Archivi annuali: 2007

Uguaglianza

Secondo il titolo del Corsera, “solo il 10% degli stupri è attribuibile a stranieri”. A parte che uno stupro, chiunque lo faccia, è sempre uno stupro di troppo, leggendo l’articolo si scopre che i numeri sono stati buttati a caso, visto che le statistiche non sono state fatte per nazionalità ma per tipo di persone (partner, parenti, conoscenti, estranei).
Ma c’è di più, anche se mi sa che l’articolista del Corriere non se ne sia accorto (spero quelli dell’Istat sì): tra quelli ufficialmente residenti e no, credo che il 10% della popolazione che vive in Italia sia straniero. Questo significa – prendendo per buoni quei dati – che la nazionalità è assolutamente irrilevante. Se l’argomento fosse diverso, sarebbe persino divertente. Il peccato di “povera matematica”, in questo caso, è di omissione: avere esplicitato quello che ho appena scritto sarebbe potuto essere davvero utile perché almeno qualcuno riuscisse a mettere nella giusta prospettiva i numeri.

Ultimo aggiornamento: 2007-12-10 12:20

Formigorwell

Oggi sul Corsera c’è un’intervista a Formigoni. Il Governatore della Lombardia si lamenta perché Celentano ha detto che Milano è diventata una città brutta. Questi sono gusti personali: è una delle rare volte in cui sono d’accordo con il Pausista, ma il tutto non varrebbe certo la pena di dedicarci anche solo una notiziola.
Però ci sono cose che non posso lasciar passare sotto silenzio. A un certo punto, c’è questo scambio di battute:
– Della futura sede della Regione Celentano ha parlato come di un mostro.
«Ecco, questo non lo capisco. Ovviamente, i gusti sono gusti. Ma non possono far dimenticare realtà evidenti, sotto gli occhi di tutti».
– Di che cosa sta parlando?
«Quella dove sta sorgendo l'”Altra sede” della Regione, è stata per quarant’anni una vergogna di Milano. Un’area abbandonata, ancora con le macerie della guerra. Per recuperarla, abbiamo fatto un concorso internazionale, a cui hanno partecipato 98 tra i progettisti più prestigiosi del mondo. Quell’area prima piaceva di più? Non so davvero che dire».
Io abito a seicento metri dal luogo dove sta sorgendo l'”Altra sede” della Regione, e quindi so fin troppo bene cosa c’era prima – non posso garantire per quarant’anni, ma comunque per alcuni anni sì. Non c’erano affatto macerie di guerra, ma il Bosco di Gioia, un ex-vivaio che era diventato un bel boschetto e che era un tocco di bellezza nella città… senza contare che era stato lasciato in eredità all’Ospedale Maggiore, perché fosse destinato a scopi umanitari: qualcuno mi dovrebbe spiegare l'”umanità” del Pirellone 2 – la vendetta. In effetti, è a un paio di centinaia di metri da lì c’era “un’area abbandonata”, anche se non so se “ancora con le macerie della guerra”: le ex-Varesine, dietro Porta Garibaldi. Però quello non era il posto giusto per fare l’Altra Sede: si sarebbero persi tutti i lucrosi quattrini sborsati dai costruttori per farci su schiere di palazzi da uffici che si aggiungeranno a quelli sfitti nella zona.
Ma si sa, la memoria della gente è così labile che non occorre nemmeno la Neolingua per far credere di essere dei benefattori dell’urbanistica.

Ultimo aggiornamento: 2007-12-10 10:55

_Trilogia della villeggiatura_ (teatro)

Altra opera da tre ore abbondanti, dopo Tre sorelle della settimana scorsa; ma risultato completamente diverso. Questa Trilogia della villeggiatura è una rilettura di Toni Servillo delle tre opere goldoniane (Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della villeggiatura, Il ritorno dalla villeggiatura), che sono state condensate in un solo spettacolo tagliando alcune scene. La Trilogia è assolutamente moderna, con questa smania di dovere andare in villeggiatura “perché tutti fanno così”, facendo debiti su debiti; la contrapposizione città-campagna, e l’obbligo di divertirsi o almeno far finta, ricordano davvero gli esodi agostani.
Il marchio di fabbrica di Servillo, la precisione ad orologeria degli interventi e l’attenzione ai particolari fuori dal fuoco della scena, è naturalmente presente: in questo caso però è stata anche aggiunta un’altissima velocità di eloquio, che disturva quelli dietro di noi, ma che secondo me risultava perfetta nell’ambiente. Certo, all’inizio è stato un po’ buffo sentire che gli attori avevano una leggera cadenza napoletana, ma ci si fa velocemente l’abitudine.
Tutta la compagnia è bravissima e affiatatissima, anche se vorrei spendere una parola in più per Tommaso Ragno che fa Guglielmo. È un basso profondo, e riesce a usare un tono monocorde assolutamente perfetto come contrasto con tutti gli altri; è inoltre capace a mantenere la presenza scenica in maniera perfetta anche quando non è lui il centro dell’azione. Non è da tutti.
Per quanto riguarda Toni Servillo, si vede che è lui il capo. Non ha bisogno di avere una parte principale, gli basta fare lo “scrocco” Ferdinando: ma è chiaro che ad esempio nei saluti finali mettersi a un estremo della compagnia è un modo semplicemente diverso per farsi notare, e alla settima od ottava chiamata del pubblico giustamente plaudente è stato lui a dire “basta” con un banale cenno con la mano. Il tocco di iniziare il secondo atto bello spaparanzato e con indosso un paio di occhialini da sole, però, garantisco che è stato favoloso. Si vede il genio.

Ultimo aggiornamento: 2015-11-29 19:06

Assistenza al cliente

Ieri pomeriggio verso le 18 finisco di rivedere una parte della traduzione (questa volta non mia) di un capitolo, invio il mail – senza allegato perché sono lesso – al team e me ne esco. Rientro dopo un’ora e Anna mi fa “guarda che non funziona la connessione di rete”. Contemporaneamente mi arriva un SMS di Loris (il mio provider) che mi dice “prova a spegnere e riaccendere il router, perché non riesce ad autenticarsi”. Eseguo la solita operazione informatica, ma nulla da fare. Comincio a guardare la configurazione del router, ma non vedo nulla di strano, e comunico la cosa per telefono a Loris. Lascio tutto fermo, e dopo un po’ mi arriva un altro messaggio: “prova a cambiare server e usare blu invece che bianco”. In effetti, dopo averci pensato un po’ su per ricordarmi dove diavolo è cablato il nome del server, è funzionato tutto a meraviglia.
Cosa è successo? non si sa, però i due server autenticano in maniera diversa e si vede che il mio router ha le paturnie. Nulla di male. Però immagino capiate perché preferisco pagare un po’ di più per una connessione ADSL che è solo da 2 mega: volete mettere avere qualcuno che alla sera di un giorno festivo (ieri era sant’Ambrogio…) ti rimette in sesto le cose? Quanto vale tutto ciò?

Ultimo aggiornamento: 2007-12-08 23:20

perché falce e martello?

A quanto pare, ci sono già dei malumori a sinistra a causa del nuovo simbolo proposto per la sinistra unita (famoso ossimoro italiano, collocabile vicino a “convergenze parallele” e “buon governo”). Il problema non è tanto nella parola “sinistra”, e sembra nemmeno nell’arcobaleno; però il simbolo (che vedete qua non ha al suo interno né falce né martello, e quindi per alcuni duri-e-puri non è affatto un simbolo di “cosa loro”.
Come un illustre politologo ha fatto notare, però, bisognerebbe fare un controllo di realtà. Non so quanti di voi hanno visto una falce al di fuori dei film di Asterix (io ho dei lontani ricordi, ma il fratello di mia nonna era contadino), e anche il martello oggi come oggi sembra più che altro un’indicazione di un centro bricolage a poca distanza da dove ci si trova. Eppure è vero: il potere evocativo dei simboli è davvero forte. Che fare?
Io avrei una modesta proposta, che offro gratuitamente ai sinistrorsi: usare simboli più aggiornati. Al posto di falce e martello, insomma, uno schermo di PC sormontato da due cuffie (ed eventualmente un microfono, ma non esageriamo col simbolismo). Il PC rappresenterebbe tutti i travet del ventunesimo secolo, che invece che usare carta e penna sono costretti a stare tutto il tempo davanti a un pc senza magari nemmeno potere fare una partita a Freecell; le cuffie ci ricorderebbero i lavoratori dei call center, gli altri schiavi a cottimo dell’epoca attuale. Sarebbe un successo ancora maggiore di quello di San Precario, e magari qualche voto in più lo prenderebbero anche. Come? Sono un dissacratore? Rovino le tradizioni? Ho capito, anche questa volta ho toppato.

Ultimo aggiornamento: 2007-12-07 21:49

giochiamo a dadi?

(ok, non ho scritto sulla tombola, anche se qualche idea ce l’ho. Però forse il concetto non è così diverso. E già che ci siete, fate un salto da proooof che spiega come funziona il gioco del 15!)
tre dadiOggi mi sento particolarmente buono e desideroso di farvi vincere un po’ di soldini: vi propongo quindi un gioco d’azzardo tutto per voi. Le regole sono semplicissime: voi scegliete un numero da uno a sei e fate la vostra puntata; a questo punto io lancerò tre dadi (che garantisco essere perfettamente equilibrati). Se uno dei dadi uscirà con il numero da voi puntato, vincete la posta giocata (in pratica, se avete puntato un euro ve ne darò indietro due); se i dadi con il vostro numero sono due, vincerete due volte la posta; se avete più culo che anima e tutti e tre i dadi mostrano il vostro numero, vi pagherò ben cinque volte la posta. Tutto qua: non c’è trucco non c’è inganno.
Pensateci un attimo: preso un singolo dado, avete una possibilità su sei che esca con il vostro numero, quindi se puntate sempre un euro vi succederà che in media ogni sei euro giocati ve ne tornano indietro due. I dadi sono tre, e assolutamente indipendenti tra loro: quindi il gioco sarebbe equo se con tre numeri uguali al vostro usciti vinceste tre volte la posta, ma io sono buono e in quel caso vi pago anche di più. Insomma, la cosa si direbbe interessante, no?
Molto interessante, direi… tanto che casinò di tutto il mondo prevedono questo gioco, anche se in genere non danno il mio superbonus. Come si può leggere su Wikipedia (inglese), il gioco si può trovare in Gran Bretagna (col nome di Crown and anchor, “corona e ancora”, perché i dadi usati hanno sulle facce i quattro semi delle carte da gioco e appunto una corona e un’ancora), negli Stati Uniti come Chuck-a-luck, nelle Fiandre come Anker en Zon, “ancora e sole”, in Francia come Ancre, Pique et Soleil, e addirittura in Vietnam come “bau bau micio micio”… no, scusate, Bau cua ca cop che non so assolutamente cosa significhi ma sembra usi delle belle immagini orientali al posto dei nostri semi, soli, e simili. Magari a questo punto vi sarà venuto qualche dubbio! Bene, sono qua per fugarveli.
Analisi del gioco
Per vedere come mai il banco ha un discreto vantaggio in questo gioco, il metodo che probabilmente viene in mente è provare tutte le 216 (cioè 6*6*6) combinazioni possibili lanciando tre dadi, calcolare la vincita in ciascuno di questi casi, e vedere se è maggiore o minore del numero di combinazioni possibili. Tranquilli, non ho nessuna voglia di farlo, sono quelle cose che vi fanno poi dire che odiate la matematica: e avete perfettamente ragione. La matematica non è “fare i conti”. Può essere in parte “sapere come fare i conti” (e poi infilarli dentro un programma al pc o anche solo un foglio excel), ma è soprattutto “vedere come si può arrivare alla soluzione del problema con la minore fatica possibile”… e ogni trucco, finché è “lecito” secondo le regole della matematica, è il benvenuto.
In questo caso, il metodo più semplice è pensare di puntare un euro su ciascuno dei sei numeri che possono uscire, e vedere cosa succede. In teoria dovremmo, almeno in media, ricevere sei euro o più per ogni possibilità. È proprio così? Vediamo.
– se i tre numeri che sono apparsi sono tutti diversi, vi tornano indietro tre degli euro giocati più tre di vincita: totale sei euro.
– se i tre numeri sono tutti uguali, vi torna indietro l’euro giocato su quel numero più cinque di vincita: totale sei euro.
– se ci sono due numeri uguali e un terzo diverso, vi tornano indietro due degli euro giocati, più uno di vincita per il singoletto, più due per la coppia: totale cinque euro.
Toh. Quando va bene siete in pareggio, ma ci sono delle volte in cui perdete; quindi in assoluto il gioco vi è sfavorevole. Fine della dimostrazione.
Purtroppo, per sapere quanto sia sfavorevole, bisogna fare i conti, e quindi devo andare contro quello scritto sopra su cos’è la matematica. Facciamo che vi fidate, e prendete per buono il risultato finale: una volta puntato su un numero prefissato, ci sono 75 casi in cui questo esca come singoletto, 15 in cui esce come coppia e uno in cui c’è la tripletta (negli altri casi non esce), il che con le regole che ho dato sopra significa un vantaggio per il banco praticamente del 7%, ben più ad esempio della roulette. State insomma ben lontani da chi vi propone questo gioco, lo dico per il vostro bene.
La spiegazione
Questo sembrerebbe proprio essere un paradosso: in fin dei conti il ragionamento iniziale secondo cui se il dato lanciato fosse stato uno solo si sarebbe in media rimasti con un terzo della posta non fa una grinza, e siamo tutti d’accordo che i tre dadi lanciati sono indipendenti tra loro… o no? abbiamo trovato una scoperta di importanza pari alla meccanica quantistica? Tranquilli, non è così. Nemmeno stavolta ci daranno il Nobel. Però, se guardate attentamente la dimostrazione “veloce” che ho scritto qui sopra per far vedere che il gioco non è equo, dovreste essere in grado di intuire dove sono “il trucco e l’inganno”. Se invece non avete proprio voglia di scervellarvi, continuate a leggere qui di seguito!
Il punto chiave che permette di capire cosa succede è fare attenzione a come vengono calcolate le vincite. I soldi che ti ritornano indietro sono in parte quelli della vincita vera e propria, ma in parte quelli che sono stati puntati. Quindi è vero che i risultati dei lanci dei dadi, intesi come numeri che escono, sono indipendenti tra di loro; ma il nostro risultato, inteso come i soldi che ci ritornano indietro, non lo è. Se abbiamo puntato un euro su un numero, con il primo dado che esce con quel numero ci tornano indietro due euro, ma con il secondo se ne aggiunge uno solo in più, e non due come nel caso di vera indipendenza.
È più chiaro adesso il tutto? Se no, potete sempre scrivermi :-)

Ultimo aggiornamento: 2007-12-05 11:58

La Nisia

Mi ha appena chiamato mia mamma per dirmi che mia nonna è morta. Non è certo stata una notizia completamente inaspettata: era da qulache mese in ospedale, anche se ironicamente l’avrebbero dovuta dimettere ieri quando è improvvisamente peggiorata. Però, anche se probabilmente non mi avrebbe riconosciuto, mi sento in colpa per non essere passato a salutarla ancora una volta.

Ultimo aggiornamento: 2007-12-04 14:52

Antispam alla rovescia

Anche se ormai slashdot sembra sempre più simile a Dagospia, ogni tanto c’è qualche notizia interessante. Oggi, ad esempio, parlava di un nuovo sistema antispam, sviluppato dalla Abaca. La tecnologia usata è spiegata qua: in pratica, per decidere se un messaggio è spam oppure no si guarda a chi lo riceve. Non ridete: la cosa non è così stupida come sembra a prima vista.
Il razionale di Abaca è più o meno questo: se io ricevo tanto spam in percentuale e mi arriva un messaggio, questo probabilmente è spam; se ne ricevo poco, probabilmente non è spam. Intendiamoci: le affermazioni “matematiche” di quella pagina fanno ridere, dall’affermazione che «questo è un fatto garantito matematicamente, che non può essere messo in difficoltà da uno spammer» all’idea che un’efficacia del 99% sia «con da dieci a cento volte meno errori di ogni altro sistema disponibile» – in effetti, partendo da un messaggio spam su 100 non filtrato, un sistema con cento volte più errori è un sistema che non filtra nulla. E naturalmente un sistema di questo tipo non può per definizione funzionare con una singola casella email, ma deve essere gestito su una base dati piuttosto ampia, come quella di un ISP; però potrebbe essere un’utile aggiunta alle altre tecniche antispam, per semplificare la distinzione tra i siti che mandano molta posta in maniera lecita e gli altri.

Ultimo aggiornamento: 2007-12-04 13:51