Archivi annuali: 2012

Facciamoci conoscere

Se Silvio Berlusconi avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice, diceva il buonanima di Enzo Biagi. Però anche Lui non può certo essere ubiquo, e comunque ha sempre detto che con Mediaset non c’entra più nulla. Ma si sa che delegare può sempre essere problematico: è così successo che qualcuno si è dimenticato di pagare i dieci euro per mantenere il dominio mediaset.com (tanto si usa sempre il .it…), la disponibilità è scaduta l’anno scorso, e il dominio è stato messo all’asta. Il 19 marzo 2011 (sì, 2011, non 2012) se l’è cuccato tale Didier Madiba, statunitense del Delaware.
Dopo un po’ di tempo, a Cologno Monzese si sono accorti della cosa: l’8 novembre 2011 è stata aperta una procedura di riassegnazione presso il WIPO. Tra l’altro, non era nemmeno la prima: già nel 2008 Mediaset aveva ottenuto la riassegnazione del dominio, che era stato squattato ancora nel 2002. Vabbè, il mese scorso il WIPO ha sentenziato che il signor Madiba ha pieno diritto a usare il nome a dominio, che tra l’altro si era prenotato ancora nel 2006. Ah: i signori Mediaset non hanno nemmeno mai pensato a spostare il gestore del dominio a un’azienda italiana.
Sembrerebbe insomma che il dominio non fosse poi ritenuto così interessante: e invece no. Gli avvocati Mediaset sono andati a pietire aiuto a Roma Ladrona, e… colpo di scena! La nona sezione del Tribunale Civile di Roma ha accolto il suo ricorso e imposto alla società Fenicius Llc di cessare l’uso del dominio, imponendo anche una multa di 1000 euro per ogni giorno di mancata ottemperanza. Avete capito bene: un tribunale italiano emette una sentenza su un fatto (l’acquisto di un dominio) avvenuto fuori dal territorio italiano da parte di una persona che non è un cittadino italiano. Secondo voi, quale può essere la probabilità di ottenere qualcosa che non sia una pernacchia?
Poi diciamocelo: il “sito Media Set” del signor Madiba a oggi è questo. Nessuno sano di mente può credere che il dominio sia stato effettivamente acquistato per costruirci su un servizio, e non per farsi sganciare un po’ di soldini dai malcapitati ex-proprietari. Ma non è certo con quella sentenza che ci riusciranno: tutt’al più i provider italiani saranno caldamente invitati a far risolvere in altro modo quell’indirizzo… spero non a mediaset.it, perché altrimenti partirà un vespaio incredibile.

Ultimo aggiornamento: 2012-04-11 17:17

_Cyberteologia_ (libro)

[copertina]Antonio Spadaro è un gesuita. È il direttore di La Civiltà Cattolica, ma oltre alle sue competenze teologiche può vantare una lunga esperienza di Internet ottenuta sul campo. In questa sua nuova opera (Antonio Spadaro, Cyberteologia – pensare il cristianesimo ai tempi della rete, Vita e Pensiero – Transizioni – 2012, pag. 148, € 14, ISBN 978-88-343-2144-7) padre Spadaro raccoglie alcuni saggi che, come dice il titolo stesso, gettano le basi per una teologia cattolica che tenga conto del nuovo paradigma che si è formato da quando la Rete è diventata non tanto una realtà parallela a quella usuale ma una realtà agganciata (“aumentata”, direbbe qualcuno). Attenzione: non si parla di pastorale della rete (come usare la rete per evangelizzare), che è una cosa completamente diversa: nel libro si parla proprio di come gli studi teologici dovrebbero tenere conto che noi vediamo le cose in maniera diversa da prima, e quindi potremmo dover modificare la nostra comprensione finita dell’essenza infinita di Dio.
Alcune delle considerazioni di Spadaro mi lasciano perplesso, come per esempio considerare il “nuovo significato elettronico” del verbo giustificare – per i verbi “salvare” e “convertire” le sue riflessioni mi trovano d’accordo – e il rischio della manipolabilità del testo sacro in un’epoca di duplicabilità assoluta (pag. 110): per me è più semplice verificare oggi la corrispondenza di un testo all’originale, basta usare un hash, che sapere se un’opera a stampa pur con un imprimatur sia effettivamente identica all’originale. Anche la definizione di surplus cognitivo applicato a Wikipedia (pag. 79) mi pare troppo ottimistica: se l’accostamento non fosse un po’ blasfemo direi che al più chi ci scrive su è il sale della terra. Ma queste sono pecche minori: il libro è davvero ricco di spunti interessanti, sia grazie allo spessore culturale di Spadaro che per il suo punto di vista “altro”, non solo cattolico ma anche più in genere umanista, che riesce a cogliere aspetti rispetto ai quali i sedicenti guru informatici (quorum ego) sono ciechi. Segnalo tra gli altri il cambiamento dell’uomo dal Medioevo a oggi, da bussola in cerca di Dio a radar che ascolta tutto a decoder per cui occorre lanciare un segnale preciso (pag. 41), Facebook che ha cambiato la rete da insieme di pagine e contenuti a relazioni tra persone (pag. 50), la liturgia vista come un tipo peculiare di realtà aumentata (pag. 115), e la bella disanima del pensiero di Levy e Teilhard de Chardin nell’ultimo capitolo. Insomma, una lettura non semplice ma indubbiamente piacevole.

Ultimo aggiornamento: 2018-06-26 16:38

bici contromano?

Leggo solo oggi questo articolo, che riprende immagino un lancio di agenzia: la direzione generale per la sicurezza stradale del ministero Infrastrutture e Trasporti avrebbe ammesso la possibilità di marcia contromano delle biciclette «su strade larghe almeno 4,25 metri, in zone con limite di 30 km/h, nelle zone a traffico limitato e in assenza di traffico pesante». I curiosi possono leggere i tanti commenti sul Giornale (nota: su questi temi in genere la dicotomia destra-sinistra non si applica, sono molto trasversali).
Naturalmente nessuno dei giornali da me consultati è andato a verificare cosa fosse stato effettivamente scritto: ci devo al solito pensare io. I miei ventun lettori potranno così leggere l’interpretazione autentica del ministero, «la competente Direzione Generale del Mit ha infatti specificato che, solo nel caso in cui ricorrano particolari circostanze (traffico modesto sulla tratta, velocità limitata, strada di larghezza ridotta) sarà possibile istituire un doppio senso di circolazione, di cui uno riservato alle biciclette, così da estendere ulteriormente i percorsi ciclabili nei centri storici ed aumentare le condizioni di sicurezza per il transito dei ciclisti.», e soprattutto «Eventuali relative variazioni del traffico dovranno essere, in ogni caso, evidenziate da un’apposita segnaletica stradale.»
Voi magari non ci crederete, ma quando ho letto la notizia originale non avevo pensato a null’altro. Non so se voi siete stati in Olanda: ci sono le strade con un cartello di divieto d’accesso e poi sotto qualcosa tipo “uitzondering fietsen”, cioè “tranne biciclette”; e dall’altro lato c’è l’equivalente cartello di “attenzione, biciclette contromano”. Niente strisce per terra, ma almeno un minimo di notifica: altrimenti mi pare ovvio che bisogna modificare il codice della strada per rendere la cosa il default, anche se solo nei casi suindicati. Ciò detto, la proposta mi pare ottima, soprattutto se ci si deciderà a multare seriamente chi parcheggia in divieto in quelle strade. Ci sono vie sufficientemente larghe per lasciare andare contromano le biciclette, ed è molto meglio fare così che occupare i marciapiedi. (Faccio coming out: in alcuni miei percorsi faccio un tratto di una cinquantina di metri contromano, e non mi sogno proprio di farlo sul marciapiede. È anche vero che quei tratti di strada, oltre che essere abbastanza larghi per permettermelo, sono usati solo da chi in quel pezzetto di strada ci abita…)

Ultimo aggiornamento: 2012-04-10 13:41

Gioco per Pasquetta: Spring Breeze

Con la storia dei quizzini della domenica ho lasciato perdere i giochi… ma ogni tanto, come oggi, posso anche fare un’eccezione. Spring Breeze, di Smart Kit, è molto semplice: nei vari schemi – ce ne sono almeno sedici, non ho avuto voglia di provarlo tutto – sono nascoste delle parole (inglesi) che bisogna scrivere per passare di livello. Se uno è bloccato, può chiedere un aiutino all’ape, previo pagamento di un certo numero di punti.
Nulla di complicato, dicevo: ma può essere utile per qualche istante di divertimento.

Ultimo aggiornamento: 2016-05-31 12:20

_Lateral Thinking Puzzles_ (libro)

[copertina] Questo smilzo libretto (Paul J. Sloane, Lateral Thinking Puzzles, Sterling 1992, pag. 96, $6.95, ISBN 9780806982274) raccoglie un certo numero di problemi da risolvere usando il cosiddetto “pensiero laterale”, concetto reso famoso vari decenni fa da Edward De Bono e il cui nome a dire il vero non mi è mai piaciuto troppo: fosse per me lo definirei “pensiero a tutto tondo”. Nell’improbabile caso voi non ne aveste mai sentito parlare, il pensiero laterale è quello che permette di risolvere un problema i cui dati non sono definiti nel problema stesso (“Un padre ha il doppio degli anni del figlio. Dieci anni fa aveva il triplo dei suoi anni. Quanti anni hanno?”) ma richiedono conoscenze esterne o la verifica di una condizione necessaria (“L’altro ieri Anna aveva 17 anni. L’anno prossimo ne compierà 20. Com’è possibile?”)
I problemi sono tutti dei classici, o perlomeno io ne conoscevo la maggior parte. Non tutti sono davvero di pensiero laterale, oscillando spesso verso quello che in inglese chiamano conundrum. Esempio tipico: “Un aereo che in una missione durante la seconda guerra mondiale apre il portellone della stiva con le bombe, bombe che però non cascano. Come mai?” La parte più interessante è quella centrale con gli indizi, che sono messi sotto forma di domande con risposta sì o no, che man mano mettono sulla retta via il solutore.

Ultimo aggiornamento: 2012-04-07 07:00

Articolo 18: sarebbe una vittoria?

Sto cercando di capire perché il leader del maggior partito non di destra gioisca per le modifiche alla formulazione del nuovo articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Magari il testo del disegno di legge sarà completamente diverso dalle anticipazioni lette qui, ma se così non fosse tali modifiche sarebbero assolutamente ininfluenti. (Nota: qui non sto prendendo posizione su “articolo 18 sì, articolo 18 no; il discorso sarebbe molto più ampio. Parlo solo di come l’articolo 18 in pratica non esisterà più).
Secondo questa nuova formulazione, «Nel caso dei licenziamenti per motivi economici, quindi, il giudice potrà continuare a disporre il reintegro, ma solo in caso di “manifesta insussistenza” delle ragioni economiche. Altrimenti potrà disporre un indennizzo» da 12 a 24 mensilità. Bene. Supponiamo che Telecom Italia dica “guardate, devo far fuori nei prossimi tre anni 5000 dipendenti, perché altrimenti i miei conti vanno ancora più in rosso di quest’anno [1]: però in compenso assumo 5000 nuovi ingegneri [2]”. Supponiamo ora che un, cento, mille licenziati vadano dal giudice. Che fa il giusto giudice? Così ad occhio accetta le ragioni economiche proposte dall’azienda, che possono essere riassunte in “io in realtà non licenzio, ma aggiorno la forza lavoro”, e si limita a far pagare un po’ di soldi a quei cinquemila, che di lavoro non ne troveranno comunque più. Non mi pare una grande vittoria.
Tra l’altro non sono mai riuscito a capire quanto sia stata applicata la parte “riposizionamento” legata al contratto di solidarietà. Non garantisco che sia facile portare gente che magari abbia fatto la segretaria su Open Access: però mi sarei aspettato più notizie sia dall’azienda che dal sindacato. A quanto pare, invece, nessuno ne vuole parlare…
[1] Il bilancio Telecom 2011 vede 4,5 miliardi di rosso. L’unica differenza con il bilancio Telecom 2010, 2,5 miliardi di utile, è che nel 2011 sono state svalutate per 7 miliardi le quote di avviamento, praticamente il valore delle proprie azioni che erano a bilancio a valori fuori dal mondo.
[2] La realtà dovrebbe essere un po’ diversa: i boatos dicono che nel piano triennale sono previsti 5000 neoassunti ma 9000 uscite, e in pensione in questi tre anni non ci può andare nessuno.

Ultimo aggiornamento: 2012-04-05 16:47

Inizia la concorrenza?

Le voci corrono: sembra che Google voglia creare un suo GDrive, uno spazio “in the cloud” (sulla nuvola, o se preferite tra le nuvole…) che può venir visto come una propria cartella in tutti i nostri dispositivi, e ci permetta di salvare i documenti o i file multimediali che abbiamo in modo trasparente e utilizzabile da tutti i propri dispositivi.
Ma se siete dei miei affezionati lettori, saprete benissimo che questo è il core business di Dropbox. Bene, sembra che gli amichetti di Dropbox, forse ringalluzziti perché Vasco Bono e The Edge hanno investito nell’azienda, hanno deciso di correre ai ripari preventivamente. Così se qualcuno si iscrive adesso otterrà un bonus di 500 MB oltre ai 2 GB della dotazione base; e inoltre darà lo stesso bonus a me che ho fatto da referrer.
Bisogna dire che sono stati gentili: stamattina avevo visto in effetti che lo spazio a mia disposizione si era accresciuto perché anche i “vecchi” referrer hanno raddoppiato il premio dai 250 MB di prima. Bon. Sapevatelo.

Ultimo aggiornamento: 2012-04-04 15:12