Archivi annuali: 2008

Un brutto colpo al mio ego

Stamattina, tra i messaggi arrivatimi via Facebook, ce n’era uno che cominciava così – compresi gli a capo:
maurizio ma sei tu?
no!
ma perchè ce il tuo nome e la foto di un altro?
inspiegabile...
Il messaggio in questione era di una donna il cui nome non mi dice nulla (nemmeno la faccia, ma io non sono per nulla fisionomista). La tipa in questione probabilmente conosce un Maurizio Codogno che non sono io – in fin dei conti non siamo tantissimi ma, qualcuno ce n’è: come ho già scritto, ad esempio la persona presente in Wikipedia sotto Maurizio Codogno non sono io.
La cosa che mi ha colpito è che questa è la prima volta che in rete qualcuno cerca un mio omonimo e non il sottoscritto. E questo a sua volta significa che Facebook ha davvero sfondato la barriera tra la rete e il mondo reale, come dice anche Markingegno. Un conto è connettersi, navigare, scrivere email; un altro conto è pensare di essere di presentarsi in rete, come si potrebbe fare sull’elenco del telefono o sui citofoni. I miei dubbi su Facebook restano intatti: però non ho problemi a riconoscere il suo successo reale, non pompato da qualche giornale che deve farsi vedere alla moda.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-27 11:06

Chi ha dato i soldi ad Obama?

In questi giorni, almeno sui blog italiani con simpatie per la destra, sono apparse varie critiche a Barack Obama, per quanto riguarda la provenienza dei soldi ricevuti per la campagna elettorale. Obama aveva infatti affermato che la maggior parte di chi donava denaro per la sua campagna dava piccole offerte. Camillo riporta invece che “solo il 26 per cento del totale dei finanziamenti è arrivato da piccoli contribuenti. Nel 2004, per Bush era stato il 24 per cento, per Kerry il 20. Quest’anno per McCain il 21”.
Camillo non mette nessun link per la sua affermazione: lo faccio io, postando il comunicato ufficiale del CFI (quelli che verificano da dove arrivano i soldi ai candidati). I dati riportati da Camillo sono corretti. Se però andate sul sito del CFI e cliccate per vedere la tabella 3, noterete una cosa strana: le donazioni inferiori ai 200$ sono il 49% del totale, anche se appunto i donatori che hanno dato meno di 200$ sono il 26% del totale (vedi tabella 1). Come è possibile? Beh, è semplice: ci sono state molte persone che hanno fatto donazioni piccole in più riprese, e per cui quindi il totale è superiore a 200$. Leggendo tutto il rapporto si vede poi quello che uno si immaginava: che la maggior parte dei soldi ricevuti da Obama proviene dalle offerte di grande valore. (Consiglierei comunque di leggere tutto il rapporto, che è interessante)
Nelle frasi dello staff di Obama e di Camillo sono insomma nascoste due classiche trappole matematiche:
– confondere la quantità di offerte fatte con la quantità di soldi ricevuti (e questa è abbastanza comune)
– confondere la relazione offerte/denaro con la struttura donatori/denaro (e questa è invece molto meno comune).
Ho usato il verbo “confondere” perché non voglio mettermi a discutere su chi abbia “barato” e scelto il modo scorretto di guardare i dati: in realtà non c’è un modo più corretto di un altro, visto che i numeri sono sempre quelli. È chiaro che ognuno sceglierà di vederli nella maniera a lui più consona: quello che non mi stanco di dire è che bisogna imparare a saperli leggere, i numeri. Solo così si può evitare che qualcuno ti freghi con la scusa “i numeri non mentono”.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-26 15:44

Anche il governo del fare si addormenta ogni tanto

Stamattina mi hanno telefonato dall’Avis per andare a donare sangue. Dico “nessun problema, passo la prossima settimana”, mi fanno le solite domande, ma poi sono costretto a bloccarmi. Lunedì sono infatti stato a Bologna, e quindi devo aspettare 28 giorni prima di una donazione, per le zanzare tigre – esattamente come succedeva l’anno scorso. Ho fatto sommessamente notare che con il freddo becco di questi giorni non credo proprio che di zanzare ne siano rimaste: la signora conveniva con me, ma ha detto che finché il ministero non ritira l’ordinanza non si può fare nulla.
A parte che non dovrebbe essere il mio caso, visto che nell’ordinanza si parla di “almeno una notte di soggiorno”, e tenendo pure conto che probabilmente non c’entrano né il ministro del lavoro Sacconi né il sottosegretario Fazio, non è che qualcuno si prende la responsabilità di decretare il cessato allarme?

Ultimo aggiornamento: 2008-11-26 15:06

Poveri musicisti

Leggo dalla BBC che è stato spedito al premier britannico Gordon Brown un video, da parte di 38.000 musicisti, per chiedere che venga approvata la proposta di legge per l’allungamento del copyright sulle esecuzioni musicali (che è al momento a “soli” 50 anni, a differenza di quello per gli artisti che è di 70 anni dopo la morte dell’autore). La Commissione europea propone di allungarlo a 95 (novantacinque) anni, ma il governo inglese non è d’accordo. Ah: il video naturalmente non è stato fatto da tutti i 38.000 musicisti, ché altrimenti si sarebbe battuto di gran lunga il record di We Are The World, ma da una delegazione di 29 persone.
A parte il banale fatto che per quello che ricordo io dei Beatles i session men venivano semplicemente pagati per la loro prestazione, e non ricevevano royalties (altra cosa è naturalmente quella degli interpreti: i Beatles non guadagnano diritti d’autore solo per le canzoni composte ma anche per quelle cantate da loro, almeno da un certo punto in poi), e a parte che io sono convinto che anche il copright degli autori dovrebbe tornare ad essere ridotto al massimo a 40 anni dalla produzione dell’opera (e non dalla morte dell’autore), qui stiamo parlando degli interpreti. Il copyright per gli autori nacque per fornire loro sostentamento per la vecchiaia, e infatti durava 28 anni che era considerato un periodo equo considerando la speranza di vita di allora. Però stiamo appunto parlando di autori. Qui abbiamo l’equivalente di un mobiliere che prepara un bel tavolo partendo da disegni altrui, vede che il tavolo è sempre usato in occasioni importanti e quindi chiede che per 95 anni gli si dia dei soldi, perché in fin dei conti il suo lavoro è sfruttato da tutti. Non mi sembra che si stia parlando di chissà quale creatività, no?

Ultimo aggiornamento: 2008-11-26 14:31

Grandi vittorie

La sinistra esulta: “Luxuria come Obama”. In effetti, al bel sole dell’Honduras ci si deve abbronzare proprio bene.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-26 08:52

_Anelli nell’io_ (libro)

[copertina] È vero che avevo già recensito a suo tempo la versione originale del libro (Douglas Hofstadter, Anelli nell’io [I Am a Strange Loop], Mondadori 2008 [2007], pag. XI-508, € 22, ISBN 978-88-04-58309-7, trad. Francesco Bianchini, Maurizio Codogno e Paola Turina) ma dopo un anno e mezzo di lotta per tradurlo in italiano penso di essere in grado di parlarne con maggior cognizione di causa.
Questo libro è sicuramente diverso da Gödel, Escher, Bach, anche se è in certo senso la sua continuazione. Ad esempio, mancano quasi del tutto i dialoghi, che permettevano di leggere GEB almeno in parte senza doversi preoccupare di capire i concetti dietro di esso. Ma questo non vuole affatto dire che sia più sciatto. La prosa hofstadteriana è sempre spumeggiante, e ha sempre almeno due livelli di lettura, se non di più. Inutile poi dire che il testo è olistico, e ci sono riferimenti interni ovunque; non è affatto raro che una frasetta anodina a pagina 100 acquisti un significato completamente diverso a pagina 400. Per quanto riguarda i contenuti, la spiegazione di come funziona il teorema di Gödel è molto più chiara di quella di GEB, e già questo dovrebbe essere sufficiente. Ma quella trattazione è solo la base per la tesi principale del libro, indicata dal sottotitolo Che cosa c’è al cuore della coscienza: che l'”io” in realtà non esiste, ed è semplicemente un prodotto inevitabile (“emergente”) di avere una coscienza sufficientemente complessa da potersi osservare, proprio come l’aritmetica è sufficientemente complessa da poter definire (una struttura isomorfica a) sé stessa al suo interno. Gli “strani anelli” sono proprio questi: strutture che si rivolgono dentro sé stesse a un livello più alto. Più che di matematica o informatica, infatti, questo è un testo di filosofia, fatta all’americana e dunque molto personale, come si può anche vedere nel capitolo in cui racconta come si è sentito dopo che sua moglie Carol morì improvvisamente.
Indubbiamente non è un libro facile, ma nemmeno GEB lo era; e qui forse è più facile trovarsi in disaccordo con le tesi dell’autore. Ritengo però che valga davvero la pena leggerlo, sapendo di doverci mettere tutto il tempo necessario.
Un’ultima parola sulla traduzione. Come Doug scrive nella prefazione all’edizione italiana, noi siamo il “Traditrio”, vale a dire i traduttori-traditori. Abbiamo fatto il possibile per mantenere i giochi di parole e i doppi e tripli sensi (e il redattore ci ha dato una grossa mano per lo stile), e siamo fiduciosi che la versione italiana sia godibile anche per chi l’inglese lo conosce abbastanza bene. Ma non aspettatevi una traduzione iperletterale: siamo sempre stati saltellanti tra la lettera e lo spirito. Sappiatelo.

Ultimo aggiornamento: 2016-03-31 20:12

Bruno Makain

Ho scoperto da Beneforti che è morto giovedì scorso. Credo che almeno al 90% dei miei ventun lettori il nome non dica nulla, e la voce su Wikipedia non aiuta molto. Il punto è che Makain è stato un simbolo. Aveva iniziato diciassettenne a contribuire alla Settimana Enigmistica nel suo primo anno di pubblicazione, e ha continuato a farlo per settantacinque anni: una fedeltà all’azienda che ha dell’incredibile. (La parentesi dell’Ora Enigmistica non fa testo: era il 1945, quando la Settimana non era uscita per due mesi di fila e a Ferrara credettero che non sarebbe più riapparsa…)
Non so, è vero che da un lato mi vengono in mente i giapponesi che continuavano a difendere l’isoletta sperduta vari decenni dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma qua la cosa è un po’ diversa. Certo che il destino gli ha fatto un brutto scherzo, non permettendogli di vedere il numero 4000 della rivista che è un po’ anche sua.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-25 12:23

mettetevi d’accordo

Stavo guardando le statistiche di lloogg. Tra i referrer odierni, uno era da un feed di Google Reader “fun/index.php/feed”; un altro da http://friendfeed.com/list/blogger-seri. Ed entrambi erano per la stessa notiziola!
Peccato che abbiano sbagliato entrambi… (il primo link rimanda a questo sito, dove “fun” sta per il gruppo F1; mi chiedo chi sia il matematico che mi abbia infilato in quel feed)

Ultimo aggiornamento: 2008-11-25 11:52