L’autore ha scritto questo tomo (Robert Eisenman, Giacomo, il fratello di Gesù [James, the Brother of Jesus], Piemme 2007 [1997-2006], pag. 623, € 22.50, ISBN 978-88-384-8941-9, trad. Franca Genta Bonelli) per esporre la sua tesi: che il cristianesimo delle origini non era altro che il gruppo degli Esseni di cui si sono trovati i rotoli a Qumran sul Mar Morto, che Paolo di Tarso, oltre che essere un collaborazionista romano, era parente di Erode e nemmeno ebreo, e che Giacomo, fratello di Gesù in quanto figlio di Giuseppe e Maria, era il vero capo della chiesa cristiana primitiva, e una figura molto più importante di Gesù stesso. Si potrebbe immaginare che tutto questo derivi dalla lettura dei rotoli di Qumran; invece gli accenni ad essi sono rari e così generici che potrebbero andare bene per tutto. Le fonti usate sono quelle già note: il Nuovo Testamento, le opere dei padri della Chiesa e quelle di Giuseppe Flavio, nelle quali Eisenman sceglie le parti che gli interessano, decide autonomamente che dei nomi diversi indicano in realtà la stessa persona, sorvola sul fatto che Giacomo dovrebbe avere trent’anni più di Gesù, ritarda di quasi un secolo la redazione degli Atti anticipando contemporaneamente le lettere paoline, e crea così il proprio puzzle personale. Ma tutto ciò non sarebbe poi così male, se Eisenman si fosse limitato ad affermarlo una volta, e avesse scritto un agile libretto da 150 pagine. No, ogni affermazione è ripetuta tre, quattro, cinque volte, forse sperando che il lettore accetti le sue supposizioni per stanchezza o abitudine. E questo per me è un peccato mortale, che cancella anche gli spunti interessanti sul tipo di messianesimo della comunità ebreo-cristiana di Gerusalemme. Questo è insomma uno dei casi in cui i libri condensati della fu Selezione dal Reader’s Digest sarebbero stati utili!
Ultimo aggiornamento: 2007-12-11 11:11