Archivi annuali: 2014

_Il fantasma di Laika_ (libro)

[copertina]
Come capita spesso nella collana Millamondi, questa raccolta (David G. Hartwell e Kathryn Cramer (ed.), Il fantasma di Laika e altri racconti [Year’s Best SF 17], – Millemondi 64 (estate 2013), pag. 479, €7,50, EAN 977-1123076005-30064) è la traduzione dell’anglofona Year’s Best SF che, come dice il nome stesso, contiene una selezione di racconti pubblicati nel 2011.
La fantascienza contemporanea è molto diversa da quella a cui sono abituato: non solo nei temi, ma anche perché molti racconti non vengono pubblicati nelle riviste ma nei siti. Inoltre la componente femminile è molto cresciuta; non ho verificato se raggiunge o addirittura supera la metà del testo (mica sono interessato alle quote rosa) ma credo siamo lì.
Tra i racconti che mi sono piaciuti di più ce ne sono un paio per così dire classici su robot e IA: Dolly di Elizabeth Bear e La cosa più simile di Genevieve Valentine. Vincoli, di Mercurio D. Rivera, è sulle razze aliene. Neil Gaiman scrive uno scherzetto, Obediah il disinventore; Il nostro candidato di Robert Reed è fin troppo realista; Casa dolce biocasa di Pat MacEwen è infine davvero contemporaneo – e carino.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-15 07:00

I conti corti di Brunetta

È assolutamente lecito avere dei dubbi sulla capacità del governo Renzi di trovare i soldi di cui ha bisogno per tutte le sue riforme. È anche assolutamente lecito lamentarsi di dove Renzi ha deciso di trovarli, quei soldi. Fin qui tutto bene.
Però l’ex ministro Renato Brunetta, forse un po’ intontito dalla primavera che sta arrivando, ha perso una buona occasione per prendere la calcolatrice prima di mettersi a parlare. In quest’agenzia di ieri sera (ah, grazie a Phastidio per averlo segnalato!) Brunetta scrive che «Dai dati dell’Agenzia delle entrate risulta che, con l’aliquota del 20%, nel 2013 il gettito derivante dalle imposte sugli interessi da azioni e obbligazioni e sui capital gains e’ stato pari a circa 13 miliardi. Portando l’aliquota al 26%, come dice di voler fare Renzi, si reperiscono risorse per non piu’ di 780 milioni (6% di 13 miliardi). Come si giunga alla cifra indicata dal presidente del Consiglio (2,6 miliardi) rimane un grande mistero.»

Avete trovato la soluzione del mistero? È semplicissimo. Se si porta l’aliquota dal 20% al 26% il gettito ulteriore non aumenta del 6% ma molto di più. Lo si vede ad occhio pensando di portare l’aliquota dal 20% al 40%, cioè raddoppiandola; il gettito allora non aumenterà del 20%, ma appunto raddoppierà. Facendo i conti della serva, se un’aliquota del 20% dà 13 miliardi significa che l’imponibile era di 65 miliardi; il 26% dà 16,9 miliardi e la differenza è quindi di 3,9 miliardi. (Poi non tutto il gettito probabilmente vedrebbe l’aumento, e dunque quello previsto è solo i due terzi di quello indicato). Più che di finanza creativa, insomma, io parlerei di aritmetica creativa…

Ultimo aggiornamento: 2014-03-14 11:20

Carnevale della matematica #71: GOTO Dropsea!

Vi ricordate che oggi, 14 marzo, è il Pi Greco Day? No? Ma almeno vi ricordate che è il giorno del Carnevale della Matematica? Il numero di marzo 2014 (il settantunesimo…) è ospitato da Gianluigi Filippelli nel suo Dropsea. Andate subito a vederlo, perché di roba ce n’è davvero tanta!

Ultimo aggiornamento: 2014-03-14 10:49

ah, le tutele

Ieri, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo 21 febbraio 2014, n. 22, è diventata Legge dello Stato l’allungamento da 50 a 70 anni dei diritti d’autore sulle esecuzioni, come spiega bene Altalex. In pratica, la creazione di un’opera era già tutelata da copyright per settant’anni dopo la morte dell’autore; la sua esecuzione era invece tutelata “solo” per cinquant’anni dalla prima pubblicazione, e ora lo è per settanta.
La colpa non è del nostro – vecchio o nuovo che sia – governo: la legge è il semplice recepimento, col solito ritardo, della direttiva europea 2011/77/UE che a sua volta modificava la direttiva 2006/116/CE. Il nostro compito è stato insomma tradurre la “legge Beatles” (chi è che cinquant’anni prima del 2012 ha iniziato a incidere dischi?) nell’italico burocratese, dove abbiamo i fonogrammi che non ho ben capito cosa siano.
Immagino che tra una quindicina d’anni il diritto d’autore sulle esecuzioni passerà a 99 anni… il tutto, come dice la relazione sulla legge, ovviamente perché «l’attuale durata della protezione del diritto d’autore (50 anni) era insufficiente a proteggere l’esecuzione per l’arco della vita degli artisti». Ecco: potremmo almeno chiedere di non essere presi per i fondelli? Se io muoio prima, i diritti si perdono? o vanno a figli e nipoti? A leggerlo così si direbbe di no, ma non è nemmeno detto. Ricordate: quando si parla di diritto d’autore quelli che contano non sono gli autori.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-13 12:32

americofilia

Oggi pomeriggio Corriere e Repubblica online hanno subito messo come prima notizia il crollo dell’edificio ad Harlem. Io, per non sapere né leggere né scrivere, sono andato sul sito del New York Times a vedere se ne parlava. In effetti in fondo alla prima pagina, tra le “other news”, c’era una righetta che puntava a un articolo interno.
Però la riga era la prima delle tre “other news”.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-12 21:00

_ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA_ (mostra)

Con la scusa di portare i bimbi all’attività pensata per loro all’Hangar Bicocca, domenica abbiamo visto la mostra (l’installazione?) dedicata a Micol Assaël, che nonostante il cognome è nata a Roma (e, almeno al momento in cui scrivo, non ha una voce a lei dedicata su Wikipedia ma ne ha una sulla Treccani).

Ora, io ho sempre grossi dubbi sugli artisti contemporanei, e quello è indubbiamente un mio limite. Ma credo che almeno stavolta saranno in molti d’accordo con me, soprattutto dopo aver scoperto (cito dal libriccino preso all’Hangar Bicocca) questa chicca: «Il progetto Waiting for the Unknown (2005), che non fu mai portato a compimento, prevedeva la collocazione di una tonnellata di tritolo nel centro del cratere del vulcano Eldfell sull’isola di Heimaey in Islanda, con lo scopo di amplificare gli effetti dell’eruzione». Vabbè, transeat. Scoprire poi che la visita è a numero chiuso (50 persone massimo ogni mezz’ora), e che c’è un’esplicita informativa che vieta l’ingresso a due delle opere a minori (no, la pornografia non c’entra) e donne incinte lascia un po’ spiazzati.

In realtà l’aspetto della sala, quando si entra, è di post-apocalisse: non sono mai riuscito a capire perché le installazioni devono avere quell’aria di roba presa qua e là e messa insieme alla bell’e meglio. Ciò detto, 432Hz, a parte la descrizione che afferma che il diapason “scientifico” a 432 Hz «è stato alterato, e senza addurre ad alcuna giustificazione scientifica», è molto carina anche se un po’ inquietante. (Ah: è vero che non ci fu alcuna giustificazione scientifica per alzare il diapason a 440 Hz. Ma d’altra parte non c’era alcuna giustificazione scientifica per averlo a 432 Hz, checché ne dicano Assaël e tanti altri). Vorkuta è indubbiamente freddo, e io non sono mica sicuro che la poltrona fosse riscaldata a 37 gradi Celsius; Senza Titolo ha una sua simpatia, Sub mi ha un po’ ricordato don Sanvito e i suoi esperimenti nell’aula di fisica a Valsalice, e infine non sono davvero riuscito a capire cosa ci fosse di pericolo in Mindfall, che mi ha ricordato vari garage-laboratori.

Comunque se persino Exibart inizia la recensione scrivendo «La mostra all’Hangar Bicocca di Micol Assaël o piace o si rifiuta in blocco» qualcosa vorrà pur dire…

Ultimo aggiornamento: 2014-03-12 14:20

aNobii comprato da Mondadori. Perché prendersela?

Stamattina Peppe, sempre sul pezzo, mi segnala questo comunicato stampa: il social network librario aNobii è stato acquisito da Mondadori. Bene, ho pensato io; male, hanno pensato in tanti. Potete per esempio vedere il thread su aNobii stesso, ma su Facebook mi è anche capitato di vedere uno affermare “vado a cancellare tutte le mie recensioni”. È un ragionamento che non capisco per niente.

Cominciamo dall’inizio. È ovvio che Mondadori non si prende aNobii per fare beneficenza, ma perché ritiene che ci guadagnerà in un modo o nell’altro. La gestione di un sito come questo costa, sia per le strutture hardware che per il costo di manutenzione: e in questi ultimi due anni garantisco che la manutenzione è stata scarsa per non dire nulla. È anche ovvio che se io posto la mia recensione di un libro sto “regalando” del materiale e delle informazioni su di me, senza nemmeno la foglia di fico della carta fedeltà di un supermercato che ti offre qualche sconto di quando in quando. Detto questo, c’è qualcuno che pensa davvero che Mondadori renderà più difficile parlare di libri non pubblicati dal gruppo Mondadori stesso? Non conviene nemmeno a loro! Se sono abbastanza furbi, a parte inserire un link per acquistare i libri dal loro store online (per la cronaca, sinora c’era un link a ibs.it) inseriranno automaticamente le schede dei libri da loro pubblicati, cosa che renderà più semplice agli utenti inserire commenti su quei libri. Ma se oltre a queste iniziative “attive” facessero qualcosa di “negativo”, come rendere più complicato l’inserimento di libri di altri gruppi editoriali, gli utenti mangerebbero immediatamente la foglia, se ne andrebbero in massa, e a Mondadori resterebbero con un pugno di mosche.

(Nota a latere: sto parlando come se aNobii fosse un social network italiano. In realtà è internazionale, ma storicamente l’utenza italiana è sempre stata molto attiva, e quindi non è certo un caso che Mondadori abbia pensato di acquisire il sito)

Certo, c’è sicuramente chi sta boicottando qualunque cosa abbia il marchio della best… ehm, del cavalier Silvio Berlusconi, e quindi non toccherà più aNobii esattamente come non compra più un libro Mondadori. A me sembra un’idiozia, perché non vedo il motivo per cui privarmi di qualcosa che mi interessa solo perché è pubblicato da Mondadori e ritengo che il mio contributo ad aNobii sia di vantaggio più agli altri lettori che a Mondadori stessa: ma è chiaro che non posso che accettare questo punto di vista. D’altra parte c’è sempre Goodreads… sempre naturalmente che non si obietti che è stato comprato da Amazon!

ps: se qualcuno di Mondadori legge questo post, segnali per favore che si scrive aNobii e non Anobii. Su queste cose sono molto attento.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-11 13:37

soglia di maggioranza

Stamattina, mentre facevo colazione e ascoltavo con mezzo orecchio la rassegna stampa di Radio Popolare, ho sentito che qualcuno si è chiesto perché vengono dati tutti questi numeri (prima il 35%, poi il 40%, ora pare il 37%) sulla soglia richiesta perché scatti il premio di maggioranza. La Consulta infatti ha solo affermato che è incostituzionale che il premio possa in teoria essere assegnato con una percentuale di voti minuscola, ma non ha ovviamente specificato quale sia la soglia minima. Purtroppo non ho fatto caso all’autore dell’articolo – credo sul Corriere – che aggiungeva che il guaio è che non è facile scegliere un valore per così dire naturale.

Niente paura, ci penso io! La mia proposta è che la soglia per il premio di maggioranza sia posta al
36,78794411%. No, non è un numero scelto a caso, ma è il valore (troncato) di 1/e, cioè dell’inverso della costante di Eulero alla base dei logaritmi naturali (e di una sbalardata di altre cose: e se la gioca con π nel campionato della Costante Irrazionale Più Ubiqua). Nessuno può negare che questa percentuale non abbia un significato che trascenda le annose beghe della politica; non provate a tirare fuori la trita scusa che il valore ha in realtà un numero infinito di cifre, perché l’ho appositamente troncato a un punto tale per cui ulteriori cifre aggiunte equivalgono a meno di un singolo elettore.

Purtroppo sono venuto a sapere che c’è chi ritiene tale soglia troppo bassa e spinge per salire al 38,196601125% (cioè 1−(1/φ), per chi non se ne fosse accorto a prima vista). Ma dovrebbe essere chiaro a tutti che una simile scelta è irrazionale!

Ultimo aggiornamento: 2014-03-10 10:31