Non so se la mia chiesa non mi farebbe mai leggere questo libro (Tim C. Leedom e Maria Murdy (ed.), Il libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere [The Book Your Church (or Synagogue, Temple, Mosque…) Doesn’t Want You to Read], Newton Compton – Controcorrente 32, luglio 20082 [2007], pag. 585, € 12.90, ISBN 978-88-541-1124-0, trad. Lucio Carbonelli e Susanna Scrivo). Io comunque l’ho letto, perché sono sempre stato allergico ai libri proibiti; però mi chiedo se davvero un approccio di questo tipo può far spostare il credo di alcune persone. Innanzitutto, nonostante questa seconda edizione sia stata ampliata “includendo tutte le religioni più importanti” in realtà si parla per almeno i tre quarti del libro di cattolicesimo e fondamentalismo cristiano USA; il libro è chiaramente pensato per l’americano medio. Ci sono alcune notizie interessanti e almeno a me ignote, tipo quella sulle missioni-lager francescane nella California del XVII secolo – la parte peggio tradotta del libro, tra l’altro; e altre notizie ben note ma che magari i più non conoscono, come le similitudini tra i detti di tante religioni che si possono vedere nel quiz in appendice. Ma buona parte dei vari saggi presenti nel libro contengono una serie di errori storici, affermazioni senza alcun fondamento e contraddizioni tra loro che si direbbe costoro vogliano creare un fondamentalismo areligioso, perché essi pensano che i seguaci del fondamentalismo cristiano siano così stupidi da potere accettare anche questo… e forse magari non hanno tutti i torti. L'”umanesimo” che dovrebbe essere il punto a cui i curatori tendono è insomma una religione ancor più confusa, mi sa. Consiglio comunque di leggere Stephan Hoeller sull’ermetismo americano, nel senso di Ermete Trismegisto, a pagina 475; e soprattutto il cristianesimo come codice segreto per indicare le conoscenze sumere delle piante magiche presentato da John Allegro a pagina 283. Almeno vi divertirete un po’. Per quanto riguarda la traduzione, faccio solo notare che “l’immacolata concezione” non c’entra nulla con la nascita di Gesù, e mi sa che non sia un errore nel testo inglese.
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Candelora
“Per la santa Candelora
de l’inverno semo fora;
ma se piove o tira vento
ne l’inverno semo dentro”.
Visto che qui stia nevicando, mi sto chiedendo come divinare il tempo a partire dal proverbio. Il logico che c’è in me dice NOT (pioggia VEL vento) → fine inverno; ma una lettura “spirituale”, nel senso che segue lo spirito del proverbio, mi farebbe suggerire il contrario. D’altra parte, il proverbio nelle regioni centromeridionali è diverso: il terzo verso è infatti “ma se Sole o solicello”, e quindi con questa lezione – che poi riprende il proverbio originario (tardo) latino: «Si Purificatio nivibus / Pasqua floribus / Si Purificatio floribus / Pasqua nivibus». Tutto questo e molto altro lo potete leggere da meteogiornale.
ps: come mfisk, non vedo perché preoccuparmi delle marmotte quando abbiamo le tradizioni locali.
Nettuno vs. Guidonia
Toh. Stavolta non c’è stato il tentato linciaggio dei tre che hanno bruciato una persona. Come cambiano le cose, a pochi chilometri di distanza.
giubileo
Sicuramente la data corretta non è il primo febbraio. Allora non avrei mai pensato che tutto questo sarebbe stato così importante da dovermi ricordare il giorno esatto. Però è una data come un’altra, il periodo è più o meno quello, e quindi ho deciso di considerarla come il giorno anniversario.
Il primo febbraio 1984, al centro di calcolo della Scuola Normale Superiore, scoprii che avevo la possibilità di usare i terminali (uno a linea di comando, 300 baud; l’altro a 4800 bit al secondo, schermata 24*80) e connettermi a E105DIDA@ICNUCEVM, un account sul mainframe del CNUCE che faceva parte della rete di calcolatori EARNET (la parte europea di BITNET, che ai tempi veniva sponsorizzata dall’IBM: in effetti ICNUCEVM era un IBM 370).
Probabilmente la maggior parte di questi nomi non vi dice proprio nulla. Non è così strano: venticinque anni nell’informatica sono più di una vita. Quello che vorrei dire è che non so quanto l’informatica abbia cambiato la mia vita (ma se è per quello, la prima calcolatrice programmabile, la TI-57, l’ho avuta nell’estate 1978 e quindi sono già passati più di trent’anni), ma sicuramente l’internette sì (anche se non mi sono sposato grazie ad essa :-) ). Dunque mi sembra giusto ricordarla, no?
sono cose
In questo momento, se su Google si fa una ricerca sui blog di “Google” il primo risultato è il mio post. Il buffo è che il post di google stessa è il quarto.
Hanno parlato tutti, dai giornali on line ai blog, del blocco odierno di Google: una qualsiasi ricerca (vedi ad esempio qui) ritornava per ogni risultato l’avviso “questo sito potrebbe danneggiare il tuo computer”, e in effetti, provando a entrare in uno di essi (esempio) arrivava questa minacciosa schermata. (roba vecchia, ne parlavo due anni fa, ma capitava appunto per pochissimi siti)
Ora, è vero che Wikipedia nuoce gravemente alla salute; ma in generale uno poteva immaginare che qualcosa non andasse. Però mi ha stupito leggere di tutti quelli che si sono preoccupati dicendo “non si può fare nulla!” A parte che Google non è l’unico motore di ricerca esistente, in quei minuti mi sono limitato a editare a mano l’indirizzo, togliendo la parte "http://www.google.com/interstitial?url=" e lavorando tranquillamente. Occhei, qualcuno mi può dire che ho fatto l’equivalente di quello che stacca il salvavita perché continua a saltare la corrente, ma a parte che ho altri controlli antivirus mi sembrava chiaro ci fosse qualcosa che non andava e che quindi il messaggio era farlocco. O forse ormai siamo troppo abituati a che tutto funzioni?
Milano 2009
Stamattina siamo passati dall’ATM Point in Duomo per rinnovare l’abbonamento annuale di Anna. Sì, sappiamo che lo si può fare anche dalle macchinette automatiche, ma lei ha bisogno che le venga fatta fattura.
C’erano cinque sportelli aperti, più un supervisore che controllava qua e là e un altro tipo che non si capiva bene cosa facesse dall’altra part degli sportelli. Bene, di tutti queste ce n’era uno solo che lavorasse davvero: l’operatore numero 52, per la cronaca. Stendiamo un velo pietoso su tutti gli altri, soprattutto quello che se n’è stato per dieci minuti a intortarsi la fanciulla dopo avere opportunamente spento il suo numerino… poi miracolosamente accesosi.
Davanti all’ATM Point c’è la biglietteria della Scala, dotata al suo esterno di un bellissimo monitor con touch screen per chiedere informazioni in cinque lingue diverse sugli spettacoli… della stagione 2007-08. D’altra parte, anche i manifesti appesi fuori erano delle rappresentazioni di gennaio 2009 (l’ultima del mese è stata l’altroieri) e del cartellone della stagione 2007-08.
L’unica cosa apprezzabile del tutto, oltre l’operatore 52, è stata vedere un tipo che era lì in attesa e spiegava con molta calma come si compilava il modulo a un giovane di nome Ibrahim.
Meta Math! (libro)
Gregory Chaitin si definisce un matematico quasi-empirista, filosofeggiante sulle orme di Leibnitz. Non credetegli troppo, se non per la parte filosofica. In questo libro (Gregory Chaitin, Meta Math!, Vintage Books 2005, pag. 221, $14.95, ISBN 978-1-4000-7797-7) più che di matematica si parla di metamatematica, e l’unica parte che può essere vista come empirista è data dal fatto che le dimostrazioni sono generalmente evitate, e Chaitin preferisce fare dei bei riquadroni manco avesse da fare dei lucidi. Il sottotitolo del libro, “Alla ricerca di Omega”, è dovuto al fatto che il culmine del libro è la definizione di Ω, il numero che codifica la probabilità che un programma scelto a caso e fatto girare con input casuale su un computer prefissato termini. Ω ha un valore ben preciso per ogni computer dato, ma è impossibile sapere quale, e non sappiamo nemmeno quanto possiamo approssimarlo: paradoss
icalmente, pur essendo perfettamente definito, è anche perfettamente casuale. L’approccio di Chaitin è non convenzionale, riprendendo molti risultati del XX secolo in chiave informatica; a parte l’astrattezza, che uno si può aspettare, non mi è piaciuto per nulla lo stile di scrittura, troppo enfatico e pieno di parole e frasi in neretto, ma soprattutto di punti esclamativi. Si vede che io sono un matematico più sobrio.