archivi di .mau.

quello che non oso mettere nel mio blog ufficiale

[RACCONTO] La svolta sbagliata… ma non troppo

(post pubblicato originariamente su Il Tamburo Riparato per il compleanno del blog)

– “EeeeEEEEK!”

– “Come, a destra? La volta scorsa siamo andati a sinistra! Non è vero, professore di Geografia Crudele e Inusuale?” Si può dire di tutto su Ridcully, o almeno lo si può dire quando lui si trova ad almeno cento metri di distanza e preferibilmente non c’è null’altro intorno; ma è certo che quando si tratta di avere ragione, è sempre pronto a chiedere il parere favorevole di chiunque, anche se in qualunque altra occasione disprezzerebbe il suo interlocutore.

– “Non lo so. Io non controllo mai in quale direzione mi dirigo: è molto più importante sapere da quale direzione devo scappare!”

– “Beh, da quale direzione scappavi?”

– “Non lo so. Avevo troppa paura per verificare dove stavo andando!” Una cosa che non si può onestamente dire su Rincewind è che sia un fifone. In effetti, verificando tutto ciò con cui ha avuto a che fare, occorre ammettere che è uno tra gli esseri più coraggiosi del Discworld: chiunque altro sarebbe svenuto di fronte a certe apparizioni. Bisogna però anche riconoscere che la velocità con cui Rincewind riesce a fuggire da un pericolo è tale che vede le apparizioni in questione per un tempo così minuscolo da rendere impossibile uno svenimento.

– “Ook. Ook?”

– “D’accordo, Bibliotecario. In effetti il mio taumometro tascabile segnala che l’L-space si è riorganizzato dall’ultima volta in cui l’abbiamo usato per recarci al Tamburo Riparato; è possibile che ora bisogna girare a destra. Non riuscirò mai a capire perché questi libri non riescano a stare sempre in un posto… tranne quelli dello scaffale al Tamburo Riparato: l’unica possibilità per loro di spostarsi è quando decidono di suicidarsi perché nessun avventore osa anche solo avvicinarsi.”

– “A proposito: ma perché non possiamo andarci come tutti gli altri abitanti, passando per le strade di Ankh-Morpork?”

– “Semplice: perché noi siamo maghi, e non possiamo mischiarci con i comuni mortali.”

– “E con gli zombie?”

– “E con gli zombie, certo.”

– “Ook?”

– “E con i primati superiori, ovvio! Niente scimmie! Solo primati superiori! Vabbè, oramai ci siamo.”, mentre gli scaffali lì intorno si assestavano con un rumore che fece sobbalzare Rincewind. “Basta prendere questo passaggio e…”

La sala dove i due maghi in forma umana e l’orango si trovavano aveva qualcosa di strano e non facilmente riconoscibile. Non era il disordine, che appariva assolutamente identico a quello che c’era sempre stato; ma sicuramente le bandierine appese al soffitto che formavano la scritta “Buon Compleanno” non erano mai state parte dell’arredamento; e anche i pochi libri presenti non avevano i soliti titoli “Come Obnubilarsi La Mente A Un Equo Prezzo” e “Tagliatemi La Gola Se Queste Ricette Non Contengono Reale Succedaneo Di Porco”, ma nomi tipo “Zappatores Canari et Piemonteis” e “Fisica Quantistica de Piobes”.

– “Ma che è successo? L’avevo detto io che dovevamo andare a sinistra! Che razza di posto è questo?”

– “Ook ook ooook… Eek ook. Ook?”

– “Arcicancelliere, il Bibliotecario ipotizza che l’ultimo smottamento dei volumi possa avere aperto un varco tra il nostro Discworld e il Roundworld, e quindi ora ci troviamo in un altro Tamburo Riparato che aveva anch’esso una libreria connessa all’L-Space. Guardando bene, riconosco un certo tipo di struttura del Roundworld. Beh, basta tornare indietro”

– “Un attimo. Qui un po’ di roba da mangiare c’è, e mi parrebbe brutto andarcene senza avere favorito, non trovate?”

– “Ook!”

– “Come, ci vuole un regalo se vogliamo partecipare alla festa? E non possiamo usare la magia, solo perché il Roundworld non contiene narrativium? Non è possibile!”

In quel momento Rincewind sentì una silenziosa presenza alle sue spalle. Furtivamente girò il capo con estrema lentezza, fino a che si accorse del nuovo arrivato e tirò un sospiro di sollievo.

– “Ah, Bagaglio, sei tu! Era un po’ che non ti vedevo, in effetti. Però adesso non ho bisogno di vestiti puliti…” rivolgendosi al coperchio che si stava sollevando. Ma una volta aperto, i tre rimasero a bocca aperta. Il contenuto non era infatti della biancheria, ma una grande torta decorata, con la scritta “Tanti auguri, Tamburo!” disegnata col cioccolato.

– “Bene bene. Abbiamo anche il regalo. Possiamo cominciare a mangiare, ora?”

– “Ma non dovremmo aspettare gli altri festeggianti, Arcicancelliere?”

In effetti mancate solo voi. TANTI AUGURI AL TAMBURO RIPARATO!

July 6, 2020 Archivi ,

[VARIE] Sei anni

(post pubblicato originariamente su Il Tamburo Riparato per il compleanno del blog)

– “SONO PASSATI GIÀ SEI ANNI?”
– “Sì, almeno secondo il calendario di Roundworld”.
– “E COM’È CHE NON SONO MAI STATO INVITATO AI COMPLEANNI DEL BLOG?”
– “Sa com’è, con le regolamentazioni attuali quella sua falce non può essere portata come bagaglio a mano”.
– “MA LA FALCE PUÒ ESSERE VISTA SOLO DAI MORTI!”
– “E da maghi e streghe. Secondo lei, come fanno a far volare gli aerei?”
– “ME LO SONO SEMPRE CHIESTO. E QUINDI, COME FACCIO A FARE GLI AUGURI? AVEVO ANCHE PREPARATO UN PICCOLO PRESENTE.”
– “Guardi, quello che conta è il pensiero.”

Buon compleanno, Tamburo!
(sapete, anche i matematti sono un po’ maghi e quindi possono parlare con la Morte e restare vivi)

July 8, 2017 Archivi ,

[VARIE] Odd and even

(postato originariamente su Il Tamburo Riparato)

Mi dicono di dire “buon secondo compleanno” al blog: lo faccio con una freddura matematica (in inglese perché intraducibile).

Theorem: Every prime number is odd.
Proof: All even numbers greater than 2 have 2 as a factor, and so are not prime. Thus, all prime numbers are odd, with the exception of 2; but this means that 2 is the odd number in the list of primes. QED.

Per i non anglofoni: qui si gioca sul fatto che “odd” può significare sia “dispari” che “strano”; nella dimostrazione si dice che tutti i numeri primi sono dispari tranne il 2, che pertanto è strano.
Detto questo, è proprio vero che la freddura è intraducibile? Per il Tamburo Riparato, in anteprima assoluta, ecco cosa scriverei se dovessi per forza averla in italiano.

Teorema: Ogni numero primo è dispari.
Dimostrazione: Tutti i numeri pari maggiori di 2 hanno 2 come fattore, e pertanto non sono primi. Quindi tutti i numeri primi sono dispari, con l’eccezione di 2; ma questo significa che 2 è una disparità. QED.

Non dico sia una bella traduzione. È sicuramente molto stiracchiata. Però funziona, per quello che può funzionare. D’altra parte, il detto dice “Traduttore, traditore”; il trucco è tradire in maniera creativa. E secondo voi è meglio spiegare una freddura (come ho fatto sopra) o cercare di ripararla per quanto possibile e lasciare un’idea di cosa succede anche a chi per definizione è costretto ad affidarsi a una traduzione? E capite perché per quanto Google Translate possa funzionare bene non riuscirà mai a soppiantare quella brutta genia dei traduttori? E poi, è proprio necessario avere tutte queste domande? (ah, volevo chiedere a You Bastard cosa ne pensasse del teorema, ma mi ha sputato addosso)

July 6, 2013 Archivi ,

[RACCONTO] Compleanno

(postato originariamente su Il Tamburo Riparato)

La novizia chiese timidamente la parola. “Guida? Cosa significa quella strana parola, ‘compleanno’, che troviamo spesso all’interno delle Cronache degli Antichi?”

D’istinto la Guida squadrò la novizia, che subito si rannicchiò, temendo di ricevere l’ennesima punizione. Ma invece il suo volto si aprì in un ampio sorriso, e con una voce stranamente dolce essa rispose: “Hai ragione a porti questa domanda: quella parola indica uno dei Misteri degli Antichi, uno dei riti arcaici che costoro amavano fare senza alcuna ragione logica. Devi sapere che gli Antichi erano assai superstiziosi: avevano dunque stabilito che alcuni specifici giorni erano nefasti e dovevano essere gestiti in modo speciale, per evitare che gli influssi si propagassero. Venivano così organizzati vari riti di gruppo, nei quali i partecipanti offrivano vocianti sacrifici per distogliere l’ira di una terribile divinità antropomorfa, il cui nome non ci è stato tramandato se non per mezzo di oscuri riferimenti: le archeoguide ritengono che dovesse essere qualcosa come Dario Kalén.”

“Davvero incredibile! Ma questi riti erano eseguiti solo dai maschi, spero…”

“Purtroppo no. Le femmine degli Antichi non avevano ancora completato il processo di Consapevolezza e indulgevano in quelle pratiche superstiziose, anche se loro perlomeno evitavano di contare il numero complessivo di occorrenze di quei riti.”

“Almeno quello! Non sono mai riuscita a capire come gli Antichi potessero sopravvivere circondati da tutti quei numeri. Ma come venivano decisi i giorni nefasti?”

“In un modo così balzano che nessuno l’avrebbe ritenuto credibile. Come ricordi, gli Antichi vivevano sulla superficie del pianeta. Bene, pare che un compleanno corrispondesse più o meno a 0,999336 periodi di spostamento della superficie rispetto a un’entità chiamata ‘solle’ o ‘solo’; i testi che ci sono pervenuti sono oscuri al riguardo.”

“Brrr! Che numero strano, persino per le perverse abitudini degli Antichi. Aveva forse anch’esso un significato mistico?”

“Si pensa di no. Tra le loro superstizioni, come ricordi, c’era anche un’idiosincrasia verso i numeri semplici. Ci sono interi testi pieni di numeri, dei quali non siamo ancora riusciti a scoprire il significato: frasi oscure come ‘elenco telefonico’, ‘tavole logaritmiche’ e ‘estrazioni del lotto’. Addirittura, pur di non usare il numero 1, ogni tanto si preferiva ritardare il ‘compleanno’ e farlo capitare dopo circa 1,002075 periodi.”

“Ma come facevano gli Antichi a sopravvivere usando numeri così disturbati? La loro energia vitale non si disperdeva in tanti rivoli?”

“Secondo te, perché si sono estinti? Alla lunga, quelle pratiche li hanno bloccati: la preparazione di un compleanno richiedeva un tempo sempre maggiore, tempo che veniva distolto alle attività produttive. Ecco perché, dopo la Rivolta degli Orologi, noi donne abbiamo fondato questa Comunità: il tempo e i numeri sono troppo importanti, ciascuno nel proprio ordine, per poterli mischiare. I pochi maschi sopravvissuti sono ormai bene ammaestrati, e non sono più capaci a comprendere cosa sia un numero: tanto non ne hanno bisogno. Ma basta con queste ciance, e torniamo alle nostre lezioni!”

July 5, 2014 Archivi ,

[VARIE] Il presiutto di Dogpatch

(Post pubblicato originariamente su Il Tamburo Riparato)

Essendoché Juhan ha parlato di traduzioni e Li’l Abner nel contesto della lectio magistralis di DRH, ed essendoci la fondamentale interconnessione di ogni cosa come Dirk Gently spiega molto bene, volevo aggiungere due parole anch’io, sperando di far felice la AD.

Al Capp, l’ideatore di Li’l Abner, era un conservatoraccio sudista – memorabile lo scazzmbio di opinioni con John Lennon durante il bed-in suo e di Yoko. Però era indubbbiamente un genio nel creare le avventure di quell’improbabile famiglia della Bible Belt, col protagonista che ha un importantissimo lavoro come collaudatore di materassi, il maiale Salomey che è parte della famiglia, e il prosciutto da cui si può tagliare fette a piacere perché tanto ricresce sempre come la coda di una lucertola. Però c’è un problema: il testo delle strisce era scritto in un americano praticamente incomprensibile, come si può vedere dalla vignetta di Wikipedia qui sotto.

E dunque come fare a tradurre in italiano un testo simile? Semplice: Ranieri Carano decise di farli parlare in una specie di dialetto emiliano. Una resa assolutamente favolosa: gli intenditori (o i nostalgici?) concordano che le traduzioni in italiano standard e corretto sono troppo blande e tolgono metà del divertimento. Ma a quanto pare purtroppo sono quelle che si possono recuperare oggidì…

Se volete sapere qualcosa di più su Li’l Abner, potete leggere Wikipedia in inglese oppure Comicsando in italiano. Non ve ne pentirete.

May 14, 2014 Archivi

[WIKIPEDIA] Quindici anni fa…

Versione originale del post pubblicato sul blog di Wikimedia Italia.

Quindici anni fa è il titolo di una vecchia canzone di Vasco Rossi. Quindici anni fa, per la precisione venerdì 17 giugno 2005, diciassette persone si ritrovarono nel viterbese, a Canino, e fondarono ufficialmente l’Associazione Wikimedia Italia per la conoscenza libera.
Noi diciotto soci fondatori (avevamo anche una procura) non eravamo certo superstiziosi: ma non avevamo nemmeno le idee troppo chiare su quello che volevamo fare. Avevamo però in comune due cose: l’amore per la conoscenza e il desiderio di renderla disponibile a tutti. Nell’anno appena trascorso, le voci su Wikipedia in lingua italiana erano più che quadruplicate, passando da 10000 a 42000; ma l’enciclopedia era ancora sconosciuta ai più. Fare un’associazione nazionale – la terza, dopo quella tedesca e francese – ci sembrò una buona idea che ci avrebbe permesso di presentarci come un’entità vera e propria e non un gruppetto di amici.

Che possiamo dire in occasione di questo sesquidecennale, che non possiamo festeggiare dal vivo come ci sarebbe piaciuto a causa della pandemia? Guardando indietro abbiamo fatto un bel po’ di strada. Tenendo fede alla nostra idea di operare a 360 gradi, non ci siamo limitati ai progetti Wikimedia ma siamo diventati un chapter per OpenStreetMap, la mappa pubblica; siamo diventati un’APS e quindi abbiamo avuto accesso ai fondi del 5×1000; abbiamo raccontato agli studenti come si può produrre conoscenza; abbiamo formato il personale di tanti musei e biblioteche; siamo diventati un riferimento quando i media vogliono capire cosa succede nel mondo Wikipedia; siamo stati ufficialmente ricevuti e auditi in Parlamento; infine – notizia di questi giorni – abbiamo completato l’iter burocratico ottenendo la personalità giuridica. Non più un gruppo di amici, insomma, ma una vera entità ufficiale.

Cosa ci riserverà questo futuro così incerto? Non lo sappiamo. Sappiamo però che – ancor più ora che la riforma del Terzo Settore è ormai in marcia – il pallino è in mano a noi soci, con il nostro lavoro a favore della conoscenza libera e con la nostra volontà di fare qualcosa. Non penso toccheremo mai i grandi numeri di altre organizzazioni: spero e credo però che il nostro impegno non finisce col versamento della quota sociale, ma continua nella costruzione della conoscenza libera, mattoncino per mattoncino.

July 4, 2020 Archivi

[VARIE] !! (punto esclamativo punto esclamativo)

Post pubblicato originariamente sul Tamburo Riparato

«Multiple exclamation marks are a sure sign of a diseased mind.» La citazione pratchettiana, a differenza dello sherlockiano “Elementare, mio caro Watson”, è reale: per amor di precisione, in Eric si trova la frase «’Multiple exclamation marks,’ he went on, shaking his head, ‘are a sure sign of a diseased mind.’».

Ho provato a googlare per immagini l-space, per trovare qualche bella foto pratchettiana: il risultato è stato molto interessante almeno per maschi eterosessuali e femmine omosessuali, ma piuttosto fuori tema, quindi mi sono limitato a una foto di Pterry presa da Wikipedia (quella volta c’ero anch’io, ma le mie foto sono state molto peggiori…).

Ma piuttosto, parliamo di questi punti esclamativi multipli. Che vi hanno fatto di male? D’accordo, il troppo stroppia. Però ci sono momenti in cui bisogna fare le cose per bene, ed è chiaro che un singolo punto esclamativo non basta. Se controllate sull’onnipresente Wikipedia, scoprirete che oltre al carattere “!” ce ne sono altri quattordici che nel loro nome ufficiale hanno “exclamation” e “mark”, e questo senza contare gli esclamativi armeno, ngo, myanmar e limbu. Tra l’altro, il carattere U+203C è proprio un doppio esclamativo, per la gioia degli scacchisti che possono codificare una mossa eccezzziunale veramente in maniera compatta.

Esclamativi multipli li usiamo noi matematici per il semifattoriale (che a dire il vero è minore del fattoriale: mentre n! è il prodotto dei numeri da 1 a n, n!! è il prodotto dei numeri della stessa parità di n. Quindi 10!! è 2×4×6×8×10, mentre 9!! è 1×3×5×7×9). È però vero che Pratchett non ha una grande opinione dei matematici: basti pensare che il più grande matematico del Discworld è You Bastard. Esclamativi multipli li usiamo noi informatici, o almeno il sottogruppo amante di Unix: nella shell, !! indica di ripetere l’ultimo comando eseguito. Qui però in effetti non so quale sia il giudizio pratchettiano sugli informatici (ma scommetterei sul negativo), né su Unix.

Inoltre chiunque frequenti Il Tamburo Riparato dovrebbe sapere che lo spagnolo per definizione usa punti esclamativi multipli, ancorché parentetici: ¡Esta es una exclamación! Questa è una prova provata della superiorità dell’idioma castigliano, che è parsificabile im modo molto più semplice delle altre lingue.

Ma l’asso di briscola per lo sdoganamento dei punti esclamativi multipli è evidente: come farei altrimenti a scrivere in niubbese? O CAPITO E TUTTO BELISSIMO!!!!undici! Sì: undici si scrive in minuscolo. La logica vuole che mentre una mente insana stia cercando di tenere premuto lo shift per digitare un po’ di !!!!!!, il dito le[*] sfugga, e ottenga !!!!11!. Ma allora perché scrivere “11” e non “undici”?

buon anno a tutti, e preparatevi a festeggiare alle 7:58 del 6 aprile (in attesa della Vera Festa, alle 8:59 del 17 giugno 2034: era dal 1987 che non lo potevamo fare…)

[*] la concordanza è con “mente insana”. Non sia mai che nel testo ci siano riferimenti sessisti!!!!!!

December 28, 2012 Archivi

[STAMPA] Distanziamenti e quadrati


Questa immagine si trova sul Gazzettino di oggi. Come potete leggere, le nuove norme di distanziamento dicono che ogni cliente dovrà avere a disposizione quattro metri quadrati. Per il disegnatore quindi dovrà trovarsi all’interno di un quadrato di lato… quattro metri. Torna tutto, no?

May 12, 2020 Archivi

[CARTELLI] 96 al giorno

Questo cartello è affisso sulla porta di un franchising Acqua e Sapone in via Imbonati. Nulla da eccepire sul fatto che il parcheggio nello slargo interno servirebbe ai clienti e non a chi prima del lockdown andava alla palestra Virgin lì davanti e non voleva pagare il parcheggio. C’è però una cosa che dovrebbe saltarvi subito all’occhio, e non sono i “15 minuti” di un acquirente tipo – che sono un tempo incredibilmente basso, ma che immaginiamo corretto per amor di discussione.

Chi ha scritto il cartello ha preso la calcolatrice, diviso 24 ore per un quarto d’ora, e ottenuto come risultato 96. Ma non ha pensato che il negozio non è aperto 24 ore su 24. Se uno parcheggiasse da mezzanotte alle 6 del mattino, non toglie nessun posto ai clienti… La matematica non è un’opinione, ma nemmeno uno strumento fuori dal mondo!

(foto scattata l’11 aprile 2020)

May 6, 2020 Archivi

[MEDIUM] Giù le mani da Wikipedia

Repubblica oggi ritorna sulle minacce di morte arrivate domenica via Twitter a Carlo Verdelli in maniera peculiare. Cito dall’articolo:

L’ultima minaccia è, se possibile, ancora più inquietante delle precedenti. Mostra lo screenshot della pagina Wikipedia relativa a Carlo Verdelli, manipolata da una mano ignota. Accanto alla data di nascita, è stata inserita quella di morte: 23 aprile 2020. E la sintesi della bio recita: “È stato un giornalista italiano, direttore del quotidiano la Repubblica”. Declinata al passato. E rilanciata su Twitter da un profilo anonimo che, nonostante le segnalazioni, risulta tuttora attivo e vomitante insulti.

(per la cronaca, oggi pomeriggio quell’account Twitter era stato cancellato). Qualcuno, leggendo l’articolo, avrà sicuramente pensato che la persona in questione aveva modificato la voce dell’enciclopedia per poi fare la schermata e pubblicarla. Bene, non è successo nulla di tutto questo, come potete vedere voi stessi guardando la pagina con l’elenco delle modifiche sulla voce. Per i curiosi, è possibile per i sysop cancellare versioni della voce che contengano insulti o bestemmie, in modo che sia impossibile vedere cosa c’è scritto: ma l’esistenza di una modifica rimane comunque visibile, con la modifica in questione con una riga sopra (strikethrough) per ricordare che qualcosa c’era stato.

Una pagina fake di Giulio Cesare

Giulio Cesare è ancora vivo e lotta insieme a noi!

Una volta i più ingenui detrattori di Wikipedia facevano una modifica, scattavano l’immagine e poi si lanciavano a denunciare gli errori dell’enciclopedia — errori che magari erano stati corretti un paio di minuti dopo, alle due del mattino. Ora evidentemente queste persone si sono un po’ più evolute, e hanno scoperto come creare una voce fasulla senza lasciare nessuna traccia. Ci ho provato io, e in cinque minuti ho prodotto uno screenshot simile a quello ora non più visibile: solo che mi sembrava macabro far morire qualcuno e ho preferito rendere ancora vivo Giulio Cesare, come vedete qui sopra. Segnalo anche ai giornalisti di Repubblica che leggere la voce del loro direttore “declinata al passato” è un semplice sottoprodotto dell’avere inserito una data di morte; avendola io tolta dalla voce sul Divus Iulius, essa è magicamente passata al presente.

Detto in altri termini, quello che è successo è l’equivalente di una busta contenente un proiettile e recapitata con la posta; con il lockdown probabilmente è in effetti più semplice mettersi al computer e falsificare una schermata. Al massimo si può chiedere alla Polizia postale di andare dal signor Twitter e chiedere i dati sulla connessione dell’utente che aveva postato lo screenshot, dati che immagino non verranno consegnati, ma nulla di più. Eppure, leggendo l’articolo, Twitter pare semplicemente essere un complice neppure tanto importante del vero sito perpetratore, il che la dice lunga sulla capacità di “leggere” un testo in rete.

(Per la cronaca, che io sappia non è stato chiesto a nessun esperto wikipediano cosa poteva essere successo. Eppure a me continuano ad arrivare richieste di persone che pretendono che io aggiusti un danno fatto a loro su Wikipedia… Si vede che non ne valeva la pena).

April 7, 2020 Archivi
(i miei cookie)