Archivi annuali: 2008

Quanto vende _Il Foglio_?

Giovedì sera, mentre tornavo a casa dall’ufficio (a piedi, perché giovedì mattina pioveva forte) sono passato davanti a un’edicola né grossa né piccola che stava chiudendo, e ritirando i giornali. L’edicolante stava ritirando il pacco di copie invendute de Il Foglio. Erano una quindicina: fortunatamente il quotidiano ferrariano è sottile, e non sono stati poi così tanti gli alberi che sono stati piantati solo per diventare parte del nostro mondo “getta senza usare”.
Purtroppo sono un timidone, e non ho avuto il coraggio di chiedere all’edicolante quante copie avesse venduto nella giornata: posso immaginare quattro o cinque, visto che ero in una zona periferica senza un bacino d’utenza presumibilmente interessato a quel tipo di articoli. Visto però il risultato pratico, ho come il sospetto che gli aiuti ai quotidiani siano legati al numero di copie stampate, non a quelle vendute: e che il Giulianone queste cose le sa benissimo, e ha quindi scelto di fare un quotidiano con poche pagine (la carta costa sì, ma mi sa che le prebende siano indipendenti dal peso di una singola copia) e vivere così di aiuti, da vero cortigiano.
Mah. Peccato che dopo il gran casino del V2-Day con le firme inutili per il referendum persino beppegrillo™ abbia lasciato perdere tutto.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-04 12:29

Parole matematiche: trascendente

(la lista delle parole matematiche si trova qua!)
La parola “trascendente” fa indubbiamente venire a mente la teologia, più che la matematica: la trascendenza, qualunque cosa significhe, è certo uno degli attributi di una divinità degna di questo nome. Al massimo si può pensare a qualcuno che trascende, nel senso che passa il limite; in effetti l’etimologia del termine è proprio quella, visto che deriva dal latino transcendere, letteramente “salire” (da scandere) “oltre” (trans-). Già Brunetto Latini usa il termine con quel significato, prima del 1300… e sessant’anni dopo la parola viene usata anche nel senso di “non contenersi”: senso che ancora oggi può avere, magari nella forma “è trasceso”.
Ai matematici la parola deve essere piaciuta davvero tanto, considerando che la usano in due ambiti diversi, anche se non troppo. Abbiamo infatti innanzitutto i numeri trascendenti: sono quelli “davvero” irrazionali, non come la radice quadrata di 2 che basta moltiplicarla per sé stessa e otteniamo un numero intero. La definizione precisa di numero trascendente è “in negativo”: i numeri trascendenti sono quelli che non sono algebrici. Questi ultimi sono ottenibili come soluzione di un’equazione polinomiale a coefficienti interi, quelle che si studiano nelle superiori. La nostra radice quadrata di due, ad esempio, è una delle soluzioni di x2=2. Con pi greco oppure e, invece, non c’è nulla da fare: sfuggono a tutti i nostri tentativi di trovare un’equazione specifica che li inchiodi al muro. Che poi, come capita spesso con questi insiemi infiniti, il divertente è che i numeri trascendenti sono infinitamente di più di quelli algebrici: ma d’altra parte anche Dio, in quanto trascendente, è infinitamente di più di un essere finito, no?
Il secondo modo matematico per usare la parola riguarda le funzioni trascendenti, che sono quelle che non usano solo le solite quattro operazioni, l’elevamento a potenza oppure l’estrazione di radice n-sima. Nulla di trascendente :-), a dire il vero; già funzioni che trovate sulla vostra calcolatrice come seno, coseno e logaritmo sono trascendenti. Il motivo per cui sono state chiamate così, almeno ad occhio, è che in genere se si applicano quelle funzioni a un numero intero si ottiene un numero trascendente, il che non è effettivamente una bella cosa quando già le frazioni sembrano essere un po’ esoteriche… ma suvvia, un po’ di trascendenza fa sempre bene!

Ultimo aggiornamento: 2008-06-07 08:58

Sembrava la volta buona

Dopo cinque date proposte e poi cancellate, sembrava che finalmente il 9 giugno fosse la volta buona per andare al Road Show. Ieri mattina era arrivata la comunicazione ufficiale, e ci siamo tutti affrettati a prenotare i biglietti del treno per Torino, visto che per i dodici apostol… ehm settimi livelli e quadri del mio gruppo non era stato ritenuto opportuno fare un’edizione locale.
Stamattina arriva un altro messaggio, che comunica che la presentazione è annullata “per indisponibilità dell’auditorium Tilab”. Mi vengono in mente varie possibilità, e mi sembra il caso di lanciare un sondaggio. A voi la parola, anzi il clic! ( i risultati sono qua)

Ultimo aggiornamento: 2008-06-06 10:03

Prontuario di punteggiatura (libro)

[copertina] Chi scrive in rete ha sempre delle idee molto personali di quali simboli di punteggiatura usare e dove collocarli. Il guaio è che a volte si leggono testi in teoria più duraturi dove le virgole devono essere state gettate un po’ come il grano nella parabola del buon seminatore: dove casca, casca. Questo libro (Bice Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Laterza – Universale 2006, pag. XIII-155, € 10, ISBN 9788842070276) spiega molto chiaramente l’evoluzione dei segni di interpunzione, e mostra al lettore una serie di esempi tratti dalle fonti più disparate – scrittori, ma anche giornalisti, testi legali e la nostra Costituzione – per dare un’idea del loro uso corretto, e delle trappole logiche nascoste: molti di questi segni, la virgola innanzitutto, hanno infatti il doppio scopo di indicare l’intonazione della frase da un lato, con le pause che si dovrebbero fare mentre si legge, e la struttura della frase dall’altro. La fregatura è che questi usi sono spesso incompatibili, e oggigiorno si tende a preferire il secondo; ma molti non lo sanno, facendo così scempio della sintassi.
Purtroppo la scelta di essere descrittivo e non prescrittivo nuoce molto a quello che a leggere il titolo dovrebbe essere lo scopo del libretto: leggendolo l’ho apprezzato, ho scoperto che la grammatica italiana è molto, molto, molto più complicata di quanto mi insegnarono a scuola più di trent’anni or sono, ma non saprei ripetervi una singola regola. Giudizio misto, insomma.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-06 08:27

Una gita in Toscana (parte 3)

(le puntate precedenti: 12)
Anna e io siamo dei turisti peggio che mordi-e-fuggi: nonostante avessimo a disposizione due giorni, non ci siamo nemmeno dedicati a completare la visita di siena, ma ce ne siamo anche andati un po’ nei dintorni. Prima di parlare degli altri posti che abbiamo visto, faccio un cenno a dove – e cosa – abbiamo mangiato nelle due sere in giro. Dopo che ci è stato spiegato come i ristoranti a Siena fanno orari tedeschi e quindi alle 22 chiudono almeno la cucina, e dato che venerdì sera piovigginava anche, ed eravamo arrivati in albergo dopo le 21, abbiamo deciso di darci una mossa. Non che ci fosse nulla di così interessante e né troppo pieno né troppo vuoto, a dire il vero, tanto che alla fine siamo finiti a mangiare… pesce, per la precisione ai Tre Cristi. Il sito è tutto in flash, ed è il primo esempio in cui mi capita che con Firefox è rimpicciolito rispetto al “best viewed with Internet Explorer”. Ma tanto nel sito non ci sono i prezzi, così non vi spaventate. In due, per un doppio antipasto più primo (“La proposta”) e due calici di bianco, abbiamo speso cento euro. Intendiamoci, il pesce era molto buono, anche se per i miei gusti la tartara di tonno aveva troppo “cipollotto del su’ babbo” (del cameriere). Diciamo che è un posto dove si mangia molto bene e si spende molto. Sabato sera, su consiglio di Silvia, siamo invece andati a San Gusmè a cenare al da Sira e Remino. Lo stile è esattamente l’opposto: con cinquantacinque euro ci siamo riempiti, con due primi non esattamente nouvelle cuisine e due filetti molto apprezzati anche da Anna, che la carne la cucina spesso solo perché sa che mi piace ma non è così appassionata. Non aspettatevi solo un servizio rapido, ve lo dico subito: però se siete da quelle parti può valere la pena di fermarsi a cenare lì. San Gusmè, tra l’altro, è uno di quei paesini toscani medievali cinti da mura che sono rimasti praticamente intatti, o se preferite sono stati ristrutturati mantenendo lo stile. Personalmente, l’ho trovato molto più piacevole di Monteriggioni, che abbiamo visitato domenica mattina. Monteriggioni è bellissimo visto da fuori, con queste mura che fanno capire come fosse una fortezza militare: però l’interno è davvero troppo turistico per i miei gusti, con la presa in giro della “visita alle mura” che per un euro e mezzo ti fa fare venti metri da un lato e dieci dall’altro su una passerella interna alle mura stesse (e finanziata dal Montepaschi, nel caso uno avesse avuto dei dubbi). Diciamo che è una visita che si può lasciar perdere tranquillamente. Piuttosto è stato interessante passare da Abbadia Isola, a qualche chilometro a nord sulla provinciale, e vedere la chiesa medievale con una serie di archi “a settimo sesto”: non saprei come definirli, visto che sarebbero a tutto sesto se non fosse che il muro non è verticale ma pende verso l’esterno e l’arco si è adeguato schiacciandosi un po’.
Tra le nostre visite interessanti segnalo anche i due passi che abbiamo fatto per Castelnuovo Berardenga, che è il capoluogo del comune di cui San Gusmè fa parte. Il paesino non ha mura, ma è molto carino, con la sua bella piazza, la torre dell’orologio – che non fosse mai detto che il clero avesse il monopolio dell’ora esatta! – e una centralina fotovoltaica che però alle 19:30 non sembrava funzionare, si vede che ci vuole proprio il sole che picchia!
Al ritorno ho poi avuto la possibilità di guadagnare qualche punto-moglie, visto che ci siamo fermati a Barberino del Mugello. Non a vedere il Gran Premio di motociclismo che si teneva giusto quel giorno, ma a infilarsi dentro il locale Designer Outlet, che era stato venduto ad Anna come la quintessenza dei posti dove comprare vestiti. Faccio notare che c’erano vari cartelli che spiegavano che «il Designer Outlet è un nuovo modello di distribuzione commerciale che, in un contesto architettonico a misura d’uomo, rappresenta il luogo ideale dove il consumatore unisce allo svago e al relax la possibilità di fare acquisti.» (il neretto è loro: per la precisione era scritto in rosso), il che personalmente mi fa rabbrividire parecchio. Ad ogni modo, dopo un’ora Anna mi dice “guarda, non vale proprio la pena, se togli Ralph Lauren tutti gli altri negozi hanno robaccia. Di ore ne abbiamo comunque passate tre, due e mezzo togliendo la mezz’ora passata al ristorante. Fortuna che, pur senza un libro dietro, avevo almeno con me il palmare… buona parte di questi resoconti di viaggio sono stati scritti là, ve lo dico subito!
Ah: le foto le trovate su Picasa.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-06 07:32

Traffico di rifiuti

Leggendo bene il discorso di ieri di Napolitano, a me in effetti vengono in mente un po’ di cose.
La prima è molto banale: dando per buono che «La criminalità organizzata è responsabile di molti traffici compreso quello dei rifiuti tossici», e che «questi rifiuti insalubri in gran parte sono arrivati dal nord» (non sarebbe così strano, immagino che ci siano più piccole attività industriali altamente inquinanti al nord che al sud), se ne deduce che i campani devono comunque piangere sé stessi per la condizione in cui si trovano, dato che Napolitano ha in pratica detto che le discariche sono gestite dalla camorra.
La seconda è più sottile. Le immagini che si vedevano fino a poco tempo fa (diciamo metà aprile?) erano di rumenta assolutamente normale, tipo quella che io butto via tutti i giorni. Si direbbe quasi che il Presidente della Repubblica ci stia dicendo che i rifiuti tossici prodotti nel nord Italia siano così tanti da riempire le discariche campane, senza lasciare spazio per l’immondizia “locale”. Altrimenti il discorso non avrebbe senso (beh, sì, potrebbe essere stato qualcosa tipo “se convincete i camorristi a non prendere i rifiuti tossici allora potrete stare tranquilli che le discariche previste non daranno alcun problema”, ma mi pare un concetto un po’ difficile da sostenere con quelli che stanno facendo i blocchi). Ma a questo punto inizio a capire perché l’Autosole è così piena di camion: fanno la spola per portare giù i rifiuti tossici!

Ultimo aggiornamento: 2008-06-05 14:53

Giornata dell’Ambiente

Oggi dovrebbe essere la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Se non lo sapete, è perché da noi si parla di rumenta solo in campagna elettorale, e poi ormai la nazionale di calcio è in ritiro pre-Europei.
Però Telecom Italia, anche se vuol far fuori lavoratori tossici[*], a queste cose ci pensa, e ci ha ammollato in prima pagina dell’intranet una serie di consigli utili, tipo non stampare se possibile (ma tanto non ci mandano carta, e le nostre stampanti sono rigorosamente senza modulo fronte-retro…) o prendere le navette aziendali che oggi sono potenziate; e consigli un po’ meno utili, tipo «per far funzionare al meglio i nostri impianti di condizionamento usiamo le tende e non apriamo le finestre». In effetti, adesso che mi sono girato, ho notato che le tende le abbiamo; però la finestra è bella spalancata, perché fuori fa molto più fresco che in ufficio.
Ma come sempre il dulcis arriva in fundo: «Se avete a cuore la salvaguardia dell’ambiente, spediteci una foto (formato jpg, 947 x 109 pixel) che abbia per tema l’AMBIENTE CHE VORREI. La più bella verrà utilizzata per realizzare l’header del portale.» Sapevàtelo.
[*] per chi fosse interessato: con il fatto che la nuova ristrutturazione mi ha messo sotto Information Technology potrei essere uno dei 5000, sì

Ultimo aggiornamento: 2008-06-05 09:47