Telecom, OpenFiber e le aree bianche

A torto o a ragione, Telecom non è mai stata amata dal governo Renzi, tanto che le gare per l’assegnazione dei (pochi) fondi statali per cablare in fibra le tante zone italiane in perdita sono state esplicitamente scritte per penalizzare chi potrebbe direttamente vendere i servizi. Telecom ha promosso (e perso) una sfilza di ricorsi dopo la prima gara, e ha evitato di presentarsi alla seconda (e immagino anche alla terza) per evitare almeno la beffa oltre al danno.

A questo punto l’azienda ha cambiato completamente strategia, e ha deciso (spremendo fornitori e dipendenti per avere più soldi) di investire in proprio sulle zone in perdita. La logica, per quello che ho capito io, ha un certo qual senso: se si fa in fretta si riesce ad arrivare molto prima di una società nata più o meno dal nulla, e la tecnologia FTTC da un lato fornisce una banda tra i 30 e 100 Mb/s sufficiente per molti e dall’altro permette di continuare a mettere a bilancio la rete in rame. Insomma, una riduzione del danno (e possibilmente la capacità di vendere servizi video, anche se ho dei dubbi al riguardo).

Cosa sta succedendo? Che il governo Gentiloni – che pure di telecomunicazioni dovrebbe saperne – ha minacciato di chiedere i danni a Telecom per aver deciso di fare investimenti dove l’anno scorso aveva detto che non era interessata. (Oggettivamente a fine dicembre aveva comunicato questa volontà a Infratel, come da legge, ma la cosa non conta). Cattaneo ha risposto per le rime come sua abitudine; io nel mio piccolo mi chiedo perché il famigerato bando non abbia previsto delle revisioni nel caso il mitico “mercato” avesse cambiato le proprie idee, ma è chiaro che di economia e di politica non ci capisco nulla.

7 pensieri su “Telecom, OpenFiber e le aree bianche

  1. mestesso

    Il motivo percui il governo chiede i danni è semplice: ha messo in piedi una struttura (parzialmente sovvenzionata dallo stato) che non può competere sul terreno del privato (ex finananziato dallo stato).

    Ciò detto, TIM non si è mai fatta amare negli ultimi anni, anche da prima che entrasse Renzi. Con l’ultimo giro di dismissioni poi ha fatto traboccare un vaso già pieno. Si racoglie ciò che si semina.

    1. Bubbo Bubboni

      Umm, direi che chiede i danni perché gli chiederanno i danni.

      Poi se uno è sempre pronto quando serve un dato, una mail che ti sei perso o che non ti hanno mai inviato, un documento che non hai, ecc. è un conto e lo aiuti anche tu, ma se uno è amico dei nemici di un amico o non contrario ai tuoi nemici allora cosa si può aspettare di ricevere?

      Ma quali dismissioni avrebbero inciso? Quelle delle centrali? Non credo che siano rilevanti.

    2. .mau. Autore articolo

      @mestesso: però stai mischiando problemi diversi.
      Comprendo che Telecom non si sia fatta amare, e posso anche comprendere la logica di fare una gara d’appalto dove Telecom – ma anche le altre aziende che danno il servizio direttamente ai clienti – sia sfavorita. Diciamo che io avrei direttamente messo come clausola per la partecipazione l’obbligo di non fornire servizio ai clienti finali, sarebbe stato più onesto.
      Detto questo, se il governo ha messo su una struttura parzialmente sovvenzionata sperando di fare le nozze con i fichi secchi non è che possa lamentarsi che escano fuori altre soluzioni…

      1. mestesso

        @.mau. Infatti non dico che il governo sia (completamente) nel giusto, mi limito a dire che la richiesta di danni è consequenziale alla situazione odierna. Come ci si è cascati in questa situazione, beh, è una altra storia ed è la classica roba all’italiana. Mi limito a dire che la richiesta di danni è scontata data le premesse.

        1. .mau. Autore articolo

          Il punto è che chiedere i danni equivale a dire che una volta lanciato il bando sarebbe stato vietato a chiunque altro mettere fibra. Ora se fosse stato direttamente lo Stato a cablare la cosa forse ci poteva stare (anche se comunque sarebbe dovuta essere esplicitata), ma con questa scelta da furbetti senza soldi il tutto rimane molto più difficile. Certo, il governo potrebbe vietare di far mettere gli armadi sulle strade (l’unica vera aggiunta secondo il piano Telecom), ma sarebbe una mossa molto rischiosa.

  2. un cattolico

    Bisogna capire quanto sia vincolante normativamente parlando una dichiarazione mendace fatta a seguito di consultazione Infratel (http://www.consultazioneinfratel.it/), che tra l’altro è periodica e da quanto so richiede di sbilanciarsi sul brevissimo, breve e medio termine…

    Se fosse stata fatta una dichiarazione falsa all’AEEGSI (ad esempio sui documenti di consultazione negli anni del boom del fotovoltaico incentivato) ci sarebbero state sicuramente conseguenze. Immagino ce ne saranno anche in questo caso. E non posso quindi non pensare che Telecom – a conti fatti – abbia valutato essere comunque conveniente finire in causa.

    1. .mau. Autore articolo

      leggendo dai giornali, l’ultima comunicazione a Infratel è stata a fine dicembre, quindi sei mesi fa.

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