Archivi annuali: 2012

Quizzino della domenica: Parquet

Avete un bellissimo pavimento quadrato di lato n×n che volete tassellare con listelli di parquet di dimensioni 1×2, con l’ulteriore regola che i listelli orizzontali devono essere lo stesso numero di quelli verticali, il tutto ovviamente senza tagliare alcun listello. Qui sotto vedete una soluzione per n=8. Per quali valori di n è possibile?
[tassellazione]
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p046.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì.)

Ultimo aggiornamento: 2016-05-31 12:22

Agosto, blog mio non ti conosco

In queste settimane l’aggiornamento del blog sarà molto erratico, dipendendo da come la mia chiavetta funzionerà e soprattutto da tempo e voglia che mi rimarranno dopo la gestione dei treenni :-)

Ultimo aggiornamento: 2012-08-04 07:00

Il Perdono d’Assisi

Lo so, oggi si dovrebbe parlare della strage di Bologna. Ci sono tanti blog in giro, che probabilmente sapranno erudirvi molto più di me. Io invece parlo di una cosa di cui sapevo l’esistenza, ma non avevo mai considerato attentamente: il Perdono d’Assisi.
Innanzitutto, per i poco versati nelle cose della chiesa cattolica romana, spiego in due parole che cos’è l’indulgenza plenaria. Per i cattolici la confessione rimette i (manda via la colpa dei) peccati, quindi dopo essersi confessato si rientra in grazia di Dio. Ma resta la pena per i peccati commessi: come diceva il buonanima del mio professore di religione al liceo, io ti posso anche perdonare se con una pallonata hai rotto il vetro della finestra del soggiorno, ma il vetro bisogna comunque ricomprarlo. Risultato? Avrai da stare per un po’ in Purgatorio, ad espiare la pena; a fare lavori socialmente utili, diremmo oggi. Bene: l’indulgenza cancella anche la pena, in parte o – se plenaria – tutta. Essendo Dio infinito, per Lui il costo marginale di un vetro nuovo è nullo, e può permettersi di queste cose.
L’indulgenza si può lucrare (notate il termine) per sé stessi o per i defunti, partendo evidentemente dal principio che non siano finiti all’inferno. Storicamente c’erano due modi per ottenerla: facendo un pellegrinaggio in Terra Santo o altri luoghi importanti e soprattutto sganciando un po’ di soldi alla Chiesa, in un do ut des che ricorda pericolosamente il vigile urbano o il finanziere che si prende la mazzetta se non vuoi avere una multa e che fu una delle cause, anche se non quella scatenante, dello scisma Protestante. Ordunque: leggo da Wikipedia che il Perdono d’Assisi, voluto fortemente da san Francesco che andò appositamente dal neoeletto papa Onorio III, fu il primo esempio di delocalizzazione, e soprattutto gratuità pratica, dell’indulgenza plenaria. Certo furono messi dei paletti, tipo la possibilità di ottenerla solo un giorno ogni anno; però è comunque un segno di quella che poi (non) è stata la Grande Riforma Medievale della Chiesa Cattolica. Sicuramente aiutava il fatto che Francesco, a differenza per esempio di Valdo, stava relativamente vicino a Roma. Però…

Ultimo aggiornamento: 2012-08-02 10:42

parità delle multe

stamattina, mentre passavo al baretto vicino all’ufficio per farmi un cappuccino e cercare di svegliarmi, ho notato un’auto dei vigili urbani (pardon, “Polizia Locale”) che stava facendo manovra. La barista mi ha detto che aveva dato un po’ di multe – nulla di strano, visto che ci sono le strisce blu “di prossimità alla metropolitana” e ora al comune mancano gli introiti di Area C.
Essendo io un tipo curioso, quando sono uscito prima di inforcare la bici ho guardato l’importo della multa affibbiata al tipo che ha parcheggiato sul posto disabili (senza specifica indicazione del numero di permesso, per amor di precisione), e ho scoperto che era di 39 euro: esattamente come per una volgare multa per divieto di sosta. Visto cosa si fa per dare pari diritti?
Aggiornamento: (1. agosto) Ho scritto una cazzata. Stamattina ho controllato: sono strisce gialle, c’è un cartello “parcheggio riservato disabili” ma quello è il parcheggio davanti; il posto dove (a questo punto giustamente) è stata comminata la sanzione da 39 euro è un banale carico-e-scarico.

Ultimo aggiornamento: 2012-07-31 09:13

tagli, sempre tagli

Oggi è l’ultimo giorno del nido aziendale per i miei gemelli. Ormai sono grandi, a settembre inizieranno la Scuola dell’Infanzia (non chiamatela scuola materna né tanto meno asilo, se non volete sembrare davvero out). Sarà anche l’ultimo giorno di gestione del nido da parte di Happy Child, visto che – come abbiamo scoperto abbastanza per caso il mese scorso – c’è stata una gara di appalto e l’azienda vincitrice è romana.
Questo significa tutta una serie di cose: innanzitutto che cambieranno le educatrici (le condizioni offerte sono molto peggiorative, con contratti a progetto e il rischio di doversi trasferire nel Lazio), e che l’offerta educativa sarà ridotta. Qualcuno potrebbe obiettare che quest’ultima cosa per bimbi di tre anni al massimo non sia così importante; forse è vero. Ma per esempio quest’inverno c’è stata una settimana in cui quasi tutti i bimbi erano un po’ sversi. Motivo? Un’epidemia di influenza che aveva decimato le educatrici: erano stati chiamati dei rimpiazzi, naturalmente, ma i bimbi si sono accorti che c’era qualcosa di diverso.
Ma soprattutto la cosa è stata gestita da People Caring (la parte di Telecom che si occupa di queste cose) in maniera assolutamente carbonara, senza dire nulla ai genitori. Soprattutto quelli dei bimbi di due anni si sono risentiti, anche perché avevano magari fatto l’iscrizione avendo visto una certa situazione e adesso non hanno più la possibilità di cambiare scelta. La scorsa settimana è stata anche inviata una lettera alle Risorse Umane Telecom segnalando tutte queste cose: risposte non se ne sono ancora viste.
Io capisco tante cose, ma credo che la trasparenza non sia un costo eccessivo: perché non la si usa mai?

Ultimo aggiornamento: 2012-07-31 07:00

Casco per ciclisti

Essendoché siamo in piena estate, bisogna trovare un sistema per riempire le pagine web dei quotidiani online. Fanciulle in abiti succinti ci sono tutto l’anno, e l’estate ha il grande svantaggio che di suddette fanciulle se ne vedono più o meno ovunque; insomma ci vuole qualcosa d’altro. Fattostà che mi è capitato di trovare questa polemica sul casco sì – casco no per i ciclisti (immagino urbani).
Io giro per Milano in bicicletta. Giro col casco. Vedo cose (di ciclisti e non-ciclisti) che mi fanno pensare che il casco non sarà l’ultimo dei problemi, ma comunque è ben giù nella lista. Ma una polemica è una polemica, si sa. Io non mi sento poi per nulla rappresentato da #salvaciclisti, talebani convinti di essere sempre e ovunque nel giusto; ma mi spiegate perché a sproloquiare su cosa devono fare i ciclisti dev’essere il direttore di Quattroruote? (no, non spiegatemelo perché poi mi arrabbio ancora di più)

Ultimo aggiornamento: 2012-07-30 17:00

accordi virtuosi

Ho appena firmato (lo si fa online, la cosa più difficile è ricordarsi la password per accedere al sito specifico) per devolvere un’ora del mio stipendio alla ricostruzione dopo i terremoti in Emilia dello scorso maggio. Telecom ha infatti aderito alla proposta congiunta di Confindustria e della Triplice, che lascia facoltà ai dipendenti di partecipare alla sottoscrizione; l’azienda si impegna ad aggiungere la stessa somma di denaro raccolta dai lavoratori.
A me piacciono questo tipo di iniziative, dove non paga solo pantalone: un altro esempio virtuoso è quello di Esselunga, che fino a domani per ogni persona che devolverà 500 punti Fìdaty (valore commerciale 5 euro) donerà 10 euro per la ricostruzione di una scuola. Insomma, l’azienda si fa sì pubblicità, ma ci mette anche del suo; mica come capitava qualche anno fa in una catena di alberghi, che al momento del conto ti chiedeva se volevi aggiungere un euro da dare in beneficenza a non ricordo chi. No, cara catena di alberghi. Perché mai dovresti farti bella con i miei soldi?
Detto questo, vi confesso che io sono un inguaribile ottimista, e mi piacerebbe che un accordo di questo tipo fosse replicato in altri campi. Vi faccio un esempio praticissimo. Il 17 settembre ci sarà uno sciopero nazionale del comparto telecomunicazioni: non se ne accorgerà praticamente nessuno, tranne quelli che avranno la sfiga di avere la linea telefonica interrotta proprio quel giorno, o chi vorrà per forza comprarsi una SIM nuova. Sicuramente che io lavori o no quel giorno non cambierà molto: non tanto perché il mio lavoro potrebbe essere sostanzialmente inutile, quanto perché quello che ho da fare lo recupererò nei giorni seguenti. Però gli stantii riti prevedono che ci sia uno sciopero “per contarsi”, col risultato che le aziende ci guadagnano. Ecco. Perché non è possibile dire “io lavoro regolarmente, però il corrispettivo della mia giornata viene devoluto a un progetto scelto dai sindacati”? (no, non chiedo che anche l’azienda versi la stessa cifra!). Sarebbe lo stesso un modo per contarsi, e io lo preferirei. Però la cosa sembra impossibile… :-(

Ultimo aggiornamento: 2012-07-30 12:39