Nelle scorse settimane in Rete c’è stato un “dibattito distribuito” sul ruolo possibilmente negativo di Wikipedia riguardo al metodo scientifico. Nel bene e nel male Wikipedia la usiamo tutti, magari subito dopo aver celiato sulla sua proverbiale capacità di contenere al suo interno i peggiori svarioni ed essere una fonte affidabile solo per le cose così oscure da non interessare a nessuno; ma un’affermazione del genere è piuttosto forte. Meglio però fare una rapida cronistoria.
Tutto nasce da un articolo che Alessio Di Domizio ha pubblicato su Appunti digitali: “Perché Wikipedia è una minaccia al metodo scientifico“. In questo articolo, Di Domizio sostiene la tesi che la scelta dell’anonimato per la composizione delle voci di Wikipedia – anonimato in senso lato, perché non è comunque dato di sapere delle effettive conoscenze anche degli utenti registrati – va contro al metodo scientifico, perché la ricerca della verità non corrisponde più necessariamente a un avanzamento della conoscenza.
Sempre su Appunti digitali, Eleonora Presani vede le cose in maniera un po’ diversa: la rapidità degli aggiornamenti di Wikipedia, come in un ambiente molto piu accademico quella del “raccoglitore di preprint” arXiv, ha tutte le caratteristiche per diventare un potente strumento per l’avanzamento della conoscenza scientifica. Presani concorda però con Di Domizio su un punto fondamentale: sono gli scienziati a doversi preoccupare di garantire e mantenere la validità delle informazioni riportate nell’enciclopedia libera, e quindi occorre comunque avere una certificazione di chi collabora.
Io sul mio blog ho ribattuto che il problema è malposto per la banale considerazione che Wikipedia non crea conoscenza ma la raccoglie / organizza / diffonde; parlare di “metodo scientifico” è quindi fuorviante. Ma anche nel merito, se le voci sono ben scritte e riportano correttamente le fonti come da linee guida allora non vedo la necessità di apporre un bollino sui titoli accademici di chi ha fatto il compendio. Luca De Biase vede un pericolo: che l’anarchia alla base del processo di creazione e verifica delle voci di Wikipedia possa portare alla nascita di gang che fanno il bello e cattivo tempo in certe aree tematiche. Al momento, secondo De Biase, gli anticorpi interni tengono; però potrebbe come minimo essere necessario «divulgare anche di più il metodo di produzione, sociale e culturale, dell’enciclopedia per rendere il pubblico maggiormente consapevole di quello che consulta quando consulta Wikipedia». In questo modo una partecipazione più ampia aiuterebbe a salvaguardare la bontà del progetto.
Di Domizio infine ritorna sul “luogo del delitto” e argomenta le sue obiezioni: a suo parere, anche un’enciclopedia «deve accettare presupposti e metodi della scienza», perché comunque il percorso dallo scienziato al lettore fa parte di un’unica filiera. Ribadisce che a differenza delle altre enciclopedie che hanno un comitato scientifico pubblico Wikipedia «non offre alcun tipo di garnzia relativamente alle conoscenze specifiche di chi si trova a svolgere il lavoro di divulgazione scientifica»; fa (giustamente) notare che non si puo pretendere che l’utente tipico sappia riconoscere la validità delle fonti anche quando queste sono citate esplicitamente nelle voci, e si preoccupa perché a causa del circolo vizioso Google-Wikipedia «il lavoro di uno scienziato e i criteri che lo guidano valgono ben poco se la primaria fonte di divulgazione dei risultati soggiace alle opinioni di una comunità di hobbisti».
Come vi sarete certo accorti, il tema di questa conversazione diffusa si è man mano spostato, cosa assolutamente normale e anzi benvenuta perché significa che la discussione non è stata sterile ma i partecianti hanno fatto tesoro dei ragionamenti altrui: provo allora a fare un discorso un po’ più ampio, che esuli dalla semplice contrapposizione con il metodo scientifico.