In Italia, a parte immagino i fisici teorici, i primi ad avere avuto la notizia sono stati ieri mattina i lettori del Giornale, con un’intervista telefonata a Zichichi (che è riuscito a far credere che fosse tutto merito suo…). Poi il buon Peppe Liberti ha reso edotta gli elitisti etilisti del Frenfi, e via via tutto il mondo ha saputo che “Einstein ha sbagliato”, con gli italici media che mettono un link al preprint su arXiv, tralasciando il fatto che già l’abstract è abbastanza incomprensibile per tutti quelli che “e più importante la conoscenza umanistica che quella scientifica”, o che sono pronti a fare commenti salaci (persino un santo come Marco Cattaneo alla fine è un po’ sbottato).
Se volete capire qualcosa in più di quello che è successo, vi consiglio di leggere quelli che ne sanno: Borborigmi, Keplero, Le Scienze. Io provo a dare un riassunto per i miei lettori, ma non fidatevi troppo!
I neutrini sono particelle subatomiche – di tanti tipi diversi, tra l’altro – che sono sempre stati un mistero, per l’ottima ragione che interagiscono molto poco con il resto della materia: all’inizio si credeva che non avessero massa, poi esperimenti molto precisi hanno stabilito che hanno una massa, anche se davvero minuscola: ce ne vogliono tipo tra 100000 e un milione per raggiungere quella di un elettrone, e un margine di errore così ampio fa capire come non sia proprio facile misurarli. In questi ultimi anni c’è un esperimento congiunto tra Cern e l’INFN (l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), che cerca di verificare una teoria secondo cui i neutrini possono trasformarsi per strada. Il Cern lancia neutrini, il laboratorio sotto il Gran Sasso li cattura e li guarda per vedere se sono cambiati. In tre anni c’è stato solo un caso di possibile cambiamento, ma è abbastanza controverso che ci sia stato. In compenso si sono accorti di qualcosa di strano: i neutrini sembravano arrivare un po’ troppo presto. I fisici allora si sono rimessi a fare i conti con maggior precisione, e hanno scoperto che nei 730 km di distanza tra i due laboratori i neutrini ci mettono 60 miliardesimi di secondo in meno di quanto ci metterebbe un raggio di luce. L’errore nelle misurazioni è di 10 miliardesimi di secondo (complimenti ai cronometristi): questo significa che la probabilità che ci sia stato davvero un errore nella misurazione del tempo è infima. Più facile che ci siano degli altri errori, come ricorda xkcd; e i fisici di tutto il mondo si stanno per mettere a testa bassa a cercare questi possibili errori, il che è molto meglio che cercare il quarantaduemillesimo modello di superstringhe che non spiega assolutamente nulla di nuovo ma è così carino matematicamente parlando.
Oppure in effetti c’è qualcosa di strano: non necessariamente contro la teoria della relatività – che in effetti afferma che nessun corpo dotato di massa può raggiungere la velocità della luce nel vuoto, ma di per sé permette di avere particelle che viaggino sempre più veloci della luce – ma sicuramente contro le rappresentazioni usuali delle leggi fisiche dell’universo come ce le aspettiamo. Questo sì che sarebbe divertente :-) Per il momento, comunque, direi che possiamo tranquillamente aspettare alcuni mesi per vedere cosa succede, se l’esperimento è effettivamente riproducibile, e tutte le altre cose che caratterizzano il metodo scientifico e vengono spesso dimenticate, nella spasmodica necessità di bruciare i concorrenti ed essere i primi a dare una notizia.
Ultimo aggiornamento: 2011-09-23 11:39