Lasciate perdere la cordiale telefonata tra Angela Merkel e Benedetto XVI. Queste sono i soliti teatrini ad uso del pubblico leggente, un po’ come la lettera di Obama a Veltroni (anche personalizzabile!)
Io preferisco notare questo e questo. Detto in altro modo i lefebvriani, pur di incassare il loro risultato politico-religioso che è quello di minare dall’interno i risultati del Vaticano II – non ho letto da nessuna parte una ritrattazione delle dichiarazioni “il Concilio? è un’eresia” – preferiscono cogliere al balzo una vicenda drammatica ma tangente rispetto agli ordinamenti, per spostare l’attenzione su cosa si sta davvero facendo.
Ogni somiglianza su quello che avviene dall’altra sponda del Tevere è probabilmente casuale.
Archivi autore: .mau.
Sulla strada ancora (teatro)
I biglietti per andare a vedere ieri Paolo Rossi al Piccolo li avevamo presi il 22 settembre, giusto per dire. D’altra parte, la scelta di fare lo spettacolo alla Scatola Magica dello Strehler (99 posti) significa avere davvero pochi posti a disposizione: e in effetti arrivare ieri sera allo Strehler e trovare il piazzale vuoto è stato un po’ straniante. Poi naturalmente non abbiamo pensato che i posti non erano numerati, e così siamo finiti in ultima fila: amen, tanto la distanza dal palco non era certo tanta.
Non crediate a quello che scrive il Piccolo. La mia impressione è stata che questo spettacolo sia esattamente quello che dice il titolo: Paolo Rossi che cerca appunto di rimettersi sulla strada e ricominciare a lavorare, scegliendo di parlare di cosa gli è successo (ricovero in clinica per disintossicazione etilista). La vicinanza tra palco e spettatori serve per ritrovare il contatto col pubblico, che è la cosa che serve di più a chi fa teatro, come ho sperimentato anch’io molto in piccolo. Il testo è composto da una parte di confessione e un’altra che è praticamente avanspettacolo: molte delle battute che ha fatto sono vecchie e stranote, ma in realtà quello che conta è l’affabulazione, non tanto l’effetto finale. Anche il trucco da Ubu Re (o se preferite da clown o da Joker, come ha detto Anna) è un modo per ritornare alle radici del teatro, anche se Paolo Rossi ribadisce che secondo la sua visione personaggio, attore e persona devono essere tutti presenti in scena.
Attenzione: non sto affatto dicendo che lo spettacolo sia brutto: anzi, è stata un’ora e mezzo molto piacevole. Però forse non è quello che lo spettatore si aspettava da lui.
Repubblica Bolscevica d’Italia
Lo si è capito: Berlusconi sta invecchiando – anche se lui vivrà fino a 120 anni – e sta pensando al suo futuro: quindi la Costituzione s’ha da rifare tutta come piace a lui.
Anche sabato ha reiterato la dose, spiegando che la Costituzione è «una legge fatta molti anni fa sotto l’influsso di una fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come un modello». Le stesse parole sono riportate dal Giornale, posso immaginare che sia proprio quello che ha detto. Poi si può immaginare che domenica ha detto di essere stato frainteso: ormai lo conosciamo tutti, le cose che escono dal cuore sono sempre le prime.
Cosa possiamo evincere da questa semplice frase? Un sacco di cose. Innanzitutto, il nostro PresConsMin è un integralista. Io non riuscirei a dire che per definizione tutto quello scritto nella costituzione sovietica (non “russa”) sia sbagliato a priori. Chessò, l’articolo 21 dice che “I membri del parlamento rappresentano la nazione tutta. Non devono seguire altro che la loro coscienza e non sono legati a vincoli esterni”… ehm, forse ho fatto l’esempio sbagliato. Proviamo con l’articolo 14: “le leggi federali sono messe in esecuzione dalle autorità statali, a meno che esse non definiscano altrimenti”. Converrete che non c’è nulla di male. Ecco, per Lui invece sì. Non ci può essere nulla di buono: d’altra parte noi italiani siamo esperti e possiamo anche lavorare autarchicamente, vedi Lorenzago.
In secondo luogo, il nostro PresConsMin (forse) non sa oppure (con maggiore probabilità) fa finta di non sapere che dei 556 Costituenti i comunisti erano 104. I 115 socialisti erano divisi sulla vicinanza all’URSS, tanto che subito dopo ci fu la scissione di Saragat. Insomma, una minoranza nemmeno troppo ampia, che avrebbe intortato a tal punto Einaudi, La Pira, De Gasperi per far sì che uscisse fuori una costituzione in stile sovietico? Dai, di battute ce ne hai fatte di migliori. Sfòrzati un po’.
Ciò detto, non è che tutto questo sia poi così importante: è comodo per fare le battutine, ma porta lontano dal vero problema dell’esternazione del PresConsMin: che cioè sia naturale che Lui (con i suoi yesmen, ma fondamentalmente Lui) possa per grazia di Dio e volontà della Nazione riscrivere la Costituzione, esattamente come le linee guida aziendali che da noi si rifanno daccapo più o meno ogni anno o due.
Intendiamoci: non sono della scuola che dice che la Costituzione sia intoccabile, anche se con gli anni ho capito che entrambe le Grandi Modifiche votate con referendum (uno passato, l’altro no) sono state più che altro una iattura. Il mio è un approccio matematico: la Costituzione è l’insieme degli assiomi da cui poi discendono le leggi, e scrivere articoli come il 117 è molto peggio che infilare il postulato delle parallele nella geometria euclidea. Se insomma la si dovesse riscrivere potrei anche accettare la cosa in linea di principio. Però su un principio credo non si possa transigere: la Costituzione non è una semplice legge a maggioranza. La Costituente del 1946 è stata eletta col proporzionale, ed è giusto ne facessero parte i trenta qualunquisti, i sedici monarchici e finanche il rappresentante del Partito dei Contadini (!), perché quello che serviva era il concorso delle idee di tutti. Anche dei bolscevichi, sì. L’altra cosa che poi occorre è la volontà di fare un lavoro lontano dagli interessi di parte e pensato al futuro, come è stato fatto nel 1946. Ci sono stati tanti compromessi, molte cose sono state demandate a un tempo più o meno futuro (presente l’articolo 40? credo che fino al 1970 non ci sia stata una legge che regolamentasse il diritto allo sciopero, pur previsto dalla Costituzione), ma l’impianto c’era. Ora no: per Berlusconi bisogna fare tutto subito, senza nessuno che rompa i marroni, e naturalmente secondo i Suoi dettami. Solo che magari tra una quindicina d’anni Silvio non ci sarà più, ma la Costituzione resta; ed è di quello che mi preoccupo.
Demagoghi sono gli altri?
Vi ricordate dell’ineffabile Gianpiero D’Alia? Su, ne ho scritto solo ieri. È il senatore UDC che ha fatto aggiungere al decreto sicurezza l’articolo “antifacebook”.
Bene, leggo da Quintarelli via un commento da Mantellini che D’Alia avrebbe votato contro il decreto e si sarebbe “dissociato”. Cito verbatim:
Con amarezza e profondo rammarico, il sen. D’Alia (UDC-SVP-Aut) ha dichiarato voto contrario al provvedimento che, pur apprezzabile in molte parti, è frutto di un modo caotico di legiferare ispirato spesso a finalità propagandistiche e dimostra il ruolo egemone della Lega Nord all’interno del Governo. Se convicono le misure di contrasto alla criminalità mafiosa, di inasprimento del regime di cui all’articolo 41-bis dell’Ordinamento penitenziario, di prevenzione nei riguardi dell’associazionismo contiguo al terrorismo e di contrasto all’uso distorto e criminogeno di alcuni social network su internet, forte contrarietà suscitano invece le misure demagogiche sull’uso dei militari, il modo disarmonico ed irrazionale con cui è stato ampliato il novero dei reati per cui è prevista la detenzione preventiva obbligatoria in carcere, l’inutile e crudele istituzione del reato di immigrazione clandestina che intaserà gli uffici giudiziari.
Insomma, l’uso dei militari è demagogico, mentre permettere di censurare senza entrare nel merito (ripeto quanto ho scritto ieri: non c’è scritto, proprio perché non è necessario, di cercare chi sarebbero i pericolosi sovversivi che hanno creato il gruppo “Uccidiamo D’Alia”. Si blocca tutto Facebook e via) no, perché “l’ho pensato io”. Anzi, è favoloso: posso votare contro perché tanto loro hanno la maggioranza, e così me ne lavo le mani. Mi sa che qualcuno dalle parti del PD stia attentamente studiando le mosse di D’Alia, per fare “un’opposizione costruttiva”.
Wikipedia come l’aspirina
Non so se vi sia capitato di vedere questo articolo di Repubblica. Nulla di realmente interessante, di per sé, a meno che non siate intenzionati a cercare un po’ di fumo, siate convinti che nessun poliziotto guardi il sito, e il nostro governo non abbia ancora oscurato l’indirizzo ip di webehigh.com.
Ma guardando più attentamente c’è una novità, o almeno è la prima volta che mi capita di vederlo scritto bello in grande già lì sul titolo (“Ecco la wikipedia dell’erba”). Si celebra il passaggio di wikipedia da nome proprio dell’Enciclopedia Libera a nome comune di una qualunque raccolta di dati scritta in maniera collaborativa. Non sono riuscito a vedere il sito di webehigh – nemmeno via open proxy – per capire se sia un wiki generico oppure nemmeno quello: non che la cosa cambi molto.
Il paragone con l’aspirina non l’ho scelto a caso: la Bayer per decenni ha fatto il cane da guardia per evitare che il nome venisse usato in modo generico e perdesse quindi i diritti sul marchio (a quanto pare nel Regno Unito non c’è riuscita). Non credo che la Wikimedia Foundation, che detiene i diritti sul marchio Wikipedia, farà qualcosa in proposito; certo però che è un segno della pervasività di Wikipedia (o se siete proprio cattivi, dell’incapacità di qualche giornalista di distinguere un sito da un concetto… ma in un certo senso è poi la stessa cosa)
Di nuovo online
Cosa è successo? semplice: ieri mattina è partito uno dei dischi del server, e a questo punto sono stati cambiati per sicurezza entrambi. Quindi c’è stata meno di una giornata di blocco.
D’altra parte scrivevo su FriendFeed, su Tumblr, persino su Twitter: quindi nessuno aveva di che preoccuparsi sulle mie condizioni di salute. Eppure svariate persone mi hanno chiesto cosa stava succedendo, manco fossero abbonati che non hanno ricevuto l’ultimo numero della loro rivista.
Tutto ciò è molto bello: però faccio sommessamente presente che mi pare che stiano capitando cose molto peggiori, e non sono ancora così importante da essere censurato (almeno per il momento).
ipse dixit
Ecco qua alcuni stralci dal video della conferenza stampa di ieri del nostro PresConsMin. Ho trascritto esattamente le parole, quindi è chiaro che la forma italiana non è corretta come sempre capita quando si parla a braccio. Questo non è importante.
Ho limitato i miei commenti al minimo, e indicato anche il minuto esatto in cui la frase è pronunciata. Aggiungo qualche commento iniziale, da pseudocostituzionalista quale io sono:
– il PresConsMin ha tutti i diritti di emanare decreti, in caso di necessità e urgenza; il Presidente della Repubblica ha il dovere di verificare se sono manifestatamente incostituzionali e verificare la necessità e l’urgenza.
– il Parlamento ha tutti i diritti di scrivere una legge che modifica lo status quo: in questo caso non andrebbe contro la sentenza della Cassazione sul caso Englaro, che ha deliberato in mancanza di legge specifica.
– la sentenza è di quindici mesi fa: il Parlamento aveva tutto il tempo per promulgare una legge.
47’05” … una persona che potrebbe anche per ipotesi generare un figlio …
49’43” … Il parlamento di fronte a un decreto legge – la cosiddetta “decretazione di urgenza”, che anche da più parti veniamo accusati di utilizzare troppo ed è invece lo strumento unico, vero di governo che dentro il nostro ordinamento costituzionale noi abbiamo …
50’23” … il governo può cambiare il decreto, il governo può bocciare il decreto [qui si ferma] il *parlamento* può bocciare il decreto… [lapsus freudiano?]
52’21” Non vedo nessuna possibilità di potere essere parte della collaborazione internazionale, del concerto istituzionale, e internazionale, di rappresentare autorevolmente il mio paese all’interno dei consigli europei e degli altri fori internazionali se noi non avessimo la possibilità tornati a casa di introdurre nell’ordinamento del Paese ciò che viene deciso in questi consigli, in questi fori. La partecipazione per esempio al G8 che ha in questa snellezza il fatto che gli otto rappresentanti degli otto paesi più industrializzati assumano lì degli impegni e tornati a casa li facciano diventare in modo coordinato, conformemente leggi del proprio Paese è dovuta soltanto al fatto, alla possibilità di una decretazione di urgenza. [contiamo il numero di procedure di infrazione UE per mancato recepimento leggi?]
54’47” Dico subito che se non ci fosse la possibilità di usare sotto la responsabilità e il giudizio del governo della decretazione di urgenza io ritornerei dal popolo a chiedere un cambiamento della Costituzione e chiedere anche un cambiamento del Governo. [Questo è il vero punto eversivo. Rileggete il mio commento iniziale]
57’40” ma soprattutto ripeto che come padre non mi sentirei mai di adottare una decisione che potrebbe anche portare a sofferenze della cui esistenza e della cui gravità noi non potremo avere assolutamente notizia, sedazione o non sedazione, e poi vai a vedere qual è il grado di sedazione. [Un presidente medico]
58’22” …questo è venuto fuori da un’indagine veloce che abbiamo effettuato attraverso un istituto di ricerca… [io ve l’avevo detto]
58’27” ..molti pensano che il padre non potesse più sopportare una situazione di diciassette anni, perché c’è la disinformazione che sia proprio questo padre, la sua famiglia a dover provvedere a questa figlia. No, il padre non ha avuto nessun gravame in questo senso perché ci sono state delle generose suore che hanno provveduto e vogliono continuare a provvedere ad Eluana… [No comment sul volere intortare l’opinione pubblica]
59’07” perché non c’è stata una vera e propria discussione in quanto non ci sono stati elementi – anche ministri che avevano posizioni diciamo difformi da quella che io vi ho espresso come posizione mia circa lo stato vegetativo di Eluana, e ringrazio in questo senso anche il ministro dell’Ambiente che era su questa posizione – però hanno ritenuto, trattandosi di anche materia più grande che riguarda la funzionalità del governo, la possibilità di governare il paese, hanno ritenuto di dare il loro voto e quindi è stato espresso all’unanimità da tutti i ministri del governo. [Faso tutto mi]
1h07’12” [Domanda di giornalista: Ma questo che significa?] Significa che sono assolutamente
convinto che il Paese è un paese avanzato nella sua modernità per certi versi, con una costruzione, un’architettura istituzionale non adeguata ai tempi. [la giornalista: Ma è anche una specie di avvertimento?] Si può arrivare a una riforma, a una scrittura più chiara della Costituzione.
1h07’55” Noi abbiamo dei rapporti che sono sempre stati cordiali col Capo dello Stato, e ci auguriamo di potere mantenere la cordialità di questi rapporti [qui è da ascoltare il tono di voce]. C’è qui una diversa visione su un caso, che deriva anche dall’apprezzamento di certe eccezioni. che si vuole trasformare in prassi. da parte di precedenti presidenti della Repubblica: noi riteniamo che il ritorno al testo base della Costituzione sia assolutamente necessario per poter governare. [esattamente l’opposto di quanto scritto un minuto fa]
Un altro passo verso lo stato di Polizia
Il Senato ha approvato il cosiddetto “pacchetto sicurezza” (ma cos’è, la sicurezza si compra al supermercato come la farina?), che adesso passa all’esame della Camera. Seguendo le sue nobili tradizioni delatorie, la Lega è riuscita a far passare l’emendamento che cancella la norma secondo cui il medico non doveva denunciare eventuali clandestini che si fossero sottoposti a cure mediche: è vero che non c’è l’obbligo e sono certo che la maggior parte dei medici non si sognerà comunque di fare una cosa del genere, ma la probabilità che un clandestino portatore di qualche malattia infettiva possa venire convinto a farsi visitare sarà nulla. Non riescio poi nemmeno a parlare delle ronde padane, pardon “della collaborazione di associazioni tra cittadini”, muniti solo di nodosi bastoni da passeggio visto che non possono girare armate.
Vorrei spendere però qualcosa in più sull'”emendamento Facebook”, presentato dal senatore Gianpiero D’Alia. Innanzitutto D’Alia è riuscito a compiere un’operazione che molti ritenevano impossibile: far sì che il governo correggesse un testo dal punto di vista legale. Il suo testo originale lasciava infatti piena discrezionalità al ministero dell’interno di decretare il filtraggio di un sito che facesse «attività di apologia o di incitamento di associazioni criminose in generale, di associazioni mafiose, di associazioni eversive e terroristiche, ovvero ancora attività di apologia o di incitamento della violenza in genere e della violenza sessuale, della discriminazione o dell’odio etnico, nazionale, razziale o religioso». Detto in altro modo, se io avessi scritto “terroni di merda”, Maroni avrebbe potuto farmi oscurare queste notiziole senza chiedere niente a nessuno. Noticina: il senatore D’Alia afferma nella sua scheda biografica di essere avvocato cassazionalista. Complimenti per gli studi di giurisprudenza.
L’emendamento approvato è ora formalmente corretto, nel senso che è il magistrato che deve far partire l’azione che verrà poi fatta eseguire dal ministro; e infatti l’articolo ora afferma «Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali,», cioè si deve prima aprire un fascicolo di inchiesta e solo dopo procedere al filtraggio. Ma anche se dal punto di vista legale il testo non fa più troppa acqua (anche se Enzo Fogliani continua a trovarci molte magagne – ma in fin dei conti io non sono un avvocato, ho solo qualche conoscenza assolutamente di base – resta sempre il piccolo problema che tecnicamente tutto questo non funziona come il legislatore crede. Mi spiego con un altro esempio. Immaginiamo che qualcuno crei su Facebook il quarantaduesimo gruppo “Uccidiamo Silvio Berlusconi”, e per puro caso qualcuno lo noti e sporga denuncia contro ignoti per apologia di omicidio. Il fascicolo finisce all’unica toga non rossa d’Italia, che avvisa subito il ministero dell’Interno, il quale fa a sua volta partire Escopost; entro 24 ore tutto Facebook dovrà essere oscurato. Non che io personalmente mi preoccupi di FacciaLibro; ma questo è il terzo passo verso la censura ufficiale, dopo il blocco dei siti di scommesse che non passano per i canali ufficiali e siti pedopornografici. Notate che in nessun caso si dice “andiamo a cercare i colpevoli”, che è quello che una persona naif penserebbe sia la cosa da farsi. No, si blocca tutto, e soprattutto si fa in modo che la gente si convinca che quello sia il modo corretto di fare, così ci si può preparare a censurare tutto senza che nessuno possa protestare, Niemöller docet. (Per la cronaca, il secondo passo è stato fatto dal governo Prodi II, giusto per rilevare che questo non è un comportamento limitato al centrodestra: ma credo che i miei ventun lettori lo sapessero già)
Insomma, potremo finalmente evitare di citare la Cina e censurare tutto da soli autarchicamente. Volete mettere, in questi tempi di crisi?
Aggiornamento: (22:00) Marco d’Itri mi segnala che questo è stato il quarto passo, visto che ci sono anche i siti produttori di sigarette, di cui avevo anche scritto.