(e pensa che per farlo spreco la mia pausa pranzo)
Gianluca Comazzi, giovedì io mi sono trovato una lettera in buca, come anche mia moglie si è trovato una lettera (nella stessa buca… sa, viviamo nello stesso appartamento). La lettera era impreziosita da un incipit a mano, dove immagino ci sia scritto “Caro Maurizio”: con tutti i nomi che avrai dovuto scrivere la mano si sarà un po’ stancata, e «con grande gioia» mi hai comunicato che hai «proposto in Consiglio Comunale a Milano un “Ordine del Giorno” per rendere il quartiere in cui viviamo più sicuro». (“Ordine del Giorno” è tra virgolette, non so come mai). La lettera continua scrivendo «Ho quindi raccolto la richiesta di numerosi cittadini che attraverso la petizione che hai firmato chiedevano maggior sicurezza nel quartiere Zara-Taormina-Murat».
Gianluca Comazzi, sei proprio sicuro che io e mia moglie abbiamo firmato una petizione del genere? A me non piace firmare petizioni: tanto per dire, sono uno di quei bastardi che quando mi fermano davanti al banchetto e mi dicono “vuoi mettere una firma contro la droga” rispondo “io sono a favore della droga direttamente distribuita, così si eliminano gli intermediari”. Nella fattispecie, poi, pur avendo subito un furto in casa – con noi presenti, tra l’altro – non mi sarei mai e poi mai sognato di richiedere «di installare telecamere di sicurezza». Una telecamera non serve a nulla contro un furto in appartamento: non è che il ladro si faccia un selfie per essere certo di essere riconosciuto. D’altra parte mi stupisce che tu ci abbia raccontato solo giovedì scorso di un ordine del giorno che Tu hai fatto approvare il 9 settembre 2014 (anche gli articoli di giornale che Tu ci hai allegato, uno lo potete vedere qui, sono datati 10 settembre). Forse perché contestualmente mi chiedi «contattami telefonicamente al numero sotto indicato o scrivimi una e-mail segnalandomi un tuo recapito dove poterti raggiungere per aggiornarti sugli sviluppi e i tempi di installazione»? Ma anche no. Non mi interessa sapere come vengono sprecati i soldi in modo bipartisan e anzi mi spiace di dover dare ragione a Mario Cappato (io e i radicali non siamo mai andati d’accordo).
Ma la chicca finale, Gianluca Comazzi, è che la lettera che mi hai inviato è intestata Comune di Milano, con la dicitura “Consiglio Comunale”, e questo non si fa. Se io trovo una lettera con il logo del Comune io mi aspetto un’informativa ufficiale, non l’estemporanea trovata pubblicitaria di un consigliere.
Post Scriptum: Già che ci sei, Gianluca, avvisa chi stampa le buste per il Comune che il Vostro indirizzo non è “Via T. Tomaso, 7 – 20121 Milano” ma “Via Tommaso Marino 7”. Almeno avrai fatto qualcosa di utile.
Ultimo aggiornamento: 2015-06-16 14:09