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quello che non oso mettere nel mio blog ufficiale

[CARTELLI] Palo degradato

Vabbè, io pensavo ingenuamente che fosse sempre vietato arrampicarsi sui pali. Ma magari è solo perché non ne sono mai stato capace. Però mi chiedo che cosa possa aver commesso questo povero palo telefonico per essere degradato (a bastone?)

July 28, 2022 Archivi

[ERORI] cartellini prodotti creativi

gangi e oinzettoni
Uno che scrive senza guardare come me può uscirsene con un “oinzettoni”. Ma i “gangi” proprio no… (e ringraziate che non ho fotografato il “telocomando”, che però è anche un nome divertente se ci pensate un attimo)

Foto scattata il 22 maggio 2022 al Leroy Merlin di Caponago

May 23, 2022 Archivi

[CARTELLI] Illusioni ottiche nei prezzi

(1)19 euro Scusate la scarsa qualità dell’immagine, ma stava arrivando il filobus. Capisco che le palestre dopo due anni di pandemia e chiusure siano messe piuttosto male. Capisco anche che i pubblicitari non possono sempre inventarsi idee meravigliose. Ma pensare di fare un abbonamento a tre mesi a 119 euro perché si festeggia il 19mo anniversario e con questa scusa scrivere il primo 1 in piccolo per far credere che gli euro siano 19…

March 1, 2022 Archivi

[HOWTO] abilitare il God Mode in Windows

Grazie a Janis, ho scoperto che esiste la possibilità di avere comodamente salvato in un folder un buon numero di scorciatoie ad operazioni di sistema su Windows (10 e 11). Le istruzioni le trovate qui, ma la cosa è molto semplice: create una nuova cartella nel desktop e la rinominate GodMode.{ED7BA470-8E54-465E-825C-99712043E01C}. Il nome sparirà, l’icona cambierà aspetto, e vi troverete tutti i link ai settaggi comodamente ordinati per categoria. Il bello è che potete anche copiare questi settaggi sul desktop, se non avete voglia di dover sempre aprire la cartella.

Resta una domanda: perché mai Microsoft deve fare le cose in questo modo?

December 19, 2021 Archivi

[TESTI] I numeri nella Bibbia

Riporto qui un testo che ho preparato per il concorso indetto da biblia.org e che trovate qui con altri contributi.


In un’opera ampia e complessa come la Bibbia è naturale trovare moltissime occorrenze di numeri, proprio come li troviamo nella vita di ogni giorno. C’è però una differenza fondamentale: nella Bibbia troviamo infatti numeri usati semplicemente per indicare un valore – il libro dei Numeri comincia facendo il censimento delle tribù israelite: anche immaginando che i valori siano stati gonfiati, indicano semplicemente una popolazione – ma in molti altri casi i numeri scelti hanno un significato figurato. Questo significato però non nasce per caso: spesso è possibile trovare un motivo per cui a un certo numero viene associato un concetto specifico, tipicamente partendo da qualche considerazione pratica. Nel seguito presento alcuni esempi, con una possibile spiegazione. Chi volesse cercare altri esempi può usare un dizionario delle concordanze, come questo di IntraText oppure quello de La nuova via, per trovare altre occorrenze.

Cominciamo con il numero sette, che è il primo ad apparire nella Bibbia come termine di un processo di conteggio (Gn 2,2-3). Questo numero è immediatamente associabile alla settimana, cioè al più breve periodo di tempo superiore al giorno. Un mese lunare dura infatti poco più di 28 giorni; dimezzando due volte questa durata otteniamo appunto una settimana. Il 7 contiene dunque in sé il concetto di ciclo: il fratello che pecca sette volte in un giorno e si pente sette volte (Lc 17,3-4) indica appunto il dovere morale di continuare a perdonare. Ma sette sono anche i sigilli aperti dall’Agnello nell’Apocalisse, e il 7 appare praticamente sempre in quest’ultimo libro. Affine al 7 è il quattordici, che troviamo per esempio in Mt 1,1-17 nel numero di generazioni da Abramo a David, da David alla deportazione in Babilonia e da questa a Cristo. Il Nuovo Testamento continua a dare al 7 questo significato; viene però anche letto come la somma 3+4, che come vedremo nel seguito rappresentano rispettivamente Dio e il mondo: ecco dunque come il numero 7 è visto come l’opera di Dio nel mondo. Lo si vede per esempio anche nella definizione del canone cattolico: le Lettere sono divise in tre gruppi di sette (quelle paoline principali, quelle di altri apostoli, e quelle paoline “ecumeniche”, compresa la lettera agli Ebrei che venne probabilmente attribuita a Paolo per completare anche quel ciclo. Il numero otto, essendo quello successivo al 7, è l’indice di un nuovo inizio. (Ecco tra l’altro perché i battisteri hanno forma ottagonale!) Per esempio, bisogna circoncidere i figli maschi l’ottavo giorno dopo la nascita; il tempio della visione di Ezechiele (Ez 40) contiene molti riferimenti al numero 8; l’ultima apparizione di Gesù risorto nel vangelo di Giovanni (Gv 19:26) arriva otto giorni dopo la risurrezione.

Un altro numero il cui significato nasce da considerazioni legate al mondo esterno è il dieci. Noi abbiamo dieci dita nelle mani e quindi siamo abituati da millenni a pensare per decine: nella Bibbia il 10 ha connotazioni simili al 7, ma più che il risultato di un processo è un simbolo di totalità. I comandamenti sono dieci, ma sono dieci anche le vergini che aspettano lo sposo (Mt 25,1-13), i lebbrosi guariti da Gesù (Lc 17,11-19), le dramme che una donna possedeva prima di perderne una (Lc 15:8).Il 7 e il 10 possono trovarsi insieme, sia nella raffigurazione del drago e della bestia nell’Apocalisse, che moltiplicati tra di loro per ottenere settanta che è un simbolo di universalità, come il dover perdonare settanta volte sette in Mt 18,22, o gli uomini scelti da Mosè in Nm 11,24-25, ma anche i discendenti di Noè elencati in Gn 10. In alcuni manoscritti, sono 70 anche i discepoli inviati da Gesù a predicare (Lc 10,1), anche se la lezione più comune parla di 72 discepoli; similmente la traduzione greca dell’Antico Testamento (la “Septuaginta”) in alcune fonti è stata compilata non da 70 ma da 72 studiosi, sei per ogni tribù di Israele. La vicinanza dei due valori ha probabilmente portato a una certa qual confusione tra i copisti: ma la loro origine è completamente diversa.

Il numero dodici ci fa immediatamente pensare agli apostoli, e subito dopo alle tribù di Israele. In entrambi i casi il numero viene immediatamente ripristinato: con l’elezione di Mattia dopo il suicidio di Giuda Iscariota, e con lo sdoppiamento della discendenza di Giuseppe in Efraim e Manasse a causa della scelta di non assegnare una terra a Levi la cui tribù era destinata al sacerdozio. Questo ha una ragione molto pratica: infatti il 12 (e ancora più il 72 di cui ho accennato sopra) è un numero facilmente divisibile in parti uguali. Da un gruppo di 12 unità si possono infatti ottenere gruppetti di 2, 3, 4 e 6 unità: ecco perché per esempio le uova si compravano a dozzine. Le 12 stelle sul manto della Madonna (Ap 12,1) hanno la stessa origine, ricordando sia le tribù che gli apostoli. Dal 12 otteniamo anche il numero dei Santi nell’Apocalisse: 144000, cioè 12 (tribù)*12*1000. Ci sono poi altri numeri altamente divisibili nella Bibbia: per esempio in Ap 11,3 e Ap 12,6 si parla di un periodo di 1260 giorni, vale a dire 42 mesi di 30 giorni; Cr 9:13 parla di 1760 giorni, cioè 2*2*2*2*2*5*11.

Il numero tre è tipicamente associato alle manifestazioni della divinità. Naturalmente nella tradizione ebraica Dio è uno solo e non c’è il concetto di Trinità: però il tre appare lo stesso nelle manifestazioni. Abramo in Gn 18,2 vede davanti a sé tre uomini, e Michele, Raffaele e Gabriele sono i tre arcangeli. Forse l’associazione deriva dall’atemporalità di Dio: una delle traduzioni del nome che Dio rivela a Mosè in Es 3,13-15 è per l’appunto “io sono colui che era, che è e che sarà”. Anche i Magi portano tre oggetti a Gesù, indicando così la sua divinità. Il tre può però anche essere visto come 1+2, l’essere cioè “a destra e a sinistra” della persona importante, come la moglie di Zebedeo che in Mt 20,21 chiede a Gesù che i suoi figli Giacomo e Giovanni stiano accanto a lui nel suo regno o Mosè ed Elia che appaiono a fianco di Gesù nella Trasfigurazione; anche la crocefissione in un certo senso rispecchia questo tipo di visione, così come il periodo tra la morte e la resurrezione, che è stato di poco più di un giorno e mezzo ma viene considerato essere di tre giorni contando la fine del venerdì fino al tramonto, il sabato e la notte successiva che è già domenica per gli ebrei.

Come accennato sopra, il quattro viene solitamente associato al mondo, come del resto capita ancora oggi quando parliamo dei quattro angoli del mondo. Il numero 4 fa venire in mente un quadrato, una delle due figure più riconoscibili assieme al cerchio, e il quadrato è simbolo di stabilità. Ci sono parecchie occorrenze del numero quattro nell’Antico Testamento, ma è indubbio che lo troviamo più spesso nel Nuovo Testamento, e specialmente nell’Apocalisse. Gli evangelisti sono naturalmente quattro, e li ritroviamo in Ap 4,6-7, “quattro esseri viventi pieni d’occhi davanti e di dietro. Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l’aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l’aspetto d’uomo, il quarto vivente era simile a un’aquila mentre vola”. Ma sono quattro anche i cavalieri dell’Apocalisse (Ap 6,2-8), che devasteranno il mondo.

Tra i numeri che invece sono legati alla vita umana, infine, il più importante è probabilmente il quaranta. Sal 90,10 afferma che la vita dell’uomo è “settant’anni, ottanta per i più robusti”; 40 è la metà di 80 e pertanto indica un momento di passaggio, l’equivalente del “mezzo del cammin di nostra vita” dantesco. Quaranta sono i giorni del diluvio; quaranta sono i giorni in cui Mosè è rimasto sul monte per ottenere le tavole con i comandamenti; quaranta sono gli anni di peregrinazione del popolo ebraico nel deserto. Gesù ha digiunato per quaranta giorni, oltre a essere rimasto in terra quaranta giorni dalla risurrezione all’ascensione. In tutti questi casi, come si può vedere, c’è sempre il concetto di testare la fede o la resistenza di una persona o più in generale del popolo. L’altro punto in cui ricorre il 40 è infatti Dt 25,3, dove la fustigazione del colpevole sarà eseguita con “non più di quaranta colpi”, che nella pratica diventano 39 per essere certi di non sbagliarsi a contare e superare inavvertitamente il limite.

December 8, 2021 Archivi

[HOWTO] Far ripartire OneDrive

Se non riuscite a scaricare un file da OneDrive e vi arriva Error Code 0x80070194 perché il server chiude inaspettatamente la connessione, probabilmente basta resettare la connessione. Come scritto qui, lanciate i due comandi seguenti:

Win-R, %localappdata%\Microsoft\OneDrive\onedrive.exe /reset
Win-R, %localappdata%\Microsoft\OneDrive\onedrive.exe

March 10, 2020 Archivi

[VARIE] Pausa caffè

No, non parlo del mio libro 🙂 Oggi, dopo più di un anno e mezzo, sono tornato in uffficio. A dire il vero non è nemmeno il mio ufficio e ci sarò una sola volta la settimana, ma è un inizio.
Mi sono trovato una macchinetta del caffà nuova, ovviamente con i prezzi rincarati, e con la selezione delle bevande attraverso un touch screen… che mentre la macchina prepara la bevanda ti fa leggere l’oroscopo o giocare a memory. Per la cronaca, finisce molto prima il memory che il cappuccino.

October 6, 2021 Archivi

[BOTTEGHE OSCURE] Pubblicità nera

black friday tutto l'anno Capisco che oramai “Black Friday” sia un’espressione dal significato piuttosto vuoto. Ma io continuo a pensare che non sia una grande idea associarlo a un’agenzia di pompe funebri…

[14 settembre 2021, viale Troya]

September 14, 2021 Archivi

[WIKIPEDIA] Il decreto attuativo della direttiva copyright: non benissimo

[Questa è la mia bozza originale per il post “Decreto attuativo della direttiva copyright: i punti critici”, che trovate sul blog di Wikimedia Italia. I concetti sono gli stessi.]

Come ricorderete, la delega per la trasposizione della direttiva europea sul diritto d’autore è stata approvata dal Parlamento lo scorso aprile, all’interno della legge di delegazione europea 2019-2020. Tale approvazione non era però l’atto finale: nella legge infatti si dava incarico al governo di emanare un decreto attuativo, cioè specificare come la direttiva deve essere effettivamente applicata. Il Ministero della cultura ha dunque preparato uno schema di decreto, e ha approntato un calendario di audizioni in videoconferenza che si sono tenute il 15 e il 16 luglio scorsi.

Inconcepibilmente, né Wikimedia Italia né Creative Commons Italia, che pure erano state audite durante la discussione sulla legge di delegazione europea, sono state convocate: addirittura non ci era neppure stata segnalata l’esistenza di questa bozza, che abbiamo scoperto per caso dai social media. Il MEI ha poi pubblicato sul proprio sito il testo su cui enti e associazioni auditi potevano presentare le proprie osservazioni. Dopo una nostra vibrante protesta presso il ministero, abbiamo ottenuto la possibilità di inviare per scritto le nostre considerazioni, che riassumiamo qui sotto.

Premettiamo che un decreto attuativo deve rispettare un certo numero di vincoli: chiaramente deve essere coerente con il testo della direttiva europea che viene attuata, ma deve anche rispettare le specificazioni che il parlamento ha indicato nella legge di delegazione. Tra le scelte fatte dal ministero, ce ne sono alcune apprezzabili: per esempio la definizione di “breve estratto” di articolo di giornale, che non è misurato in lettere o parole ma è definito come «qualsiasi locuzione che non sia dotata di autosufficienza esplicativa, e che, pertanto, non dispensa dalla necessità di consultazione dell’articolo giornalistico nella sua integrità.» Purtroppo però altri punti sono stati scritti in un modo che a nostro parere non rispetta lo spirito, e a volte neppure la lettera, della direttiva. Entrando nel dettaglio, ecco alcuni punti in cui pensiamo che il testo dovrebbe essere emendato.

● Non viene specificato un modo univoco per indicare che il titolare dei diritti di una base dati non cede il diritto di estrazione di parte del testo. Esistono già standard de facto, come il file robots.txt, che sono facilmente utilizzabili; non usarli rende inutilmente complicato il lavoro di estrazione, che non può essere compiuto automaticamente.
● Definire un’opera fuori commercio solo quando non è disponibile nei canali commerciali da dieci anni sarebbe punitivo nei confronti delle opere scientifiche, che hanno una vita utile più breve di quelle di narrativa. Abbiamo quindi proposto un semplice emendamento migliorativo: «modificare l’articolo 102-undecies, comma 2, ultimo periodo, inserendo dopo le parole “dieci anni” le seguenti: “, ad eccezione delle opere scientifiche per le quali il termine è ridotto a tre anni, oppure le opere che non sono mai state in commercio”».
● In generale, la trasposizione degli articoli sulle opere fuori commercio appare violare il testo della direttiva, in quanto non introduce un’eccezione obbligatoria ma solo dei processi molto complicati per la concessione di licenze, in netto contrasto con la liberalizzazione, come se si cercasse di aggirare tutte le procedure di semplificazione che la direttiva fornisce a livello di Unione europea. Per fare l’esempio più eclatante, l’art. 8(2) della direttiva obbliga il legislatore nazionale a consentire agli istituti l’uso di opere fuori commercio, anche in caso di inesistenza o inazione di un organismo di gestione collettiva pertinente, cioè obbliga a introdurre una nuova eccezione o limitazione al diritto d’autore, che invece è inspiegabilmente assente nella bozza.

Una trattazione a parte merita l’articolo 1 del d.lgs. I testo afferma che «Alla scadenza della durata di protezione di un’opera delle arti figurative il materiale derivante da un atto di riproduzione di tale opera non è soggetto al diritto d’autore o a diritti connessi, salvo che non costituisca un’opera originale» e a prima vista parrebbe una trasposizione diretta dell’articolo 14 della direttiva europea sul copyright. Ma la direttiva parla di opere visive (“visual art” nel testo originale inglese), che comprende le «opere della scultura, della pittura, dell’arte del disegno, della incisione e delle arti figurative similari, compresa la scenografia» (art. 2, n. 4 della legge 633/41) ma anche «i disegni e le opere dell’architettura» (definite nell’art. 2, n. 5 della legge 633/41, che non viene citato). Potremmo insomma liberamente fotografare la fontana del Nettuno in piazza della Signoria a Firenze, ma non Palazzo Vecchio… Immaginiamo che questa sia semplicemente stata una svista del legislatore. Più grave è l’ambiguità che risulta dal non avere contestualmente indicato il superamento delle direttive del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Tecnicamente il Codice non definisce i canoni per l’uso delle immagini indicati agli articoli 107 e 108 come connessi al diritto d’autore, ma la direttiva nasce per la liberalizzazione dell’uso di tali opere. Si rischia insomma un’ennesima procedura d’infrazione. Aggiungiamo infine che la direttiva copyright invita i paesi membri a “riaprire” le eccezioni opzionali della direttiva InfoSoc, tra cui quella sulla libertà di panorama; non vi è traccia di tale liberalizzazione che sarebbe invece utile per valorizzare il nostro patrimonio culturale.

Ci auguriamo che le nostre considerazioni possano essere recepite dal ministero, e contribuire a una buona legge che sia utile per tutti!

August 4, 2021 Archivi
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