Domenica ho cantato – con un centinaio di altri coristi e una ventina di orchestrali – il Requiem di Mozart K626. Considerando che la prima prova con l’orchestra l’avevamo fatta venerdì, ed era persino aperta al pubblico (siamo pazzi) bisogna dire che siamo stati davvero bravi, ma non è di quello che volevo parlare.
Mentre cantavo, barcamenandomi tra il controllare il direttore e il leggere la parte che come sempre non mi ricordavo a memoria, mi sono accorto che c’è una differenza enorme tra quando ascolto un brano di musica classica (non solo da un disco, ma anche dal vivo) e quando lo canto. È una sensazione difficile da spiegare a parole: in pratica, mentre l’ascolto per così dire passivo è monodimensionale (la musica fluisce nel tempo) quando canto l’ascolto diventa bidimensionale: sento le varie parti molto distintamente pur nel loro amalgama, come se io mi trovassi all’interno di un puzzle, o forse di una costruzione fatta con i Lego, e attaccassi insieme tutti i vari pezzi.
È una cosa che capita solo a me, o qualcuno ha provato un’esperienza simile?
Ultimo aggiornamento: 2014-01-21 13:45