Archivi annuali: 2010

Offerte molto speciali

Sabato siamo andati all’Auchan alla caccia della crema Dolci Notti™ della Johnson&Johnson. Mentre infatti il bagnoschiuma della stessa linea, prodotto in Italia, è abbastanza facile da trovare, la crema sembra essere elusiva: forse perché non la producono (ancora) da noi ma così ad occhio in Germania.
In effetti le confezioni di crema c’erano, e avevano persino il 25% di sconto; un barattolo da 250 grammi veniva così a costare solo 6 euro e rotti. Però – a qualche scaffale di distanza – lo spazio promozionale temporano aveva prodotti per neonati, tra cui una confezione “in edizione limitata” che in un tripudio di spazio sprecato conteneva crema e bagnoschiuma. Il tutto per un prezzo totale di (rullo di tamburi) €4.90. Quando Anna mi ha chiesto di verificare la cosa non le credevo, ma sono poi andato a controllare ed era proprio così; mi sono così portato a casa quattro confezioni, mi occorreranno mesi e mesi per smaltire il bagnoschiuma che andrà a finire utilizzeremo noi, ma almeno abbiamo la crema a un prezzo civile.
A parte la banale considerazione che se un’offerta simile non è indicata come sottocosto allora il margine che hanno è enorme, mi resta un dubbio: possibile che nessuno del marketing Auchan si sia accorto dell’illogicità del loro posizionamento… a meno che il loro margine sia più o meno simile.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-03 07:00

impedito

L’impedito è naturalmente il nostro PresConsMin; illegittimamente impedito, secondo i giudici di Milano che hanno sentenziato che il Consiglio dei Ministri di ieri non era una buona scusa per non essere in aula, visto che è stato indetto dopo che ci si era messi d’accordo per le date delle udienze.
Inutile dire che Berlusconi riteneva invece questo CdM urgente e imprescindibile: in fin dei conti, il Ddl anticorruzione (poi dicono che l’umorismo di destra non esiste…) era stato rimandato troppe volte, e non si poteva certo aspettare. Sono certo che già questa settimana sarà calendarizzato, non dico in aula ma almeno in commissione. Detto questo, com’è che a nessuno venga in mente che l’unico caso in cui la giustificazione te la scrivevi tu era a scuola dopo che diventavi maggiorenne?

Ultimo aggiornamento: 2010-03-02 12:33

Vuoi farti una nuova Wikipedia? [2/2]

Ieri ho spiegato perché Wikipedia non può essere considerata un monopolio di fatto; in poche parole, quello che la caratterizza è il suo contenuto liberamente riutilizzabile, che fa sì che eventuali altri attori non abbiano il “costo di avviamento” perché possono sfruttare i dati già presenti in Wikipedia. Il lettore intelligente – e i miei lettori lo sono per definizione! – potrà a questo punto chiedersi perché non ci sia nessuno che faccia una cosa del genere. La risposta è banale: perché non gli conviene. La fregatura della licenza di Wikipedia è che è virale: quindi è vero che uno può sfruttare tutto quello che trova, ma deve a sua volta permettere agli altri di sfruttare il suo valore aggiunto. Anche se Wikipedia non inserirà la biografia di Porfirio Villarosa, potrebbe sempre sfruttare le “biografie migliorate” di cui sopra; quindi i soldi impiegati sarebbero buttati via – dal punto di vista dell’azienda; per i fruitori ci sarebbe comunque un vantaggio. D’altra parte un semplice lavoro amatoriale non può più avere la forza sufficiente per diventare un valido competitore, se non su temi molto ristretti: su questo i detrattori hanno ragione. Però non ditemi che credete ancora alla favola del nuovo prodotto “fatto dal basso”, dai!
Due ultime parole sul perché –almeno a mio giudizio – sono miseramente falliti i due approcci alternativi più imortanti a Wikipedia. Iniziamo dal più facile da spiegare, cioè il googliano Knol. L’idea di Knol è che ognuno possa mettere la propria versione su un qualunque argomento; saranno poi i fruitori a scegliere la voce a loro giudizio più adatta. In questo modo si ovvia ai problemi di editwar; però il risultato pratico è che si è arrivati a un sistema “write only”. Anche se è possibile per gli autori aprire il proprio knol e permettere a chiunque oppure a un gruppo scelto di contribuire, non sembra che la cosa sia molto seguita. Finisce così che la gente non ha nessuna possibilità di comprendere quale sia la versione migliore tra le varie su una voce; un po’ come su Internet in genere, si può giusto fare una ricerca interna e trovarsi un po’ di risultati non meglio identificati. Non per nulla mi sa che la maggior parte di voi non abbia mai sentito parlare di Knol.
Citizendium ha invece un punto di vista ben diverso, anche se condivide con Knol la logica che gli autori delle voci hanno nome e cognome. Nato da Larry Sanger, che in fin dei conti aveva fatto nascere Wikipedia assieme a Jimmy Wales, Citizendium era formalmente nato come un fork di Wikipedia, anche se poi si è scelto di enfatizzare la creazione di nuove voci; i contibutori devono avere nome e cognome, e le voci vengono rimesse in sesto da un esperto, che ci mette la sua firma e dà il valore aggiunto. Citizendium ha avuto una certa eco in rete anche da noi, anche se esiste solo la versione inglese; e l’approccio, almeno a prima vista, sembrerebbe più interessante. Ma i risultati, almeno se ci si limita a contare il numero degli articoli esistenti, sono ancora più deludenti di quelli di Knol. Credo che la ragione sia molto semplice, e spieghi anche perché Wikipedia ha avuto tutto questo successo. Perché uno deve metterci il suo nome e la sua fatica se non ci guadagna nulla? Con Wikipedia perlomeno si fa una scelta di vita, uno sa che il suo contributo rimane anonimo ma vuole far parte di un grande progetto globale; dire “faccio l’editor ufficilae di Citizendium” non porta nessun vantaggio, e a questo punto tanto vale gestirsi in proprio i documenti che si vuole creare. Certo, se Citizendium avesse la sua importanza magari uno potrebbe anche trascurare il vil denaro e guadagnare la fama di essere un “redattore ufficiale”, ma questo non è il caso. Che vuol dire? Semplicemente che un po’ dei soldi necessari per l’avviamento servirebbero per trovare una partnership importante. Non dico la Treccani – che comunque ha fatto una scelta diversa: per il proprio dizionario chiedono collaborazioni, ma il risultato verrà comunque rivisto redazionalmente e non mi pare ci sarà traccia dell’autore iniziale – ma comunque qualche istituzione culturale che non ci metterebbe i soldi ma appunto il suo nome.
In definitiva, fare una nuova e ci si augura migliore Wikipedia non è facilissimo, ma nemmeno impossibile. Il vero problema è che sarebbe quasi sicuramente un progetto in perdita economica secca. Non che Wikipedia sia in attivo, anzi; ma per il momento i suoi costi sono sufficientemente bassi da poter prosperare. (Oops, ho dato un’altra freccia all’arco dei detrattori dell’enciclopedia: Wikipedia è l’equivalente dei negozi gestiti dai cinesi!)

Ultimo aggiornamento: 2010-03-02 07:00

La pressione fiscale è salita? Boh

Questo lancio Ansa mostra come la pressione fiscale in Italia sia passata dal 42.9% del 2008 al 43.2% del 2009. Insomma, è cresciuta dello 0.3%, nonostante i proclami berlusconiani “stiamo abbassando le tasse!”. O no?
Se si legge il lancio Ansa, si scopre infatti che «Lo scudo fiscale ha consentito di incassare già nel 2009 circa 5 miliardi di euro come imposte in conto capitale.», cioè un po’ più dello 0.3% del PIL (che si è fermato a 1520 miliardi di euro). Visto che lo scudo fiscale non sono tasse nostre (o almeno non sono tasse mie, non so per i miei ventun lettori) si direbbe che in effetti la pressione fiscale è stata fondamentalmente stabile. O no?
Nel 2008, se vi ricordate, c’era stata la Robin Hood tax; di nuovo, soldi che hanno aumentato la pressione fiscale di nuovo senza che noi li pagassimo (direttamente: ma cosa credete succede con lo scudo fiscale?) Non ho dati precisi al riguardo, ma credo siamo di nuovo su qualche decimo di punto del PIL, e quindi la pressione fiscale è effettivamente aumentata. O no?
Spero abbiate capito dove sto andando a parare. Anche tralasciando i polli di Trilussa e il fatto che per ogni persona la pressione fiscale è diversa – possiamo supporre ad esempio che il suo reddito sia stato più o meno costante da un anno all’altro – non è comunque possibile usare il singolo numero che considera tutti i soldi ricevuti dallo Stato come indicatore affidabile: occorre comunque fare un minimo di disamina dei dati. Cosa che, come la povera matematica sa, non capita mai.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-01 18:40

La politica del fare (quel <BLIP> che si vuole)

Il PresConsMin è sconcertato per quanto accaduto a Roma la scorsa settimana (per chi aveva cose migliori da fare e non si è accorto di nulla: la lista PDL della provincia di Roma non è stata ammessa alle regionali laziali perché chi doveva consegnare le liste ha lasciato il proprio posto ed è ritornato ben dopo la chiusura ufficiale delle presentazioni). Per la cronaca, il candidato governatore Renata Polverini si trova comunque con sette liste collegate: Alleanza di centro, La Destra, Partito Pensionati, Renata Polverini presidente, Rete Libera Sgarbi, Udc e Udeur. Insomma, non è che dal punto di vista della coalizione cambi molto, se non che l’elettore berlusconiano quadratico medio non troverà il Suo nome nella scheda e potrebbe pertanto andare nel panico.
Ma quello di cui vorrei parlare è altro. Lo “sconcerto” per il prevalere della burocrazia non è altro che il solito spregio delle regole che gli altri rispettano, pur spesso piagnucolando (noticina per Marco Cappato: è davvero convinto che se ai tg avessero detto che i comuni devono autenticare le firme di presentazione allora ci sarebbero state frotte di cittadini ad accapigliarsi per dare loro sostegno? Per il partito più elitista, i cui elettori sono in gran parte sull’internette?). Al PdL no. Le regole valgono appunto solo per i perdenti: loro si appellano al “buonsenso” (loro) per fare quello che (loro) ritengono essere le vere cose importanti per lor… ehm, per noi. Temo purtroppo che – come capita spesso – la voce grossa servirà a qualcosa, e la lista PdL riapparirà miracolosamente. Ma l’Italia è questa qua (cit.).

Ultimo aggiornamento: 2010-03-01 10:24

Vuoi farti una nuova Wikipedia? [1/2]

Sempre più spesso le file di chi ce l’ha contro Wikipedia aggiungono alle loro recriminazioni quella che a loro giudizio è l’Arma Finale. Non si può fare una nuova enciclopedia online, dicono, perché Wikipedia ha bloccato ogni ulteriore possibilità. Insomma, è la stessa cosa per cui non si può fare una nuova suite di strumenti per l’ufficio perché c’è Microsoft Office, non si può fare un nuovo motore di ricerca perché c’è Google, non si può fare un nuovo sistema operativo perché c’è Windows… o se preferite andare fuori dall’ambito informatico, non si puo fare una nuova rete telefonica sull’ultimo miglio perché c’è quella Telecom o una nuova rete idrica. Negli ultimi due casi si parla di monopolio naturale, nei primi si può parlare di monopolio di fatto; la differenza fondamentale è che nei monopoli di fatto è di per sé possibile entrare come nuovo giocatore, ma non è possibile ottenere qualcosa più di una piccola quota del mercato; pensate ad OpenOffice, a Yahoo!, alle distribuzioni Linux. Modificare lo stato delle cose costerebbe una quantità enorme di denaro e non è detto si riesca a ottenere il risultato desiderato.
Come forse non sapete, io sono un esperto del ramo; quando facevo il capo della gerarchia Usenet it.*, la mia risposta tipica a chi si lamentava era appunto “fatevi la vostra gerarchia”. Anche in quel caso probabilmente si trattava di un monopolio di fatto, non tanto per la struttura della gerarchia che a mio parere si poteva tranquillamente duplicare quanto per il vero asset che erano i messaggi scambiati dagli utenti. Insomma, con Wikipedia capita la stessa cosa? Mah, secondo me no. Lo so che i recriminatori non ci crederanno, e quindi non varrebbe nemmeno la pena che io perda tempo a scriverne: ma io sono notoriamente un perditempo.
La differenza fondamentale tra Wikipedia e gli altri monopoli di fatto è una: la licenza dell’enciclopedia. Molti non lo sanno, abituati all’idea che le cose in rete o si prendono in barba al copyright o sono comunque di proprietà di chi le ha preparate; ma quando si dice che Wikipedia è l’Enciclopedia Libera, si intende proprio che l’informazione ivi presente è liberamente riutilizzabile… purché si lasci agli altri la possibilità di riusare a sua volta il materiale modificato e si avvisi che il materiale è stato tratto da Wikipedia. Cosa significa questo a livello pratico? Che non c’è nessun problema legale a fare un fork dell’enciclopedia, vale a dire copiarsi tutta l’informazione presente e aggiungere (o modificare. o togliere…) quello che si vuole. Supponiamo che qualcuno voglia fare un dizionario biografico, e chiamarlo con tanta fantasia Biopedia. Le voci su Alessandro Manzoni e Giuseppe Ungaretti possono essere tranquillamente una copia di quelle su Wikipedia; ma Porfirio Villarosa, famoso esponente della categoria dei gigolò e attivo nel campo tessile, potrà inserire o farsi inserire la voce che lo riguarda su Biopedia anche se tutti i suoi tentativi di farlo su Wikipedia sono stati tarpati immediatamente da quei cattivacci dei sysop. Biopedia potrebbe tranquillamente inserire pubblicità nel suo sito, e addirittura chiedere un contributo pecuniario per l’inserimento della biografia del signor Porfirio Villarosa; la licenza d’uso del contenuto preso da Wikipedia glielo permette.
Quale sarebbe la differenza per esempio tra quanto poteva accadere con la gerarchia it.* e Biopedia? Banalmente, che Biopedia avrebbe tutto quello che ha Wikipedia e molto di più! Nel caso dei newsgroup bisognava infatti convincere gli utenti a postare nei gruppi nuovi oltre che in quelli vecchi, mentre qua la pappa è già fatta, visto che non appena qualcosa appare su Wikipedia può essere preso e portato pari pari dall’altra parte. Niente male, vero? Intendiamoci, resta sempre la necessità far conoscere Biopedia alla gente, visto che immagino che inizialmente rimarrebbe in posizione più bassa nei motori di ricerca; ma vedendo come ad esempio è ben piazzata Wapedia – una versione dell’enciclopedia ottimizzata per essere usata dai telefonini – credo che la cosa non sia così complicata come potrebbe sembrare a prima vista. Diciamo che ci vorrebbero sì un (bel) po’ di soldi e fatica, ma non così tanti come negli altri casi di monopoli di fatto. Però questo non sta capitando. Come mai? Non lo so, però posso fare qualche ipotesi, che posterò domani.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-01 07:00

gioco della domenica: Alphabet Shoot

Alphabet Shoot è un “gioco fisico”, di quelli insomma dove bisogna tenere conto della gravità e si può variare la forza delle azioni tenendo schiacciato il tasto. La cosa divertente, almeno per me, è che i tasti da usare per azionare il cannone e colpire i bersagli sono i tipici ASDF di tanti giochini…
(via Passion for Puzzles)

Ultimo aggiornamento: 2010-02-28 07:00

ZanTip

Sono stato contattato (da Zanichelli con un messaggio via il mio sito, il che significa che hanno probabilmente fatto una ricerca su chi parlava di loro… ottima idea, anche se un po’ meno burocratese sarebbe stato meglio) a proposito di ZanTip.
ZanTip è uno script JavaScript che viene inserito nelle pagine di un sito, un po’ come i contatori delle visite. Una volta installato, se un visitatore clicca due volte su una parola del testo si apre una finestra popup con la definizione – presa dallo Zingarelli – della parola stessa.
Io non l’ho installato, per l’ottima (dal mio punto di vista) ragione che pur essendo l’uso del sistema gratuito Zanichelli chiede l’inserimento di un loro banner; ne hanno il pieno diritto, certo, ma come sapete io e la pubblicità non andiamo molto d’accordo. Però l’ho visto in uso e l’ho trovato carino, e molto meno intrusivo dei sistemi in cui non appena passi sopra la parola col mouse appare la finestrella; inoltre credo che qualcuno dei miei ventun lettori potrebbe apprezzarlo, quindi ne parlo volentieri lo stesso :-)

Ultimo aggiornamento: 2010-02-27 07:00