Archivi annuali: 2017

Fakebook (ma anche Google Fake)

Ricordate che sei mesi fa Facebook aveva fatto partire un progetto per segnalare le notizie “contestate”? (non si può dire “fake news”, perché poi qualcuno si mette a piangere e si lamenta perché viene dato un giudizio di merito sulla sua meritoria opera). Anche Google News si era subito accodata.

Beh, a quanto afferma il Guardian le cose non stanno andando bene come si vorrebbe. Nel caso dell’attentato di Las Vegas i due giganti hanno messo tra le loro breaking news la “notizia” che lo sparatore era un “registered Democrat” (cioè non solo simpatizzante ma anche votante alle primarie) che aveva attaccato le politiche di Donald Trump. Insomma, i famosi algoritmi non sembrano funzionare così bene… ma del resto anche Enrico Mentana non ha ancora smentito la sua affermazione secondo cui «A quanto pare c’è davvero l’Isis dietro la strage di Las Vegas». Che pretendiamo?

Ultimo aggiornamento: 2017-10-03 18:06

Bici contromano

Ci sono soluzioni creative per far andare le biciclette contromano, come le “strisce clandestine” periodicamente disegnate sul cavalcavia Bussa (iniziativa inutile, perché al fondo del cavalcavia si rimane comunuque bloccati; ma tutta quella pista ciclabile non ha senso), e ci sono soluzioni con l’imprimatur del comune, come quella che dalla fine di settembre permette di andare contromano con la bici in un tratto di via Brera.

Il punto è che una soluzione del genere serve a poco o nulla, se non a rendere lecito quello che veniva fatto già prima. Sarebbe bello che fosse un esperimento e che si partisse davvero a lasciare andare le bici contromano nelle strade che lo permettono (non certo quelle di scorrimento, né quelle troppo strette: se il problema è il limite a 30 allora che è necessario, ci sono molti tratti in cui lo si può fare). Ma non credo sarà così.

Catalogna

Non parlo della liceità del referendum catalano né del diritto all’autodeterminazione, perché non ne so abbastanza neppure per dare un’opinione disinformata come mio solito. Noto però che Mariano Rajoy con la sua voglia di mostrare i muscoli è riuscito a convincere molti catalani dubbiosi ad andare a votare sì: la mia impressione è che se avesse tenuto un profilo più basso il numero di votanti sarebbe stato inferiore, pur contando coloro che a votare non ci sono potuti andare causa polizia che ha chiuso i seggi. (Nota a margine: stamattina sulla filocatalana Radio Popolare il commentatore da Barcellona ha fatto notare complottisticamente che a Badalona, città catalana dove il PSOE ha una forte maggioranza e che quindi si presume meno indipendentista, la polizia mica è arrivata. Mavalà? Se hai deciso di fare un’azione di forza e non hai risorse per farla dappertutto, dove ti metti a farla, secondo te?)

Ma quello che mi stupisce di più è il profilo davvero basso tenuto dalla UE. Quello che io mi sarei aspettato era un’affermazione tipo “Non entriamo nelle questioni nazionali, ma ci teniamo a ricordare che una nuova entità nazionale non può essere automaticamente parte dell’Unione Europea, e quindi occorre una procedura formale di adesione che veda l’assenso di tutte le altre nazioni”. Perché poi è questo che capiterà, anche se buona parte di chi ha votato per l’indipendenza non lo sa. Immagino che gli alti vertici indipendentisti catalani lo sappiano perfettamente, ma o giocano d’azzardo per avere un’autonomia ancora più ampia, tipo quella scozzese con unione delle corone, oppure sperano in qualche miracolo non meglio identificato. In definitiva, una brutta storia.

scappellamenti a destra

Sabato mattina è squillato il telefono fisso: il numero era il famigerato 0898423621 (cercatelo pure su Internet). Visto che ero di buonumore, ho risposto al telefono e la tipica tipozza mi ha detto che c’era un rimborso sulla mia bolletta telefonica; poi ha commesso l’errore di continuare dicendo “lei è un utente Telecom, vero?” al che ho risposto stupito “no!”.

L’interlocutrice è rimasta un attimo spiazzata, mi ha chiesto qual era il mio operatore, e io ho risposto sempre candidamente “NoiCom” (qualcuno magari si ricorda ancora di loro…), spiegando che avevo cambiato gestore da poco; mi ha chiesto se era un operatore locale, al che io “certo che sì!” e se mi trovavo bene (“per il momento sì”). La chiamata è terminata con la tipa che ha salutato e ha detto che avrebbe aggiornato l’anagrafica :-)

La prossima volta userò un altro sistema. Questa gente non può sapere a chi è intestata la nostra linea, perché non siamo negli elenchi; ma probabilmente hanno il nome del vecchio abbonato. Io posso tranquillamente rispondere che appunto non sono io, che mi chiamo Pepito Sbazzeguti (beh, diciamo che userò un nome più comune)…

Quizzino della domenica: OISE?

Sono stato tramortito da un gruppo di persone con un chiaro accento francese. Quando mi sono risvegliato ero in un luogo completamente buio. A un certo punto vedo accendersi per qualche secondo una O, poi dopo qualche attimo di oscurità una I, e dopo ancora una S e una E. Che cosa posso aspettarmi apparire?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p276.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema originale; immagine di GDJ, da OpenClipArt)

_Diciamolo in italiano_ (libro)

Avete presente le diatribe sul riscaldamento globale, con tanti scienziati che negavano (e alcuni che negano ancora oggi) che gli eventi che si trovano davanti ai nostri occhi abbiano correlazione alcuna con l’aumento della temperatura del pianeta causato dalle nostre emissioni? Ecco: in questo libro (Antonio Zoppetti, Diciamolo in italiano : Gli abusi dell’inglese nel lessico dell’italia e incolla, Hoepli 2017, pag. 216, € 17,90, ISBN 9788820380335) Zoppetti mostra come l’ingresso degli anglismi nella lingua italiana stia seguendo lo stesso percorso, con un effetto valanga che è nato sottotraccia, addirittura minimizzato da illustri italianisti come Tullio De Mauro, ma è arrivato a un punto tale che potrebbe persino essere troppo tardi per evitare danni irreparabili non solo al lessico ma anche alla struttura stessa dell’italiano. Zoppetti lavora nel campo della linguistica computazionale da un quarto di secolo; io lo conosco dai primi anni zero quando ho collaborato al suo progetto di Esercizi di stile web. Qui difende la sua tesi non solo con una grande quantità di dati numerici – ngrams di Google è uno strumento utilissimo – ma anche mostrando come le metodologie usate di solito per valutare il peso degli anglismi siano intrinsecamente biased (ehm, scusate… “distorte”) e quindi non colgano la vera portata della trasformazione della nostra lingua.

Io sono più dell’idea che più che lottare contro gli anglismi dovremmo fare una campagna più generale contro la pigrizia che ci porta a usare sempre i soliti ritriti termini; che il lessico tenda sempre più a usare parole inglesi mi pare un corollario più che un teorema. Ma il problema in un modo o nell’altro resta: speriamo di non ritrovarci a discutere de L’Innominato Wedding Planner for Renzo & Lucia, by Alex A. Manzoni, oppure de Il passero single by James G. Leopardi, come da esempi iniziale e finale del testo!

Seduto in quel caffè

Oggi è il 29 settembre, compleanno di Silvio B., compleanno di Pierluigi B., e giorno in cui tutti si sentono in dovere di ricordare la canzone battistiana dal titolo omonimo, magari nella versione dell’Equipe ’84 con gli spezzoni del giornale radio che ribadiscono la data.

Peccato che la canzone parli di cosa è successo al protagonista il 29 settembre, ma con i fatti che avvengono il giorno dopo, 30 settembre. Non ci credete? Riascoltatela. Le prime strofe usano l’imperfetto (“Seduto in quel caffè, io non pensavo a te”), mentre nell’ultima si passa al presente dopo il risveglio del protagonista. Ma soprattutto il giornale radio comincia con “Ieri, 29 settembre” (lo si sente dal minuto 0:16)…

Ultimo aggiornamento: 2017-09-29 19:31