Archivi annuali: 2014

Commistioni varie

Non ho ben capito come mai ieri sia finita in prima pagina su tutti i quotidiani italiani la storia di Oppido Mamertina e dell'”inchino” della statua della Madonna delle Grazie (non l’Annunziata: quella immagino faccia la processione il 25 marzo) davanti alla casa del (nonno del) boss della ‘ndrangheta, probabilmente uno dei maggiori contributori per la festa. Mi spiego: la cosa curiosa non è tanto l’inchino, e nemmeno il fatto che se ne siano accorti solo ora. Da quello che si legge, i carabinieri avevano infatti avvisato sin dall’inizio del’anno di evitare l’inchino, e l’abbandono plateale della processione era con ogni probabilità previsto. La cosa curiosa è appunto che quest’anno la cosa sia diventata pubblica e non sia rimasta nelle pagine interne.

Quella che purtroppo non è curiosa, prendendo per buono il virgolettato di Repubblica, è la risposta del sindaco. (Sono andato a vedere il sito del comune, ma della risposta non c’è traccia…) Domenico Giannetta si “indigna e colpisce nel suo profilo personale e istituzionale” perché la processione è stata rovinata dall’inconcepibile abbandono della processione da parte dell’Arma, e che lui il corteo – pardon, il Corteo – non l’ha abbandonato “per non creare disagi a tutta la popolazione oppidese”. Chissà quali (e per chi…)sarebbero stati i disagi: se sei in processione per la Madonna, il problema dovrebbe essere al più della Madonna, no?
Il sindaco dichiara poi che è andato a chiedere lumi a uno dei sacerdoti, che gli avrebbe risposto che “la ritualità è prassi consolidata da oltre trent’anni” (si vede che il boss abita lì da un bel po’ di tempo…) La risposta a quanto pare gli è sembrata sufficiente, ed evidentemente nessuno gli aveva segnalato le note che i carabinieri avevano inviato mesi fa, visto che “non gli è dato capire come mai l’episodio ha assunto un significato diverso rispetto ai precedenti”. E dire che la cosa doveva essere nota anche in Curia: leggendo la nota del vescovo si nota un inciso “e a ritentarlo” che mi pare piuttosto eloquente: chissà che succederà ora.

Mah, anche questa è Italia, mi sa.

Ultimo aggiornamento: 2014-07-07 12:09

Tutti per uno

Oggi Il tamburo riparato compie tre anni (tra gli auguri ci trovate anche un mio racconto, per gli amanti del genere). Ma oggi si festeggiano anche i cinquant’anni dell’uscita del primo film dei Beatles, A Hard Day’s Night. Le due cose non sono poi così in contrapposizione, considerato che Juhan ha parlato del film proprio la scorsa settimana.

Visto che nel post di Juhan c’era il link a un video di YouTube col film sottotitolato in italiano, ho provato a darci un’occhiata, almeno per rivedere le scene quando Ringo se ne va; e ho scoperto che i sottotitoli dovevano essere d’epica, per quanto oggi appaiono ridicoli. Rispetto al doppiaggio, i sottotitoli non hanno problemi di sincronizzazione labiale; i guai ci sono solo nel caso di vattute pronunciate molto in fretta. Questo lascia qualche grado di libertà in più al traduttore, che però in questo caso non li ha sfruttati bene. Passi per il ragazzino che dice a Ringo “Sei proprio burbero!”, ed è subito un manuale di conversazione di cinquant’anni fa; ma non ha nessun senso tradurre letteralmente un gioco di parole. Quando gli altri tre si accorgono della scomparsa di Ringo, uno – John? – dice infatti “We now are a limited company”, che nei sottotitoli è diventato “Ora iamo una società per azioni”, lasciando penso perplesso lo spettatore. La cosa buffa è che si poteva far finta di nulla e inventarsi una battuta diversa, chessò “Non siamo una società a responsabilità limitata!” che avrebbe reso comprensibile il perché subito dopo sono andati in cerca dell’amico.

Ma la cosa più divertente è stato vedere che il nonno di Paul, definito “a troublemaker” nell’originale, è diventato “intrigante”. D’accordo, in questo mezzo secolo la parola “intrigante” ha cambiato completamente significato; ma anche al tempo l’aggettivo significava “che ordiva intrighi”… Certo che all’epoca i sottotitoli non erano mica considerati come adesso!

Ultimo aggiornamento: 2014-07-11 22:32

_Cildo Meireles_ (mostra)

La mostra che sta per terminare all’Hangar Bicocca (chiude il 20 luglio) è una personale dell’artista brasiliano Cildo Meireles. Ora, come sapete, l’arte contemporanea ha tutto un suo modo di porsi, che spesso si può commentare con un’unica parola: bah. In questo caso, però, devo riconoscere che ho trovato la mostra divertente. Per esempio Cruzerio do Sul, una delle sue prime opere, non è altro che un cubetto di legno di un centimetro circa di lato lasciato sul pavimento, giusto con un faretto spot che lanciava un fascio di luce più o meno nella posizione. Ho come il sospetto che di quei cubetti ce ne sia qualche dozzina, e quando la sera si scopre che qualcuno ha accidentalmente scalciato via l’opera d’arte essa venga surrettiziamente sostituita da una nuova copia (cosa che tra l’altro è ininfluente: l’opera d’arte concettuale esce infatti dagli angusti confini del materiale con cui è stata prodotta, ed entra in relazione con lo spazio e il fruitore). Meno piacevole Através, dove si cammina letteralmente sui vetri rotti – probabilmente spaccandone a nostra volta qualcuno…, e non mi ha detto nulla Olvido, un tepee realizzato con 6000 banconote di paesi americani e circondato da un muro di 70000 candele di paraffina che racchiudono, oltre al tepee, tre tonnellate di ossa di bue. Diciamo che preferivo il minimalismo, e se proprio bisogna fare le cose in grande allora era meglio Amerikka, con 22000 uova di legno sulle quali camminare (senza scarpe) mentre in alto ci sono 55000 proiettili (svuoltati…) che puntano verso di noi. Ma ci si diverte di nuovo con Abajur, con un panorama che ruota lentamente… perché c’è sotto della gente che fa girare una ruota. Il massimo secondo me sarebbe stato il dover girare noi la ruota perché gli altri vedessero il panorama cangiante: dite che dovrei suggerirlo a Meireles?
Ci sono anche altre opere: mi limito a lamentarmi che per Entrevendo non c’erano più i due pezzetti di ghiaccio da mettere in bocca per sentirli sciogliere dal ventilatore con l’aria calda. Peccato.

superiorità

Io sono ragionevolmente convinto che il Mossad sappia chi sono i coloni ebraici che hanno rapito Mohammad Abu Khdeir, il ragazzo bruciato vivo qualche giorno fa nei territori amministrati dall’ANP. E se non lo sanno, penso proprio che non ci metterebbero troppo a saperlo. Ecco: mi piacerebbe che segnalassero i nomi all’Autorità palestinese. Ma non solo: vorrei che lo facessero pubblicamente, per mezzo del governo israeliano. Perché? Per una ragione banale: rimarcare la superiorità di chi vuole che si seguano le leggi. Anche se quel ragazzo fosse stato un bombarolo, non è che ci si possa fare giustizia da soli e ammazzarlo così: non parliamo poi se rapimento e uccisione fossero stati una pura rappresaglia. Ribadisco: la grandezza di una nazione si vede soprattutto da come sa comportarsi in questi casi.

Ultimo aggiornamento: 2014-07-13 21:26

_The Tokyo Puzzles_ (libro)

0584103573 Mentre stavo facendo shopping di libri matematici usati mi sono trovato davanti questo titolo (Kobon Fujimura, The Tokyo Puzzles, Biddles 1981, pag. 184, ISBN 9780584103571) e ho pensato “vabbè, costa poco, vediamo com’è”. Diciamo che non ho sprecato molti soldi, ma non consiglierei comunque il libro.
Il problema non è naturalmente il fatto che molti dei 98 problemini del libro mi fossero già noti: quella è una cosa che ci si può – o meglio ci si deve – aspettare da un testo come questo. Quello che speravo era trovare un tocco di “giapponesità” nella forma in cui i problemi erano proposti: in fin dei conti la cultura giapponese era sufficientemente diversa da quella occidentale per poter immaginare che Fujimura avesse provato a trasferire le ambientazioni. Invece, a quanto pare, è capitato l’opposto. L’autore aveva infatti tanto apprezzato i problemi “esotici” di Dudeney da volerli portare alla conoscenza dei propri connazionali. Nel testo sono così pochissimi gli accenni al Giappone che si potrebbe credere che l’autore fosse naturalizzato americano… Le uniche curiosità che ho scoperto – ma non dal libro… – sono che il problema del pesce a cui far cambiare direzione è suo, ed esiste la congettura di Kobon sul massimo numero di triangoli non sovrapposti che si possono ottenere con n rette.

Giorgio Faletti

Giorgio Faletti perse molto della mia considerazione quando iniziò a fare il testimonial contro la pirateria, con argomenti ancora più farlocchi del solito. E già ai tempi di Emilio mi aveva dato l’idea di non essere esattamente uno di compagnia, più o meno come Teo Teocoli insomma.
Detto tutto questo, ho ammirato moltissimo Faletti come “uomo rinascimentale”. Ha fatto davvero di tutto. Ho scoperto oggi che per esempio ha corso un Rally di Sanremo (da pilota, mica da navigatore!). Certo, direte voi, se uno è famoso non ha mica problemi a fare queste cose. Certo, rispondo io, aveva sicuramente più possibilità di quante ne abbia io. Ma quanti sono i personaggi famosi che queste possibilità le mettono in pratica, con risultati tutto sommato decenti? (Certo, Io uccido è un polpettone, non entrerà nella storia della letteratura nemmeno come zeppa. Ma è un polpettone fatto bene. Lo stesso per Minchia signor tenente, che a me come canzone non piace ma ha il suo perché). Non vedo perché bisognerebbe negarlo.

Ultimo aggiornamento: 2014-07-04 23:06

Riproduzione riservata (comprese le parentesi quadre)

[senza fonte] È morto Giorgio Faletti. Nonostante il Corriere affermi che fosse malato da tempo, a quanto pare nessuno si era premurato di preparare un coccodrillo: tanto c’è Wikipedia. Ecco così che si copincolla la pagina dedicata allo “scrittore, attore, cantante, paroliere, compositore, sceneggiatore, pittore e comico italiano”, con la foglia di fico della frasetta “Secondo quanto riportato da Wikipedia” (ma senza nessun link) e lasciando tutte le note tra parentesi quadra, con la curiosità di vedere le quadre aperte [ sostituite da quadre chiuse ].

E il tutto naturalmente termina con l’onnipresente frasetta © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riservata de che?

Aggiornamento: dopo aver dimostrato di essere stati i primi, naturalmente al Corsera hanno riscritto con calma la voce. Per i curiosi, il testo completo originale è qui, nello splendore delle sue parentesi quadre.

Ultimo aggiornamento: 2014-07-04 12:40

certo che gli assicurativi…

Io ho una polizza sulla vita. No, diciamola giusta. Io avevo una polizza quindicennale con controassicurazione in caso di morte; una volta terminato il quindicennio ho lasciato i (non molti) soldi nella gestione separata della società di assicurazione, perché sono troppo pigro per pensare a investirli in altro modo. Però…
Oggi mi è arrivata la comunicazione (datata 5 giugno…) del rendiconto della polizza dal 21 aprile (Natale di Roma) 2013 al 21 aprile 2014, con allegato il solito foglietto che mostra come il rendimento della GESTIONE SEPARATA ha superato il Rendimento medio dei TITOLI di STATO e delle OBBLIGAZIONI, qualunque cosa ciò significhi (magari esiste un benchmark che non conosco) e l’inflazione. Bisogna dire che è già un miglioramento, visto che nei due anni passati il rendimento era stato inferiore, e uno si chiede come diavolo avevano gestito il patrimonio. Bene: nel 2013 le percentuali sono state rispettivamente 4,02% e 3,35%. Poi uno legge l’estratto conto, e scopre che il rendimento della gestione separata è stato del 3,96% (e fin qui nulla di strano, la differenza con il 4,02% è probabilmente dovuta al fatto che il periodo di riferimento non è Capodanno-san Silvestro) ma che il costo di gestione da togliere è stato l’1,20%. Ho insomma il sospetto che se comprassi titoli di Stato a lunga durata, nonostante i costi delle banche, guadagnerei di più. È solo una mia impressione?

Ultimo aggiornamento: 2014-07-03 22:56