano a qualcosa, anche solo a verificare che le CPU (e ora le GPU) funzionino correttamente.

La risposta, mi spiace dirvelo, è no. Certo, è utile far fare dei conti pesanti a un processore, soprattutto se nuovo: ma innanzitutto non si cercano nuovi record, che sarebbero da verificare indipendentemente, e in secondo luogo conviene computare un po’ di cifre di pi greco, che possono essere statisticamente verificate con la formula BBP. La ricerca di nuovi primi di Mersenne può verificare se ci sono strani scostamenti dalla distribuzione prevista (con una quantità di primi inferiori a n che dovrebbe essere proporzionale a log log n), ma chiunque abbia avuto a che fare con i numeri primi sa che gli scostamenti sono sempre all’ordine del giorno.

E allora perché si cercano questi numeri? Perché ci si diverte a farlo: non credo nemmeno sia per poter dire di avere stabilito un record. Non è poi una delle peggiori cose da fare, secondo me, anche rispetto ad altre ricerche come quella sulla congettura di Goldbach o di quella di Collatz. Poi c’è sempre un certo qual fascino, almeno per me, nel pensare che ci sono strutture (molto ben) nascoste tra i numeri: in fin dei conti è la stessa cosa che abbiamo con i teoremi di incompletezza di Gödel, che ci dicono che se appena cominciamo a mettere un po’ di struttura tra i numeri, nemmeno poi troppa visto che chiediamo solo l’aritmetica di base, la complessità scoppia a punto tale che non possiamo più verificare tutto. Non ci sono dubbi che Gödel fosse un platonista: come è possibile che questa complessità sia solo un prodotto della nostra mente? :-)

MATEMATICA – Lezione 38: Matematica e letteratura

Che sia impossibile scrivere di matematica se matematico non sei è un’idea che hanno in molti. E come tante idee, è sbagliata. Roberto Zanasi ce lo mostra in questo libro, partendo ovviamente dal padre della lingua italiana, cioè Dante, e dalla matematica presente all’interno della Divina Commedia; i vari temi matematici danteschi occupano buona parte del testo. Ma ci sono esempi molto più strani e moderni! Non può naturalmente mancare la biblioteca di Babele, dove Borges inizialmente aveva sbagliato i conti, a differenza di Buzzati che nel suo racconto I sette messaggeri calcola esattamente i valori di una serie geometrica implicita nel testo (anche se scopriamo come non ci possiamo trovare sulla Terra…) Sapevate poi che Melville, tra le mille divagazioni all’interno di Moby Dick, ha una dissertazione sulla cicloide? Non esattamente quello che ci si aspetterebbe in un romanzo.
Sara Zucchini ci parla di Renato Caccioppoli, il “matematico napoletano” la cui morte è stata raccontata cinematograficamente da Mario Martone e che era un personaggio a tutto tondo; i miei giochi si possono stavolta sintetizzare in “guardate la figura”.

Roberto Zanasi, Matematica e letteratura, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale.

Direi che ormai è chiaro

Leggendo la cronaca del comizio newyorkese di Trump di ieri, non ci sono più dubbi, ammesso che qualcuno ne avesse ancora. La strategia di Trump è quella di insultare tutti quelli che non sono come lui vuole, e non è vero che lo staff trema tutte le volte che comincia a parlare a braccio.
Funzionerà? Lo vedremo tra otto giorni. Io temo di sì, perché è un modo per far andare a votare i suoi, che probabilmente non avranno nemmeno letto le cronache del comizio – l’ha tenuto a New York, mica in uno stato in bilico, il che mostra che la cosa era studiata – e genererà un falso senso di sicurezza nei democratici. D’altronde, l’oclocrazia è questa.

Quizzino della domenica: Operazioni ideografiche

719 – alfametica

Ogni tanto su Facebook spuntano dei problemi con una didascalia “il 99% della gente non è in grado di risolvere questo problema!!!” (compresi gli esclamativi multipli). Volete provare anche voi con questo?

orologi, calcolatrici e lampadine
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p719.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema adattato da Mind Your Decisions)

Un mondo oltre la fisica (libro)

Stuart Kauffman è un biologo, ed è un fiero oppositore delle teorie riduzioniste della biologia, che la fanno semplicemente diventare un sottoprodotto della fisica. Fin qui nulla di male, e la cosa è condivisibile. Anche il suo punto di vista, secondo cui un sistema biologico non può nascere a pezzi ma occorre che si abbia contemporaneamente un sistema complesso ciclico dove ogni parte dipende dalle altre, è sensata. Infine sono d’accordo sulla parte finale, dove spiega che in biologia non c’è nulla di necessario ma solo sistemi abilitanti e quindi non è possibile prevedere a priori cosa succederà. Però non mi è piaciuto affatto il modo in cui cerca di convincere il lettore che è proprio così: mi pare tanto che usi abbastanza a sproposito il modello di Erdős–Rényi per la generazione di grafi, e ho anche dei dubbi sulle sue stime probabilistiche. Non è che in questo modo riuscirà a farsi molti proseliti, secondo me.

Pollice verso infine per la traduzione di Silvio Ferraresi. Non si può parlare di “modello ludico” (pagina 69: più su il “toy example” è diventato un “esempio modello”) o tradurre a pagina 126 “and so on” alla fine di un elenco come “e il prima possibile”.

(Stuart Kauffman, Un mondo oltre la fisica : Nascita ed evoluzione della vita [A World Beyond Physics], Codice 2020 [2019], pag. 157, € 17, ISBN 9788875788827, trad. Silvio Ferraresi – se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me)

Voto: 3/5

Un altro ciclista morto

Francesco Caputo è morto dopo undici giorni di coma. L’ennesimo ciclista. E
Io spesso ho dei dubbi sulle modalità di questi incidenti: per dire, quando io pedalo non mi sogno nemmeno di mettermi sulla destra a fianco di una macchina o peggio ancora di un camion fermo al semaforo: la probabilità che l’autista svolti a destra anche se non aveva la freccia è troppo alta. Ma in questo caso il ciclista è stato preso in pieno da una sportellata di uno che ha aperto la portiera dopo aver parcheggiato (dove non si poteva nemmeno, ma questo è irrilevante). E il posto lo conosco bene, visto che ci sono passato anche ieri mattina. Via Soperga (che poi sarebbe Superga, ma non puoi pretendere che a Milano sappiano il piemontese) è stretta ma non strettissima, e una macchina e una bici parallele ci passano quasi. Quindi il ciclista tende a stare troppo a destra, e il risultato è quello.
Inutile dire che io mi posiziono quasi al centro della strada: le auto aspettano.

La carica dei cento e uno

screenshot del film La scorsa settimana la Curiosona ha scritto un post riprendendo quanto scritto da Riccardo Falcinelli sul colore (o meglio sulla sua assenza) nel film La carica dei cento e uno, dove afferma due cose.
Sulla prima non ho nessun dubbio, e d’altra parte Falcinelli è un vero esperto del campo: intendo la parte sul colore. Avere tanti dalmata disegnati significa avere molto spazio in bianco e nero: che fare allora? Alla Disney hanno pensato di togliere ancora più colore. Soluzione prettamente creativa.

Ho invece qualche dubbio sulla sua seconda affermazione, quella dove afferma «la seconda parte del film è un film in bianco e nero: questo è un film di guerra. Qua Disney sta citando i cinegiornali degli anni ’40. […] Devono far finta di essere di un’altra razza: per non farsi prendere, si fanno passare per dei labrador. È Auschwitz.» Ecco. Siamo proprio sicuri di dover fare il parallelo con gli ebrei e Auschwitz? E siamo sicuri che nel 1961 si pensasse ancora ai cinegiornali di guerra? Nemmeno io ero nato nel 1961 (lo so che c’è chi non ci crede), quindi magari sono io che mi sbaglio; però credo che la trama sia semplicemente un classico. Che ne pensate?

(screenshot del film preso da Wikimedia Commons)

Trovato un nuovo primo di Mersenne!

Ci sono voluti sei anni e un nuovo algoritmo che sfrutta le GPU, ma lunedì 21 ottobre 2024 il progetto GIMPS ha annunciato che 2136279841−1 è un numero primo, il 52.mo di Mersenne. Ok, potrebbe essercene qualcun altro, perché non tutti gli esponenti inferiori sono stati testati; ma la cosa è abbastanza improbabile.
I numeri primi di Mersenne si chiamano così perché l’abate Marin Mersenne aveva stilato una lista – non molto precisa, a dire il vero – di quali numeri della forma 2p−1 sono primi. Perché tanto interesse da parte di Mersenne? Perché se 2p−1 è primo allora 2p−1(2p−1) è un numero perfetto. (Eulero dimostrò poi che tutti i numeri perfetti pari sono di questa forma; nessuno sa se esista un numero perfetto dispari, ma non credo che siano molti i matematici che scommetterebbero sulla sua esistenza). E perché c’è tanto interesse in questi decenni? Perché esiste un algoritmo “relativamente” rapido (di Lucas-Lehmer, dal nome degli scopritori) per verificare se un numero di questo formato è primo. Relativamente rispetto a un numero generico, ovvio: però resta il fatto che se dobbiamo cercare numeri primi grandi tanto vale provare con questi.
E in effetti il GIMPS (Great Internet Mersenne Prime Search, il sito citato all’inizio del post) fa proprio quello. Come dicevo, il vecchio programma Prime95 che era stato quello usato finora per trovare i primi di Mersenne è stato spodestato da un nuovo programma nato per sfruttare le GPU in modo diverso dal fare una ricerca con ChatGPT. Lo scopritore, Luke Durant, è un trentaseienne che ha lavorato in NVIDIA (ma va?) e ha cominciato la sua ricerca solo da un anno, con un cluster di migliaia di GPU sparse su 17 nazioni. Naturalmente la primalità del numero trovato da Durant è stata verificata in modo indipendente da vari programmi diversi tra loro, fatti girare su architetture hardware e tipi di CPU diversa: in questi casi è sempre meglio essere molto attenti a evitare errori invisibili.
Si troveranno altri primi di Mersenne? Chi lo può sapere. Io tra l’altro faccio parte della minoranza convinta che essi siano finiti, anche se non ho nessuna idea di quanti ce ne possano essere…

Un’ultima curiosità: in esadecimale il numero si scrive con un 1 seguito da 34069960 F. Chiaramente tutti i primi di Mersenne sono della forma xFFF…FFF, dove x può valere 1, 3, 7 oppure F.