Archivi annuali: 2014

Scrocconi

Ieri verso le tre e mezzo Anna e io scendiamo a prendere la metro a Turati per tornare a casa. Non c’era praticamente nessuno, solo una ragazza che stava ciondolando davanti ai tornelli. Timbriamo, e mi accorgo che la ragazza è passata a sbafo dietro di me (me ne accorgo perché è suonato il cicalino, che credete?) Immediatamente esce dal gabbiotto l’addetto Atm, che… butta nel cestino il bicchierino del caffè e se ne ritorna nel gabbiotto.
Poi tanto sono io quello che il biglietto se lo trova aumentato… (per la cronaca, la ragazza era italianissima e vestita in modo assolutamente normale, giusto per mettere i puntini sulle jota)

Ultimo aggiornamento: 2014-01-13 09:34

Quizzino della domenica: spending review

Nell’ascensore qui da me in ufficio, dove l’indicatore del piano è uno di quei vecchi sistemi LED a sette segmenti, la manutenzione difetta alquanto: uno dei segmenti rimane sempre acceso e un altro sempre spento. Però il tecnico ha detto che il nostro contratto di manutenzione non comprende la sostituzione di quei segmenti, e l’unica cosa che poteva fare era spostare i collegamenti in modo tale che fosse sempre possibile dedurre a quale piano ci si trovi. (I piani vanno da 0 a 9). In quanti modi essenzialmente diversi può ottenere questo risultato? (scambiare tra loro due segmenti correttamente funzionanti non è un modo essenzialmente diverso).
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p151.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema inventato da me.

Ultimo aggiornamento: 2014-12-28 19:15

_Verba volant_ (ebook)

[copertina] Un’ucronia è una storia che non è mai accaduta, ma che sarebbe potuta accadere se solo fosse successo qualcosa di diverso nel nostro universo. In questo caso (Paolo Sinigaglia, Verba volant, 2013, pag. 135, € 2,68 (Kindle) / € 6,69 (cartaceo), ISBN 978-1-4929-6014-0) Sinigaglia immagina che nel 23 a.C. l’imperatore Augusto non si fosse ripreso dalla malattia che l’aveva praticamente portato all’altro mondo; così l’impero romano nacque e morì con lui, si continuò con i consoli, e… beh, se volete sapere cosa succede dovete leggervi il libro. Sappiate solo che la storia si svolge principamente intorno all’810 AUC, il 57 d.C. del nostro calendario, che arrivano i cinesi e si parla di “scinzi”, una novità che fa subito il botto.
Il racconto è molto curato dal punto di vista storico, forse fin troppo dal mio punto di vista (e c’è un bel glossario finale dove impararete più storia romana di quanto vi sia mai capitato in vita vostra). Il mio appunto, che ho fatto anche direttamente all’autore, è che il narrativium non funziona: non si riesce a capire perché la morte prematura di Augusto abbia cambiato le cose e soprattutto non si vedono le non-così-piccole differenze con il nostro continuum spazio-temporale. Però la storia fila bene, e Sinigaglia promette (minaccia?) di proseguire la saga nei secoli. Chissà se il quinto o sesto volume seguirà davvero il teaser che aveva postato su Facebook: «Oceano: l’ultima frontiera. Questi sono i viaggi della trireme Inceptio. La sua missione lustrale: esplorare nuove terre, alla ricerca di nuovi popoli, per arrivare là dove nessun Romano è mai giunto prima. Praefectus J. Tiberius Dominicus: diario del prefetto, ante diem III Kalendas Julias MCXXII ab urbe condita. …» Io aspetto :-)
P.S.: la pagina Facebook di Foederatio Romana, il nome della saga, è https://www.facebook.com/FoederatioRomana

Ultimo aggiornamento: 2014-01-11 07:00

Quizzino autoreferenziale

Anche se oggi non è domenica… ma visto che non ho una risposta precisa (ne ho un paio, ma secondo me ce ne possono essere delle altre) ve lo lascio così potete sbizzarrirvi con la creatività.
Completate la frase qui sotto con due numeri, in modo che risulti corretta (grammaticalmente e matematicamente: supponete che le parole “zero” e “uno” siano indeclinabili):
Questa frase contiene ______ zero e ______ uno.

Ultimo aggiornamento: 2014-01-10 10:42

© Riproduzione riservata

Stamattina è morto il terrorista Roberto Sandalo. Naturalmente i quotidiani hanno riportato la notizia, ricordando cosa aveva compiuto. Per esempio, questo è l’articolo pubblicato su La Repubblica<!–, qui nella versione di FreezePage–>. Anche Wikipedia naturalmente ha una voce su Sandalo, e fin qui nulla di strano… beh, no: qualcosa di strano c’è. I due testi sono praticamente la fotocopia l’uno dell’altro, giusto con qualche aggettivo rimesso a posto. Non arriviamo al livello che la leggenda racconta sulla traduzione della Bibbia dei Septuaginta: ma in fin dei conti questa non è Parola Sacra, quindi possiamo permetterci queste minime varianti su un testo evidentemente divinato.
Ma forse c’è stato qualcuno che ha copiato da qualcun altro? Chissà. Non ho a disposizione i coccodrilli che La Repubblica, come tutti i grandi media, sicuramente mantiene; però Wikipedia permette di verificare tutte le versioni di una sua voce, e così sono andato a controllare cosa c’era scritto a luglio 2013. Toh: il testo è ancora lo stesso. Escludendo l’ipotesi che i server di Wikipedia siano stati craccati per modificare il testo nel passato, e quella che un solerte wikipediano sia tornato indietro nel tempo per inserire la copia della voce sei mesi prima che il quotidiano romano la scrivesse, possiamo accettare come ipotesi di lavoro che l’anonimo giornalista abbia copiato da Wikipedia, cambiando giusto qualche parola qua e là per mostrare la sua creatività.
Di per sé la licenza d’uso di Wikipedia (la Creative Commons CC-BY-SA 3.0) non solo non vieta, ma anzi invita al riuso delle informazioni: insomma non ci sarebbe stato nulla di male, se… se La Repubblica avesse ottemperato alle due semplici condizioni poste dalla licenza: indicare la fonte (cosa che sarebbe già compresa nella legge sul diritto d’autore, ma ripetersi non fa male) e rilasciare il contenuto con la stessa licenza. Peccato che io non sia riuscito a trovare scritto “Wikipedia” da nessuna parte nell’articolo; e ancor più peccato che quelle sagomacce a Repubblica abbiano terminato il pezzo con il loro stampino “© Riproduzione riservata”. Un po’ come Re Mida trasformava in oro tutto ciò che toccava, il gruppo editoriale trasforma in sua proprietà tutto quello che passa attraverso i suoi server.
Che si può fare al riguardo? Nulla. Sì, in teoria la Wikimedia Foundation potrebbe citare per plagio La Repubblica; ma ricordiamoci che siamo nella nazione in cui il mese scorso l’esecutivo pensava di promulgare una legge contenente «disposizioni di tutela del diritto d’autore quale strumento per la soluzione delle controversie derivanti dall’utilizzo dei contenuti giornalistici da parte dei motori di ricerca o di aggregatori di notizie al fine di contemperare l’esigenza della circolare dell’informazione anche sulle piattaforme digitali con la garanzia del rispetto dei principi in materia di tutela del diritto d’autore.» Insomma, per cui mettere un link a un articolo di un italico quotidiano sarebbe stata una violazione del diritto d’autore. Secondo voi, che succederebbe?
(grazie a Fabio Portera per la segnalazione!)

Ultimo aggiornamento: 2014-01-09 20:53

Se questa è la cultura umanistica…

Beh, mi sono passato le vacanze di Natale senza farmi troppo il sangue amaro, ma oggi Peppe mi ha riportato alla dura realtà, segnalandomi questo accorato appello di Roberto Esposito, Ernesto Galli della Loggia e Alberto Asor Rosa sobriamente intitolato “Un appello per le scienze umane”. Sì, nella rivista cartacea del Mulino il pezzo c’era già a inizio dicembre, e il Corsera ne aveva anche parlato: ma come ho detto, per fortuna non me n’ero accorto.
Intendiamoci, se uno fa un bel respiro rilassante e inizia a leggere il testo, qualcosa di condivisibile c’è: che «il “ridimensionamento” dei modelli [socioculturali] ora detti, già in corso almeno a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, ha assunto una portata talmente vistosa da compromettere quella relazione tra cultura e società, tra passato e presente, senza la quale un Paese è condannato alla regressione.» Lo stesso si può dire sulla frammentazione portata dal modulo 3+2 all’università, che è servito « a ridurre il carico didattico a misure spesso ridicole, a rendere la stesura della tesi di laurea un’operazione nella maggior parte dei casi di pura facciata». Nulla da eccepire. Peccato che i tre dimostrino tutta la loro onfaloscopia riuscendo ad affermare che «il declino degli studi umanistici» è avvenuto «a favore di quelli tecnico-economici». Quello che è banalmente (e tristemente) successo non è che la cultura scientifica abbia preso il posto di quella umanistica, ma banalmente che entrambe non contano più un tubo. Benvenuti nel club.
Che poi, a dirla tutta, è anche una fandonia che oggi «l’alfa e l’omega della politica sia l’economia»; o meglio non mi pare che i nostri politici – anche quelli che vantano blasonati master alla Bocconi – ne sappiano così tanto. E il terzetto, pronto a ricordare tutti i grandi intellettuali (umanisti) del secolo scorso, ha una memoria storica così labile dal non ricordarsi dei ministri del Regno d’Italia con una solida cultura scientifica: quella che naturalmente non viene nemmeno considerata di striscio nella loro apologia, se non per dire «Le discipline scientifiche, infatti, le matematiche o l’ingegneria elettronica, la biologia molecolare o la geologia, sono dovunque le medesime, dovunque eguali a se stesse, e non a caso tendono sempre di più a esprimersi dovunque in una medesima lingua: l’inglese. Che però si dà il caso che non sia la nostra lingua.» Come se alle elementari iniziassero a insegnarti a contare in inglese.
Non ce la faccio a dire “peggio per loro”, anche se ammetto mi piacerebbe. Vedo solo, ma senza alcuno stupore, che mentre conosco tante persone con una formazione scientifica che sono perfettamente consce che non esistono “le due culture”, il viceversa è più raro (no, non inesistente, per fortuna), e soprattutto più si va in alto meno se ne trova. Finiremo male tutti, ma almeno chi ha una formazione scientifica non si troverà a fare i capponi di Renzo :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-01-08 17:36

_Frozen_ (film)

frozen.JPGCon due quattremezzenni i film che si possono vedere non sono poi moltissimi. Così nelle vacanze di Natale ci è toccato andare all’Uci Bicocca – dove ho scoperto che il film inizia trentacinque minuti dopo l’orario indicato, e che quindi ti vendono il biglietto fino a trentacinque minuti dopo) per vedere questo Frozen, ultima fatica della Disney intesa come Disney e non come Pixar.
Occhei, il film è quello che possiamo aspettarci da un Disney. Principesse, così Cecilia è stata contenta (Jacopo un po’ meno, ma non l’ho mai visto riuscire a stare fermo per più di un quarto d’ora); bella musica, tradotta in italiano – ma non avevano smesso di farlo? – con interessanti soluzioni armoniche, tanto che c’è chi l’ha definito quasi un musical a cartoni animati; una storia lineare, nella quale confesso di non essere riuscito a vedere un accenno al “coming out of the closet”, e insomma nulla di creato per i bambini ma con un occhio di riguardo per gli adulti. Non avendo mai letto il racconto di Andersen, non so quanto il film lo segua, ma conoscendo Disney sono pronto a scommettere che non c’entri praticamente nulla. In definitiva, nulla di profondo ma una simpatica storia da far vedere ai propri bimbi senza morire di noia.

Ultimo aggiornamento: 2014-01-07 16:04