Archivi annuali: 2017

non è Tempo di Libri

Dopo il flop di quest’anno, l’AIE ha pensato bene di rivedere Tempo di Libri, la fiera della (grande) editoria nata per soppiantare il Salone del libro di Torino ma senza i risultati attesi. La data è stata anticipata ai primi di marzo (dall’8 all’11), pare che la sede non sarà più Rho ma il Portello (tanto da Torino la gente non arrivava comunque…) e soprattutto c’è stato il tentativo di fare fronte comune con Bookpride, la fiera dell’editoria indipendente che si tiene al BASE sempre a marzo, l’anno prossimo dal 23 al 25. Ma quest’ultima possibilità è stata rimandata seccamente al mittente, leggo sul Corriere.

Onestamente non comprendo il “rammarico” di Odei per la quasi sovrapposizione delle due iniziative, che mi sembrano completamente diverse. Ammetto di non essere andato a Tempo di Libri, ma a Bookpride ci ho fatto un rapido giro sfruttando la giornata in cui ero a casa in solidarietà e – a parte tutti quelli che chiedevano soldi, Save the Children, Unicef, MSF, Emergency e mi pare un altro – la struttura era molto più egualitaristica. Tutt’al più mi potrei lamentare della difficoltà di sapere a priori di cosa si occupa ciascun editore per concentrarmi sui più interessanti per me; Tempo di Libri nasce pensando soprattutto ai grandi editori. Ma proprio per questo mi risulta incomprensibile la volontà dell’AIE di “fare sinergia”, diciamo così: a me sembra più un accerchiamento nei confronti del povero lettore.

Ultimo aggiornamento: 2017-06-21 10:28

Telecom, OpenFiber e le aree bianche

A torto o a ragione, Telecom non è mai stata amata dal governo Renzi, tanto che le gare per l’assegnazione dei (pochi) fondi statali per cablare in fibra le tante zone italiane in perdita sono state esplicitamente scritte per penalizzare chi potrebbe direttamente vendere i servizi. Telecom ha promosso (e perso) una sfilza di ricorsi dopo la prima gara, e ha evitato di presentarsi alla seconda (e immagino anche alla terza) per evitare almeno la beffa oltre al danno.

A questo punto l’azienda ha cambiato completamente strategia, e ha deciso (spremendo fornitori e dipendenti per avere più soldi) di investire in proprio sulle zone in perdita. La logica, per quello che ho capito io, ha un certo qual senso: se si fa in fretta si riesce ad arrivare molto prima di una società nata più o meno dal nulla, e la tecnologia FTTC da un lato fornisce una banda tra i 30 e 100 Mb/s sufficiente per molti e dall’altro permette di continuare a mettere a bilancio la rete in rame. Insomma, una riduzione del danno (e possibilmente la capacità di vendere servizi video, anche se ho dei dubbi al riguardo).

Cosa sta succedendo? Che il governo Gentiloni – che pure di telecomunicazioni dovrebbe saperne – ha minacciato di chiedere i danni a Telecom per aver deciso di fare investimenti dove l’anno scorso aveva detto che non era interessata. (Oggettivamente a fine dicembre aveva comunicato questa volontà a Infratel, come da legge, ma la cosa non conta). Cattaneo ha risposto per le rime come sua abitudine; io nel mio piccolo mi chiedo perché il famigerato bando non abbia previsto delle revisioni nel caso il mitico “mercato” avesse cambiato le proprie idee, ma è chiaro che di economia e di politica non ci capisco nulla.

Perché mi sta sul gozzo…

L’altro giorno Filippo Facci si è lamentato su Facebook (http://archive.is/9Adg2) perché il Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia l’ha sospeso in primo grado per due mesi a ragione di un articolo da lui pubblicato il 28 luglio 2016, intitolato “Perché l’Islam mi sta sul gozzo”.

Io non capisco perché all’OdG lombardo sono stati necessari undici mesi per tirare fuori una sentenza, ma lasciamo stare. Quello che vi chiedo di fare è dire che cosa pensereste se quell’articolo (che Facci ha riportato) fosse stato “Perché il cristianesimo mi sta sul gozzo” (ci sono pochissime modifiche da fare) oppure “Perché gli omosessuali mi stanno sul gozzo” (qualche modifica in più, ma nemmeno troppe). Per gli amanti della reductio ad Hitlerum propongo “Perché i nazisti dell’Illinois mi stanno sul gozzo”. In genere questo è il sistema più semplice per farsi un’idea :-)

Ultimo aggiornamento: 2017-06-19 12:02

Free floating bike sharing

Il titolo di questo post batte ogni record, visto che non ha una parola in italiano. In pratica significa “condivisione di biciclette a flusso libero”, un po’ come capita oggi con il car sharing (sempre inglese è…) dove non devi lasciare il mezzo in un posto specifico dopo che l’hai usato. A quanto pare, il comune di Milano ha lanciato un bando, più o meno scopiazzato da quello che aveva fatto a fine maggio il comune di Firenze.
Ora voglio vedervi a pedalare con una bicicletta di 30 kg (limite massimo indicato nel bando), ma soprattutto voglio vedervi ad avere ancora non si sa quante app sul telefono – la bicicletta si sbloccherà solo così – e fare una serie di micropagamenti a non si sa quante aziende che decideranno di offrire il servizio, tralasciando il discorso che vediamo già con le automobili della transumanza. Insomma, siamo sicuri che sia così una buona idea?

_Storia dell’editoria italiana_ (libro)

Il mondo editoriale italiano ha una sua storia che è molto diversa da quella di altre nazioni, per tutta una serie di ragioni che vanno dalla frammentazione preunitaria alla scarsa propensione alla lettura dei nostri connazionali. Questo libretto (Alberto Cadioli e Giuliano Vigini, Storia dell’editoria italiana, Editrice Bibliografica 2012 [2004], pag. 164, € 23.50, ISBN 978-88-7075-625-8) è una classica compilazione, nel senso che riprende informazioni di opere che si soffermano sui vari periodi storici e le riassembla in una visione più ampia. È interessante scoprire le varie tendenze dell’editoria nostrana, dalle doppie visioni milanese e fiorentina dell’Italia preunitaria alla nascita dei tascabili da edicola negli anni ’60; devo però dire che ho trovato soprattutto nella prima parte una serie di ripetizioni che nuocciono alla lettura, e che mi sarei aspettato qualcosa in più sul secondo dopoguerra (il periodo tra le due guerre è invece trattato bene).
Nota: io ho letto (preso in prestito in biblioteca) l’edizione 2004: esiste una nuova versione che dice di arrivare fino agli ebook, e che spero accenni anche al fenomeno degli allegati ai quotidiani e dei libri in GDO e autogrill, che qui mancano.

Donnarumma

Io so che Donnarumma è un giovane portiere, in questo momento in forza al Milan. (Lo so perché c’è stata un numero di Topolino con Paperumma in copertina, cosa credevate?). Io so che ieri l’A.C. Milan ha emesso uno scarno comunicato nel quale si fa sapere che il calciatore non prolungherà il suo contratto, in scadenza alla fine dell’anno prossimo. Ho sentito un po’ di tifosi milanisti che dicono di tutto, dal suo trasferimento alla Juventus a quello al Real Madrid. Ho sentito un po’ di tifosi interisti e romanisti prendere in giro i tifosi milanisti, perché a quanto pare Donnarumma aveva giurato sempiterno amore alla squadra rossonera. Fin qui nulla di così peculiare.

Quello che non mi era mai capitato è vedere gente scrivere insulti verso il fedifrago su Wikipedia. Ma attenzione! Non nella voce su di lui o su quella del Milan: in voci a caso (l’ultima che ho visto è stata quella su Giosuè Carducci, che con tutta la mia buona volontà non riesco proprio ad associare al giuoco del calcio). D’accordo che il pallone è il nostro sport nazionale, ma non è che qui stiamo un po’ esagerando?

Ultimo aggiornamento: 2017-06-16 17:19

Invalsi e terza media

Stamattina ho parlato a Radio3 Scienza sui test Invalsi di matematica per gli studenti di terza media (trovate il podcast nel sito: sono anche presenti i collegamenti al sito con le prove e soprattutto quello con le risposte). Qui, con la calma che contraddistingue un blog, provo a dare un giudizio globale.

Come prima cosa, io sono assolutamente contrario a questa tendenza di mettere gli Invalsi come prova di esame. A me il concetto alla base degli Invalsi è sempre piaciuto, ma come sistema per valutare non la capacità del singolo studente quanto le competenze scolastiche in genere, soprattutto per capire almeno a posteriori come migliorare i programmi. Ma capite che se i test fanno media allora gli insegnanti sono spinti a fare una “preparazione da test” che è una cosa completamente diversa…

Detto questo, le prove di quest’anno non erano di per sé troppo complicate, se non per il poco tempo a disposizione degli studenti: 75 minuti per 29 domande sono meno di tre minuti per domanda, che sommati alla tensione degli esami sono un miscuglio terribile. A merito degli estensori, le domande sono esposte in maniera completa, addirittura aggiungendo informazioni che secondo me erano superflue: dire che un litro è composto da 1000 millilitri dovrebbe essere ben noto a un ragazzo quattordicenne. Solo in un caso mancava una specificazione: quando bisognava disegnare un rombo non è stato specificato che non era ammesso disegnare un quadrato (il divieto aveva senso nel contesto del problema, ma se non lo si esplicita non si può poi non accettare la risposta); in un paio di domande era richiesta poi un’interpolazione ad occhio che non sempre è facile da fare. (Il caso della macchia sul dipinto di Van Gogh era più semplice, perché anche la risposta poteva essere spannometrica; ma anche in questo caso non so quanto un ragazzo di terza media sia abituato a dare risposte volutamente approssimate).

Le prove di matematica nascono di solito con l’idea di presentare casi della vita di tutti i giorni, proprio per mostrare come la matematica non sia una costruzione che se ne sta sulla sua torre d’avorio. Diciamo che forse l’esempio del bancomat non corrisponde a qualcosa che i ragazzi fanno già, ma è positivo l’uso pesante di grafici di tutti i tipi. Le infografiche fanno ormai parte integrante delle notizie, ed è bene che i giovani si abituino a riconoscerle e comprenderle al volo. Sarei stato ancora più perfido, e anziché fare un esempio in cui l’asse delle ordinate non aveva le didascalie che erano da trovare ne avrei messo uno con le didascalie errate, ma non si può avere tutto dalla vita. Il problema con il detersivo RAIN e l’acqua dura o dolce ha suscitato il maggior numero di battute più o meno salaci: in effetti sembrava essere preso da un corso di economia domestica. La mia speranza è che qualcuno dei ragazzi, dopo aver postato una gif ironica su Instagram, si sia chiesto cosa diavolo sia l’acqua dura, cosa che gli potrà servire più di avere risposto correttamente alla domanda. Lo stesso per le curve di livello (che in trasmissione ho erroneamente chiamato isoipse: quelle sono le linee con la stessa pressione), che per chi ha la mia età sono qualcosa con cui abbiamo avuto a che fare ma di cui nell’epoca dei GPS mi sa si sia persa la conoscenza.

Ci sono poi due domande (la D14 con le quattro circonferenze e la D25b sull’affermazione “4n-1 è sempre un multiplo di 3” che credo risultino complesse per un quattordicenne. In genere ci vogliono ancora un paio d’anni prima di avere abbastanza chiaro il concetto di dimostrazione. Nel primo caso in realtà la risposta corretta (la figura non è un quadrato perché due delle circonferenze non sono tangenti) richiede uno sforzo ulteriore, perché presuppone il prosieguo “quindi le due diagonali sono diverse e pertanto la figura non è un quadrato”. Nel secondo caso la risposta corretta è un controesempio: siamo sicuri che un ragazzo comprenda già la differenza tra il controesempio che falsifica la tesi e gli esempi che la corroborano ma non la possono dimostrare?

Bene, adesso che vi ho dato qualche aiuto potete provare anche voi a rispondere…

Ultimo aggiornamento: 2017-06-16 15:42