Archivi annuali: 2014

Sogni

Stamattina (verso le sei, quindi ormai avevo digerito il digeribile) ho sognato che c’era una specie di ritrovo condominiale come veglia funebre di qualcuno (ma in stile irlandese, niente lamenti). Poi sono uscito, ho preso un bus da cui però sono sceso due fermate oltre la mia e mi sono reincamminato verso strada. A questo punto c’è stato un sogno ricorrente (non solo mio): ho cominciato a volare, o meglio a camminare una decina di centimetri sopra il suolo – il che andava anche bene, perché non so come era pieno di neve.
Fin qua nulla di strano: la cosa più divertente è stata però che nel sogno ho pensato “toh, faccio quello che faccio spesso nei sogni. Però questa volta è diverso, essendo io sveglio” :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-08-13 10:50

Robin Williams

Per me Robin Williams è sempre stato Mork, il buffo alieno protagonista della serie di telefilm Mork e Mindy. (Occhei, ai tempi magari ero più interessato a Mindy, ma soprassediamo). Ovviamente so bene tutti i film che ha fatto in seguito, ma non essendo un amante del cinema non garantisco di averne visti nemmeno la metà (e per quanto lui fosse stato bravo, L’attimo fuggente è un po’ una palla, diciamocelo).

Non sono capace a fare chissà quali analisi sociologiche sulla possibilità di cadere in depressione per qualcuno che per mestiere fa ridere la gente: resta semplicemente la tristezza, perché è come se i sorrisi che mi faceva fare fossero stati persi da lui. (E non rompete con la storia che gli davano tanti soldi per farci sorridere: si danno tanti soldi a tante persone che ci fanno solo piangere)

Ultimo aggiornamento: 2014-08-12 16:59

quizzino della domenica: che filosofo greco antico sei?

Il quiz di oggi, via Friendfeed, è Which ancient Greek philosopher are you?: dieci domande che dovrebbero tirarti fuori un risultato tra Socrate, Platone, Aristotele, Zenone… e Talete, che poi è stato il mio risultato: il giudizio in stile oroscopo è stato

You got Thales! Profoundly intelligent and ahead of your time, you face obstacles with a persistent and logical approach. You could argue your way out of anything with clear and concise logic, and you have a strongly scientific mind that pierces through the fog to find the heart of any complex situation. Your wit and nerve will take you very, very far.

Buon divertimento!

Ultimo aggiornamento: 2014-12-28 19:15

_I cavalieri del congiuntivo_ (libro)

[copertina]Erik Orsenna ha scritto una serie di libri per ragazzi dove racconta in maniera molto romanzata le bellezze della grammatica – e anche le possibili bruttezze, a dirla tutta. Questo libro (Erik Orsenna, I cavalieri del congiuntivo [Les chevaliers du subjonctif], Salani 2004 [2004], pag. 163, € 11, ISBN 978-88-8451-466-0, trad. Francesco Bruno) è il secondo della saga, dopo “La Grammatica è una canzone dolce” che non ho letto, il che significa che ho avuto qualche problema di comprensione: non basta certo una pagina di “riassunto della puntata precedente” per potersi immergere completamente nell’opera.
Il libro non è certo un capolavoro assoluto, e non so come possa essere considerato dal presumibile target di lettori, cioè i dodici-quattordicenni: però almeno per quanto mi riguarda sono state due ore (scarse) di piacevole lettura, tra le storie relative ai vari tipi di forme verbali personificate – e per fortuna italiano e francese sono lingue piuttosto simili, non oso pensare a cosa possa essere la traduzione in inglese. Dal punto di vista didattico direi che è un ottimo modo per farsi un’idea della diversità dei vari modi verbali; il cameo finale di Jorge Luis mi ha poi strappato un sorriso. Nota di plauso per la traduzione di Francesco Bruno: è vero che francese e italiano hanno una struttura grammaticale simile, ma questo non significa mica che si possa fare una traduzione letterale. Il fatto che non ci si accorga che il libro sia francese è assolutamente positivo!
Nota finale: spero nessuno si offenda se dico che le illustrazioni di Fabian Negrin mi hanno lasciato freddo.

Ultimo aggiornamento: 2014-08-15 19:14

Lettere al direttore e modelli dei trasporti

In questi giorni sono da mia mamma a Usseglio, e viste le mille attrattive del luogo capita che per fare qualcosa io mi compri La Stampa, il quotidiano torinese in grossa crisi di vendite e che ha appena alzato il prezzo di pubblicazione a un euro e mezzo. Oggi la pagina delle lettere al giornale era completamente dedicata ai commenti dei lettori su questo aumento: a prima vista c’era una perfetta alternanza tra pareri positivi (nel senso di “capisco la necessità”, non certo di “che bello!”) e negativi. Leggendo più attentamente, però, si poteva notare come le lettere a favore erano molto più argomentate di quelle contrarie; un lettore disattento avrebbe avuto l’impressione (subconscia, per giunta) che la bilancia pendesse dal lato dell’accettazione del fatto.

Le pagine locali poi sono state occupate per due giorni di fila dallo studio del Politecnico per rifare la rete di trasporti pubblici torinese. Premessa per chi non vive da quelle parti: il comune è in crisi nera e cerca di raschiare il fondo del barile, se non addirittura svendere il barile stesso. Leggendo la presentazione dello studio, si notano idee sensate in assoluto, come studiare la rete tenendo conto che a differenza dell’ultima ristrutturazione del 1982 ora c’è una metropolitana e ridefinire le fermate per ridurle e aumentare così la velocità commerciale; idee discutibili, come tagliare pesanemente il numero di linee complementari e non fare più entrare in centro le linee intercomunali ma farle terminare presso le linne di forza; idee pericolose, come ridurre la frequenza delle linee secondarie a una corsa ogni 20 minuti e farle terminare alle 21. Bene: queste ultime idee erano ben nascoste negli articoli di ieri e oggi si è persino citato un non meglio identificato studio comparato con città di tutto il mondo per dimostrare che a Torino si viaggia nel lusso. Il tutto naturalmente senza alcuna discussone sui coefficienti di riempimento dei mezzi pubblici, tanto per fare un esempio.

Diciamocelo, insomma: la Busiarda sta effettivamente cercando di aggiornarsi, e le bugie di oggi sono molto più sottili di quelle di un tempo…

Diritto all’oblio per Renato Vallanzasca e Banda della Comasina

Come sapete, c’è una direttiva europea sul cosiddetto diritto all’oblio: citando Wikipedia, “una particolare forma di garanzia che prevede la non diffondibilità, senza particolari motivi, di precedenti pregiudizievoli dell’onore di una persona, per tali intendendosi principalmente i precedenti giudiziari di una persona”. Google ha implementato – per le versioni europee, se uno usa il motore di ricerca nella versione americana questo non vale – un sistema per cui non mostra tra i suoi risultati le pagine per cui c’è stata una richiesta formale e accettata di cancellazione a questo scopo.

Sono state bloccate anche alcune voci su Wikipedia, come potete vedere qua: sappiate dunque che se cercate notizie su Renato Vallanzasca e la Banda della Comasina e non trovate il solito link a Wikipedia la colpa non è dell’enciclopedia. (Notate anche che né la pagina del sito della Wikimedia Foundation da me citata né questo stesso post mettono i link alle pagine in questione: io non le ho neppure aperte, tanto per dire)

Non entro in questa sede nel merito del diritto all’oblio, se non per dire che io ingenuamente avrei pensato che la sua logica fosse “non puoi dire che sono stato rinviato a giudizio senza aggiungere che poi mi hanno assolto”; dico solo che l’implementazione pratica mi pare piuttosto improbabile… anche perché non si ha neppure la possibilità di sapere quali siano le informazioni che sarebbero considerate pregiudizievoli.

PS: per il momento i più richiedenti oblio sono gli olandesi.

Aggiornamento (h 22:15) Forse Google controlla la nazione dell’IP da cui proviene la richiesta per decidere se oscurare o no le pagine: se è così, gli anonimizzatori IP sono i vostri amici. Inoltre ho appena fatto una prova: la stringa di ricerca “Renato Vallanzasca” con virgolette ritorna in fondo alla pagina l’avviso che alcuni contenuti potrebbero essere rimossi; ma se si tolgono le virgolette allora l’avviso scompare. Bah.

Ultimo aggiornamento: 2014-08-06 22:19

Aggià, il mio reclamo alle Poste

Mi è sovvenuto che non ho mai raccontato come è andata a finire la storia del mio reclamo alle Poste. Qualche giorno dopo mi è stata scritta una lettera in cui il dirigente diceva che avrebbero fatto dei controlli, ma che non era detto che le lettere che io lamentavo essere arrivate in ritardo fossero state spedite per mezzo di Posteitaliane, visto che c’è la deregolamentazione. (In effetti ho ricontrollato: non avevo specificato esplicitamente che la lettera dell’Avis mi era arrivata col timbro di Posteitaliane)

Inutile dire che la lettera è stata recapitata a casa mia dieci giorni dopo la data di scrittura.

Ultimo aggiornamento: 2014-08-13 15:41

_Chaotic Fishponds and Mirror Universes_ (libro)

[copertina]Richard Elwes, anche se poco noto al pubblico italiano, è tra i migliori divulgatori matematici della nuova generazione – beh, diciamocelo: sir Ian Stewart ha ormai la sua bella età… Elwes è del 1978, tanto per dire. In questo suo nuovo libro (Richard Elwes, Chaotic Fishponds and Mirror Universes : The maths that governs our world, Quercus 2013, pag. 368, Lst 8,99, ISBN 978-1-78087-160-8) Elwes lascia da parte i temi più didattici di Maths 1001 e Math in 100 Breakthroughs e si dedica alla divulgazione classica: tanti capitoletti, ognuno dedicato a un tema differente, nella migliore tradizione di Martin Gardner nella sua rubrica sullo Scientific American. Come naturale, tra i trentacinque capitoli ce ne sono alcuni riusciti meglio, per esempio “Knowing me, knowing you”, “Tulip bulbs and hedge funds”, “Hot stuff”, e altri più deboli, come “Untangling the stuff of life”, “Rain or shine?”, “Automata and articulation”; ma il risultato finale è comunque convincente. Guardando il libro nel suo insieme, che si può dire? Innanzitutto può sembrare banale, ma i vari capitoli non parlano di matematica ma del mondo reale e di come a esso si applichi la matematica. I conti espliciti che vi si trovano sono forse un po’ di più di quanto alcuni possono accettare, anche se non sono certo eccessivi: mica è un testo di studio, li si guarda e al limite si passa oltre! Il testo vuole essere autocontenuto, e qundi non c’è purtroppo alcuna bibliografia; da un lato più positivo, ho invece molto apprezzato che spesso Elwes fa riferimenti ad altri capitoli. La matematica è fondamentalmente interconnessa, anche se in genere viene insegnata a compartimenti stagni, ed è piacevole che questa interconnessione venga esplicitata… anche in collegamenti a prima vista incredibili, come la teoria dell’informazione con i buchi neri.

Ultimo aggiornamento: 2014-09-07 21:16